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[GIUSEPPE CAVALLI, PASSIONE E ARTE]

Ci fa piacere che il calendario, oggi 29 novembre, porti alla ribalta Giuseppe Cavalli fotografo. La sua figura risulterà determinante nel panorama italiano tra le due guerre e nei successivi anni ’50. Cavalli fu, in un certo senso, un capo scuola o anche il padre del movimento idealista della fotografia, per il quale il soggetto non aveva alcuna importanza ai fini della creazione dell’opera fotografica. Dall’altra parte vi erano i documentaristi e pure i neorealisti, forse più numerosi e accompagnati da un’onda ideologica vasta e multi-disciplinare. Altri tempi, quelli degli anni ’50; i circoli rappresentavano elementi di contagio, nonché culle nelle quali vedevano la luce fotografi divenuti importanti. A Cavalli va il merito di aver stimolato autori quali: Mario Giacomelli, Ferruccio Ferroni, Piergiorgio Branzi e Alfredo Camisa. Privo di una formazione fotografica (era avvocato), si è preoccupato di organizzare mostre e incontri, divulgando cultura. Passione e arte, il titolo, calza alla perfezione.

Una delle figure chiave della fotografia italiana del Novecento, Giuseppe Cavalli è sorprendentemente poco conosciuto. Reagendo contro l'immaginario retorico ed esagerato dell'era fascista, il lavoro di Cavalli è intriso dell'intima poesia della vita quotidiana. Meglio conosciuto per i suoi sottili studi di nudi sdraiati e oggetti di uso quotidiano come bottiglie, bicchieri e candelieri, Cavalli infatti aderì fermamente al principio che "il soggetto non ha alcuna importanza" nell'opera d'arte - e in effetti tali elementi erano semplicemente veicoli per il suo vero soggetto: la luce.

Giuseppe Cavalli, fratello gemello di Emanuele (pittore), è nato a Lucera (Foggia) il 29 novembre 1904. Fino al 1935 ha esercitato la professione di avvocato. Dopo aver acquistato la sua prima macchina fotografica – una Leica di seconda mano – Cavalli si stabilì nella località balneare di Senigallia sulla costa adriatica e da allora in poi dedicò la sua vita interamente alla fotografia. Nel 1947 ha fondato un gruppo chiamato La Bussola. I suoi membri aspiravano al raggiungimento di un alto grado di purezza formale nel loro lavoro e condividevano la convinzione dell'essenziale "inutilità" dell'arte - una posizione che contrastava nettamente con l'estetica neorealista dominante del dopoguerra, che sottolineava l'importanza dell'impegno dell'artista con temi sociali e politici.

Ecco cosa dichiarava il manifesto del gruppo, a pugno dello stesso Cavalli: “Noi crediamo alla fotografia come arte … Chi dicesse che la fotografia artistica deve soltanto documentare i nostri tempi, commetterebbe lo stesso sorprendente errore d'un critico d'arte o letterario, che volesse imporre a pittori o poeti l'obbligo di trarre ispirazione da cose e avvenimenti determinati e solo da quelli, dimenticando, con siffatta curiosa pretesa, l'assioma fondamentale che in arte il soggetto non ha nessuna importanza".

Il gruppo La Bussola ebbe notevole influenza in Italia, specialmente negli ambienti fotoamatoriali, ma fu in effetti una "scuola" di estetica fotografica aperta a tutti, anche tramite manifestazioni espositive e pubblicazioni curate da questi fotografi "puristi", in continua dialettica con i fotogiornalisti e i neorealisti, tra cui in prima fila i membri dell'Unione fotografica, capeggiata da Pietro Donzelli.

Cavalli nel 1953 fonda il gruppo Misa, cui aderiscono giovani fotografi di talento come Mario Giacomelli, Ferruccio Ferroni, Piergiorgio Branzi e Alfredo Camisa.

Cavalli è senza dubbio meglio conosciuto per il suo stile "high-key", caratterizzato dall'uso di un'illuminazione brillante e uniforme per ridurre al minimo le ombre. Questa tecnica ha dotato il suo lavoro di un'atmosfera onirica e di una straordinaria sottigliezza di tono che è stata ulteriormente accentuata dalla sua predilezione per i materiali traslucidi e diafani, ma evoca anche quel calore intenso e la luminosità caratteristici della regione mediterranea. All'inizio degli anni '50 il lavoro di Cavalli incorporava una gamma tonale molto più varia e alla fine del decennio aveva iniziato a sperimentare la fotografia a colori. Le immagini in bianco e nero costituiranno comunque il “corpus” fondamentale del suo lavoro.

Giuseppe Cavalli muore a Senigallia il 25 ottobre 1961.

Le fotografie.

Giuseppe Cavalli. Desiderio d’immensità, 1954

Giuseppe Cavalli. La mano e lo specchio, 1951

Giuseppe Cavalli, 29 novembre 2021

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