[JANE BIRKIN, OCCHI GRANDI, BELLEZZA IMBRONCIATA]
Inglese di nascita, ma francesina d’adozione (e d’aspetto), Jane Birkin incarnava la bellezza del tempo: fisico magrissimo, seno inesistente, viso imbronciato, occhi grandi. Era comunque seducente a modo suo, come tante altre ragazze del periodo: Veruschka in testa, la modella con la quale ha recitato in “Blow up”, mettendo in mostra le proprie nudità. Il periodo delle maggiorate era finito: quello della Monroe, negli USA; o di Silvana Mangano, qui da noi. La femminilità assumeva altri toni, ispirata dalla Swinging London di Twiggy. I cambiamenti sarebbero arrivati da più parti: musica, cinema, fotografia. Godiamocela, la bella Jane: lontana dagli stereotipi di oggi, fa pur sempre la sua bella figura.
Nata il 14 dicembre 1946 a Marylebone, Londra, Jane Birkin è la figlia di David Birkin, un comandante della Royal Navy che aiutò la Resistenza francese durante la seconda guerra mondiale, e dell'attrice Judy Campbell. Appassionata di commedia fin da giovanissima, ha debuttato nel cinema a 18 anni, in Inghilterra, nel film di Richard Lester “Non tutti ce l’hanno”. Ha continuato la sua carriera di attrice nel 1966 sotto la direzione di Michelangelo Antonioni in “Blow Up”, Palma d'Oro al Festival di Cannes. Il film fa di lei un personaggio molto discusso nel panorama londinese, per via di una scena dove appare in topless. A 19 anni aveva sposato il compositore inglese John Barry dal quale ha avuto una figlia, Kate Barry, nata nel 1967, che in seguito si è fatta un nome come fotografa. Decide comunque di tentare la fortuna come attrice in Francia.
Sul set del film “Slogan” incontra Serge Gainsbourg. Divenuta sua compagna, e sua musa ispiratrice, con lui nel 1969 incide il duo erotico “Je t'aime… moi non plus”, che la proietta in vetta alle classifiche e le permette di iniziare una carriera parallela nella musica. Quella canzone, ai tempi, fu oggetto di scandalo per la presenza dei gemiti della cantante all’interno del brano. Non passò inoltre inosservato il testo dal carattere esplicito, recitato da entrambi gli artisti, che alludeva, attraverso parole d’amore, ai corpi nudi durante un rapporto sessuale. Dall’unione con l’artista, Jane Birkin ha avuto un’altra figlia, Charlotte; anche lei capace di distinguersi in ambito artistico.
La carriera musicale di Jane non è da sottovalutare, anzi. Molti dei suoi album sono diventati disco d'oro, in particolare Baby Alone in Babylone (1983) e, più tardi, Arabesque (2002). Le riprese cinematografiche si susseguono per Jane con film più o meno dimenticabili. Ricordiamo solo “Je t'aime moi non plus” di (e con) Serge Gainsbourg (1976), anche perché alla fine degli anni '70, i due si lasceranno.
L'anno 1980 segna una svolta per l'attrice, che predilige il cinema d'autore dopo aver recitato con Jacques Doillon in “La Fille prodigue”. Dal 1980 al 1992 diventa la compagna del regista, dal quale ha una figlia, Lou Doillon, nata il 4 settembre 1982, anno del lancio della borsa Birkin, uno dei notevoli successi del marchio Hermès.
Per quanto riguarda le canzoni, Jane Birkin ha avuto un grande successo con i suoi album Versions Jane et Arabesque, dove, usando canzoni che Serge Gainsbourg aveva scritto per lei, è diventata la prima ambasciatrice del cantautore dopo la sua morte nel 1991. Nel novembre 2008 pubblica il primo album di cui firma tutti i testi, Winter Children, concretizzando un progetto che ha impiegato 40 anni per schiudersi (Jane Birkin aveva iniziato a scrivere i suoi primi testi in collegio, all'età di dodici). A giugno poi a settembre 2012, una pericardite acuta l'ha costretta a cancellare il suo tour, rimandato a gennaio 2013. L'11 dicembre 2013, Jane Birkin perde improvvisamente la figlia maggiore, Kate Barry, morta all'età di 46 anni.
Nel 2017, Jane Birkin si esibirà di nuovo sul palco come parte di un tour mondiale. Il 6 settembre 2021, l'agente di Jane Birkin ha pubblicato un comunicato stampa per annunciare la cancellazione della visita dell'artista al festival americano di Deauville a seguito di "una lieve forma d’ictus".
Il fotografo, Jeanloup Sieff
Jeanloup Sieff (1933 Parigi - 2000) ha iniziato la sua carriera nel 1954. Dopo aver lavorato per la rivista Elle e l'agenzia Magnum, si è trasferito a New York, per sei anni. Nel 1966 torna definitivamente a Parigi, e il suo lavoro appare su Vogue, Harper Bazaar, così come in molte altre pubblicazioni.
Quello che sorprende delle sue fotografie è l’eleganza, sommata a quel bianco e nero “pulito” che piace sempre. I suoi lavori vivono di un’ambiguità discreta (a volte ironica), che tanto serve a immagini di quel tipo. Non siamo alla “teatralità” di Newton, ci mancherebbe; anche perché generalmente le fotografie del francese si compongono di un singolo soggetto. Sieff fa molto uso dell’obiettivo grandangolare spinto, che conferisce un’impronta unica e inconfondibile al suo stile ironico e mai volgare; restituendo alle modelle delle forme più longilinee. Sieff è stato un importante riferimento per moltissimi fotografi, proprio per la sua visione particolare attraverso il grandangolo.
Attori, politici e artisti hanno posato per lui. Le sue immagini sono state esposte in numerosi musei e gallerie di tutto il mondo.
Il fotografo, Guy Bourdin
Guy Bourdin nasce il 2 dicembre 1928, a Parigi. Lui può essere considerato quasi un fotografo sperimentale, che tra l’altro lavorava prevalentemente a colori. Bourdin ha influenzato fortemente l’immagine editoriale di Vogue Francia, dal 1955 sino alla fine degli anni '80, allargando i confini della fotografia di moda, mettendo in mostra lavori spesso provocatori, dal valore estetico sicuramente unico.
Bourdin, nella sua ricerca, riesce a cucire le tendenze del passato (del surrealismo, per intenderci), con quelle a lui contemporanee. L’influenza surrealista del suo lavoro è spesso attribuita allo stretto rapporto con Man Ray, che nel 1952 scrisse il catalogo per la sua prima mostra personale. La carriera di Guy Bourdin è durata più di quarant'anni, durante i quali ha lavorato per le principali case di moda e riviste del mondo. Con l'occhio di un pittore, Guy Bourdin ha creato immagini che contengono storie affascinanti. È stato tra i primi a generare immagini narrative, che diventavano più importanti del prodotto visualizzato.
Guy Bourdin era un creatore d’immagini, ma anche un perfezionista, che non lasciava nulla al caso. Quanto ancor oggi riusciamo a vedere nei suoi lavori stimola il nostro subconscio, allargando la nostra immaginazione. Lui ha sviluppato una tecnica che prevedeva colori iper reali, in un gioco fantastico di luci e ombre. Il suo lavoro è stato esposto nei musei più prestigiosi e le sue opere fanno parte della collezioni più importanti al mondo.
Le fotografie
Jeanloup Sieff Jane Birkin, 1968
Guy Bourdin, Jane Birkin VOGUE 1969