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[PAUL VALÉRY, LE RIFLESSIONI QUOTIDIANE]

Il 30 ottobre 1871 nasce il poeta Paul Valéry. Di lui ricordiamo il discorso tenuto alla Sorbona il 7 gennaio 1939, in occasione del Centenario della Fotografia. Curiosando nella sua vita, ci è piaciuto il fatto che lui annotasse quotidianamente le proprie riflessioni su un diario, arrivando a produrre 261 quaderni manoscritti, per un totale di 26.600 pagine. Voleva controllare l’intelletto, Valéry; ma ha offerto un connotato temporale al suo pensiero, come si potrebbe fare in fotografia. La considerazione è nostra, forse presuntuosa; ma crediamo vada bene così.

Paul Valéry e la fotografia

Il 7 gennaio del 1939, Paul Valery pronuncia il discorso inaugurale alla Sorbona, in occasione del Centenaire della Photographie. Ecco cosa disse:

«Con l’invenzione della fotografia s’inaugura una nuova relazione tra parola e immagine, tra scrittura e immagine, tra storia e immagine: il tempo si ritrae, si fissa una volta per tutte nell’unità dello sguardo, nell’unità della visione che si infrange nello stesso modo in cui la lettura ne va delle combinazioni dei caratteri alfabetici della scrittura. La fotografia inventa nuovi segni, nuovi alfabeti di lettere, costantemente modificabili, lascia scrutare senza parole il silenzio del tempo custodito dall’immagine».

«La fotografia abituò gli occhi ad aspettare ciò che questi devono vedere, e dunque a vederlo».

Paul Valéry, Genova, Parigi e le riflessioni quotidiane

Paul Valéry, di padre francese e di madre italiana, nacque il 30 ottobre 1871 a Cette, nella Francia meridionale. Diplomatosi al liceo di Montpellier, il giovane Paul si trasferì con la famiglia a Genova, che divenne la sua seconda patria. Là coltivò svariati interessi: scientifici, musicali e pittorici; conseguendo poi la laurea in legge. Già aveva manifestato una forte vocazione letteraria, che però subì una battuta d’arresto nel 1892. In quell’anno s’innamora di una giovane spagnola, mentre è scosso da una crisi personale che lo porta a ripudiare la scrittura come forma di vanitosa autoaffermazione personale. Tutto avviene nella notte tra il 4 e il 5 ottobre. Lui chiamerà l’episodio come la crisi dello spirito, dovuta ai dubbi dei vent’anni. Da quel momento decide di annotare ogni giorno le sue riflessioni in un diario, con l’intento di raggiungere il massimo controllo del suo intelletto. Ne nascerà un’opera monumentale: 261 quaderni manoscritti, per un totale di 26.600 pagine.

Nel 1884 si trasferì a Parigi, come impiegato del Ministero della guerra, dove cominciò a scrivere versi. Nel 1895 pubblicò un saggio su Leonardo da Vinci, figura a lui cara per il forte eccletticismo. Tra le sue opere ricordiamo: la prosa “Serata con monsieur Teste” (1896) e poi, dopo un lungo silenzio, il poemetto “La giovane Parca” (1917), “Il cimitero marino” (1920), la raccolta dei versi giovanili “Album dei versi antichi” (1921), infine Charmes (1922), dove manifesta il desiderio di una poesia non contaminata dai mali del mondo.

Nella capitale francese è ben inserito nella cerchia degli intellettuali del periodo: André Gide e i pittori Degas e Renoir. Nel 1925 fu nominato Accademico di Francia. Elaborò anche importanti studi critici, specie su Goethe, e scientifici, Durante la Seconda guerra mondiale, si isola dal mondo.

Muore a Parigi nel 1945.

Il fotografo, Man Ray

Man Ray, pseudonimo di Emmanuel Radnitzky, nasce a Philadelphia il 27 agosto del 1890. I suoi genitori sono di origine russa ed emigrano negli Stati Uniti durante gli anni Ottanta. Nel 1897 la famiglia si trasferisce a Brooklyn, New York, dove Emmanuel inizia ad interessarsi di arte e architettura. 
Finiti gli studi nel 1908, Emmanuel è attratto dalle gallerie e musei di Manhattan e diventa un visitatore regolare della Galleria 291 di Alfred Stieglitz, dove è introdotto al concetto di fotografia come arte.

La poetessa Donna Lecoeur (sua moglie) lo introdurrà nella comunità di artisti francesi, dove incontrerà Marcel Duchamp (1915), che diventerà suo amico e collaboratore. Sarà quest'ultimo a invitarlo a Parigi. La città francese è, a quel tempo, il centro del mondo artistico e Man Ray, insoddisfatto dall'accoglienza riservata alla sua opera a New York, annuncia ben presto la sua intenzione di trasferirsi laggiù.

A Parigi Man Ray è subito adottato dai dadaisti. Inizia a lavorare come fotografo professionista presso "Harper's Bazar", "Vogue", "Vu", "Vanity Fair" e altre riviste famose. Sebbene in quel periodo Man Ray si distingua soprattutto per i ritratti, è allora riconosciuto come artista della fotografia. La solarizzazione è un importante elemento della fotografia di Man Ray e molti dei suoi ritratti combinano questa tecnica con l'uso di retini per diffondere l'immagine stampata. Ormai fotografo affermato, attività alla quale dedica sempre più tempo, l'artista Man Ray vive tuttavia un crescente sentimento di frustrazione. 
Negli anni Trenta Man Ray diminuisce progressivamente il suo impegno come fotografo per tornare a occuparsi di pittura e a collaborare con altri artisti.

La guerra imminente lo costringe a fuggire dall'Europa. Il 6 agosto si imbarca da Lisbona per gli Stati Uniti e dieci giorni dopo giunge nel New Jersey.

 Per Man Ray, allora cinquantenne, aver abbandonato la Francia ha significato abbandonare ogni certezza, un'attività di successo, gran parte del lavoro di una vita, amici e affetti. A New York, sentendosi depresso, Man Ray accetta l'offerta di un amico di attraversare con lui in macchina gli Stati Uniti. Il mattino successivo al suo arrivo a Los Angeles, Man Ray telefona a Juliet Browner, una modella del Bronx, New York, che lo raggiunge immediatamente e insieme vanno a vivere in un appartamento al 1245 di Vine Street, trasformato nello "Studio Man Ray". Man Ray e Juliet si sposano nel 1946. In California Man Ray prende le distanze dalla fotografia pubblicitaria, si dedica a ricreare molte delle opere da lui credute perdute durante la guerra e riprende la sua antica passione per gli scacchi, disegnando diverse scacchiere.

Nel 1951 Man Ray torna a Parigi, dove inizia un periodo di rinnovata e intensa attività. Il riconoscimento alla sua opera arriva con l'assegnazione di una medaglia d'oro alla Biennale di Venezia del 1961. Man Ray lavorerà intensamente fino al 1976, nonostante la salute poco cagionevole. Il 18 novembre, con accanto Juliet, morirà nella sua casa e verrà sepolto nel cimitero di Montparnasse.

La fotografa, Gisèle Freund

Gisèle Freund, fotografa tedesca naturalizzata francese, nasce a Berlino il 19 dicembre 1908. Proveniente da una famiglia ebrea tedesca della classe media, ha ricevuto le sue prime macchine fotografiche dal padre, un collezionista d'arte. Contro il volere della sua famiglia, s’iscrive a una scuola per figli di lavoratori e, successivamente, studia sociologia e storia dell'arte a Friburgo, poi a Francoforte, con l'intenzione di diventare giornalista. Alla fine decide di dedicarsi a una tesi sulla commercializzazione dei ritratti fotografici in Francia nel XIX secolo.

Membra dei giovani socialisti di Francoforte, temendo persecuzioni, si rifugiò a Parigi nel 1933. Alla Biblioteca Nazionale di Francia, dove proseguì la sua tesi, iniziò la sua attività di ritrattista. Nel 1936 fece amicizia con Adrienne Monnier (editrice e proprietaria di una libreria) e incontrò gli scrittori francesi ed espatriati che frequentavano la sua libreria in Rue de l'Odéon. Nello stesso anno ottiene la cittadinanza francese e due anni più tardi inizia a utilizzare una pellicola 35mm a colori per ritratti di artisti, scrittori e intellettuali. Ritrae, fra i tanti: Louis Argon, Jean Cocteau, Colette, Simone de Beauvoir, Marcel Duchamp, André Gide, James Joyce, Virginia Woolf. Allo stesso tempo si dedica all’attività di fotoreporter documentando fatti di cronaca. I suoi servizi vengono pubblicati regolarmente su riviste come “Vu, Weekly Illustrated” e “Life”. Ha realizzato, tra le altre cose, una serie di fotografie di James Joyce scattate nella sua vita quotidiana.

Nonostante la sua naturalizzazione per matrimonio, dovette fuggire dalla Francia occupata. Si stabilì a Buenos Aires e poi viaggiò in tutta l'America Latina. Alla fine della guerra, torna a Parigi e, nel 1947, firma un contratto con l'ufficio parigino della Magnum. Si reca ancora in America Latina per lavorare sulla Patagonia e per una serie di fotografie dedicate a Eva Peron Poi si stabilisce per due anni in Messico, dove incontra l'artista Frida Kahlo, che ritrae all’interno del suo mondo insolito.

Nel 1953 rientra a Parigi.

Nel 1981 le viene commissionato il ritratto ufficiale del Presidente francese, François Mitterand. Freund viene nominata Officier of Arts et Lettres nel 1982 e Chevalier de la Légion d’Honneur nel 1983.

Freund muore a Parigi il 31 marzo 2000.

Le fotografie

Man Ray. Paul Valéry, 1923

Gisèle Freund. Ritratto di Paul Valéry, 1938

Man Ray, Paul Valery, 30 ottobre 1871, Gisèle Freund

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