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JUDY GARLAND E RICHARD AVEDON

Il 10 giugno 1922 nasce a Grand Rapids (Minnesota) Judy Garland. Celebre diva del cinema, è divenuta famosa presso il grande pubblico per aver interpretato il ruolo di Dorothy, la bambina del "Mago di Oz", in un film leggenda, dove tra l’altro canterà il celebre brano “Somewhere over the rainbow”. L'attrice è nota anche per la sua vita privata molto travagliata. Ha avuto cinque mariti e tre figli, una è Liza Minnelli: anche lei diva del cinema e dalla voce ben impostata. La ricordiamo in New York New York, dove canta l’omonimo brano per i virtuosi del Karaoke.
Morirà giovane, Judy: a Londra, il 22 giugno 1969, all’età di 47 anni. Il suo funerale a New York City attirò 22.000 persone in lutto.

Nel corso dei decenni trascorsi dalla sua morte e come protagonista del Mago di Oz, il film visto da molte persone, più di qualsiasi altro nella storia del cinema, Garland è rimasta un'iconica americana. Il cantante Frank Sinatra ha espresso i sentimenti d’innumerevoli fan quando ha detto: «Avrà una sopravvivenza mistica. Lei era la più grande. Il resto di noi sarà dimenticato, ma mai Judy».

Incontriamo spesso Richard Avedon, soprattutto quando si tratta di celebrità; del resto il suo lavoro è sempre stimolante a vedersi, particolarmente per quanto attiene al ritratto. Oggi poi traiamo spunto da un suo libro, Perfomance, dove Judy Garland è ritratta più volte.
L'attrice e cantante non è vissuta sempre "over the rainbow". Ha incontrato una morte prematura a causa di un'overdose di barbiturici, la droga che l'ha fatta soffrire per tutta la vita. Le immagini di Avedon hanno catturato tutti gli aspetti della sua esistenza: il senso di giovinezza, il glamour, il canto e alla fine la disperazione. Anche in un’immagine che proponiamo è molto lontana dalla tipica "Dorothy" che tutti conosciamo e amiamo.

Un libro, Performance di Richard Avedon

«Ci esibiamo tutti, è ciò che facciamo l'uno per l'altro continuamente o deliberatamente o involontariamente; è un modo di raccontare noi stessi nella speranza d’essere riconosciuti come ciò che vorremmo essere».
Richard Avedon, 1974

C’è tanta energia, nel libro che vediamo; una scarica elettrica che passa tra un grande fotografo e l’artista che ha di fronte. Si sono incontrati e condividono uno scopo. Del resto come dice John Lahr nel libro: «Avedon è stato rapito dall'articolazione dell'energia dei grandi artisti».

Le stelle e gli artisti preminenti delle arti dello spettacolo della seconda metà del XX secolo hanno offerto i loro più grandi doni - e, a volte, le loro vite interiori - a Richard Avedon. Più di 200 sono i ritratti di Performance, molti dei quali mai visti prima, se non raramente. Naturalmente, spiccano le grandi stelle, tipo: Hepburn e Chaplin, Monroe e Garland, Brando e Sinatra; ma poi troviamo attori e commedianti, pop star e dive, musicisti e ballerini, artisti di tutte le discipline, le cui vite pubbliche risultano essere state essenzialmente delle rappresentazioni.

Avedon esplora tutte le celebrità nella loro intimità, da padrone. Anche qui, in Performance, riconosciamo la forza del fotografo americano, quella del potere: della volontà personale su quell’incontro, in quell’energia. Avedon è il maestro del ritratto.

Performance, di Richard Avedon
Editore: De Agostini, 2008.

Performance di Richard Avedon, dal prologo

Il mondo dello spettacolo esercitò una sorta d’incantesimo su Richard Avedon, un’ipnosi. Avrebbe attraversato New York per vedere un attore sconosciuto in un’opera di Beckett e poi ancora un amico in una di Cichov; sarebbe andato fino a Stoccolma per un dramma di O’Neill in lingua svedese, diretto da Bergman. Questa frenesia per il teatro lo indiceva anche a vedere e rivedere la stessa commedia diverse volte, seduto nella sua poltrona al fianco di qualche amico esausto. Talvolta si portava dietro tutto lo staff dello studio, cercando di trasmettere, di stimolare, di assicurarsi che potessimo sperimentare le stesse cose che muovevano lui.

Al fianco da Avedon per quasi tre decenni, il mio è stato il lavoro migliore del mondo: collega, amica, voce della ragione, complice. Non mi sono mai stancata di vederlo al lavoro, di coglierne i discorsi, di osservare la tecnica scenica che si cela dietro molti dei suoi scatti.
[…]
Avedon sapeva infondere coraggio, ma anche essere inflessibile: «Puoi farlo meglio. Ecco. Aspetta. Ooh. Ancora. Fatto!».

Norma Stevens
Direttore della Richard Avedon Foundation

Il fotografo, Richard Avedon

Richard Avedon (1923-2004) è nato e ha vissuto a New York City. Il suo interesse per la fotografia è iniziato in tenera età e si è unito al club fotografico della Young Men's Hebrew Association (YMHA) quando aveva dodici anni. Ha frequentato la DeWitt Clinton High School nel Bronx, dove ha co-curato la rivista letteraria della scuola, The Magpie, con James Baldwin. È stato nominato Poeta Laureato delle scuole superiori di New York nel 1941.

Avedon si è unito alle forze armate nel 1942 durante la seconda guerra mondiale, come fotografo nella marina mercantile degli Stati Uniti. Come ha descritto, “Il mio lavoro era scattare fotografie d’identità”. “Credo di aver fotografato centomila volti prima che mi venisse in mente che stavo diventando un fotografo".

Dopo due anni di servizio, ha lasciato la marina mercantile per lavorare come fotografo professionista, inizialmente creando immagini di moda e studiando con l'art director Alexey Brodovitch presso il Design Laboratory della New School for Social Research. All'età di ventidue anni, Avedon ha iniziato a lavorare come fotografo freelance, principalmente per Harper's Bazaar. Ha fotografato modelli e moda per le strade, nei locali notturni, al circo, sulla spiaggia e in altri luoghi non comuni, impiegando intraprendenza e inventiva che sono diventati i caratteri distintivi della sua arte. Sotto la guida di Brodovitch, è diventato rapidamente il fotografo principale di Harper's Bazaar.

Dall'inizio della sua carriera, Avedon ha realizzato ritratti per la pubblicazione sulle riviste Theatre Arts, Life, Look e Harper's Bazaar. Era affascinato dalla capacità della fotografia di suggerire la personalità ed evocare la vita dei suoi soggetti. Ha catturato pose, atteggiamenti, acconciature, vestiti e accessori come elementi vitali e rivelatori di un'immagine. Aveva piena fiducia nella natura bidimensionale della fotografia, le cui regole si piegavano ai suoi scopi stilistici e narrativi. Come ha detto ironicamente, "Le mie fotografie non vanno sotto la superficie”. “Ho grande fiducia nelle superfici, una buona è piena di indizi”.

Dopo aver curato il numero di aprile 1965 di Harper's Bazaar, Avedon lasciò la rivista ed è entrato a far parte di Vogue, dove ha lavorato per più di vent'anni. Nel 1992, Avedon è diventato il primo fotografo dello staff del The New Yorker, dove i suoi ritratti hanno contribuito a ridefinire l'estetica della rivista. Durante questo periodo, le sue fotografie di moda sono apparse quasi esclusivamente sulla rivista francese Égoïste.

In tutto, Avedon ha gestito uno studio commerciale di successo. E’ stato ampiamente accreditato di aver cancellato il confine tra la fotografia "artistica" e "commerciale". Il suo lavoro di definizione del marchio e le lunghe associazioni con Calvin Klein, Revlon, Versace e dozzine di altre aziende hanno portato ad alcune delle campagne pubblicitarie più famose della storia americana. Queste campagne hanno dato ad Avedon la libertà di perseguire grandi progetti in cui ha esplorato le sue passioni culturali, politiche e personali. È noto per la sua estesa ritrattistica del movimento americano per i diritti civili, la guerra del Vietnam e un celebre ciclo di fotografie di suo padre, Jacob Israel Avedon. Nel 1976, per la rivista Rolling Stone, ha prodotto "The Family", un ritratto collettivo dell'élite di potere americana al momento delle elezioni del bicentenario del paese. Dal 1979 al 1985 ha lavorato a lungo su commissione dell'Amon Carter Museum of American Art, producendo il libro In the American West.
Dopo aver subito un'emorragia cerebrale mentre era in missione per The New Yorker, Richard Avedon è morto a San Antonio, in Texas, il 1° ottobre 2004.

(Fonte Avedon Foundation)

Le fotografie.

Judy Garland, New York 1961. Richard Avedon.
Judy Garland, New York 1963. Richard Avedon.

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