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[ROBBIE WILLIAMS, SPLENDIDO ESIBIZIONISTA]

Robbie Williams nasce il 13 febbraio 1974 a Stoke on Trent, Inghilterra. L'ex Take That ha tinto il suo passato con droga, sesso e rock 'n roll, quasi fosse necessario. Il suo primo singolo è del 1996 e s’intitola "Freedom". L’anno dopo sarà la vota del primo album "Life thru a lens" che lo porta in vetta alle classifiche mondiali. Seguono "I've been expeting you" (1998), e l'anno dopo "The ego has landed”. Entrambi raggiungono il successo.

Nel 2000 lo abbiamo trovato nei negozi con "Sing when you're winning", non un capolavoro, che comunque ha venduto. Nel 2001 esce "Swing when you're winning" un album che raccoglie alcune cover di canzoni datate americane. Il brano di punta è "Somethin' stupid", cantato in duetto con la bella attrice Nicole Kidman. Il singolo scala le classifiche, forse anche per il gran chiacchierare dietro la presunta relazione tra Robbie e Nicole, il cui matrimonio con Tom Cruise stava per chiudersi.

Il 2003 è un altro anno buono: esce "Escapology"; il suo successo è inimmaginabile. Il tour che segue viene immortalato nel disco "Live summer 2003".

A quanto riferiscono voci malevole, gode nel mostrare il proprio corpo. Questa attitudine ci presenta un Robbie esibizionista. Insomma lui vuole mettersi a nudo per il pubblico e le sue fan.

Una curiosità: Robbie Williams è nato lo stesso giorno di un altro eclettico musicista inglese, Peter Gabriel.

Dopo i dischi "Intensive Care" (2005), "Rudebox" (2006) e "Reality Killed the Video Star" (2009) nel luglio del 2010 Robbie Williams torna nella formazione originale dei "Take That" per pubblicare un nuovo disco. Il titolo del disco è "Progress" (novembre 2010), anticipato dal singolo "The Flood".

In seguito Robbie torna alla carriera da solista. Nel 2017 è tra gli ospiti che calcano il palco del teatro Ariston al Festival di Sanremo 2017.

[Il fotografo, Mario Testino]

Mario Testino è ampiamente considerato uno dei fotografi più influenti nella moda e nel ritratto. Le sue fotografie sono state pubblicate a livello internazionale su riviste come Vogue, V Magazine e Vanity Fair. Ha contribuito al successo d’importanti case di moda e bellezza: Gucci, Burberry, Versace e Michael Kors a CHANEL, Estée Lauder e Dolce & Gabbana.

Oltre ai suoi 40 anni di pratica come fotografo, Testino ha anche lavorato come direttore creativo, editore, fondatore di museo, collaboratore d'arte e imprenditore. Nel 2007, su richiesta dei suoi clienti, ha formato MARIOTESTINO+ per fornire: direzione creativa, direzione artistica, strategia del marchio, design grafico, produzione di film e immagini fisse, media digitali e social, sviluppo prodotto, libri, mostre, licenze e partnership.

Nato a Lima nel 1954 da una famiglia cattolica, lontana dal mondo della moda e di Hollywood, Testino si trasferisce dal Perù a Londra nel 1976. Fu durante gli apprendistati presso alcuni studi che mise in atto i primi tentativi per diventare fotografo, ispirato da come i maestri dell’immagine documentavano la società del loro tempo. La sua carriera è iniziata casualmente con l'incarico di fotografare il taglio di capelli di una ragazza per British Vogue. Lei era la stilista Lucinda Chambers e la seduta ha acceso un'amicizia personale e una collaborazione professionale che dura fino ad oggi. Durante i primi anni Novanta, Testino ha cercato ispirazione dalla sua esperienza in Perù e dalle lunghe estati adolescenziali in Brasile, che lo hanno aiutato a creare un linguaggio fotografico unico e personale.

Quello di Testino è un vocabolario artistico che ha sempre trasgredito il genere, mescolando mascolinità e femminilità, suggerendo sensualità piuttosto che sessualità. Noto per il modo straordinario col quale riesce a catturare momenti privati, i ritratti intimi e spontanei di Testino offrono allo spettatore nuove prospettive su volti famosi, spesso stabilendo rinnovate icone della moda.

Una seduta memorabile di Testino è quella tenuta con Diana, Principessa del Galles, commissionata da Vanity Fair nel 1997. Il fotografo ha dichiarato: “Una delle mie più grandi esperienze nella vita è stata fotografare la principessa Diana”. “Non solo l'esperienza in sé è stata fantastica, ma mi ha aperto anche una porta: perché da allora ho iniziato a fotografare le famiglie reali d'Europa”. “Fa parte del mio amore per la tradizione e la famiglia”. Ha fotografato molti reali tra cui il principe di Galles, il duca e la duchessa di Cambridge, il principe Harry, il re e la regina di Giordania e il re e la regina dei Paesi Bassi, il principe ereditario e la principessa ereditaria di Danimarca, tra gli altri.

Il lavoro di Testino è stato esposto in musei di tutto il mondo, tra cui la Nicola Erni Collection (Smile!, 2020), la Helmut Newton Foundation di Berlino (Undressed, 2017), il Museum of Fine Arts di Boston (In Your Face, 2012), lo Shanghai Art Museum (Private View, 2012), Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid (Todo o Nada, 2010), Metropolitan Museum di Tokyo (Portraits, 2004) e Foam di Amsterdam (Portraits, 2003). Mostre personali del suo lavoro sono state presentate in gallerie come Hamiltons Gallery a Londra (East, 2019), Mary Boone Gallery a New York, Phillips de Pury a Londra, Yvon Lambert a Parigi e Timothy Taylor a Londra.

Più di sedici libri sono stati pubblicati sul suo lavoro, tra cui Portraits (National Portrait Gallery, 2002), Let Me In! (Taschen, 2007), In Your Face (Taschen, 2012), Alta Moda (Museo MATE, 2013), SIR (Taschen, 2015),Undressed (Taschen, 2017) e Ciao (Taschen, 2020).

(Fonte sito ufficiale del fotografo)

[Il fotografo, Bryan Adams]

Anche questa volta ci troviamo di fronte a un musicista fotografo, come già è stato per Lou Reed e Patti Smith. Bryan Adams, però, ha cavalcato l’immagine da vero professionista, quasi cambiando mestiere. Alla fine degli anni novanta si è dedicato a degli autoritratti fotografici per le sue copertine degli album. Quei momenti hanno rappresentato l'inizio di una carriera fotografica di successo. A lui si devono i ritratti di personaggi famosi, musicisti e non; tra questi: Morrissey, Ben Kingsley, Amy Winehouse, Michael Jackson, Louise Bourgeois, Lindsay Lohan e Judi Dench. Tra l’altro, un suo scatto rivolto alla regina Elisabetta II è diventato un francobollo delle poste inglesi.

Parlare di Bryan Adams, quindi, ci impone un occhio di riguardo nei confronti della “sua” fotografia, così ci accorgiamo che si è specializzato in ritratti e moda, riuscendo a catturare la personalità e la sensibilità dei suoi soggetti: soprattutto attori, modelle e personaggi del mondo della musica e delle arti visive. Oggi è un collaboratore di riviste come Vogue, Harper Bazaar e Elle.

Bryan, però, è un valente musicista e questo ci suggerisce qualche riflessione tra il mondo delle note e l’immagine. “La fotografia è muta, la musica è cieca”, ci dice Michele Smargiassi; ma qualche rapporto, tra le due, dobbiamo trovarlo, anche perché tanti sono i fotografi che si sono avvicinati, con perizia, all’uso di uno strumento musicale. Ansel Adams fino a vent’anni era un pianista promettente; Weegee, come secondo lavoro, accompagnava col violino i film muti; Eugene Smith, William Eggleston, “Chim” Seymour, tutti suonavano benino qualcosa. Esiste anche un viceversa: Graham Nash è stato un pioniere della stampa digitale, mentre Madonna è una collezionista, nonché un’eccellente conoscitrice di foto. E ci sarà qualche ragione se Paul McCartney sposò una fotografa. Già Linda McCartney era una fotografa, dedita al rock ma non solo. Come dimenticare poi Fabrizio Ferri? Lui addirittura è un compositore sinfonico e ha diretto una propria opera per la riapertura del San Carlo di Napoli. Tra gli orchestrali c’era Sting, un suo amico.

C’è comunque dell’altro: chi ha visitato uno studio fotografico trovandolo privo di musica? E poi, quanti poster sono stati dedicati ai “divi” musicali? Quelli che le ragazzine affiggevano nella loro stanza? Possiamo immaginarci l’ascolto senza personaggio? Una canzone senza l’espressione di chi la canta? Se non altro l’immagine ha costretto la musica a mostrarsi, a rendersi maggiormente palese, quasi a spettacolizzarsi. E’ un po’ quello che sta accadendo alla radio, dove dal “Lupo Solitario” si è passati ai divismi della Web Radio o dei Canali TV.

La fotografia ha senz’altro avuto influssi importanti sulla musica, sul modo di viverla, sui comportamenti degli addetti ai lavori: non c’è rock’n’roll senza la sfrontatezza del corpo esibito, non c’è pop senza il look delle star; morale, per farsi sentire, bisogna prima farsi vedere. La fotografia ha convinto la musica a farsi spettacolo; ma la musica ha cambiato la fotografia? Oggi convivono fianco a fianco, liquide e indicizzate; spesso nel medesimo contenitore. Entrambe si accarezzano, completandosi: quasi a toccarsi. E’ il bello dell’arte e del pensiero, che alle volte vive per immagini.

Tornando al nostro, si potrebbe dire: “Adams la spintina l’ha avuta; facile diventare famoso quando lo si è già”. Crediamo si tratti comunque anche di vicinanza culturale, con gli addetti ai lavori quindi, con l’ambiente, con la musica. Sta di fatto che Bryan ha ritratto anche personalità differenti, ma pure gente comune. Insomma, fotografi d’autore non lo si diventa per raccomandazione e nemmeno unicamente per assonanze di soggetto. La dote bisogna coltivarla prima, senza inventarsi nulla. Non a caso, sempre Adams ha pubblicato su molte riviste famose, fondando addirittura un giornale di fotografia. A Vienna, lo scorso anno, ha esposto una sua retrospettiva: il cerchio si chiude.

Per completezza, ricordiamo come la discografia di Bryan Adams sia particolarmente fitta: dieci Album (più due dal vivo) e sessanta singoli. Il brano (Everything I Do) I Do It for You è stato inserito nella colonna sonora del film Robin Hood, Principe dei ladri (1991); il film interpretato da Kevin Costner. La canzone, che ha vinto anche un Grammy Award, è stata venduta in dieci milioni di copie.

[Le fotografie]

Mario Testino, Robbie Williams

Bryan Adams, i “Take That”. Il primo a destra è Robbie Williams

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