RENATO GUTTUSO DA BAGHERIA
Oggi incontriamo Renato Guttuso, nato a Bagheria il 26 dicembre 1911. Nello stesso paese del palermitano sono nati Giuseppe Tornatore (27 maggio 1956) e Ferdinando Scianna (4 luglio 1943). Non siamo mai stati in quel luogo (prima o poi troveremo il modo di andarci), ma ne riconosciamo una forza intrinseca, che va oltre la nostra curiosità: quella esasperata dal libro “Quelli di Bagheria”, del fotografo Ferdinando Scianna.
«Esistono libri che suscitano sensazioni fortissime, libri da leggere ma anche da guardare. Esistono “libri” che si leggono dentro ognuno di noi. Questi libri raccontano la nostra storia, sono strumento della nostra memoria. Esiste un libro, quello di Ferdinando Scianna, che riesce a suscitare emozioni che ci riportano alla memoria volti, luoghi, tradizioni che recano in sé la nostalgia del tempo trascorso. Pagine della memoria volute da un “baharioto” e tramandate da altri baharioti”, attraverso un mezzo straordinariamente moderno qual è la fotografia». Dal saluto di Biagio Sciortino – Assessore alla Cultura – Comune di Bagheria.
Ecco cosa recita la sinossi di “Quelli di Bagheria”. Un album personale di fotografie e di parole. Ricordi di Bagheria, dove Ferdinando Scianna ha vissuto gli anni della prima giovinezza. Immagini scattate prima di scoprire la vocazione per la fotografia, e poi rimaste per molti anni in una cassettina di legno che aveva contenuto delle bottiglie. «Ho cercato di ricostruire, di immaginare, il mio paese, la mia infanzia, la mia adolescenza, in quel tempo, in quel luogo». Le fotografie sono accompagnate dalle annotazioni, come in un diaro della memoria, per aiutare a far rivivere i ricordi. C’è il prete, padre Sammaco, proprietario di enormi mutandoni stesi al sole ad asciugare e ci sono i tagliarini fatti in casa e mangiati con le mani; c’è Renato Guttuso, l’unico compaesano che aveva fatto strada e ci sono i venditori di lumachine.
Renato Guttuso, le parole di Ferdinando Scianna
(Da Visti & Scritti, edizioni Contrasto)
Di Renato Guttuso, a Bagheria, ho sempre sentito parlare con affetto e orgoglio: era il ragazzo che aveva fatto strada. Da giovane, dicevano soprattutto le donne, era bellissimo. […] La casa di Bagheria era contigua a quella dei miei nonni materni, che avevano ben conosciuto la famiglia. Veniva ricordato con ammirazione il padre di Renato per la sua grande eleganza. Pare che vestisse spesso di bianco e non dimenticava mai il bastone da passeggio. Pioggia o fango che ci fosse per le strade, rientrava spesso immacolato. […] La mostra antologica che si tenne al paese nel 1962 fu un grande avvenimento popolare. Fu proprio in quell’occasione che lo incontrai per la prima volta.
Orgoglio di paese: forse lì nasce quell’energia di cui parlavamo prima, a Bagheria più che da altre parti.
Renato Guttuso, note biografiche
Renato Guttuso nasce a Bagheria, in Sicilia, il 26 dicembre del 1911. Da subito entra in contatto con la pittura attraverso il padre, anch’egli artista; in seguito, frequenta lo studio del pittore Emilio Murdolo. I paesaggi, i rilievi montuosi della sua terra, ispireranno Guttuso lungo tutto il corso della sua carriera. All’età di tredici anni firma già diverse opere, legate prevalentemente alla pittura di paesaggi. Negli anni a venire si sposta dalla città natale per studiare a Palermo, presso la bottega di Pippo Rizzo, scultore e pittore vicino al futurismo.
Negli anni Trenta, Guttuso lascia l’isola per Roma, dove espone alla Quadriennale Nazionale d’Arte e poi l’anno successivo, il 1932, arriva a Milano, ospite presso la Galleria del Milione, insieme ad altri artisti siciliani. Durante il servizio militare, pochi anni dopo, ha l’occasione di conoscere Lucio Fontana, diventato in seguito fondatore dello Spazialismo, Elio Vittorini, poi ideatore nel 1945 della rivista Il Politecnico, ma anche il famoso letterato Salvatore Quasimodo; il filosofo Edoardo Persico e molti altri. Sono gli anni in cui l’artista matura una coscienza politica che influenzerà la realizzazione delle sue opere, intrise di simboli e ideologie. Il 1939 è l’anno in cui si trasferisce nella capitale, Roma, fonte d’ispirazione e occasione di studio continuo, ma che deve lasciare qualche anno dopo per complicazioni politiche. In quegli anni, Mussolini persegue a Roma una sempre più aspra politica di repressione, contro i partiti dell’opposizione; Guttuso, fortemente antifascista, è costretto a lasciare la città. Nel 1945 è a Parigi dove conosce Pablo Picasso, considerato un amico, ma anche uno stimolo sempre nuovo per le sue opere, essendo l’artista spagnolo una delle personalità del Novecento più varie a livello di sperimentazione tecnica.
Fondamentale è, nel dopoguerra, l’adesione al gruppo artistico Fronte Nuovo delle Arti (1946-48), per dare voce a tutti gli artisti che, per colpa del fascismo, non poterono esercitare liberamente la propria arte in Italia. Ne fanno parte Leoncillo Leonardi, Morlotti, Vedova, Corpora, Fazzini e altri. Una vita molto dinamica quella di Guttuso, un artista che viaggia sia per l’Italia che all’estero, ottenendo riconoscimenti, importanti collaborazioni per scenografie teatrali, riviste italiane e internazionali, oltre all’invito ad esporre più volte in occasione della Biennale di Venezia. Dal 1965 vive e lavora a Roma a Palazzo del Grillo, senza mai abbandonare la carriera politica (non era mai venuta meno la sua fede comunista: già nel 1940 si era infatti iscritto al Partito Comunista d’Italia clandestino), culminante con l’elezione a senatore nel PCI, il Partito Comunista Italiano, nel 1976. Il suo capolavoro del 1972, I funerali di Togliatti, oggi conservato al MAMbo di Bologna, è una sorta di manifesto della pittura comunista. Nel 1974 dipinge invece Vucciria, il capolavoro dedicato al noto quartiere di Palermo.
Il 18 gennaio del 1987 si spegne a Roma, all’età di settantacinque anni.
(Fonte: Finestre sull’Arte)
Le fotografie
Un’incisione di Renato Guttuso
Renato Guttuso, Palermo 1973. Ph. Ferdinando Scianna.