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LUC BESSON, AMERICANO IN EUROPA

E’ difficile parlare di Luc Besson, anche perché non si sa da dove iniziare.
Ha avuto modo di dire: «Sai che a volte sei in una posizione di rischio e senti che puoi diventare buono o cattivo». E ancora: «Amo le persone che sanno quello che vogliono e sanno come costruire la propria azienda e il suo valore. Chiunque sappia cosa farà appartiene al gruppo di persone con cui voglio essere il loro partner». Entrambe le frasi sono tratte dal sito ufficiale del regista. La seconda rappresenta un ideale: sapere ciò che si vuole; mentre la prima ne nasconde il pericolo, la doppia via di una scelta intrapresa con audacia.
Ecco, sì; parlare di Besson significa leggere un’esistenza all’insegna del coraggio: tra tanti amori, film d’avanguardia, produzioni di stile americano. E’ come se avesse tentato di creare una Hollywood europea e, in un certo senso, quasi c’è riuscito. Ha poi lanciato tanti attori francesi, il che rafforza l’audacia che lo contraddistingue.

Di Luc Besson ricordiamo il film “Leon”: un capolavoro, poliziesco vero. La trama vive sulle vicende di una ragazzina (Mathilde, Natalie Portman, che ai tempi aveva quattordici anni) e un sicario di professione, Leon appunto, interpretato da Jean Reno. I due personaggi, durante lo svolgimento filmico, s’invertono nelle loro personalità, perché, nonostante la violenza, il vero bambino è proprio lui, l’omicida di professione; Mathilde appare quasi matura, decisa nel voler intraprendere la carriera di Killer.
Leon è ben caratterizzato, con delle scene che si ripetono: cura la propria forma fisica, beve latte e coltiva con passione una piantina di gerani. Non lascia nulla al caso, sin dalla preparazione. Mathilde, che vuole imparare, segue il suo tutor con attenzione.
Le vicende si complicano, ma l'abilissimo e spietato Léon riuscirà a mettere in salvo Mathilda, che, dopo la sua morte, cercherà lavoro presso gli stessi mandanti del killer che l’ha istruita. Ricevendo un rifiuto, la ragazza tornerà in collegio, quello che aveva smesso di frequentare. Racconterà la storia alla direttrice, per poi piantare in giardino la piantina di Léon.
Già, la piantina; nel film diventa quasi un interprete, perché rappresenta l’indole di colui che se ne prende cura: è priva di radici.

Chi scrive ha visto il film in un cinema di provincia, uno di quelli che (purtroppo) non esistono più. Uscii dalla sala quasi spaventato, di certo meravigliato; anche perché le vicende, pur nella loro drammaticità, diventavano quasi naturali, ineluttabili. Del resto, lo stesso desiderio di vendetta espresso da una ragazzina deve far riflettere sugli avvenimenti del mondo.

Luc Besson, note biografiche.

Luc Besson è un famoso regista, scrittore e produttore francese, noto per i suoi film spettacolari. E’ ampiamente riconosciuto per aver contribuito al movimento “Cinema du look” del cinema francese. Nella sua carriera ha diretto e prodotto oltre 76 film, ricevendo numerosi premi. Il pubblico l’ha paragonato al più famoso regista Stephen Spielberg.

Luc è nato il 18 marzo 1959 a Parigi. I suoi genitori sono degli istruttori di nuoto subacqueo e lui da bambino li segue nei loro giri intono al mondo, coltivando il sogno di diventare un biologo marino specializzato nello studio dei delfini. Quando aveva 17 anni, Besson ebbe un incidente che lo rese incapace di immergersi. Decide così di coltivare la sua passione per il cinema; quella che si accompagna sempre ad una intensa attività di scrittura.
A 19 anni Besson si trasferì a Hollywood per conoscere i film americani. E’ poi tornato a Parigi, dove ha fondato la società di produzione Les Films du Loup, in seguito cambiata in Les Films du Dauphin.

Nel 1983 ha debuttato alla regia con il cupo dramma di fantascienza “Le Dernier Combat”. Nella pellicola recita Jean Reno, un attore che Luc Besson ama particolarmente dirigere. Il secondo film di Luc Besson è stato un divertente film poliziesco intitolato Subway (1985) (un film cult in Francia). Il film era interamente basato sulla vita metropolitana di Parigi dei punk e degli abitanti marginali. Il grande blu (1988) è il terzo film di Luc, girato in inglese.

Nel 1986, Besson sposò l'attrice Anne Parillaud, che diede alla luce una figlia di nome Juliette. Divorziarono nel 1991.

Nel 1990, Besson ha ottenuto il successo con Nikita (1990), con l'allora moglie Anne Prillaud. Il film in seguito ispirò un remake americano intitolato Punto di non ritorno, uscito nel 1993. Il lungometraggio successivo di Besson è stato Leon (1994), che ebbe un enorme impatto sulla vita della famosa attrice Natalia Portman, rendendola una star dall'oggi al domani. Léon sarà uno dei film francesi maggiormente visti all'estero nel 1995.

Nel 1992 Luc ha sposato l'attrice e regista Maïwenn Le Bescoon. La loro figlia Shanna è nata il 3 gennaio 1993. Nel 1997, il regista è tornato al genere fantascientifico, realizzando il film mozzafiato Il quinto elemento (con Bruce Willis) in cui Maïwenn interpretava il ruolo di Diva Plavalaguna. Entro la fine dell'anno i due hanno divorziato, anche perché durante le riprese il regista si era innamorato di Milla Jovovich, che avrebbe sposato il 14 dicembre 1997. La coppia divorzierà nel 1999.

Per Il quinto elemento (1997), Besson ha vinto il Premio Lumières e il Premio César come miglior regista. Dopo aver diretto il racconto storico Giovanna d'Arco (1999), Luc è stato nuovamente nominato ai César Awards per il miglior film. All'età di 45 anni, Besson ha sposato la produttrice cinematografica Virginie Silla. La coppia ha tre figli Thalia, Sateen e Mao Besson.

Dalla fine del XX secolo Besson ha scritto e prodotto tanti film d'azione, tra cui la serie Taxi (1998-2017), la serie Transporter (2002-2008) e Il bacio del drago. I suoi film in lingua inglese Taken, Taken 2 e Taken 3, tutti scritti in collaborazione con Kamen e interpretati da Liam Neeson, hanno avuto un enorme successo.
(Fonte: sito ufficiale del regista).

Matteo Chinellato, note biografiche

Matteo Chinellato nasce a Venezia il 24 luglio 1974. La sua passione per la fotografia prende vita attraverso il padre, restauratore d'arte, per il quale usa macchine fotografiche analogiche, documentando i restauri su dipinti e altri oggetti artistici che arrivano presso il laboratorio. A circa 10 anni riceve in regalo una Mupi M6, con la quale inizia a scattare le prime fotografie. Verso il 1985, con la visita di Papa Giovanni Paolo II a Venezia, usa per la prima volta una Pentax MX con zoom e produce i primi lavori di "cronaca". Da quel momento la passione per la fotografia sarà totale.
Dopo essersi diplomato come Maestro d'Arte d'Oreficeria presso l'Istituto d'Arte di Venezia, s’iscrive all'Università in Beni Culturali, ma dopo soli due anni abbandona gli studi a causa del servizio di leva. In questi due anni di Università incontrerà un personaggio chiave della fotografia, quel prof. Italo Zannier che gli farà conoscere la Storia della Fotografia. Con lui resta ancora una solida amicizia.
Verso il 1997 inizia ad aiutare i suoi genitori fotografando quelle opere che arrivano continuamente presso il laboratorio di restauro, come documentazione fotografica del proseguimento dei lavori. Sarà anche il fotografo ufficiale durante l'allestimento delle mostre presso la Fondazione Giorgio Cini di Venezia.
Nel 2009 passa dalla fotografia amatoriale a quella professionale, specializzandosi in micro-macro fotografia mineralogica-gemmologica, natura, aeronautica, cinema e cronaca. Accreditato a diversi eventi importanti di Venezia (Mostre del Cinema, America's Cup, Visita Pontificia etc.) diventa collaboratore di Getty Images, CorbisImages e PhotoShot, oltre che di varie testate come il Corriere della Sera - Veneto.
Nel 2014, con la collaborazione del prof. Zannier, espone la prima personale dedicata a Venezia, con un ottimo successo di pubblico. Diverse sue fotografie si trovano nelle collezioni private di vari famosi fotografi italiani. Nel settembre 2014 ha esposto la sua seconda personale dedicata alla Mostra del Cinema di Venezia e nel novembre 2014 una terza dedicata alla Grande Guerra.

www.chinellatophoto.it

Le fotografie

Luc Besson a Venezia, 2023. Ph. Matteo Chinellato.

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