Skip to main content

[L’ITALIA IN TELESELEZIONE]

Il 31 ottobre 1920 nasce Helmut Newton. L’abbiamo celebrato lo scorso anno, riferendoci a lui molto spesso anche quest’anno. Ci concediamo quindi una curiosità, accompagnata comunque da una fotografia d’autore. Il 31 ottobre 1970 in Italia viene varato il servizio nazionale di teleselezione, grazie al quale, anteponendo un prefisso a un numero telefonico, è possibile raggiungere qualunque località italiana senza l’intervento di un operatore. Prima, l’utente che desiderava contattare un abbonato appartenente a un Comune diverso dal proprio, doveva chiamare il centralino: rispondeva un operatore, che prendeva nota del numero da chiamare e, in seguito, metteva in collegamento i due abbonati. Inizia una nuova era e muore definitivamente una professione.

Proponiamo due fotografie. La prima ritrae una scena del film “La telefonista” (1932), di Nunzio Malasomma; una tipica commedia all’italiana degli anni trenta, con tanti equivoci e molto sentimento. La seconda immagine porta la firma di Olive Edis, una fotografa del Norfolk attiva tra il 1900 e il 1955, emancipata e girovaga, in grado di lasciare un patrimonio visivo enorme, riferito agli anni difficili del suo tempo.

Mary Olive Edis, conosciuta come Olive, nacque il 3 settembre 1876, figlia di un medico londinese di successo. Ha iniziato a fotografare nel 1900, dopo aver ricevuto la sua prima macchina fotografica da sua cugina Caroline, che sarebbe diventata il soggetto del primo ritratto fotografico di Edis. Nel 1905 Edis e sua sorella minore Katharine si trasferirono a Sheringham e fondarono insieme il loro primo studio fotografico.

Katharine lasciò lo studio quando si sposò, ma Olive continuò a lavorare come fotografa professionista fino alla sua morte nel 1955, aprendo infine studi a Londra, Cromer e Farnham, nel Surrey. Nel corso della sua carriera ha fotografato un enorme spaccato della società del tempo, dai pescatori locali e le loro famiglie ai reali, tra cui Giorgio VI, e personaggi influenti come l'autore Thomas Hardy. Ha anche fotografato membri del movimento delle suffragette, tra cui Emmeline e Christabel Pankhurst.

Edis è stata anche un pioniera nello sviluppo di nuove tecniche fotografiche, nonché una delle prime persone nel paese a utilizzare professionalmente il processo di colore Autochrome dei fratelli Lumiere. Ha persino progettato e brevettato il suo diascopio, uno speciale visore per Autochrome, con il quale, tramite la la retroilluminazione, la visione migliorava. È stata anche una delle prime donne ad essere accettata alla Royal Photographic Society.

Nel 1918, Edis ricevette l'incarico dall'Imperial War Museum di fotografare il lavoro di guerra delle donne in Europa e, nonostante il suo viaggio fosse stato ritardato a causa della precaria situazione militare, e di una certa opposizione all'invio di una donna a fotografare una zona di guerra, nel marzo 1919 affrontò un viaggio di un mese in Francia e in Belgio con Lady Norman, presidente del Comitato per il lavoro delle donne. Ha così raccontato la vita delle donne che lavorano in prima linea e le devastazioni dovute alla Grande Guerra. È stata la prima donna britannica a essere incaricata come fotografa di guerra ufficiale per visitare l'Europa e documentare la prima guerra mondiale. Ha anche tenuto un diario dei suoi viaggi, che racconta il suo viaggio attraverso l'Europa devastata dalla guerra. Molte di queste fotografie, scattate con una grande macchina fotografica a lastre di vetro, fanno ora parte della collezione dell'Imperial War Museum.

Altre importanti commissioni che le sono state offerte nel corso della sua carriera includono alcune delle prime fotografie a colori del Canada, che sono state scattate come parte di una campagna promozionale per la Canadian Pacific Railway, e gli scatti degli interni del numero 10 di Downing Street.

Edis era nota per il suo stile inconfondibile: lei utilizzava luci e ombre naturali per creare i propri ritratti. Aveva anche una capacità istintiva nell’ottenere il meglio dai suoi soggetti, mettendoli a loro agio, cogliendo così una somiglianza vera e informale. Li trattava tutti con lo stesso rispetto e attribuiva il suo successo alla capacità di “entrare in simpatia" con chi aveva di fronte.

Il Cromer Museum ospita la più grande collezione delle sue opere, che comprende stampe, autocromi, negativi su lastre di vetro e macchine fotografiche. Collezioni del suo lavoro si trovano anche presso l'Imperial War Museum, la National Portrait Gallery, il National Media Museum e l'Harry Ransom Humanities Research Center di Austin, in Texas.

Edis muore il 28 dicembre 1955.

La fotografia di Olive Edis richiama alla memoria dei meno giovani (molto) le “signorine del telefono”, che costituivano una categoria professionale a parte. Loro lavoravano con degli strumenti, ma non erano operaie. Di certo non appartenevano ai colletti bianchi o alla categoria delle segretarie o dattilografe. Non tutte avevano studiato, e poche all’inizio avrebbero pensato di fare un lavoro così nuovo e diverso. Era il futuro prossimo quello che maneggiavano con le mani, con anche le vite, i segreti, i sentimenti e le relazioni delle persone che mettevano in comunicazione. Quel futuro è diventato passato in fretta, sepolto dal progresso insieme alle storie dialogate da tanti.

Le fotografie

Una scena del film “La telefonista”, 1932.

Telefoniste militari a Henriville, nel nord est della Francia. Olive Edis.

Helmut Newton, 31 ottobre 1920, Olive Edis

Like what you see?

Hit the buttons below to follow us, you won't regret it...