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BERLINO, ABBATTUTO IL MURO

Ne abbiamo parlato anche due e tre anni addietro, ma riprendiamo la notizia, doverosamente, per il valore storico che racchiude. E’ cambiato il titolo, dopo “crolla” e “cade” ecco “abbattuto”, che ci convince maggiormente per il sussulto umano collettivo sorto mentre veniva fatto cadere il muro di Berlino. In ogni caso, dal 9 novembre 1989 la città tedesca non è più divisa. È la fine simbolica della guerra fredda e l’inizio di un processo che porterà un anno dopo alla riunificazione della Germania dell’Est con quella dell’Ovest, sotto la sovranità della Repubblica Federale.

La nostra fantasia è stata stimolata spesso dalla Berlino separata, con la complicità del cinema e della musica. Abbiamo immaginato famiglie, amici, parenti, amanti, che da un giorno all’altro si sono rassegnati a guardarsi a distanza, se la visuale lo rendeva possibile; cercando dall’altra parte uno sguardo che potesse incontrarsi con il loro.

La storia continua. Il 22 dicembre 1989, riapre dopo trent’anni circa la porta di Brandeburgo, monumento simbolo della città di Berlino. Migliaia di persone si riversano nelle strade per assistere allo storico evento, nonostante la pioggia battente. E’ il segno tangibile della riunificazione della Germania. Per andare da est a ovest non bisognerà più scappare, come fece il soldato Conrad Schumann nel 1961, mente si stava costruendo il famoso muro.

Ricordiamo anche che il 9 Novembre 1924 nasce Robert Frank, fotografo della beat generation. Di lui abbiamo parlato spesso. Famosissima (obbligatorio possedere il volume!) la sua pubblicazione “The Americans”, un’indagine dietro le quinte di un’America inebriata dal boom economico, ma che però vive contrasti sociali importanti.

Il muro di Berlino, un po’ di storia

Tra il 1949 e il 1961 circa 2,7 milioni di persone lasciarono la DDR e Berlino Est, causando crescenti difficoltà alla direzione del partito comunista della Germania dell'Est. Circa la metà di questo flusso costante di rifugiati erano giovani sotto i 25 anni. Circa mezzo milione di persone attraversavano ogni giorno i confini del settore a Berlino in entrambe le direzioni, consentendo loro di confrontare le condizioni di vita di entrambe le parti. Solo nel 1960 circa 200.000 persone si trasferirono definitivamente in Occidente. La DDR era sull’orlo del collasso sociale ed economico.

Il 15 giugno 1961 il capo di Stato della DDR Walter Ulbricht dichiarò che nessuno aveva intenzione di costruire un muro. Il 12 agosto 1961 il Consiglio dei ministri della RDT annunciò che "Per porre fine all'attività ostile delle forze militariste della Germania Ovest e di Berlino Ovest, saranno istituiti controlli alle frontiere del tipo che si trova generalmente in ogni Stato sovrano". Ciò che il Consiglio non disse è che questa misura era diretta principalmente contro la popolazione della RDT, alla quale non sarebbe più stato permesso di attraversare il confine.

Nelle prime ore del mattino del 13 agosto 1961 al confine che separava il settore sovietico da Berlino Ovest furono erette delle barriere temporanee. L’asfalto e il selciato delle strade di collegamento furono divelti. Unità di polizia, insieme a membri delle “milizie operaie”, facevano la guardia e respingevano tutto il traffico ai confini del settore. La scelta da parte della direzione del partito socialista di una domenica durante le vacanze estive per le sue attività probabilmente non è stata una coincidenza.

Nei giorni e nelle settimane successivi, le bobine di filo spinato tese lungo il confine con Berlino Ovest furono sostituite da un muro di lastre di cemento. Questo è stato costruito da operai edili di Berlino Est sotto lo stretto controllo delle guardie di frontiera della RDT. Alcune case furono rapidamente integrate nelle fortificazioni di confine: il governo della DDR fece murare, sul lato a ovest delle abitazioni, alcuni ingressi e le finestre del piano terra. I residenti potevano raggiungere i loro appartamenti solo attraverso il cortile, che si trovava a Berlino Est. Già nel 1961 molte persone furono sfrattate dalle loro case, anche in altre zone di confine.

Da un giorno all’altro, il Muro separò strade, piazze e quartieri gli uni dagli altri e interruppe i collegamenti dei trasporti pubblici. La sera del 13 agosto, il sindaco Willy Brandt aveva dichiarato in un discorso alla Camera dei Rappresentanti: «Il Senato di Berlino condanna pubblicamente le misure illegali e disumane adottate da coloro che dividono la Germania, opprimono Berlino Est e minacciano Berlino Ovest».

Il 25 ottobre 1961, al valico di frontiera di Friedrichstrasse (Checkpoint Charlie), carri armati americani e sovietici si schierarono gli uni di fronte agli altri. Le guardie di frontiera della RDT avevano tentato di verificare l'identificazione dei rappresentanti degli alleati occidentali che entravano nel settore sovietico. Dal punto di vista americano, il diritto degli Alleati di circolare liberamente in tutta Berlino era stato violato. Per sedici ore le due potenze nucleari si fronteggiarono a pochi metri di distanza e la popolazione di allora avvertì l’imminente minaccia di una guerra. Il giorno successivo, entrambe le parti si ritirarono, grazie a un’iniziativa diplomatica del presidente americano Kennedy, e del capo del governo sovietico e del partito comunista Nikita Khrushchev.

Negli anni a venire le barriere furono modificate, rinforzate e ulteriormente ampliate; venne anche perfezionato il sistema di controlli alla frontiera. Il muro che attraversava il centro della città, e separava Berlino Est da Berlino Ovest, era lungo 43,1 chilometri. Le fortificazioni di confine che separavano Berlino Ovest dal resto della DDR erano lunghe 111,9 chilometri. Tra il 1961 e il 1988 più di 100.000 cittadini della RDT tentarono di fuggire attraverso il confine interno della Germania o attraverso il muro di Berlino. Più di 600 di loro furono uccisi a colpi di arma da fuoco dalle guardie di frontiera della RDT o morirono in altri modi durante il tentativo di fuga. Solo sotto il Muro di Berlino tra il 1961 e il 1989 morirono almeno 140 persone.

(Fonte Berlin.de)

La storia del soldato Conrad

Era il 15 agosto 1961. Conrad Shumann, agente delle squadre speciali e antisommossa della polizia della Germania Est, allora aveva 19 anni. Vigilava il nuovo confine che stava nascendo. Quel che vedeva non era di suo gradimento: lui amava la libertà. I soldati dell’altra parte, percepito il suo turbamento, gli gridavano: «Vieni!». Conrad prese la rincorsa e saltò oltre quel confine allora appena accennato, nell’altra metà di Berlino.
Il fotografo Peter Leibing riuscì fortuitamente a immortalare l’imprevedibile gesto. Shumann andò a vivere in Baviera, lontano dalla propria famiglia. Per tutta la vita ricevette lettere dai suoi familiari: lo pregavano di ritornare e dichiaravano di essere disperati senza di lui. Si scoprirà che quelle missive erano in realtà opera dei servizi segreti.

Nel 1990 Shumann tornò nell’ex DDR dai suoi familiari e dagli amici di un tempo. Fu accolto con freddezza e alcuni non gli rivolsero neanche la parola. Non erano riusciti a perdonargli le persecuzioni e le angherie alle quali erano stati costretti a causa della sua fuga in Occidente. Amareggiato e preda dei sensi di colpa, Shumann si suicidò impiccandosi il 20 giugno 1998.
Aveva 56 anni.

Le scelte fotografiche

Per ricordare il muro di Berlino, pur nella data della sua fine, abbiamo scelto come prima immagine un film evocativo, “Il ponte delle spie” di Steven Spielberg (2015). Nella pellicola Tom Hanks veste i panni di un famoso avvocato di Brooklyn che si troverà coinvolto nel pieno della Guerra Fredda, quando la CIA gli darà il compito di negoziare il rilascio di un pilota tenuto ostaggio dai sovietici. Un thriller storico al cui centro c’è l’uomo e i suoi ideali.
La seconda immagine che proponiamo è quella del soldato Conrad Schumann che salta il filo spinato. Forse il primo ad abbattere il muro è stato proprio lui.

Le fotografie

Una scena del film “Il ponte delle spie”, di Steven Spielberg (2015).
15 agosto del 1961. Conrad Schumann salta il filo spinato. Ph. Peter Leibing.

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