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[CHUCK BERRY, UN PADRE DEL “ROCK AND ROLL”]

Chuck Berry nasce a Saint Louis, nello stato del Missouri, il 18 ottobre del 1926. Tra i primi chitarristi rock di sempre, con Elvis Presley ha portato al successo il “rock and roll”, il genere musicale più contagioso (e diffuso) del secolo scorso. Secondo la celebre rivista "Rolling Stones" è al quinto posto nella speciale classifica dei cento migliori chitarristi nella storia del rock. Oggi lo ricordiamo ancora per il “passo dell’anatra”, datato 1956. Nel film “Ritorno al futuro”, Marty McFly (Michael J. Fox) suona un brano di Chuck Berry (Johnny B Goode) e lo imita in tutto, anche nel celebre passo.

La gioventù di Chuck è stata difficile, per via dei pregiudizi razziali dell’America del suo tempo; in più tende spesso a delinquere, il che lo costringe a frequenti “soggiorni” in riformatorio. Suo padre è un diacono della chiesa battista, intraprendente nel lavoro. Tutta la famiglia (numerosa, sei figli compreso Chuck), per merito suo, godrà di una certa agiatezza. Il giovane Chuck si avvicina ben presto al blues, genere che porta sul palco (assieme alla chitarra) già dal 1941, anno nel quale iniziano i suoi problemi con la giustizia. Nel 1944 viene arrestato rapina a mano armata. Durante la detenzione comprende come la musica possa rappresentare un’opportunità per emergere e prendere le distanze da situazioni criminose.

Il 28 ottobre 1948 Chuck Berry sposa la fidanzata. I due avranno una figlia. Per il chitarrista è un periodo d’intenso lavoro: non abbandona la musica, ma si arrangia praticando vari mestieri.

Nel 1955, ecco la svolta. Muddy Waters, grande interprete blues, fa il suo nome alla Chess Record. Berry arriva al colloquio preparato, ma la sua musica non convince. Il titolare della casa discografica rimane incuriosito da un brano country che Berry ha riadatto. Gli farà incidere nuovamente il pezzo, che diventerà "Maybellene". Sarà un successo.

Dal 1955, e sino al 1958, Berry realizza tutti i suoi capolavori: "Roll Over Beethoven", "Thirty Days", "You Can't Catch Me", "School Day", "Johnny B. Goode", "Rock and Roll Music". Ritornano però i problemi con la giustizia, perché il chitarrista viene accusato di aver avuto rapporti sessuali con una minorenne. Sconterà tre anni di reclusione.

Tornato in libertà, Berry fatica a far ripartire la sua carriera. Saranno gli inglesi della "British invasion" a salvarlo. Rolling Stones e i Beatles, ma anche altri, rielaborando i suoi migliori singoli, lo riportano in auge; anche se vive di allori per lungo tempo. Nel 1972, ancora la Chess Record incide una nuova versione dal vivo della sua vecchia canzone "My Ding-a-Ling". Il brano conquista la testa delle classifiche di vendita.

Berry continua ad esibirsi dal vivo fino al 1979, quando il giorno 1 giugno viene chiamato a suonare alla Casa Bianca, davanti al presidente Jimmy Carter. I problemi con la giustizia, però, tornano a far parte della vita del musicista: fisco, diritti d’autore e questioni sessuali sono gli ambiti nei quali risulterà colpevole.

Negli anni successivi, Chuck Berry continua le sue esibizioni dal vivo. Rimane in attività fino alla fine della sua vita. Il decesso lo coglie all'età di 90 anni, nella sua città natale.

Il fotografo

Chuck Berry ci permette di ricordare il fotografo Jim Marshall, che abbiamo già incontrato parlando d Carlo Santana. Riportiamo quanto scrivemmo allora.

Un uomo è fortunato se per vivere fa quello che ama fare. Jim Marshall è stato davvero fortunato. Quando era appena un adolescente, a San Francisco, ha preso tra le mani una Kodak Brownie, iniziando a sperimentare. Una fotografia che qualcuno gli ha scattato mentre tagliava il traguardo come membro della squadra di atletica della Lowell High School gli ha fatto capire come le fotocamere potessero davvero fermare il tempo, permettendo di ispezionarlo, traendone poi un adeguato insegnamento.

Quando ha potuto usare la sua prima Leica M2, la scelta era fatta. Sapeva cosa voleva fare per il resto della vita. Fortunatamente, per Marshall, si trovava nel posto giusto al momento giusto: lo scenario della musica jazz a San Francisco era affascinante, una vetrina ricca di talenti, con molti personaggi famosi di passaggio.

Marshall ottenne la sua prima foto di John Coltrane nel 1960, quando il sassofonista tenore gli chiese indicazioni per raggiungere la casa di un critico. Marshall senza imbarazzo rispose: "Ti porterò lì se mi lasci fare un paio di foto". Così accompagnò Coltrane e tra i due nacque un'amicizia che portò a ritratti jazz di altri artisti come Miles Davis, Thelonious Monk e Ben Webster.

In città, però, stava sbocciando una controcultura e Marshall circolava tra gli artisti che avrebbero voluto far parte dell’ondata rock. Nessuno gli ha mai rifiutato una fotografia. "Considero il fotografare una persona alla stregua di un patto ", disse una volta. "Si presentano a me e li tratto con dignità”. “Mi rifiuto di violare la loro fiducia". In qualche modo i suoi soggetti hanno percepito il suo atteggiamento, e quella fiducia reciproca ha prodotto alcune foto straordinarie, come quelle di Jimi Hendrix, Bob Dylan, Johnny Cash, e poi dei Beatles e Rolling Stones.

In molti hanno definito Marshall come l’Henri Cartier Bresson della fotografia musicale. E proprio come il fotografo francese ha raccontato la Parigi a metà del ventesimo secolo, per farla apprezzare al mondo; Marshall ha fatto lo stesso con il cuore culturale degli anni ’60 e ’70.

Jim Marshall (3 febbraio 1936 - 24 marzo 2010) è stato l’autore delle copertine di oltre 500 album e ancora di più sono state le immagini pubblicate su Rolling Stone. Marshall era ben noto nel settore per i suoi ritratti di musicisti. Le sue fotografie, scattate sul palco e fuori senza alcuna direzione o posa negli anni '60 e '70, erano possibili grazie all'eccezionale accesso che i musicisti gli consentivano. Jim soleva dire: “Quando fotografo le persone, non mi piace dare alcuna direzione”. “Sulla scena non ci sono parrucchieri né truccatori”. “Sono come un giornalista, solo con la fotocamera”. “Racconto il mio soggetto nel suo ambiente e, se sta andando bene, mi ci immergo così tanto che divento tutt'uno con la macchina fotografica.

La fotografia. Chuck Berry. Ph. Jim Marshall Jim Marshall è rappresentato in Italia dalla Wall of Sound Gallery.

Jim Marshall, Chuck Berry , 18 ottobre del 1926

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