[INAUGURATA LA METROPOLITANA MILANESE]
Il 1° novembre è una data importante per la nostra passione. Nel 1879 nacque Oscar Barnack. Si deve a lui l’uso della pellicola cinematografica in fotografia. Nacque così il 35 mm (detto ai tempi formato Leica) e, quindi, buona parte della fotografia moderna. Se ancora oggi parliamo di “full frame”, lo dobbiamo a lui. Sempre il 1° novembre, ma nel 1926, nacque Fulvio Roiter. Lo incontrammo al Lido di Venezia, dove abitava con la moglie Lou Embo (fotografa anch’essa), conosciuta in Belgio nel 1959. Di lui ci colpì l’entusiasmo, persino una “prepotenza” antica e simpatica: nel lessico e nella gestualità. Non era cambiato, Fulvio; il suo sguardo era quello del ragazzo di un tempo.
Di entrambi (Oscar e Fulvio) abbiamo parlato a lungo gli anni scorsi, e non solo il 1° novembre, quando invece nel 1964 venne inaugurato il primo tratto della linea 1 rossa della metropolitana di Milano; l’asse Lotto – Sesto Marelli lungo 12 km. Il capoluogo lombardo diventava una metropoli europea.
In quel primo novembre del 1964 ci fu una specie di assalto al treno, sin dal mattino; quando invece si mossero i due convogli dell’inaugurazione, con più di mille invitati. Le corse regolari iniziarono nel pomeriggio, sempre affollate. I milanesi aspettavano quell’opera da anni, e subito nacque un amore, che dura ancora oggi. Ai tempi gli abitanti del capoluogo lombardo si godevano il boom economico e il respiro di una città operosa, industriale, nebbiosa, invasa dai tanti che dal sud venivano nella città meneghina per lavorare. Sarebbero arrivate altre ere, momenti difficili, autunni caldi e anche una “Milano da bere”; ma l’amore per la “sotterranea di città” è rimasto immutato, divenuto quasi orgoglio, perché Milàn l'è un gran Milàn.
Tra i fotografi che abbiamo conosciuto, uno ci ha dimostrato un amore profondo per la città Lombarda: Carlo Orsi. A lui si deve il libro fotografico maggiormente significativo dedicato a Milano, tra l’altro con le parole di Dino Buzzati; ma il suo affetto si è spinto oltre, con una narrazione continua, attenta, discreta, capace di tratteggiare un affresco di personaggi tipici e fortemente caratterizzati. Non ha dimenticato nulla, Carlo: il centro e le periferie, l’eleganza e la nebbia, l’operaio e il “Ghisa”; si è persino impegnato nel far nascere una testata cittadina con alcuni amici: “Città Milano”, quasi un gesto di ordinaria follia; ma per amore si fa tutto.
Per raccontare la metropolitana (ma anche il fotografo) è sufficiente l'immagine del 'ghisa' in divisa bianca, già in riposo ma plastico, elegantemente in posa alla fermata Duomo della Rossa, la linea fresca di inaugurazione. Da anni, quel tratto di “metro” è il simbolo della Milano uscita dalla Seconda Guerra, della città proiettata al progresso dove anche i vigili riescono a darsi un contegno da prima pagina. Il tutto è nella fotografia che proponiamo.
Com’è bella la città, l’incontro con Carlo Orsi.
C’è nebbia, guidiamo piano. Siamo appena usciti dalla casa - studio di Carlo Orsi e respiriamo ancora la gentilezza antica con la quale siamo stati accolti. Pensiamo al pomeriggio trascorso a parlare di fotografia e alle tante immagini visionate, non solo di Carlo. Ci vengono in mente Milano, il “Ghisa”, il Duomo, la città che traspare da una foschia fitta, densa come latte; e poi la moda, le sue gambe, le sue donne. C’è un vissuto in quanto abbiamo visto, un divenire perpetuo, raccontato; un tempo che non torna. Le stesse modelle, belle più che mai, propongono, si offrono, invitano, vivono; bruciano il loro tempo con la nostra passione.
Com’è bella la città, forse perché non c’è più; probabilmente per lasciare il posto a un’altra metropoli, anch’essa percepita con le indecisioni di sempre: i lustrini da mostrare al fianco delle ingiustizie, i pregiudizi, il bello e il brutto, il vero e il falso.
Com’è bella quella città. E lo è per dimensione, assieme ai personaggi che la popolano. Crediamo che, per Carlo, la metropoli non rappresenti soltanto un agglomerato di abitazioni e uffici, diventando altresì un metodo col quale confrontarsi. Lui racconta, sempre; e la sua Milano diventa un modello da esportare fotograficamente altrove, dove altri personaggi si propongono col loro tempo.
Com’è bella la città, anche quando Carlo la lascia, in Lambretta e con i “scarp del tennis”, per andare a documentare un fatto di cronaca; o, ancora oggi, quando sempre lui vola in Tibet assieme a dei medici per una missione umanitaria. Ovunque troverà persone, storie, vite di tempo e cultura.
Com’è bella la città, e quella del nostro sconfina nel mondo, oltre la nebbia, al di là delle gambe, ben sopra ai simboli: fatti vivere e mai istallati.
Com’è bella la città e con Carlo stiamo aspettando la più bella. Forse quella che non c’è.
Carlo Orsi, biografia
Carlo nasce a Milano l'8 Marzo 1941.
Esordisce nel mondo della fotografia come assistente di Ugo Mulas. All'inizio degli anni '60 realizza reportage dall'Italia e dall'Estero per riviste come Panorama, Settimo Giorno, Il Mondo e Oggi.
Sul finire di quegli anni inizia il suo rapporto con la moda collaborando con le più qualificate testate italiane ed estere. Non si sottrae alle lusinghe della pubblicità: sue sono alcune campagne per La Perla, Omsa, Swatch, American System, Marlboro e Ducati e nel campo dell'arredamento: Alias, Baleri, Nemo e Cassina, Catellani & Smith.
Pubblica diversi libri tra cui "Milano" nel 1965 con Dino Buzzati, "Exstasi" nel 1999 sulla caduta del muro di Berlino, "Atto Unico, Jannis Kounellis" nel 2006,"Carlo Orsi fotografo" nel 2012 e alcuni libri su Arnaldo Pomodoro di cui cura l'immagine dal 1984.
La prima mostra personale è del 1984 e viene curata nell'allestimento da Mario Botta. Dagli inizi degli anni '90 abbandona lentamente moda e pubblicità e ritorna alla fotografia-reportage, del resto mai abbandonata.
Nel 1997 fonda con gli amici di sempre Guido Vergani, Emilio Tadini, Gianfranco Pardi e Giorgio Terruzzi la rivista "Città" per raccontare Milano soprattutto attraverso le immagini, l'obiettivo dei grandi fotografi.
Nel 2004 inizia una collaborazione con Interplast, associazione di volontari in chirurgia plastica ricostruttiva. Due libri documentano 5 missioni: Tibet, Cina, Uganda, Bangladesh e Bolivia.
La fotografia. Carlo Orsi, La Metropolitana, Milano 1965
Leica, Oscar Barnack, 1 novembre 1879, Carlo Orsi, 35 mm, Fulvio Roiter, 1 novembre 1926, 8 Marzo 1941