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[FOTOGRAFIA, PER SEMPRE]

Fotografia, dal 28 febbraio 1839 si è sempre chiamata così. Sono cambiati i processi, persino le tecnologie (digitale docet), ma quel sostantivo ha sempre mantenuto il suo significato, anche quando da un bene oggettivo si è trasformato in una visione liquida e transitoria. La TV per qualche anno (ma era in B/N allora) ne ha storpiato il senso (la telefoto); ma si è trattato di un neologismo passeggero, ormai dimenticato. La fotografia mantiene il suo significato, invadendo anche altri campi, perché la memoria può essere fotografica e il ricordo come in una fotografia.

A Milano, in Palazzo Reale, è in corso una mostra di Joaquín Sorolla, pittore spagnolo. In una tela del 1906, si nota un’elegantissima Clotilde con in mano una Kodak dell’epoca. La pittura è luminosissima, ideale per una giornata al mare. Ci è rimasto impresso il gesto, che anche allora suffragava il sostantivo fotografia. Cerchiamo di conservarlo, quel gesto; ne va della nostra passione.

Ne abbiamo parlato anche due anni addietro. La parola “fotografia” è stata introdotta per la prima volta da Sir John Herschel astronomo, matematico, chimico. Lui aveva scoperto il fissaggio, ottenendo copie stabili nel tempo, e introdotto i sostantivi positivo e negativo. Ritroviamo il termine fotografia in una sua lettera del 28 febbraio 1839 indirizzata a Fox Talbot, poi ufficializzato in una relazione alla Royal Society (“Note on the art of Photography, or the application of the chemical rays of light to the purposes of pictorial representation” ossia Nota sull’arte della fotografia, o l’applicazione dei raggi chimici della luce ai fini della rappresentazione pittorica – 14 marzo 1839). Incrociando le parole luce (φῶς | phôs) e grafia (γραφή | graphè) Herschel ha offerto un unico nome a tutte le metodiche del tempo, definite dagli scopritori in maniera differente (l’eliografia di Joseph Nicéphore Niépce, il dagherrotipo di Louis-Jacques Mandé Daguerre, il disegno fotogenico o calotipo di William Henry Fox Talbot), ma anche i processi successivi avrebbero utilizzato lo stesso termine, come facciamo noi oggi con le immagini digitali.

A complicare le cose, in tempi recenti è venuto alla luce un manuale dal titolo “Manuscript: Photographie ou Impression à la lumière” (Manoscritto: Fotografia o Impressione alla luce). L’autore di questo testo è Antônio Hércules Romualdo Florence un inventore, pittore e pioniere della fotografia francese naturalizzato brasiliano, scopritore di un metodo di stampa molto simile al processo fotografico nato in contemporanea alle ricerche portata avanti in Europa. Il documento è datato 22 ottobre 1833, ma l’isolamento del luogo in cui viveva gli avrebbe impedito di far conoscere la propria scoperta al resto del mondo.

La fotografia ha avuto tanti padri e non vogliamo favorire nessuno. Il 28 febbraio, però, rimane per noi una data importante. Il termine “Fotografia” fa il suo debutto, per entrare nel lessico dell’umanità, per sempre.

[John Herschel e Julia Margaret Cameron]

Sir John Herschel (1792–1871) era il preminente scienziato, astronomo e matematico dell'Inghilterra vittoriana, considerato alla pari di Sir Isaac Newton. Julia Margaret Cameron l’incontrò nel 1836 a Città del Capo, in Sud Africa, mentre si riprendeva da una malattia; e lui stava tracciando le stelle dell'emisfero australe e registrando la flora nativa. Solo pochi anni dopo Herschel le scrisse a Calcutta dell'invenzione della fotografia di Henry Talbot e le inviò le prime fotografie che avesse mai visto: scoperte scientifiche che erano "acqua per le labbra secche degli affamati", ha ricordato la Cameron.

Dei suoi ritratti di Herschel del 1867 Julia scrisse: "Fin dalla mia prima infanzia l'ho amato e onorato, ed è stato dopo un'amicizia durata 31 anni che l'alto compito di dare il suo ritratto alla nazione mi è stato assegnato", suonando un po' come se stesse lavorando su una commissione divina piuttosto che su una ricerca personale, spirituale, artistica - con, va detto, qualche speranza incidentale di profitto finanziario. Delle quattro esposizioni che Cameron fece nell'aprile 1867, Herschel preferì la seconda che proponiamo, che lo ritraeva come un "vecchio Pater familias".

[La fotografa, Julia Margaret Cameron]

Julia Margaret Cameron, nasce a Calcutta l’11 giugno 1815. Figlia di un funzionario dell’amministrazione coloniale e di un’aristocratica francese, viene mandata in tenera età a studiare in Francia dalla nonna, assieme alle sorelle, quindi in Inghilterra. Riceve un’educazione basata soprattutto sulla poesia e la letteratura. Nel 1838, in India, sposa Charles Hay Cameron, dal quale avrà sei figli. Nel 1848 il marito termina il suo incarico in India e la famiglia torna in Inghilterra.

Sebbene sia diventata una delle fotografe più famose della Gran Bretagna vittoriana, Julia Margaret Cameron iniziò a fotografare relativamente tardi nella vita. Nel 1863, a 48 anni, ricevette la sua prima macchina fotografica da uno dei suoi sei figli, un regalo destinato a fornirle un hobby importante per la sua vita.

Avendo vissuto in India e Londra, la famiglia della Cameron si era recentemente trasferita all'Isola di Wight, un luogo popolare per l'élite culturale britannica: i residenti includevano il saggista, filosofo e storico Thomas Carlyle, l'autore Charles Dickens, l'inventore John Herschel e il poeta Alfred Lord Tennyson . La Cameron ha fotografato questi famosi inquilini e chiunque altro glielo permettesse. Personaggi locali come il postino, così come la sua stessa famiglia e la sua servitù, appaiono in molte delle sue immagini. La sua tenacia ed eccentricità alla fine divennero famose. Lei ha seguito persone dall'aspetto promettente per le strade fino a quando non hanno acconsentito di posare per lei. Donna colta, spingeva spesso i suoi sudditi a posare per scene pastorali, allegoriche, storiche, letterarie e bibliche, come in Madonna con bambini (1864). In questa fotografia, trasforma Mary Kellaway, una sarta locale, ed Elizabeth e Percy Keown, figli di un artigliere dell'esercito reale, in figure in una scena da storia dell'arte.

La Cameron voleva fermare tutta la bellezza ispirandosi alla pittura ed anche alla letteratura, come ebbe modo di dire: “Desideravo intensamente fermare tutta la bellezza che mi si presentava davanti”. “Alla lunga vi riuscii”. “Le difficoltà accrescevano il valore della ricerca”. “Cominciai senza nessuna cognizione dell'arte”. “Non sapevo dove piazzare la camera nera, come effettuare una messa a fuoco”. “Fu con enorme costernazione che effettuai le prime fotografie”. [Angela Madesani, Storia della Fotografia].

A rendere unica Julia Margaret Cameron è il suo occhio per l’intimità e l’intensità nel ritratto (sognante, potremmo dire). Con un periodo di attività produttiva di appena 14 anni, la sua carriera è la più breve tra tutti i fotografi di livello mondiale.

Cameron è meglio conosciuta oggi per i suoi ritratti commoventi e sensibili di eminenti vittoriani. Un esempio fondamentale è la sua fotografia del 1867 di Sir John FW Herschel, in cui lo scienziato, matematico e sperimentatore fotografico guarda direttamente la telecamera, emergendo dall'ombra con i capelli arruffati e le profonde linee del viso di un uomo dedito alla vita intellettuale. Il suo stile soft-focus, ridicolizzato da molti critici e fotografi dell'epoca che si dedicavano alla nitida precisione nella fotografia, conferisce a Herschel una qualità senza tempo ed enfatizza l'essenza dell'uomo invece dei dettagli transitori. A proposito di tali sedute, Cameron ha scritto: "Quando ho avuto uomini simili davanti alla mia macchina fotografica, tutta la mia anima si è sforzata di fare il suo dovere nei loro confronti registrando fedelmente la grandezza dell'uomo interiore così come le caratteristiche dell'uomo esteriore. La fotografia così scattata è stata quasi l'incarnazione di una preghiera”.

(Fonte MoMA)

Julia Margaret Cameron muore a Ceylon il 26 gennaio 1879.

[La prima fotografia]

Julia Margaret Cameron. Sir John Herschel, April 1867.

Nessun ritrattista del periodo avrebbe interpretato Herschel come la Cameron nella fotografia che vediamo. Per la fotografa, Herschel era più di un noto scienziato; lo vedeva "come insegnante e sommo sacerdote", un "illustre e amato amico" che conosceva da trent'anni. Gli fece scompigliare i capelli per catturare la luce, avvicinò la macchina fotografica al suo viso, fotografandolo mentre emerge dall'oscurità, al pari di un profeta dell'Antico Testamento.

[La seconda fotografia]

Julia Margaret Cameron. Sir John Herschel alla stregua di un “Pater familias”, April 1867.

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