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[NASCE ARTHUR RUBISTEIN]

Rubinstein era un pianista versatile, ma l'apice della sua abilità la mostrava nell'esecuzione dei capolavori dei grandi compositori romantici: Chopin, in testa; ma anche Liszt, Schumann, Brahms. Oggi lo incontreremo fotografato dalla figlia, il che rappresenta un evento singolare. Per entrambi, Eva e Arthur, va riconosciuto il merito di aver affrontato talenti e passioni con metodo e rigore, esplorando poi un ambito tutto proprio. Le scelte sono sempre dietro l’angolo, anche per i grandi.

Nato a Lódz, in Polonia, il 28 gennaio 1887, Arthur Rubinstein può essere considerato uno dei più grandi pianisti del ventesimo secolo. All'età di tre anni, iniziò a studiare il pianoforte e a cinque aveva dato il suo primo concerto pubblico. A dieci anni, sua madre lo presentò per un'audizione al famoso violinista Joseph Joachim (il famoso violinista e amico di Johannes Brahms). Impressionato dall'esecuzione di Mozart del ragazzo, Joachim acconsentì a prendersi cura della sua formazione generale e musicale. La madre di Rubinstein tornò a Lódz, lasciando suo figlio a Berlino.

Dopo solo tre anni di studio in Germania, Rubinstein debuttò con la Filarmonica di Berlino. Suonò opere di Mozart, Chopin, Schumann e anche quel Concerto no. 2 di Camille Saint-Saëns, che avrebbe fatto parte del suo repertorio per tutta la vita. Nel 1906, andò a New York per suonare alla Carnegie Hall. L'accoglienza fu fredda. Ritornato a Parigi, Rubinstein si astenne dai concerti pubblici per quattro anni, pur continuando a esercitarsi. Nel 1914, con l'inizio della Prima guerra mondiale, Rubinstein lasciò Parigi per la Spagna.

Arthur era diventato più maturo e il suo approccio con lo strumento maggiormente libero, il che attirava un vasto pubblico. Dopo un tour nell’America del sud, tornò in Europa, a Parigi. Nonostante gli amici lo spingessero a una vita sociale d’artista, egli si rifugiò in una vita più stabile. Incontrò Nela Mlynarski, figlia del direttore d’orchestra polacco, con la quale si sposò a Londra nel 1932. La vita familiare impose a Rubinstein rigore, studio ed esercizio, soprattutto dopo la nascita del loro primo figlio.

Nel 1937, Rubinstein tornò alla Carnegie Hall e questa volta fu riconosciuto come un genio. Durante la seconda guerra mondiale, visse a Los Angeles fra un certo numero di altri rifugiati europei. Anche se divenne cittadino americano nel 1946, trascorse l'ultimo periodo della sua vita in Europa.

Malgrado la salute, Rubinstein continuò a suonare anche durante i suoi settanta-ottanta anni. A 83 pubblicò la sua biografia, e sei anni dopo lasciò sua moglie per un'altra donna.

Morì a Ginevra, il 20 dicembre 1982.

[La fotografa, Eva Rubinstein]

Figlia del pianista Arthur Rubinstein e della ballerina Aniela Mlynarska, Eva Rubinstein nasce a Buenos Aires, in Argentina, il 18 agosto 1933. E’ cresciuta a Parigi, in Francia, dove ha iniziato la sua formazione come ballerina classica, all'età di cinque anni. Dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale la sua famiglia si è trasferita negli Stati Uniti e nel 1946 è diventata cittadina americana. Rubinstein studiò allo Scripps College di Claremont, in California, e nel dipartimento di teatro dell'Università della California, a Los Angeles, lavorando poi come attrice e ballerina dentro e fuori Broadway, comparendo anche nella produzione originale de “Il diario di Anna Frank”. Ha sposato il reverendo William Sloane Coffin, Jr., nel 1956, con il quale ha avuto tre figli. Ha iniziato la sua carriera come fotografa nel 1967 dopo il divorzio, partecipando a workshop con figure influenti come Lisette Model, Jim Hughes, Sean Kernan, Ken Heyman e Diane Arbus.

Eva Rubinstein ha lavorato come fotoreporter, fotografando nel 1973 la guerra dello Yom Kippur nel canale di Suez e sulle alture del Golan. Durante la sua carriera, si è distinta per aver creato un corpo sostanziale di lavoro personale, rivolto principalmente a soggetti intimi, che vanno da nudi e ritratti a scene d’interni. In tutto il suo lavoro mirava a stabilire un senso di connessione e rispetto con il suo soggetto, soprattutto quando fotografava le persone. In un'intervista del 1987 ha osservato: "Quando dico 'identificarmi con qualcuno', non intendo solo riconoscere qualcosa di me in lui, ma uscire da me stessa, a metà strada tra me e il soggetto, per aiutarlo a venire fino al punto in cui possiamo incontrarci”. “La fotografia è il risultato di questo incontro".

L'omonimo portfolio di Rubinstein nella collezione del Museum of Contemporary Photography di Chicago comprende quindici immagini create tra il 1972 e il 1979, accompagnate da un'introduzione di André Kertész. Le fotografie selezionate condividono un'aria di tranquilla privacy, in particolare nelle immagini d’interni vuoti o letti disfatti. Le fotografie di Rubinstein catturano delicati giochi di luce, sia che siano proiettate dolcemente sulla schiena nuda di un uomo o che illuminino una lobby buia attraverso una tenda bianca diafana.

Nell'opera di Eva Rubinstein si riscontrano diversi influssi. Tra l’altro, la sua vita fu contraddistinta da continui spostamenti per seguire il padre, famoso pianista, in viaggio per il mondo; da qui ecco nascere la sua attenzione per i luoghi intrisi di tranquilla serenità. Nelle sue immagini si nota l’impronta ei fotografi naturalisti americani (Weston, Strand, Sheeler), le cui influenze emergono soprattutto nei nudi o nelle immagini di paesaggi desolati.

La sua produzione riguarda diversi temi: dal ritratto alle istantanee, dagli interni al paesaggio, sempre caratterizzati dalla poesia di chiaroscuri delicati.

Eva Rubinstein vive tra New York City e Parigi.

[Il fotografo, Philippe Halsman]

Philippe Halsman (Riga, 2 Maggio 1906 – New York, 25 Maggio 1979) ha avuto una vita tormentata. Nasce da una famiglia ebrea, composta da un dentista e da una preside di liceo. Nel settembre del 1928, durante una gita sulle Alpi Austriache, il padre Morduch muore in circostanze misteriose. Philippe venne accusato di omicidio e condannato per questo a quattro anni di reclusione. Tutta la propaganda anti ebraica era contro di lui e all'epoca il caso si diffuse sulla stampa di tutto il mondo. Molti si espressero a favore di Philippe, a sostegno della sua causa; tra questi ricordiamo A. Einstein e T. Mann. Venne rilasciato nel 1931, a condizione però che lasciasse il territorio austriaco.

Il caso di Philippe Halsman è stato ripreso da Martin Pollack quale elemento ispiratore per il romanzo “Assassinio del Padre”, il caso del fotografo Philipp Halsman (edizioni Bollati Beringhieri). Il libro è di assoluto interesse e molto preciso nella narrazione storica. Ne esce tutta l'Austria del momento ed anche il carattere del giovane Philipp.

Abbandonata l’Austria, inizia per Philippe un lungo peregrinare. Si trasferì a Parigi, dove, come fotografo, collaborò con alcune riviste di moda; ma l'invasione tedesca (1940) lo costrinse a fuggire ancora: prima a Marsiglia, poi negli USA; sempre con l'aiuto di A. Eistein.

Philippe si era avvicinato alla fotografia, appassionandosi, all'età di tredici anni: essendo venuto per caso in possesso di una fotocamera. Ha studiato ingegneria.

Philipp era solito far saltare i suoi soggetti, per una ragione “logica”: “Ogni inibizione dovuta alla presenza dell’obiettivo viene annullata, perché l’attenzione è rivolta maggiormente al salto. Vengono così rivelati i veri tratti del viso”.

Ritrattista “di razza”, Philipp ha immortalato diversi personaggi illustri: oltre a Marilyn, Frank Sinatra, Dean Martin, Jerry Lewis, Muhammed Alì, Louis Armostrong.

[Le fotografie]

Eva Rubinstein. Arthur Rubinstein, Marbella 1969.

Philippe Halsman. Arthur Rubinstein, 1950.

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