FOTOGRAFIA DA LEGGERE …
E’ lunedì, così riprendiamo la nostra rubrica “Fotografia da Leggere”. Il libro proposto oggi è “Sulla fotografia”, di Leonardo Sciascia, curato da Diego Mormorio (Edizioni Mimesis).
Il lavoro è diviso in tre parti: la prima, “Leonardo Sciascia e la fotografia”, di Diego Mormorio; l’ultima, “Leonardo Sciascia sulla fotografia”, a firma dell’autore; che peraltro si sofferma sul ritratto e del rapporto tra scrittori e fotografia. In mezzo, ecco gli scatti di Leonardo Sciascia. Nella sezione centrale riconosceremo le sagome di due ciclisti, sotto gli archi di pietra, a Randazzo; e poi le abitazioni quasi scavate nella roccia, il porto di Palermo, la laguna di Venezia. Non manca il quadro familiare: la moglie e le figlie dello scrittore. Un modo di vedere che trae origine da un’umanità semplice, un mondo che non riesce a farsi ascoltare, in bianco e nero, eppure sano e felice. «Una vita, guardando soprattutto il momento che viviamo, che si fa rimpiangere». Del resto, sempre Sciascia soleva dire: «Il brutto che è passato è quasi bello»
.L’impaginazione ci è piaciuta. In ogni doppia pagina, sulla destra troviamo la fotografia, a sinistra una frase dello scrittore, tratta da uno dei suoi lavori. Nell’immagine che proponiamo, leggiamo: «Solo le cose della fantasia sono belle ed è fantasia anche il ricordo (da il Consiglio d’Egitto, 1963). In un’altra didascalia leggiamo: «Ma del resto che cosa è la fotografia se non verità momentanea, verità di un momento che contraddice altre verità di altri momenti?» (Da Verismo e Fotografia, 1983).
Leonardo Sciascia amava la fotografia. Non a caso alcuni dei suoi amici più cari erano fotografi: Enzo Sellerio, Ferdinando Scianna, ma anche Giuseppe Leone e Melo Minnella. Ecco cosa diceva lo scrittore siciliano. «La fotografia è la forma per eccellenza: colta in un attimo del suo fluido significare, del suo non consistere, la vita improvvisamente e per sempre si ferma, si raggela, assume consistenza, identità, significato. È una forma che dice il passato, conferisce significato al presente, predice l’avvenire».
Sulla fotografia, sinossi
L’osservazione della realtà da parte di Leonardo Sciascia – così lucida nei suoi romanzi e nei suoi scritti giornalistici – si incontra in queste pagine con l’interesse e la curiosità che l’autore ha sempre nutrito nei confronti della fotografia.
Per la prima volta viene qui proposta una galleria di scatti inediti realizzati da Sciascia attorno agli anni Cinquanta, appartenenti dunque al decennio de La Sicilia, il suo cuore, Favole della dittatura, Pirandello e il pirandellismo e Le parrocchie di Regalpetra, dove è già evidente tutto il senso della produzione letteraria di Sciascia. Tramite queste immagini è possibile ricostruire una sorta di “geografia degli affetti” dell’autore (dalla “sua” Racalmuto alla famiglia, fino ai prodromi del suo celebre viaggio letterario compiuto con l’amico Ferdinando Scianna in occasione della lavorazione a Ore di Spagna).
A completare il volume, due saggi nei quali Sciascia riflette sui concetti di sguardo, ritratto, tempo e realtà: Il ritratto fotografico come entelechia, un percorso a ritroso da La camera chiara di Barthes fino al concetto aristotelico di entelechia che prende in esame la rivoluzione del ritratto fotografico come espressione di disvelamento e, al contempo, di nascondimento, e Gli scrittori e la fotografia, una lucida disamina di quei rapporti, strettissimi, che legano fotografia, identità e tempo.
Diego Mormorio, piccole note biografiche
(Fonte Mimesis)
Diego Mormorio è nato nel 1953 a Caracas da genitori siciliani. Storico, critico della fotografia e saggista italiano, si occupa in maniera originale dei rapporti tra la fotografia e la cultura filosofica e letteraria. Tra le sue più importanti pubblicazioni: Un’altra lontananza. L’Occidente e il rifugio della fotografia (1997), Meditazione e fotografia. Vedendo e ascoltando passare l’attimo (2008), Catturare il tempo. Lentezza e rapidità nella fotografia (2011) e il più recente, Storia essenziale della fotografia (2017).
Leonardo Sciascia, note di vita
Leonardo Sciascia nasce a Racalmuto, in provincia di Agrigento l'8 gennaio del 1921, in un ambiente della piccola borghesia siciliana: sua madre viene da una famiglia di artigiani, mentre il padre è uno dei tanti operai impegnati nelle miniere di zolfo dell’agrigentino.
Sciascia inizia la scuola nel 1927, rivelando sin da subito la sua predisposizione per materie come la letteratura e, soprattutto, la storia. Nel 1935 si trasferisce a Caltanissetta con la famiglia, iscrivendosi all'Istituto Magistrale IX Maggio. Qui, il suo insegnante è il noto autore Vitaliano Brancati, il quale sin da subito diventa una guida per lo scrittore di Racalmuto, soprattutto per quanto attiene la letteratura. Sempre a scuola conosce anche in un'altra personalità di spicco: Giuseppe Granata, futuro senatore del Partito Comunista Italiano. Da lui, apprende l'insegnamento degli illuministi.
Nel 1941, Leonardo Sciascia diventa maestro elementare. Nello stesso anno, viene assunto come impiegato presso il Consorzio Agrario, dove rimane fino al 1948, apprendendo la realtà contadina siciliana. In quel periodo Sciascia incontra Maria Andronico, che sposa nel 1944, e dalla quale avrà due figlie. Segue poi il primo incarico come insegnante, presso la scuola elementare del paese natio. Nel 1948, però, si suicida suo fratello e l’accaduto accompagnerà il suo morale per tutta la vita.
Gli anni ’50 sono quelli nei quali Sciascia inizia a dedicare energie e risorse nella vita politica e letteraria. Nel 1952 pubblica “Favole della dittatura”, dove s’intuiscono le sue tendenze politiche; mentre nel 1956 esce il suo primo vero libro, "Le parrocchie di Regalpietra", un'inchiesta circa la sua vita d’insegnante in un paese siciliano, che anticipa per stile le sue pubblicazioni successive.
Sempre in quegli anni, si trasferisce a Roma, al Ministero della Pubblica Istruzione. Da qui, scrive una raccolta di racconti, "Gli zii di Sicilia". Tornato a Caltanissetta, pubblica "Il giorno della civetta". Il libro s’ispira all'assassinio del sindacalista comunista Miraglia, avvenuto nel 1947, ed esprime l’attenzione che l'autore ripone nei confronti della realtà che osserva mentre lavora al Patronato scolastico e che si riferisce al fenomeno della mafia.
Nel 1967, Leonardo Sciascia si trasferisce a Palermo e decide di dedicarsi totalmente alla scrittura e alla vita politica. Dalla sua penna usciranno le critiche rivolte ai movimenti politici ed ideologici, compresi quelli a lui vicini, come ne "Il contesto", uno scritto del 1971.
Intanto però Sciascia pubblica altri lavori, come "Il consiglio d'Egitto", del 1963, o "A ciascuno il suo", del 1966, ispiratore dell'omonimo film di Elio Petri. L'anno dopo è la volta di "Morte dell'Inquisitore", che prende spunto dalla figura dell'eretico siciliano Diego La Matina e si incentra su una vicenda riguardante l'Inquisizione siciliana del secolo XVII.
È la "sicilitudine", il tema della raccolta di saggi che va sotto il titolo "La corda pazza", pubblicata nel 1970. Nel 1974, durante il referendum nazionale, esce "Todo modo". Il libro porta alla ribalta il sistema di connivenze e le reti di potere tra Clero e Governo. In un ex istituto ecclesiastico accadono delitti misteriosi, indagati da un pittore famoso trovatosi per caso ospite nell'edificio.
Nel 1975 scrive il romanzo "La scomparsa di Majorana" avanzando teorie sulla sparizione del celebre scienziato. Nello stesso anno lo scrittore si candida per le liste del Partito Comunista a Palermo e viene eletto. Due anni dopo però, rassegna le proprie dimissioni. Sempre nel 1977 esce "Candido", ispirato all'opera di Voltaire.
Nel 1979 con i radicali e si candida sia in Europa che alla Camera. Sceglie Montecitorio, dove si occupa dei lavori della commissione d'inchiesta sul rapimento di Aldo Moro. Nel frattempo, esce il volumetto "L'affaire Moro", pubblicato nel 1978. I dissapori con la politica diventano forti e lo scrittore abbandona al termine del suo mandato la vita politica nazionale, scegliendo Parigi come meta del suo ritiro.
Il tumore però, che gli diagnosticato di lì a poco, lo costringe a frequenti fermate a Milano, per cure sempre più difficili da sopportare. Escono alcuni altri racconti, come "Porte aperte", del 1987, "Il cavaliere e la morte", del 1988, e l'ultimo suo libro di rilievo, "Una storia semplice", il quale va in libreria il giorno stesso della sua morte.
Leonardo Sciascia muore a Palermo il 20 novembre del 1989 all'età di 68 anni.
Le fotografie
Randazzo. Ph Leonardo Sciascia
Copertina del libro: Leonardo Sciascia “Sulla fotografia”, edizioni Mimesis.