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RICORDANDO UGO TOGNAZZI

Ugo Tognazzi muore improvvisamente nel sonno il 27 ottobre 1990 a Roma, per un'emorragia cerebrale. Ricordarlo è doveroso, anche se riferirsi alla sua carriera diventa difficile per via dei tanti film girati (quasi 150) o dei premi conseguiti (la Palma d’Oro a Cannes nel 1981 per “La tragedia di un uomo ridicolo” di Bernardo Bertolucci risulta essere una citazione obbligatoria). Grande attore, regista e sceneggiatore, Ugo Tognazzi faceva parte dell'inimitabile quintetto di attori dell'epoca d'oro del cinema italiano - Tognazzi, Marcello Mastroianni, Vittorio Gassman, Alberto Sordi e Nino Manfredi-, coloro che inventarono e resero popolare la commedia all’italiana.
La carriera di Tognazzi è iniziata al fianco di Raimondo Vianello nelle commedie satiriche della neonata televisione italiana degli anni '50. Le sue doti d’imitazione e improvvisazione emergono in film come “I mostri” (1963) di Dino Risi e “Una questione d'onore” (1965) di Luigi Zampa. Col tempo, i suoi ruoli divennero più acidi e introspettivi. Se il tipico personaggio di Tognazzi era virile e dissoluto, mentre si faceva strada nei letti, negli uffici direzionali e nei corridoi del potere con parole dolci, doveva anche confrontarsi con la crescente consapevolezza della propria mortalità. Nella sua filmografia, quindi, si assiste al passaggio apparentemente inesorabile di un uomo dall’ambizione sfacciata all’amaro rimorso, un uomo che cerca di preservare la sua dignità di fronte alla diminuzione delle sue abilità.

Il MoMA di New York, nel dicembre 2018, ha celebrato Tognazzi con una retrospettiva che abbracciava i suoi quattro decenni di carriera, con venticinque dei suoi quasi 150 film. E’ dal sito dell’istituzione newyorchese che sono state tratte le parole precedenti.

Tognazzi ha incarnato alla perfezione l’uomo borghese della sua epoca: cinico, sincero e divertente. I personaggi da lui interpretati attingevano molto dalla sua vita, il che andava a sommarsi alla capacità straordinaria di adattarsi a ruoli differenti.

Ugo Tognazzi, note biografiche

Ugo Tognazzi nasce il 23 marzo 1922, a Cremona. A causa della professione del padre, trascorse l'infanzia in varie città per tornare poi nel 1936 nella natia Cremona, quattordicenne. Trovò lavoro come operaio presso la Negroni e nel tempo libero recitava in un circolo ricreativo. Il suo debutto come attore era avvenuto quando aveva appena quattro anni, al Teatro Donizetti di Bergamo.

Durante la seconda guerra mondiale fu arruolato nell'esercito e si dedicò con impegno all'organizzazione di spettacoli di varietà per i suoi commilitoni.

Dopo l'armistizio dell'8 settembre ritornò a Cremona, dove lavorò come archivista. La passione per lo spettacolo lo convinse a lasciare il lavoro e nel 1945 si trasferì a Milano. Qui partecipò a una serata per amatori tenutasi al Teatro Puccini, in seguito alla quale fu ingaggiato dalla compagnia teatrale di Wanda Osiris.

Nel 1950 esordì al cinema con un film diretto da Mario Mattioli, I cadetti di Guascogna, di fianco a Walter Chiari. L'anno successivo conosce Raimondo Vianello, con il quale forma una coppia con grandissime commedie di successo. Dal 1954 al 1960 lavora per la neonata Rai Tv che consacra la coppia sul piccolo schermo del varietà: popolare e sanguigno Ugo, più raffinato e “inglese” Raimondo.

Tognazzi negli anni Sessanta passò alla commedia all'italiana, dando un personalissimo contributo al genere. Viene poi ingaggiato dal regista Alberto Bevilacqua (La Califfa, 1971; Questa specie d'amore, 1972) e poi da Bernardo Bertolucci (La tragedia di un uomo ridicolo, 1981; che Tognazzi valse a Cannes come miglior attore con la Palma d'Oro).

Profondamente legato alla sua terra e alla sua città, Ugo ritaglia per i suoi personaggi spesso battute in dialetto cremonese. Leggendaria è la sua interpretazione in La marcia su Roma (1962) di Dino Risi. In Il Federale (1961) di Luciano Salce, il suo personaggio è nato ad Azzanello, un piccolo paese in provincia di Cremona.
Proprio accanto alle esperienze di cinema d'autore, però, Tognazzi si cimentò nella trilogia di Amici miei (1975, 1982, 1985) e Il vizietto (1978, 1980, 1985), tutte pellicole grande successo. Si è diretto più volte al cinema (Il Mantenuto, 1961; Il fischio al naso, 1966; Sissignore, 1968; Cattivi pensieri, 1976, I viaggiatori della sera, 1979).
Negli anni Ottanta si dedica prevalentemente al teatro, recitando in Sei personaggi in cerca d'autore a Parigi (1986) e L'avaro (1988).

Esperto culinario e grande “Tombeur de femmes”, ma anche sincero amico di Gassman, Villaggio, Salce e Monicelli, negli ultimi anni della sua vita Tognazzi si ammalò di depressione e morì improvvisamente nel sonno, il 27 ottobre 1990 a Roma per un'emorragia cerebrale. Viene sepolto a Velletri.

Il fotografo Tullio Farabola, note biografiche

Tullio Farabola nasce a Milano l’8 ottobre 1920. E’ stato uno dei fotoreporter più noti del secondo dopoguerra. Inizia a occuparsi di fotografia nel 1939, lavorando con il padre Alessandro, detto Giuseppe; che aveva aperto uno studio fotografico in corso Ticinese 87, a Milano. Militare nel 1940, diventa operatore cinematografico presso l’Istituto LUCE di Roma, dove conosce Adolfo Porry Pastorel, creatore dell’agenzia VEDO, che diviene per lui un punto di riferimento.

Si dedica al fotogiornalismo alla fine della Seconda Guerra Mondiale e documenta gli ultimi avvenimenti della guerra, l'arrivo delle forze alleate e dei partigiani a Milano il 25 aprile 1945, nonché i primi passi del nuovo Stato italiano, il periodo della ricostruzione, il miracolo degli anni '60. Accanto all'attività di fotoreporter, Farabola lavora a lungo nel suo studio realizzando copertine di alcuni dei settimanali più apprezzati di quegli anni, copertine di dischi e ritratti in bianco e nero di personaggi del mondo dell'arte e dello spettacolo.

Farabola creò anche la Farabolafoto, una delle più grandi agenzie dell'epoca che, oltre alle fotografie scattate da lui e dai suoi collaboratori, conservava anche alcuni fondi fotografici della fine dell’Ottocento e degli inizi del Novecento.

Tullio Farabola muore l’11 dicembre 1983, a Milano

Pierluigi Praturlon, il fotografo

Pierluigi Praturlon è nato a Roma nel 1924. Ha iniziato la sua carriera come "fotografo di strada" nel 1946 e, solo pochi anni dopo, divenne il "principe" della fotografia di scena in Italia, lavorando (1959-1987) sui set cinematografici di Cinecittà e Hollywood. Con più di 400 film Pierluigi Praturlon ha fotografato la realizzazione di capolavori acclamati della storia del cinema: Ben Hur, Cleopatra, La grande guerra, 007 Thunderball, Grand Prix, La Dolce Vita, La pantera rosa, Matrimonio all'italiana, Amarcord, La Ciociara.
A quel tempo era l'unico fotografo italiano in grado di parlare correntemente l'inglese (conosceva cinque lingue). Per questo motivo, egli è stato in grado di sviluppare rapporti diretti con attori e registi di film e lavorare come il fotografo ufficiale delle icone del cinema come Sophia Loren, Claudia Cardinale, Marcello Mastroianni, Monica Vitti, Anita Ekberg, Raquel Welch, Peter Sellers, Frank Sinatra, Ursula Andress e molti altri.
Insomma, Pierluigi non era un paparazzo, anche perché non ha mai rovinato una celebrità. Claudia Cardinale lo definiva come un gentiluomo.
Avendo lavorato all'inizio della sua carriera come fotoreporter, Praturlon è stato in grado di portare sul set cinematografico il senso del reportage di; anzi, gli è attribuito il merito di aver trasformato l'arte del fotografo di scena. Prima del suo arrivo, almeno in Italia, le star si limitavano a posare per le immagini fisse durante le pause delle riprese; Praturlon ha vagato per i set, catturandoli mentre svolgevano il loro lavoro.

Il 1960, anno de “La Dolce Vita”, fu l'apice della carriera di Praturlon. L'ultimo film importante in cui ha lavorato è stato Ginger e Fred di Fellini, uscito nel 1986. Gli ultimi anni di Praturlon furono tristi: una spirale discendente di alcool e depressione che si concluse con la sua morte nel 1999. Ancora oggi, pochi conoscono il ruolo che aveva avuto nel raccontare il periodo d'oro del cinema italiano.
Claudia Cardinale scrisse di lui: "Guardare le foto di Pierluigi Praturlon e riflettere su di esse è rivivere un'epoca gloriosa, ma irrimediabilmente perduta, alla quale non posso non guardare indietro con un pizzico di orgoglio e rimpianto".

Le fotografie

L'attore Ugo Tognazzi ai fornelli, Milano, 20 marzo 1967. Archivio Farabola.
Pierluigi Praturlon, Ugo Tognazzi anni ’60.

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