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[PATTI SMITH, POETESSA, CANTANTE, FOTOGRAFA]

“Le persone che si amano possono essere separate dalle circostanze della vita ma, anche se solo in sogno, la notte appartiene a loro”.

[Patti Smith]

Patti Smith nasce il 30 dicembre 1946. Abbiamo celebrato il suo compleanno anche lo scorso anno, ma crediamo che l’artista meriti qualche parola in più. Abbiamo chiamato in aiuto Annie Leibovitz, con due fotografie distanti diciotto anni, ma legate da un forte legame tra fotografa e artista. Patti, in entrambe le immagini, non posa: si propone, mettendo in mostra la sua forte personalità.

[Patti Smith e la fotografia]

Lei è un'icona del rock, ma non solo. Perché Patti Smith, poetessa e cantante, nasce fotografa: con una passione poi accantonata per la poesia e il canto. Sarà la morte del marito a riavvicinarla alla sua Polaroid, allontanandola, per il dolore, dal palcoscenico e dai versi. Molte sono le mostre che l’hanno vista come autrice, in tutto il mondo, tra Parigi, Montreal e Roma, solo per citare alcune tappe. Memorabile quella di Firenze (2009), dal titolo «Patti Smith: fotografie per Firenze », ottanta scatti in bianco e nero, solo con la polaroid, scelte dall'artista. Si trattava d’immagini private, catturate sin dal 2000, tutte accompagnate dalla suggestione della memoria: la chitarra, le pantofole di Robert Mapplethorpe, il David di Michelangelo, le pantofole di Nureyev, un cavallo pensieroso in un prato.

Per comprendere il valore artistico di Patti Smith bisogna entrare nella sua vita, ma soprattutto in quella relazione che l’ha legata per anni al fotografo Robert Mapplethorpe. S’incontrano giovanissimi, squattrinati e senza dote, a New York, alla fine degli anni ’60. Lei ancora non sa che canterà, lui non ha nemmeno percepito il proprio essere gay. Si amano e si lasciano, ma restano amici, pronti ad aiutarsi per tutta la vita. Lei continuerà a scrivergli, ricordandolo, anche dopo la sua scomparsa (1989). Entrambi rappresentano la creatività sempre giovane, senza limiti o perplessità. Non c’è diversità che possa fermarli, nemmeno la morte. Come culla hanno avuto la New York più vitale che si conosca: quella di William Burroughs, Allen Ginsberg, Jimi Hendrix, Janis Joplin. Anche lo sguardo reciproco ne risulterà influenzato, come quello di lei nella copertina di Horses: lui scatta, ma lo si vede. Non ci sono trucchi, né flash: solo una presenza reciproca. Sono soli, loro due.

Patti Smith torna alla fotografia, quindi; senza riguardi o mezzi toni. La fama conquistata altrove non scalfiggerà mai la sua vena creativa: scatterà come ha sempre cantato o scritto. Perché lei è riuscita a percorrere sempre i confini della diversità, della contaminazione; appropriandosi e restituendo quanto vedeva. Non ha paura nemmeno della morte, quando soprattutto serve a ricordare. Patti l’abbiamo incontrata a Bologna nel 2012, per ricordare le vittime del DC-9. “Non vi dimenticherò”, disse. Poi fu solo musica: “Because the night belongs to lovers, because the night belongs to us”.

[Storia di due fotografie]

Nel 1978, l'ultimo album di Patti Smith, Easter, e il singolo Because the Night, erano nella Top 20. Si trattava del primo grande successo commerciale di Patti e la cantante doveva diventare la copertina di Rolling Stone. Ero stata con lei e la sua band sulla strada per un po', fotografandoli sul palco e costruendo una storia dietro le quinte. Quando siamo arrivati a New Orleans, abbiamo deciso di scattare lì la copertina. Un’assistente (stavo appena iniziando) è arrivato dalla California e gli ho detto che volevo fotografare Patti davanti a un enorme muro in fiamme. Immagino che stessi pensando al verso "Il desiderio è fame è il fuoco che respiro" da Because the Night.

L'assistente mi ha detto che sapeva come farlo. Abbiamo affittato un magazzino, appeso una rete imbevuta di cherosene, Patti è passata davanti e l'inserviente le ha dato fuoco. Tutto è durato circa cinque secondi. La rete è stata bruciata ed è caduta a terra. Era estate, con circa 43°C all'interno del magazzino, ma abbiamo deciso che l'unico modo per mantenere il fuoco acceso abbastanza a lungo fosse bruciare gli stessi barili di kerosene. A quei tempi potevi fare cose del genere. Non pensammo di chiedere i permessi ai vigili del fuoco. Il magazzino non è bruciato miracolosamente, ma la schiena di Patti ne è un po' sfregiata.

Patti stava sudando e la maglietta le si appiccicava sulla pelle per il caldo intenso. Indossava i suoi vestiti e non c'era nessuno per lo styling, il trucco o l'acconciatura. Patti ricorda che la prima volta che ha visto la copertina in edicola, ha pensato: “È così che sono?”.

Nel 1996, Patti è tornata a New York dopo anni di vita tranquilla alla periferia di Detroit. Suo marito era deceduta dopo una lunga malattia e il suo amato fratello sarebbe morto improvvisamente poche settimane dopo. Un giorno stava camminando senza meta per la strada, depressa, e, quando si accorse che era vicino al mio studio, mi chiamò per vedere se poteva passare a trovarmi. È venuta anche per scattare una foto in modo naturale. Indossava la giacca di pelle di suo marito e sembrava estremamente vulnerabile: così schietta, così aperta. Patti pensa che la foto mostri una forza interiore che la macchina fotografica aveva colto nel 1978, ma lei è riuscita a scoprire nel tempo e dopo un'amara esperienza. L’immagine è stata usata per “Gone Again”, l'album che ha rappresentato il punto di partenza della sua nuova vita e carriera.

Entrambe le fotografie si assomigliano. Patti risulta essere la stessa persona. Lei è stata fotografata in molte occasioni. Il suo caro amico Robert Mapplethorpe è l'autore del suo ritratto più noto. È lusinghiero pensare che Patti possa pensare che le mie foto mostrino qualcosa che nessun altro ha visto. Mi lascia sempre perplesso quando la gente dice che una fotografia ha catturato qualcuno. La fotografia è solo una piccola parte della vita di una persona. Un pezzo alla volta. Sembra pretenzioso pensare di poter ottenere di più.

Da “Annie Leibovitz At Work”

[La fotografa]

Annie Leibovitz nasce il 2 ottobre 1949 a Waterbury, nel Connecticut. Era uno dei sei figli di Sam, un tenente dell’aviazione, e Marilyn Leibovitz, un’istruttrice di danza moderna. Ha viaggiato gli USA in lungo e in largo e forse, al finestrino della Station Vagon paterna ha sviluppato quella sensibilità fotografica che oggi conosciamo. Grande appassionata di Avedon, nel 1967 si iscrive al San Francisco Art Institute, dove ha sviluppato l’amore per la fotografia.

Nel 1970 si presenta alla rivista rivista Rolling Stone. Impressionato dal suo portfolio, l’editore non esita ad assumerla. Nel giro di due anni, Annie ne ha 23, è capo fotografo. Nel 1975 la rivista le ha offerto l'opportunità di accompagnare la band dei Rolling Stones nel loro tour internazionale.

Nel 1983 la Leibovitz lascia Rolling Stone per la rivista Vanity Fair, dove diventerà autrice di molte copertine di personaggi celebri; ricordiamo, tra questi, Demi Moore in dolce attesa e Whoopi Goldberg semisommersa in una vasca da bagno piena di latte.

Durante la fine degli anni 1980, la Leibovitz ha iniziato a lavorare su una serie di campagne pubblicitarie di alto profilo. Tra queste quella per l’American Express "Abbonamento", per la quale ha ritratto celebrità del calibro di Tom Selleck e Luciano Pavarotti.

Annie è considerata una delle migliori fotografe americane, particolarmente per quanto attiene al ritratto. Nel 1999 ha pubblicato il libro Women, che è stata accompagnato da un saggio dell’amica Susan Sontag. Nella pubblicazione Leibovitz ha presentato una serie d’immagini femminili: dai Giudici della Corte Suprema, fino alle showgirl dello spettacolo.

Di Annie ricordiamo la fotografia dove John Lennon (completamente nudo) è avvinghiato a sua moglie Yoko Ono. Si tratta dell'ultimo ritratto dedicato all’ex Beatles. E’ L'8 dicembre 1981. Poche ore dopo la posa per questa fotografia, Lennon fece due passi fuori dalla sua residenza a New York. Lì è stato colpito a morte da Stalker Mark David Chapman.

Nel gennaio del 1981 (22 gennaio), l'immagine è apparsa sulla copertina della rivista Rolling Stone. Anni dopo la Leibovitz ha raccontato che quando Lennon ha visto il primo test Polaroid delle riprese, si era espresso così: "Hai catturato esattamente il nostro rapporto".

Anche Lavazza ha affidato un lavoro importante alla fotografa statunitense, la campagna pubblicitaria che il brand italiano del caffè ha lanciato, nel 2009, in 15 paesi. Si trattava di fotografare cinque top model italiane per il calendario The Italian Espresso Experience 2009. Eva Riccobono, Elettra Rossellini Wiedemann, Alessia Piovan, Gilda Sansone e Kate Ballo, sono diventate le protagoniste del viaggio paradossale che la fotografa americana ha intrapreso sfruttando i “luoghi comuni” dell’italianità: quelli che hanno reso famoso il Made in Italy in tutto il mondo. Annie ha mescolato, con ironia e classe, i luoghi famosi, la moda, i set cinematografici, le belle donne, gli spaghetti e le immancabili tazzine di caffè. La Leibovitz ha messo in scena la nostra Italia, ben consapevole che gli stessi italiani amano la teatralità, il divertimento e la bella vita.

Un’altra campagna famosa portata avanti da Annie è quella relativa alle fiabe Disney. La stessa doveva reclamizzare i parchi divertimenti. Lei ha usato la sua capacità di ritrarre le celebrità. Annie Leibovitz continua a essere richiesta come fotografa ritrattista, per fotografare le persone famose di oggi.

[Le fotografie]

Patti Smith, New York City, 1996. Photograph © Annie Leibovitz.

Patti Smith, New Orleans, 1978. Photograph © Annie Leibovitz

Robert Mapplethorpe, Annie Leibovitz, Patti Smith, 30 dicembre 1946

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