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L’ALLUVIONE DI FIRENZE

4 novembre 1966: in seguito a un'eccezionale ondata di maltempo, la piena dell'Arno raggiunge Firenze inondando la città, dove l'acqua in alcuni punti raggiunge l'altezza di oltre 4 metri. Chiese, palazzi e musei vennero seriamente danneggiati, mentre si temette pure per la sorte stessa del Ponte Vecchio. Opere di straordinario valore rischiarono di andare distrutte per sempre.
Anche il governo assunse immediatamente misure di emergenza, aumentando il prezzo della benzina di 10 lire (divenne un’abitudine, dopo!) e imponendo un’addizionale sulle imposte dirette del 10%. Drammatico fu il bilancio conclusivo dell’inondazione: una settantina le vittime, dodicimila gli sfollati, centinaia di miliardi la stima dei danni. L’alluvione si abbatté su altre città ai margini dei grandi fiumi. Finirono sott’acqua: Venezia, Trento, Siena; danni ingenti si ebbero anche in Piemonte, in Lombardia, in Liguria, nel Lazio e in Sardegna.

I ricordi di un bambino in viaggio

L’auto procedeva a fatica. La pioggia era torrenziale, mai vista. In autostrada non c’era nessuno. A Firenze veniamo fermati da una pattuglia della polizia: «Da dove venite?», ci chiedono con una certa meraviglia. E aggiungono: «Stiamo chiudendo entrambe le corsie». Era il prologo dell’alluvione: quella del ’66, cinquantasette anni addietro. I ricordi sono quelli di chi scrive, allora bambino. Il giorno dopo, il mondo aveva il colore del fango: tra ponti divelti, frane, case danneggiate.

Giorgio Lotti, fotografo vero

Per ricordare l’alluvione del ’66 ci siamo rivolti a Giorgio Lotti, alle parole che ci aveva dedicato in un’intervista di anni fa. Ci disse: «I pantaloni erano rigidi come due tubi di ferro e facevo fatica a camminare». Lui, da perfetto giornalista, era a Firenze prima della tragedia, quasi l’ha aspettata. Le sue fotografie restituiscono il valore di un racconto, sin dalla composizione. Soggetto e contesto si completano a vicenda e ogni immagine diventa una lezione di fotografia.

Giorgio Lotti, un incontro Incontrare Lotti è stata un’emozione grande, perché lui, quella notte, era a Firenze, aspettando la notizia. L’Arno gonfiava e Giorgio camminava per capire, leggere, intuire. Come sempre, mentalmente stava creando quello spazio “vero” nel quale collocare le proprie immagini. Il nostro non è mai stato “cacciatore” delle proprie fotografie; probabilmente le ha attese, creandole magari: conoscendo già cosa la realtà gli avrebbe manifestato. Il servizio sull’alluvione del ’66 ne è appunto un esempio eloquente, perché sorprende per quanto c’è, ma soprattutto per quello che manca. Il racconto possiede la forza della sintassi fotografica da reportage: soggetto e contesto, verità e interpretazione, soggettività e spazio per chi guarda. Giorgio, in quegli scatti, sussurra, suggerisce, propone; offre al lettore la possibilità di afferrare il racconto, immergendovi le proprie emozioni. Questa è fotografia. Cosa manca? La retorica slavata, il clamore, la violenza che strozza il respiro e chiude gli occhi, impedendo di pensare. Questa è fotografia.

Giorgio Lotti, note biografiche

Giorgio Lotti nasce a Milano nel 1937.
Inizia a lavorare nel 1957, collaborando come free-lance per alcuni quotidiani e settimanali quali “Milano Sera”, “La Notte”, “Il Mondo”, “Settimo giorno”, “Paris Match”. Nel 1964 entra nello staff di Epoca sotto la direzione di Nando Sampietro dove rimane fino al 1997, anno di chiusura del giornale. Ha lavorato fino al 2002 a Panorama.
Nel 1973, per un reportage fatto in Cina viene insignito, dalla University of Photojournalism, Columbia, del premio “The World Understanding Award”. Ha partecipato inoltre a numerose edizioni del Sicof a cura di Lanfranco Colombo. Nel 1995, nel corso del 16° Sicof viene premiato con l”Horus Sicof 1995” per il ruolo svolto nel campo della fotografia italiana. È stato premiato dalla città di Venezia per i suoi reportages sulla Serenissima.
Nel 1994, a Modena, riceve il prestigioso premio letterario “Città di Modena”.
Alcune immagini sono conservate nei musei americani, di Tokio, Pechino, al Royal Vìctoria Albert Museum di Londra, al Cabinet des Estampes di Parigi, al Centro Studi dell’università di Parma, alla Galleria Civica di Modena.
Negli ultimi dieci anni si è dedicato alla ricerca fotografica nel campo del colore e dell’arte.

Le fotografie

Alluvione di Firenze 1966. Ph. Giorgio Lotti

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