7 GENNAIO, TUTTO IN UN ANNO
Sulle prime oggi volevamo parlare di Nicolas Cage, nato appunto il 7 gennaio 1964 (recupereremo, promesso); la passione però ci ha riportato indietro alla nascita dello scatto fotografico.
Come dicevamo ieri, il 7 gennaio 1839 un politico (Arago) annunciava l’invenzione di L. Daguerre, che verrà poi presentata in Agosto. Quell’annuncio scatenò molta confusione, soprattutto tra i tanti padri della fotografia. Henry Fox Talbot scrisse in Francia per informare delle sue scoperte. Lui, che aveva sognato la fotografia durante i soggiorni sul Lago di Como, si vedeva defraudato delle proprie ricerche. Ebbene, per tornare alla storia, il 25 Gennaio 1839 Michael Faraday (quello della gabbia) mostrava ai membri della Royal Institution, di Londra, i disegni fotogenici di William Henry Fox Talbot. Non contò nulla, il 19 agosto venne presentata la fotografia, pochi giorni dopo la messa in commercio dei primi apparecchi fotografici da parte di François Simon Alphonse Giroux, cognato di Daguerre; è il 10 agosto 1839 e le fotocamere primordiali in vendita erano firmate da Daguerre stesso. Sembra quasi il lancio di un prodotto moderno! La stessa presentazione in anticipo assomiglia molto a quanto accade oggi per gli iPhone prima della commercializzazione.
Da mesi, non si fa che parlare dell’intelligenza artificiale. Non vogliamo approfondire l’argomento, anche perché stiamo studiando. Certo è che il nuovo poggia su quanto esiste già, ne fa uso; mentre a metà ‘800 la fotografia rappresentava una novità assoluta: meravigliosa e stupefacente. Scattare il vero per rappresentarlo diventò una nova metodica offerta all’uomo per raccontarsi e narrare. Nulla sarebbe stato più come prima: una rivoluzione epocale.
In questo giorno che vale un anno (almeno fino ad agosto) ci sembra giusto approfondire su alcuni protagonisti, quelli che non abbiamo incontrato ieri. A loro si deve molto. Stiamo parlando di altri quattro padri della fotografia, oltre al già menzionato Daguerre: John Herschel, William Henry Fox Talbot, Hippolyte Bayard, Joseph Nicéphore Niépce (lui nel 1839 non c’era più. Ha preso la sua eredità il figlio Isidoro).
Fotografia, la prima volta
John Herschel, uno dei padri della fotografia, in una lettera del 28 Febbraio 1839 (indirizzata a Fox Talbot) usa il termine “fotografia”. Mettendo insieme due parole greche (luce e scrittura), il nostro unifica i tanti processi definiti dai vari padri in modo proprio: l’eliografia di Niépce, il dagherrotipo, i disegni fotogenici di Fox Talbot, le metodiche che sarebbero arrivate in seguito; anche quell’acquisizione digitale che oggi conosciamo.
Nel 1819 John Herschel aveva scoperto come l’iposolfito di sodio sciogliesse i sali d’argento non colpiti dalla luce. Da quel momento le immagini fotografiche potranno essere fissate. Attenzione, sono di Herschel anche le terminologie “negativo” e “positivo”, che hanno composto il linguaggio dei fotografi per anni. Del resto, le tecnologie possono cambiare, evolversi, ma i principi restano. È il bello della vita. La personalità di J. Herschel ci regala una curiosità aggiuntiva, che poi coincide con un’altra conquista dello scienziato: il 13 Marzo 1781 scoprirà il pianeta Urano. Molti astronomi l’avevano osservato prima di lui, scambiandolo però per una stella. Herschel sulle prime lo considerò una cometa e solo successivamente comprese come il corpo luminoso da lui identificato fosse appunto un pianeta.
William Henry Fox Talbot
William Henry Fox Talbot nasce l’11 Febbraio 1800. Con lui la fotografia riceve un impulso di modernità. Siamo nel 1839. Mentre la febbre della fotografia sta dilagando in Europa, William Henry Fox Talbot continua nei suoi esperimenti tesi ad affinare il procedimento della carta salata. Grazie ad Herschel è venuto a conoscenza delle proprietà fissative del tiosolfato e quindi possiede il metodo per arrestare il processo di annerimento dei sali d’argento e rendere definitive e stabili le immagini prodotte sulla carta sensibilizzata.
Il risultato è talmente incoraggiante che Talbot, negli appunti che descrivono minuziosamente i suoi tentativi, dà a questo tipo di carta sensibile il nome di Waterloo paper, anche se non renderà mai pubblica questa denominazione.
Il significato è molto chiaro se si pensa che il suo “avversario” è francese ed è a Waterloo che dall’inglese Wellington fu sconfitto definitivamente Napoleone.
Gli esperimenti comunque continuano e fanno comprendere a Talbot come con l’acido gallico si accelera in maniera decisiva l’apparizione dell’immagine prodotta dalla camera oscura. L’acido si comporta da agente rivelatore, quello che comunemente è chiamato uno sviluppo.
Nel 1842, in virtù della scoperta, riceve la Rumford Medal dalla Royal Society inglese. Era nato il negativo e la possibilità, con uno scatto, di ottenere tante stampe.
L’autoritratto di Bayard
E’ il 18 Ottobre 1840, Hippolyte Bayard espone il proprio autoritratto. Ne abbiamo parlato tre anni addietro, in poche righe. Crediamo, comunque, che lui meriti di più: come inventore, ma anche (e soprattutto) come fotografo. Lui fu uno dei padri della fotografia, avendo inventato un procedimento noto come stampa positiva diretta. Il 24 giugno del 1839 realizzò la prima mostra fotografica, presentando alcuni suoi lavori. Bayard sarebbe stato persuaso da Arago a posticipare la data della sua invenzione, questo per favorire Daguerre. Non vogliamo approfondire la storia politica delle cose, sta di fatto che il nostro, l’anno successivo, si finse annegato, mostrando l’immagine che vediamo. Con un po’ di fantasia, aveva confezionato uno dei primi auto ritratti e, sicuramente, la prima foto di contestazione della storia.
Il francese Hippolyte Bayard è stato uno dei primi sperimentatori della fotografia, anche se forse sottovalutato. Mentre lavorava come funzionario pubblico presso il Ministero delle Finanze, tra la fine degli anni '30 e l'inizio degli anni '40 dell'Ottocento, dedicò gran parte del suo tempo libero a inventare processi che catturassero e fissassero immagini su carta, utilizzando una fotocamera basica, sostanze chimiche e luce. L'annuncio delle invenzioni del dagherrotipo del suo connazionale Louis-Jacques Mandé Daguerre, il 7 gennaio 1839, e del disegno fotogenico dell'inglese William Henry Fox Talbot, subito dopo, diminuirono notevolmente le opportunità di riconoscimento del contributo di Bayard. Molto probabilmente fu convinto da François Arago, il capo dell'Accademia francese delle scienze, a tacere sul proprio processo fino a dopo l'annuncio di quello di Daguerre e la successiva celebrazione nell'agosto del 1839.
Bayard ha comunque continuato le sue indagini e ha inviato lettere all'Accademia delle scienze con i dettagli di tre ricette fotografiche. Sebbene abbia esposto esempi del suo lavoro in quella che è stata riconosciuta come la prima mostra pubblica di fotografia nel luglio 1839 e abbia presentato il suo processo positivo diretto all'Accademia di Belle Arti nel novembre del 1839, dove è stato lodato come uno strumento importante per gli artisti, rimase all'ombra di Daguerre e Talbot.
Bayard è meglio conosciuto oggi per il suo autoritratto del 1840 come un annegato, al quale aggiunse un testo per protestare contro la mancanza di riconoscimento per la sua invenzione. Il testo umoristico, ma pungente, diceva: «Il cadavere del signore che vedete qui. . . è quella di Monsieur Bayard, inventore del processo che avete appena visto. . . . Per quanto ne so, questo ingegnoso e instancabile sperimentatore si è occupato per circa tre anni di perfezionare la sua scoperta. . . . Il governo, che ha dato molto a monsieur Daguerre, ha detto che non può fare nulla per monsieur Bayard, e il povero disgraziato si è annegato. Oh i capricci della vita umana!».
In realtà, dei tre inventori, è stato Bayard a continuare attivamente a fotografare più a lungo. Fu membro fondatore negli anni '50 dell'Ottocento della Société héliographique e del suo successore, la Société française de photographie. Ha tenuto il passo con gli ultimi sviluppi nel mondo della fotografia e ha integrato nuovi processi nella sua pratica. Fu uno dei soli cinque fotografi selezionati per far parte delle Missions héliographiques nel 1851, incaricato di documentare l'architettura storica francese per la Commission des Monuments historiques.
Espone regolarmente alle Esposizioni universali e, negli anni '60 dell'Ottocento, dopo il suo ritiro dal Ministero delle Finanze, apre uno studio di ritratti fotografici a Parigi con Charles Albert d'Arnoux, detto Bertall (1820-1882). Durante la sua vita, Bayard è stato descritto come il "nonno della fotografia" da diversi commentatori. La Legion d'Onore (ancora oggi considerata il più alto ordine di decorazione militare e civile in Francia) gli conferì il primo livello di merito, Chevalier, nel 1863. Alla fine degli anni '60 dell'Ottocento lasciò Parigi e si trasferì a Nemours vicino al suo amico di sempre, l’attore e pittore Edmond Geffroy (1804-1895). Bayard vi morì nel 1887.
(Fonte Getty museum collection)
Joseph Nicéphore Niépce, note
Joseph Nicéphore Niépce nasce il 7 marzo 1765, a Chalon-sur-Saône, in Francia. A lui viene attribuito il primo scatto fotografico della storia: la “Veduta dalla finestra a Le Gras”.
Tutte le volte che ci occupiamo dei primi vagiti della fotografia veniamo inghiottiti in un vortice di interrogativi, che peraltro vanno a comporre un mondo fantastico e misterioso. Spesso parliamo di scoperta, se non addirittura d’invenzione; ma poi ci accorgiamo come i padri siano tanti e grosso modo tutti addensati nello stesso periodo storico. Ci sono: Niépce, Daguerre, Bayard, Fox Talbot, Hershel. A quest’ultimo verrebbe dato il merito di aver coniato il termine fotografia, in una lettera datata 28 febbraio 1839. Vero? Per alcuni parrebbe di no, visto che esisterebbe un altro padre della fotografia: Antonie Hercule Romuald Florence (1804, Nizza, Francia - 27 marzo 1879, Campinas, Brasile), francese migrato in Brasile. A quest’ultimo andrebbe l’onore circa l’invenzione di un processo fotografico positivo/negativo, oltre che del termine fotografia.
Occupiamoci adesso del nostro Niépce. Lui proveniva da una ricca famiglia francese. È stato istruito per il sacerdozio cattolico e ha pure insegnato in seminario. Niépce si è arruolato nell'esercito francese nel 1791, prestando poi servizio in Italia fino a quando contrasse la febbre tifoide, nel 1794. Si è poi ritirato a Nizza, dove si sposa e diviene attivo nella politica locale.
Niépce e suo fratello, Claude, due anni più vecchio di lui, erano inventori di un certo livello. Nel 1807 ottennero dal governo napoleonico un brevetto circa un motore per grandi imbarcazioni, il Pyrealophare. Ha costruito la sua prima macchina fotografica nel 1816, creando un'immagine su carta bianca, senza riuscire a risolverla. Ha continuato a sperimentare con diverse fotocamere e combinazioni chimiche per il decennio successivo.
La famiglia Niépce dichiarò la data del 1822 come la nascita della fotografia; una targa nella sua casa reca questa data, ma sfortunatamente non ci sono prove fisiche che la sostengano.
Nell'anno 1827, Niépce ha prodotto la prima registrazione duratura del suo lavoro. Utilizzando una lastra rivestita di bitume ha registrato un'esposizione di otto ore dalla finestra della sua camera da letto. La piastra è stata quindi lavata con un solvente e posta sopra una scatola di iodio, producendo una piastra con qualità chiare e scure. Niépce ha chiamato l'immagine risultante eliografia. Oggi questa immagine risiede nella collezione Gernsheim, nel centro di ricerca dell'Università del Texas, ad Austin.
Lo stesso anno fu consigliato a Niépce di incontrare Louis Jacques Mande Daguerre, un pittore di scene teatrali, per discutere la sua invenzione. Niépce e Daguerre divennero soci con un contratto di dieci anni. Sfortunatamente, il primo morì quattro anni dopo.
A Chalon-sur-Saône c'è una statua e un museo dedicati alla memoria di Niépce.
Le fotografie
Hippolyte Bayard «Le Noyé (l’Annegato)». Autoritratto.
Julia Margaret Cameron. Sir John Herschel