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[FLORINDA BOLKAN, L’ANTIDIVA MODERNA]

Il ricordo di Florinda Bolkan ci riporta ad “Anonimo Veneziano”, il film di Enrico Maria Salerno (1970); dove le scene vivono sulla colonna sonora (famosissima ancora oggi) a firma di Stelvio Cipriani. E’ un’attrice intima, quelle che ricordiamo, serena nei panni di una donna moderna, volitiva, romantica quando serve, bella in ogni circostanza. Il sentimento che mostra nella pellicola anticipa i tempi. Aveva abbandonato il marito e va a trovarlo in un ultimo frammento d’amore. Il referendum sul divorzio sarà nel 1974.

Florinda Bolkan nasce a Uruburetama, un comune del Brasile nello Stato del Ceará, il 15 febbraio 1941. Il padre muore poco dopo la sua nascita e la famiglia si trasferisce a Rio de Janeiro. Florinda, con tanti sacrifici, si diploma in lingue. Parla fluentemente l'inglese e il francese tanto che viene assunta come hostess dalla compagnia Varig Airlines. Nel 1963 va a vivere a Parigi e frequenta alcuni corsi alla Sorbona.

Nel 1967 si reca in Italia e conosce la produttrice Marina Cicogna, che a Ischia le presenta Luchino Visconti. Il regista la farà recitare nel film "La caduta degli dei"(1969), da lui diretto. Sempre per merito di Visconti viene scritturata col ruolo di protagonista in "Metti una sera a cena"(1969) di Giuseppe Patroni Griffi, con musiche di Ennio Morricone. Nello stesso anno interpreta il ruolo di Augusta Terzi nel film "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto", diretto da Elio Petri, al fianco di Gian Maria Volonté. Qualche anno dopo riceve il David di Donatello come miglior attrice protagonista per "Anonimo veneziano" di Enrico Maria Salerno (1970), con musiche di Stelvio Cipriani.

[Suggestioni personali]

Le prossime, sono solo suggestioni personali: quelle di un adolescente (allora), che, in un piccolo paese di provincia, andava al cinema tutte le domeniche, al di là della proiezione programmata. Siamo negli anni ’70, la commedia all’italiana, dopo i fasti del neorealismo, subisce una drastica evoluzione. In molte pellicole s’indaga l’individuo, la persona, in un contesto di situazioni sociali profondamente mutato.

In molti film si osservano piani sequenza lenti, che spesso indugiano sul volto stretto. I colori sono tenui e le scene muovono di sovente su dettagli di contesto. E’ il caso di “Anonimo Veneziano”, dove “lei” arriva e riparte da un ex marito malato, col quale vivrà l’ultima breve storia d’amore. Tutto si svolge in una Venezia livida, dove la Bolkan invade le riprese con tutte le sue particolarità. Bella, anzi bellissima, alta e longilinea è seria con i capelli raccolti, divertente con l’acconciatura sciolta. Mutevole e dai tratti spigolosi, mette in scena una donna moderna, attuale, coerente con i momenti. Non è più tempo delle dive.

[Ancora sull’attrice]

Sempre negli anni ’70, vediamo Florinda Bolkan in ruoli importanti, in: "Una lucertola con la pelle di donna"(1971), "Non si sevizia un paperino"(1972), "Cari genitori" (1973) di Enrico Maria Salerno. Verso la fine del decennio la sua carriera riceve una battuta d'arresto, poiché decide di ritirarsi a vita privata, la ritroviamo comunque in ruoli secondari: "Acqua e sapone", 1983, di Carlo Verdone; o "Legati da tenera amicizia", 1983, di Enrico Maria Salerno. Nel 1984 partecipa alla serie tv "La piovra" e comincia la sua carriera teatrale diretta da Giuseppe Patroni Griffi.

[La fotografa, Elisabetta Catalano]

Elisabetta Catalano ci ha lasciato domenica 4 gennaio 2015, in un ospedale romano; e ancora ne sentiamo la mancanza, forse di più. Lei era la fotografa delle star. Aveva 70 anni e molti la ricorderanno per il ritratto di Pier Paolo Pasolini o quello di Andy Warhol e Monica Vitti.

La sua è stata una vita tra arte e immagini in bianco e nero. Da autodidatta aveva lavorato in vari periodici fra cui l'Espresso, poi, negli anni ‘70 si era trovata a collaborare con artisti concettuali e della transavanguardia; un piglio artistico, il suo, che era confluito poi in ritratti d’arte a personaggi del mondo della cultura e del cinema. Tra i suoi scatti più famosi quelli dedicati a Michelangelo Antonioni, Florinda Bolkan, Stefania Sandrelli (in particolare quello che la ritrae adolescente ed efebica), Federico Fellini, Italo Calvino, Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia, Alberto Arbasino, Raffaele La Capria.

Negli anni Settanta Elisabetta Catalano ha lavorato anche per “Vogue”, nelle varie edizioni, italiana, americana, francese. Non si affezionerà mai però alla foto di moda, perché lì l’immagine del personaggio è in un certo senso precostituita. Elisabetta invece scava nell’intimo del soggetto, fermandosi solo quando è certa di aver colto il carattere essenziale della persona che le è di fronte, dopo averla spogliata di ogni falsa immagine di sé.

Nel ’78 la Polaroid le commissiona una serie di ritratti di registi italiani per una mostra a Boston. Dopo questa esperienza al suo caratteristico bianco e nero si aggiungerà sempre più l’uso del colore.

Elisabetta ha sempre frequentato il mondo dell’arte, e per molti artisti Elisabetta realizzerà varie sequenze fotografiche, che documentano le loro performance. E’ proprio l’Elisabetta ritrattista a interessare scrittori, pittori e scultori, l’espressività dei quali viene accomunata all’essenza della loro arte.

Per finire, però, Elisabetta ci fa rimpiangere l’eleganza che ha sempre contraddistinto i suoi lavori e forse la sua stessa vita. Avrebbe dovuto scattare ancora, di più: per ingigantire un lavoro distintivo e prezioso. Manca già a tanti, ma soprattutto alla fotografia.

Elisabetta era nata a Roma nel 1941

[Le fotografie]

Elisabetta Catalano. Florinda Bolkan, fine anni ’60.

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