PORTFOLIO CERCASI …
Lo scorso anno, il 16 dicembre, parlavamo di Winston Link, fotografo commerciale, conosciuto soprattutto per le sue immagini di locomotive a vapore. Era nato il 16 dicembre 1914 a Brooklyn, New York. Lui amava vedere le locomotive irrompere nel paesaggio, facendo da sfondo a scene di vita familiare, a drive-in, a cene all’aperto. Così ha scattato ben 2400 immagini di grande formato, dal 1955 al 1959, operando di notte in una delle ultime grandi linee ferroviarie di treni a vapore negli USA, la Norfolk and Western Railway.
Oggi cambiamo contenuto, rivolgendo un invito: quello che per tanti potrebbe diventare un bel regalo di Natale. Il sito Image Mag ha un’area portfoli, uno spazio che è di tutti, soprattutto di coloro che, mossi da passione, desiderano condividere la propria fotografia e gli istanti che hanno deciso di salvare. Popoliamo quello spazio e doniamo a chi guarda le nostre immagini. Non è difficile, basta seguire le indicazioni allegate.
Preparare un portfolio vuol dire certamente attingere nella progettualità, ma la selezione diventa importante e, quindi, la scelta. Risulta perciò essenziale guardare e vedere le immagini delle quali si dispone. Non è cosa da poco, soprattutto oggi quando la quantità ci accompagna a uno sguardo fugace e distratto. Una volta esistevano i provini, con i quali s’instaurava un rapporto intimo, personale; oggi la fotografia è divulgabile con facilità e questo elimina le riflessioni su quanto scattato e sul risultato ottenuto. Dobbiamo tornare ai tempi che furono, pur di fronte ai file; riservando alle immagini un’attenzione accurata, privata, personale. Il portfolio verrà fuori da solo.
L’autore del portfolio deve trovare (e divulgare) la propria voce, il proprio stile; il tema che lo coinvolge, le ossessioni che lo animano. A questo punto, che dire? Aspettiamo i lavori come un dono natalizio. L’area portfoli di Image Mag è a vostra disposizione.
Anche oggi, dopo l’invito precedente, desideriamo parlare di un autore: Giorgio Galimberti. La scelta non è casuale, perché lui mette in mostra progetti e riflessioni in bianco e nero. C’è un linguaggio legante, nelle sue immagini, che noi abbiamo apostrofato col termine “architettura umana”. Si possono costruire tanti portfoli con il lavoro di Giorgio, perché frutto della costanza e dello studio; elementi che lo spingono a tornare dove è già stato per costruire una storia, ma anche a osservarsi con cura mentre esamina i propri file. Godiamoci le immagini che ci ha voluto dedicare. Grazie.
Le “architetture umane” di Giorgio Galimberti
Incontriamo Giorgio Galimberti a più riprese, l’ultima volta presso il suo studio a Meda, in Brianza. In tutte le occasioni si è sviluppato un dialogo schietto, onesto, dove la fotografia (finalmente) ne è uscita vittoriosa, quasi spavalda, senza malinconia.
Di certo Giorgio è salito su un treno in corsa, perché figlio d’arte; ma da subito ha messo a disposizione se stesso, con generosità, comprendendo come la pratica dello scatto abbia una valenza relazionale: tra interprete e soggetto. Ecco quindi le sue fotografie, a nostro giudizio potenti e narranti, ma figlie di una ricerca assidua, istintiva, quasi naturale, voluta con forza. C’è tanto nero, nelle immagini che vediamo, profondo, intenso; e dei bianchi che si aprono abbagliando. In mezzo compare la persona, irriconoscibile e materica, definita per come abita e non per identità, elemento imprescindibile del contesto narrativo. Ci viene in mente Giacomelli, ma qui siamo altrove: perché non compaiono le tracce dell’uomo, bensì la sua presenza, come elemento del paesaggio.
Diamine, stiamo facendo confusione, o forse inseguiamo una regola che non c’è. Già, perché Giorgio si è assunto dei rischi, sovvertendo le regole; dipanando dei racconti che abitano un paesaggio urbano (o le architetture metropolitane) senza anticiparne un metodo, fuggendo dai luoghi comuni. Cosa abbiamo di fronte? Rischio o creatività? Coraggio o spavalderia? Parlando con Giorgio, abbiamo compreso come sia inutile formulare questo tipo di quesiti, forse addirittura dannoso. Lui ha solo risposto a se stesso, provando a conoscersi attraverso la fotografia. La sua narrazione vive tra i contrasti, come nei grandi romanzi d’autore, quelli che si leggono voracemente aspettando l’ultima pagina. L’idea finale, però, è lasciata al guardante, che potrà riconoscersi in quella persona che abita l’architettura umana di fronte a lui. Bene così.
Giorgio Galimberti, note biografiche
Giorgio Galimberti nasce a Como il 20 marzo 1980.
Da sempre appassionato di fotografia, complice anche un clima familiare aperto all’arte e alla creatività, fin da piccolo comincia ad avvicinarsi al mezzo fotografico attraverso le Polaroid. Con i primi tentativi di manipolazione e alterazione dell’immagine, Giorgio esplora approfonditamente la dimensione giocosa del supporto istantaneo. Durante l’adolescenza, la passione non viene mai meno e, attraverso la frequentazione di numerose mostre ed esposizioni, unitamente ad un’intensa attività pratica in camera oscura, si costruisce un personalissimo background fotografico, basato principalmente sulle tecniche di sperimentazione dei grandi maestri che hanno fatto la storia della fotografia.
Dopo un periodo di momentaneo distacco, durato qualche anno, Galimberti si riavvicina al mondo della fotografia digitale senza mai abbandonare del tutto la fotografia analogica. Attraverso la sperimentazione del bianco e nero perfeziona i suoi gusti e, memore della lezione dei grandi maestri della fotografia, si avvicina a una visione del mondo incentrata prevalentemente sugli effetti della luce sui corpi e sui paesaggi urbani, riprendendo alcuni elementi tipici della street photography e rielaborandoli in funzione di un linguaggio fotografico moderno e narrativo che unisce agli scorci di vita quotidiana le visioni sospese dell’architettura urbana con uno stile fortemente personale e riconoscibile.
Numerose le sue partecipazioni a mostre personali e collaborazioni con importanti gallerie d’arte Italiane e Internazionali che gli hanno permesso di entrare nella fotografia autoriale. Si dedica alla didattica trasmettendo durante i suoi workshop e seminari il suo punto di vista sulla fotografia d’autore.
Le fotografie sono di Giorgio Galimberti