[NASCE LUCHINO VISCONTI, IL PRIMO NEOREALISTA]
Ci occupiamo di Luchino Visconti per il secondo anno consecutivo, con tutta l’umiltà possibile. Non potevamo fare diversamente o almeno ne sentivamo la necessità. E’ troppo complessa la personalità di Luchino e non bastano poche righe per descriverla, così affrontiamo la sua vita un anno dopo l’altro, tentando invano di carpirne il filo conduttore, come per un comune mortale. Immaginiamo il Luchino bambino mentre assiste alle opere dal palco della Scala, assieme alla mamma Carla; ma proviamo a intravederlo cattivo studente (liceo classico Berchet a Milano) e ragazzo che fugge da casa. Ovunque assorbiva cultura, nell’aristocrazia della famiglia e anche fuori, mentre gettava uno spirito rivoluzionario in tutto ciò che portava avanti. Era moderno, Luchino; e non è poco, visto i tempi che ha vissuto.
Luchino Visconti nasce il 2 novembre 1906, figlio di Carla Erba e Giuseppe Visconti di Modrone. Lui è ricordato come uno dei fondatori del Neorealismo in Italia, anche se non strinse rapporti diretti con il movimento culturale nato grazie a De Sica e Zavattini.
Artista a tutto tondo, Visconti primeggiò nel Cinema, ma fu anche un grande regista e sceneggiatore teatrale, famoso per mettere in scena alcune delle opere letterarie più celebri come “Morte di un commesso viaggiatore” di Miller o “La locandiera” di Goldoni. Possedeva una cultura immensa, che proveniva dalle origini aristocratiche. Fu però uomo di talento, riuscendo a cimentarsi in diversi campi, musica in testa.
Si avvicina al cinema durante un soggiorno in Francia, nel 1936; grazie a Coco Chanel, con la quale ebbe una relazione. Fu lei a presentargli il regista Jean Renoir. Alle dipendenze del Maestro della Nouvelle Vague, divenne prima responsabile per i costumi e poi assistente alla regia, lavorando a diverse pellicole come “Les basfonds” e di “Une partie de campagne” (La Scampagnata, film nel quale lavorò anche Henri Cartier Bresson)
Visconti venne influenzato anche dalla politica. Al suo ritorno in Italia, incontrò l’allora illegale Partito Comunista grazie a degli intellettuali che lavoravano alla rivista “Cinema”. Scoprì così un modo nuovo di fare film. Il primo film considerato “neorealista” fu proprio il primo film di Luchino Visconti “Ossessione” del 1943, ispirato dal romanzo di James Cain “Il Postino suona sempre due volte”. Il regista fu costretto a salvarne una copia visto che il Fascismo ne intimò la distruzione a causa anche delle pressioni delle autorità ecclesiastiche. Visconti ci mostra una fotografia dell’Italia di quel tempo, mostrandola attraverso una profonda descrizione dei personaggi e delle loro passioni, dei loro rapporti ma soprattutto le loro tragedie.
Luchino Visconti rappresenta per il Cinema italiano una figura cardine. Tra i suoi film da ricordare abbiamo: Bellissima (1951, con la grande Anna Magnani), Il Gattopardo (1963, con le musiche di Nino Rota), Morte a Venezia (1971, tratto dal romanzo La morte a Venezia dello scrittore tedesco Thomas Mann) e Ludwig (1973, sulla vita di Ludovico II di Baviera grande protettore di Richard Wagner). Tra le altre cose sono da ricordare le regie operistiche che videro protagonista Maria Callas: La Vestale di G. Spontini (1954), La Sonnambula di V. Bellini (1955), una celebre Traviata (1955), Anna Bolena di Donizetti (1957) e Ifigenia in Tauride di Gluck (1957).
La parole di Giovanni Gastel, nipote del regista
"Ho imparato tantissimo anche solo guardando i suoi film, però la cosa che ho vissuto di più, a parte la sua dolcezza, è stato il metodo". "Mostre, letteratura, teatro, tutto serve a tutto, diceva; e questo l’ho imparato da lui”. “Non improvvisava niente”. “Non era felliniano, e nemmeno un doloroso omosessuale ripiegato su se stesso, come il von Aschenbach di 'Morte a Venezia'”. “Era comunista, rivoluzionario, moderno, allegrissimo, proiettato nel futuro”.
Luchino Visconti muore il 17 marzo 1976, a Roma.
Il fotografo, un francese in Italia
Paul Ronald nasce a Hyères, nel sud della Francia, il 17 ottobre 1924. A causa della guerra si trasferisce a Nizza, dove comincia a frequentare l’ambiente del cinema. Qui conosce G.R. Aldo, fotografo italiano che lavorava con successo in Francia e che in seguito diventerà uno dei maggiori direttori della fotografia del cinema italiano. Dopo due anni come fotografo di guerra con gli alleati, Paul Ronald è secondo fotografo di Aldo per “La belle e la bete” (1946) di Jean Cocteau.
Nel 1948 viene chiamato in Italia da Aldo, come fotografo per prendere parte alle riprese de “La terra trema” di Luchino Visconti. Dopo altre esperienze, decide di stabilirsi definitivamente in Italia, assieme alla moglie Huguette (1924-1991), anch’essa attiva fotografa di scena. Ben presto Ronald si afferma come uno dei più apprezzati fotografi di scena del cinema italiano e lavora con quasi tutti i maggiori registi. Sono quasi un centinaio i film seguiti nel corso della sua lunga carriera. Documenta tutti i film di Visconti fino a Boccaccio ’70 (per Bellissima è anche direttore della fotografia) e anche quasi tutte le sue messe in scena teatrali. Lavora, con Blasetti, Cavani, Fellini, Ferreri, Lattuada, Pietrangeli, Risi e Scola. Ha pubblicato vari libri tra cui l’ormai classico Rome, Ville des Villes e I carabinieri (commissionatogli dall’Arma in occasione del 150° anniversario della fondazione).
L’ultimo film seguito è stato “Storia di una capinera” (1994) di Franco Zeffirelli, regista con il quale ha collaborato spesso. Paul Ronald, dopo la morte della moglie, è tornato in Francia e ha vissuto nei pressi di Wassy, in Haute Marne, fino al 2012, quando, in seguito al peggiorare delle condizioni di salute, si è trasferito presso la sorella nelle vicinaze di Gad, nel sud della Francia, dove è morto il 13 gennaio 2015.