KATI HORNA, FOTOGRAFA ITINERANTE
Da tempo incontriamo molte donne fotografe e questo ci piace. La fotografia, crediamo, ha rappresentato una via per l’emancipazione, visto che lui e lei partivano alla pari, in un mestiere nuovo. Per Kati Horna, l’autrice che incontriamo oggi, la situazione è più complessa, perché per lei la fotografia ha rappresentato una forma di espressione politica e artistica. Non solo, nel suo lavoro riconosciamo i principi della fotografia surrealista. L’emancipazione però rimane, perché le ha permesso di esprimere i suoi punti di vista politici, in un momento nel quale questa possibilità era molto limitata per le donne.
Un’altra componente può completare l’analisi del lavoro di Kati Horna ed è quella del viaggio. Lei ha condotto un’esistenza da fuggiasca, fino all’ultimo approdo in Messico. Ecco cosa ha dichiarato la fotografa: «Sono fuggita dall'Ungheria, sono fuggita da Berlino, sono fuggita da Parigi e ho lasciato tutto a Barcellona». Associando un senso di migrazione ed esilio al mezzo fotografico prescelto, ha aggiunto: «È per vagabondi come me. Dato che i miei vestiti si sono strappati lungo il percorso, ho scelto la fotografia». Per Horna, la fotografia rappresentava non solo una carriera che poteva tradursi oltre i confini, ma una forma di espressione politica e artistica. Ha utilizzato il mezzo per rendere visibili le relazioni sociali e riflettere sul proprio percorso da Budapest a Città del Messico, dove ha vissuto in una comunità di artisti europei dopo il 1939.
Di Kati Horna non possiamo dimenticare la produzione fotografica della guerra civile spagnola, dove il suo approccio è stato intimo e sottile. Lei ha narrato il dramma umano, allontanandosi dalla crudeltà diretta della guerra, trasferendo il dolore e la morte in un campo immaginario, ma verificabile nelle idee.
Kati Horna, note biografiche
Horna (nata Katalin Deutsch) nacque a Budapest nel 1912 da una ricca famiglia ebrea e da adolescente fu coinvolta nel circolo politico di sinistra attorno all'artista ungherese Lajos Kassák. Andò a Berlino per conseguire una laurea in politica, ma l'ascesa di Adolf Hitler la costrinse a tornare a Budapest, dove si iscrisse a un corso con il noto fotografo modernista Józef Pésci. Nel settembre 1933 si trasferì a Parigi (con il suo primo marito, un attivista ungherese di nome Paul Partos), trovando lavoro come fotografa freelance per un'agenzia fotografica di stampa, la Agence Photo.
Uno dei suoi primi servizi era incentrato sui mercatini delle pulci parigini, un argomento ampiamente esaminato da altri fotografi nati all'estero come André Kertész, Brassaï e Germaine Krull. L’educazione politica di Horna a Budapest e Berlino, così come la tutela artistica di Pésci, le avevano dato gli strumenti per catturare le complessità sottili, ironiche e spesso strane della vita urbana.
Spinta da una coscienza sociale di sinistra, Horna lasciò Parigi nel 1937 per documentare gli eventi della guerra civile spagnola. Anche il suo amico d'infanzia, il fotoreporter ungherese Robert Capa, fu attratto dal conflitto, e fotografò la lotta tra le forze militari di destra di Franco e i repubblicani spagnoli, ottenendo immagini iconiche come la Morte di un miliziano lealista. Invece del fronte di battaglia, Horna si concentrò sulle condizioni materiali delle donne e dei bambini nella Spagna devastata dalla guerra, e fu coinvolta nei movimenti anarchici nelle regioni catalana e aragonese.
In Spagna Kati incontra José Horna, scultore e artigiano, che diventerà suo marito e dal quale avrà una figlia, Norah.
Dopo un breve ritorno a Parigi, Horna fu nuovamente costretta a fuggire. Lei e José lasciarono l'Europa allo scoppio della seconda guerra mondiale, stabilendosi a Città del Messico, dove la coppia entrò a far parte di una comunità di artisti europei in esilio, tra cui il poeta surrealista francese Benjamin Péret, la pittrice inglese Leonora Carrington e il pittore spagnolo Remedios Varo.
Il lavoro parigino di Horna aveva tradito una sensibilità surrealista. Utilizzando la tecnica della sovrapposizione, creò studi inquietanti sui corpi di bambole smembrate, collegandola ad artisti surrealisti come Hans Bellmer. Sebbene Horna affermi di aver letto l'opera del leader del movimento, André Breton, disse di "non essere mai andata al Café de Flore o a Montmartre" dove il gruppo si riuniva spesso. Tuttavia Horna partecipò pienamente alla versione del Surrealismo che fiorì in Messico.
Surrealismo, politica e senso del luogo hanno influenzato la carriera di Horna come insegnante in Messico. Lei ha presentato la fotografia ai suoi studenti “come uno strumento per il recupero della memoria – anzi, per lei, la fotografia ha permesso di salvare dall’oblio le perdite che hanno segnato la sua vita.”
Kati Horna muore a Città del Messico il 19 ottobre 2000.
(Fonte: MoMA)
Le fotografie
Senza titolo, dall'Ode alla Necrofilia. Città del Messico, 1962.
Scala con donna anziana, Spagna 1934.