[RHAPSODY IN BLUE]
Il giorno del compleanno del fotografo Eugène Atget (Libourne, 12 febbraio 1857), ma nel 1924, Rhapsody in Blue, composta da George Gershwin, viene eseguita per la prima volta in concerto nella Aeolian Hall a New York dall'orchestra di Paul Whiteman, con lo stesso Gershwin al piano. In Rhapsody in Blue si realizza una sintesi tra linguaggio classico e inflessioni melodiche, sonorità e ritmi tipici del Jazz. Il titolo originale American Rhapsody fu cambiato in Rhapsody in Blue su suggerimento del fratello di George, Ira Gershwin.
Di Atget abbiamo parlato lo scorso anno, così oggi ci facciamo contaminare dalla musica e dalle immagini che è in grado di evocare. La Rapsodia in blu è stata utilizzata nella colonna sonora del film Manhattan di Woody Allen, un capolavoro in bianco e nero, dove già nel prologo la musica di Gershwin accompagna lo scorrere delle immagini di New York, con la voce del regista fuori campo. Il tema portante del brano del esploderà su una skyline notturna, con i fuochi d’artificio al di sopra dei grattacieli.
Insomma, c’è voglia di “Grande Mela” in Rhapsody in Blue, di tombini che fumano e nevicate impetuose, di storie vissute nella città del mondo. Abbiamo scelto due fotografie in un panorama vasto, così: simbolicamente. La musica di George Gershwin è ancora nelle nostre orecchie.
[Le fotografie]
Ferdinando Scianna. Il ponte di Manhattan e quello di Brooklyn nella nebbia. 1986.
Andreas Feininger. Vista da Manhattan del ponte di Brooklyn.
[Il compositore, George Gershwin]
George Gershwin abbandonò la scuola e iniziò a suonare il piano professionalmente all'età di 15 anni. In poco tempo, divenne uno dei musicisti più ricercati negli Stati Uniti. Compositore di jazz, opere e canzoni popolari, per il palcoscenico e lo schermo, molte delle sue composizioni hanno segnato un’epoca.
Gershwin è nato il 26 settembre 1898 a Brooklyn, New York. Figlio d’immigrati ebrei russi, Gershwin iniziò la sua incursione nella musica all'età di 11 anni, quando la sua famiglia acquistò un pianoforte di seconda mano per il fratello maggiore di Gershwin, Ira.
Dopo aver abbandonato la scuola all'età di 15 anni, Gershwin ha suonato in diversi nightclub di New York. Nel 1916 compose la sua prima canzone pubblicata, “When You Want 'Em, You Can't Get 'Em; (Quando li hai, non li vuoi).
Nel 1924, Dopo uno spettacolo intitolato "Blue Monday", il leader della band, Paul Whiteman, chiese a Gershwin di creare un pezzo jazz, che restituisse rispettabilità al genere. La leggenda narra che Gershwin si sia dimenticato della richiesta fino a quando non ha letto un articolo di giornale che annunciava il fatto che l'ultimo concerto di Whiteman avrebbe caratterizzato una nuova composizione di Gershwin. Scrivendo a un ritmo maniacale, per rispettare la scadenza, Gershwin ha composto quella che è forse la sua opera più nota, "Rhapsody in Blue".
Durante questo periodo, e negli anni successivi, Gershwin scrisse numerose canzoni per il palcoscenico e lo schermo, che divennero rapidamente dei successi. Il paroliere per quasi tutti i brani era il suo fratello maggiore, Ira.Negli anni '20, Gershwin trascorse del tempo a Parigi, cosa che ispirò la sua composizione orchestrale influenzata dal jazz An American in Paris. Composto nel 1928, Un americano a Parigi ha ispirato l'omonimo film musicale vincitore dell'Oscar nel 1951, diretto da Vincente Minnelli e interpretato da Gene Kelly e Leslie Caron. Un musical di Broadway tratto dal film è stato inaugurato nel 2014.
Dopo il successo ottenuto con "Porgy and Bess", la sua “opera popolare” (1935), Gershwin si è trasferito a Hollywood ed è stato assunto per comporre la musica per un film intitolato "Shall We Dance" (Voglio danzare con te), con Fred Astaire e Ginger Rogers. Fu mentre lavorava a un film successivo sempre con Astaire che la vita di Gershwin sarebbe finita bruscamente.
Gershwin morì immediatamente dopo un intervento chirurgico al cervello l'11 luglio 1937, all'età di 38 anni.
[Il fotografo Ferdinando Scianna]
4 luglio 1943, nasce Ferdinando Scianna. Parlare di lui significa esplorare uno dei fotografi italiani più significativi, ma anche un’esistenza stupenda: per divenire ed incontri. Colto, profondo, attento, Scianna debutta giovane nelle fotografia che conta: complice una mostra a Bagheria dove capita, per caso, Leonardo Sciascia. Tra i due nascerà una collaborazione vivace, che culminerà con Feste Religiose in Sicilia, un libro dove lo scrittore siciliano contribuirà con prefazione e testi. La pubblicazione varrà al fotografo il premio Nadar (1966).
Nel 1967 Scianna è a Milano con l’Europeo. Sarà poi inviato a Parigi in qualità di giornalista e là conoscerà Henry Cartier Bresson.
Famose sono le collaborazioni di Scianna nella moda (Dolce e Gabbana), con lavori presi nella sua Sicilia.
Fervido narratore, il nostro lo ritroviamo in “Quelli di Bagheria” (2006), “Ti Mangio con gli Occhi”, “Visti e scritti” e in tanti altri libri; interessante anche la collaborazione con Tornatore (suo concittadino), in occasione del film Baaria.
[Il fotografo Andreas Feininger]
Nato a Parigi il 27 dicembre 1906, figlio del pittore Lyonel Feininger, Andreas ha studiato nelle scuole pubbliche tedesche, a Weimar. Il suo interesse per la fotografia emerge mentre studiava architettura. Si è trasferito a Parigi, dove ha lavorato nello studio di Le Corbusier, e poi a Stoccolma. Lì ha fondato la sua azienda fotografica specializzata in fotografia architettonica e industriale. Con lo scoppio della guerra, nel 1939, Feininger si è trasferito a New York, dove diventa fotografo freelance per la Black Star Agency e poi per l'U.S. Office of War Information. E’ stato fotografo dello staff di LIFE dal 1943 al 1962, e lì ha visto accrescere la sua fama. Feininger si è imposto anche come insegnante, per via delle sue pubblicazioni che combinano esperienza pratica con chiarezza di presentazione.
Lo scopo di Feininger nella fotografia era la documentazione dell'unità delle cose naturali, della loro interdipendenza e della loro somiglianza con le forme costruite. Le sue immagini enfatizzano il design, spiegando i principi di semplicità, chiarezza e organizzazione. Oltre alle forme naturali, le immagini di Feininger riguardavano la città, le macchine e la scultura. Preferiva la fotografia in bianco e nero per il controllo grafico che consentiva.
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