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[WALTER CHIARI, PUGILE, ATTORE, TOMBEUR DE FEMMES]

Il 20 dicembre 1991 ci lascia Walter Chiari, attore. Il suo ricordo rivive in “bianco e nero”, anche perché è in quel periodo che lui costruisce la sua fama. Ci piacciono gli esordi nella boxe, anche perché ai tempi era di moda, pur parlando del desiderio di rivalsa in una società difficile. Da attore, Walter esplode nel suo successo, perché, soprattutto a teatro e in TV, piace il suo dialogare tumultuoso e veloce, una novità nell’intero panorama recitativo. Lui, però, rimane un’icona della “Dolce Vita”, quella che si accendeva a Roma e brillava nel mondo. Belle donne e amori facevano nascere il gossip, che allora ancora non si chiamava così. Non era il lusso a sorprendere, ma l’atmosfera; con anche una visione più intima degli idoli dei rotocalchi.

Walter Chiari nasce a Verona L’8 marzo 1924. Di origine pugliese, a otto anni si trasferisce a Milano con la famiglia. A tredici inizia a dedicarsi al pugilato e nel 1939 diventa campione regionale della Lombardia nella categoria dei Pesi Piuma.

Dopo il servizio militare, Walter Chiari inizia a inseguire il sogno di diventare attore. Nel 1951 è protagonista con Anna Magnani nel capolavoro "Bellissima", diretto da Luchino Visconti. Nello stesso anno raggiunge il successo con la rivista "Sogno di un Walter". In seguito continua ad alternare ottime apparizioni cinematografiche a quelle sul palcoscenico. Si afferma come uno dei talenti più rivoluzionari della comicità italiana.

Chiari propone un nuovo modo di recitare grazie alla sua innata capacità di interagire per ore con il pubblico, semplicemente parlando.

Nel 1956 è accanto a Delia Scala recita nella commedia musicale "Buonanotte Bettina", di Garinei e Giovannini. La collaborazione con i due prosegue in "Un mandarino per Teo" (1960), con Sandra Mondaini, Ave Ninchi e Alberto Bonucci. Nel 1964 è interprete nel film "Il giovedì", diretto da Dino Risi. Nel 1966 è il tartagliante signor Silence nel film "Falstaff", diretto e interpretato da Orson Welles, e l'italiano del miracolo economico in "Io, io, io... e gli altri", diretto da Alessandro Blasetti. Nel 1968 viene chiamato a condurre la trasmissione TV "Canzonissima", accanto a Mina e a Paolo Panelli.

Nel 1986 vanno in onda in tv sette puntate della "Storia di un altro italiano", che prende spunto da la "Storia di un italiano", con Alberto Sordi.

Nel 1986 gira "Romance", film di Massimo Mazzucco, che viene presentato alla Mostra del Cinema di Venezia. Tutti lo aspettano come sicuro vincitore del Leone d'oro per la migliore interpretazione, ma il premio tocca a Carlo Delle Piane, che Walter aveva aiutato nei suoi difficili inizi di carriera nel varietà.

Nel 1988 in televisione recita nello sceneggiato a puntate "I promessi sposi", nel ruolo marginale di Tonio. Nel 1990 interpreta la sua ultima pellicola, nel film "Tracce di vita amorosa", diretto da Peter Del Monte, offrendo ancora una volta un'interpretazione di rilievo.

La sua è una fama di vero Don Giovanni: molte bellissime donne famose cedono ai suoi corteggiamenti: da Silvana Pampanini a Sylva Koscina, da Lucia Bosè a Ava Gardner, da Anita Ekberg a Mina; fino a che decide di sposare l'attrice e cantante Alida Chelli. La coppia avrà un figlio, Simone.

Walter Chiari muore a Milano il 20 dicembre 1991 all'età di 67 anni, colto da un infarto.

Walter Chiari ci riporta alla Dolce Vita: quella di Roma e la sua via Veneto. Proponiamo due immagini diventata iconiche a simbolizzare quel periodo.

[Tazio Secchiaroli, il fotografo fotografato]

Tazio Secchiaroli debutta nella professione come fotografo ambulante. E’ in quell’ambito che ha iniziato a distinguersi, per contenuto e inquadrature. Raggiunge la celebrità nel 1958, quando per primo immortala le notti pazze di Via Veneto, raccontando a tutto il mondo quell'atmosfera che Federico Fellini riportò nel film La Dolce Vita. Ebbe modo di conoscere Fellini e l’ispirò nella creazione del Paparazzo, il fotografo d’assalto alla ricerca di storie mondane. Il regista, apprezzando le sue capacità fotografiche, lo chiamò sui suoi set come fotografo di scena. Dal 1960 abbandona definitivamente la strada, per dedicarsi ai set cinematografici e ai backstage. Diventerà così amico delle star.

Nel 1963 conosce Sophia Loren e diventa il suo fotografo personale. Lo sarà per circa vent’anni. Lavorerà con i più importanti registi e con gli attori più famosi, costruendo un racconto lungo trent’anni del cinema, soprattutto italiano.

Il merito di Tazio è grande. Lui è stato il mediatore del mondo cinematografico presso il grande pubblico, accorciando la distanza tra la pellicola e il suo fruitore. E’ per merito suo se conosciamo come lavorasse Fellini o le abitudini personali di attori e attrici. Ci lascia un grande patrimonio.

La parole di Sophia Loren

“Per un fotografo importante come Tazio Secchiaroli, i giudizi esaltanti valgono poco, valgono le immagini, che il suo occhio curioso e appassionato ha saputo fissare. Nelle sue foto c’è perizia tecnica ma c’è anche una rara emozione, quella che si instaura tra fotografo e fotografato. Perché il soggetto non è un pezzo di pietra da ritrarre, ma sangue, nervi e cuore da portare in evidenza. Sotto la sua apparenza fredda e svagata Tazio ha il fiuto e l’aggressività controllata del fotografo di razza, quello che scatta anche cento o mille foto sino a quando non trova la convinzione di aver conquistato quello che voleva. Tazio ha sopratutto una grande dote: non ti assilla, non ti confonde le idee con suggerimenti, non si arrampica su sterili tentativi. Come un buon cane da caccia (Tazio mi perdoni il paragone ma io amo i cani) non corre, non saltella a vuoto. Aspetta con pazienza che arrivi quell’attimo, e allora l’immagine entra per sempre nel suo rullino. La pace la serenità e l’interesse con cui ho sempre affrontato il mio lavoro con Tazio Secchiaroli sono un merito".

(Sophia Loren, The original paparazzo).

Inutile dire che la retorica “nostalgica” prende il largo: via Veneto, la Dolce Vita (il film di Fellini si ispirò proprio a Tazio), gli anni d'oro del Cinema Italiano. In realtà, secondo noi, possiamo (e dobbiamo) rimpiangere il fotografo: quello del gusto, dell'inquadratura, dell'istante “atteso”. Non facciamoci prendere dalle malinconie: ai tempi eravamo così e l'atmosfera di Via Veneto, in piccolo, era traducibile anche altrove. L'emotività (ne abbiamo parlato anche prima) ci fa compiere installazioni che non hanno nulla di coerente, almeno nei comportamenti. Lasciamo Tazio e Federico (l'amico Fellini) dove sono, liberiamoli dalle etichette e godiamo dei loro capolavori.

Tazio Secchiaroli nacque a Roma il 25 novembre del 1925 e morì sempre a Roma il 24 luglio del 1998.

[Il fotografo]


Elio Sorci è considerato uno dei primi paparazzi. Tuttavia, molto prima che questi nuovi cacciatori d’immagini venissero nominati, nel 1953, Elio Sorci, un giovane fotografo di 21 anni, stava già inseguendo le stelle e rubando immagini per le strade di Roma.

Ecco come lui stesso ha descritto il suo lavoro: “Quello che m’interessava era lo scoop giornalistico, essendo l'unico ad averlo, non importa quanto tempo ci voleva… Scattare foto in luoghi dove i fotografi non sono ammessi, considero questo il mio lavoro… Quello che abbiamo fatto, senza saperlo al tempo, abbiamo creato una nuova era del fotogiornalismo”.

Oggi le foto di Elio Sorci sono raccolte in un libro intitolato Paparazzo: The Elio Sorci Collection. E dobbiamo ammettere che le sue immagini hanno un certo fascino, una certa attrazione, che difficilmente troviamo nelle foto dei paparazzi di oggi.

[Le due fotografie]

L'attore Walter Chiari insegue il fotografo Tazio Secchiaroli in via Veneto a Roma, nel 1957. Chiari si stava sedendo al tavolino di un caffè con Ava Gardner quando adocchiò Secchiaroli e si mise a inseguirlo.

Sophia Loren, 20 dicembre 1991, Walter Chiari, Tazio Secchiaroli

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