[PRIMO “LP” PER BOB DYLAN]
19 marzo 1962: Bob Dylan pubblica il primo album, che porta il suo nome. Lui ha solo vent’anni e l’LP contiene cover di altri artisti e due sole canzoni a sua firma. Commercialmente non raggiunge il successo sperato, ma è costato poco ed è stato registrato in soli tre giorni. Il cantautore statunitense aveva debuttato l’11 aprile del 1961, a New York. Da quel momento avrebbe accompagnato, con la sua musica, più di una generazione. Tanti giovani, con delle domande irrisolte, si sono sentiti rispondere: “The answer, my friend, is blowin' in the wind”; parole che aleggiano nel vento e che, forse, è difficile cogliere.
[Bob Dylan, la vita]
Bob Dylan è un cantautore statunitense, considerato una delle figure più influenti nella musica popolare del XX e dell'inizio del XXI secolo. E’ nato a Duluth, Minnesota, il 24 maggio 1941. Il suo nome di nascita era Robert Allen Zimmerman, figlio di Abram Zimmerman e Beatrice Stone. Durante l’infanzia, ha mostrato grande interesse per la musica e la poesia, imparando anche a suonare la chitarra e il pianoforte. In seguito ha formato diverse band. Il suo primo gruppo è stato influenzato da Elvis e Jerry Lee Lewis.
Nel 1959 iniziò i suoi studi all'università del Minnesota, dove si dilettava con la cosiddetta musica folk americana. Trascorreva più tempo cantando e suonando la chitarra che non a studiare. Si è poi appassionato alla poesia di Dylan Thomas, motivo per il quale ha scelto il suo nome d'arte: Bob Dylan. In quel periodo decise di abbandonare la scuola per dedicarsi completamente alla musica.
Nel 1961 si trasferì a New York, dove iniziò a cantare nei caffè di Greenwich Village. I testi di Bob Dylan avevano un alto contenuto poetico e offrivano un significato nuovo alla musica popolare. Le sue canzoni di protesta riflettevano i sentimenti delle persone nei confronti delle questioni contemporanee.
Del suo primo album con la Columbia abbiamo già detto. Dylan ha comunque registrato diverse canzoni sotto falso nome: Bob Landy era uno di questi. Nell'agosto del 1962 ha cambiato il suo nome legale in Bob Dylan. Un anno dopo, nel 1963, pubblicò il suo secondo album "The freewheelin' Bob Dylan" che ebbe un grande impatto. Tra i brani di questo LP vi era “Blowin` In The Wind”, divenuto presto un inno generazionale, tradotto in diverse lingue.
Nel 1964, arriva il suo terzo album " The Times They Are a-Changin'". Nel 1965 pubblica "Highway 61 revisited", che include la canzone “Like a rolling stone”, che segnò l'inizio di Dylan come rocker.
Dylan ha sposato segretamente l'ex modella Sara Lowndes il 22 novembre 1965. Il 1 giugno 1966 conquistò l'Europa dall'Olympia music hall di Parigi. Il 29 luglio dello stesso anno subì un incidente in moto e dovette allontanarsi dal palco per alcuni anni.
Nel 1970 uscì il film "Little Fauss and Big Halsy", diretto da Sidney j. Furie, con la colonna sonora di Bob Dylan. Tre anni dopo Bob Dylan avrebbe composto il soundtrack di un altro film: "Pat Garret and Billy the kid", diretto da Sam Peckinpah. Nel 1975 dirigerà il suo unico film “Renaldo e Clara”, e tre anni dopo apparirà in un documentario diretto da Martin Scorsese “L'ultimo valzer”.
Le canzoni di Bob Dylan degli anni '80 erano basate principalmente sulle sue preoccupazioni religiose e i suoi testi avrebbero acquisito una notevole profondità. Dylan sarebbe andato in tournée per una serie di concerti chiamati come "una retrospettiva musicale", in cui ha cantato il repertorio di canzoni popolari del decennio degli anni '60.
[Bob Dylan a Roma]
Nel 1962 Bob Dylan si esibì al Folkstudio, di passaggio a Roma per poi recarsi a Perugia dalla sua fidanzata dell'epoca, Suze Rotolo. Quella è stata la sua prima esibizione italiana.
[Le fotografie]
Bob Dylan, New York, 10 febbraio 1965. Richard Avedon.
Bob Dylan, Harlem, 4 novembre 1963. Richard Avedon.
[Il fotografo, Richard Avedon]
Di Richard Avedon sicuramente abbiamo già parlato, più volte. Ci stiamo comunque riferendo a uno dei fotografi più prolifici della seconda metà del XX secolo. Molti lo definiscono come il più importante fotografo di moda di tutti i tempi, ma noi gli abbiamo riconosciuto altri meriti, particolarmente nel ritratto. Al di là del genere comunque (fashion o portrait che sia), guardando a ritroso il lavoro del maestro, ne riconosciamo forza e coerenza, che andavano al di là delle singole interpretazioni. Di lui ci è sempre piaciuto il “potere”, quello buono; lo stesso che gli permetteva di lavorare sul soggetto con assiduità, senza limiti.
Richard Avedon è nato a New York City Il 15 Maggio 1923, figlio d’immigrati ebrei russi che possedevano un grande magazzino a Manhattan. In gioventù ha messo in mostra un’attitudine letteraria forte. Determinanti per lui sono stati gli studi con Alexey Brodovitch, presso il Laboratorio di Progettazione della New School for Social Research. La New York del tempo offriva tutto ciò che un giovane ambizioso potesse desiderare: teatro, cinema, musica, danza. A noi piace pensare che Richard abbia vissuto la fotografia con intensità e profonda dedizione, sin dagli esordi: assorbendo tutto quanto potesse dalle lezioni di chi l’ha preceduto. E’ per questo che lui ha esplorato la fotografia in molte delle sue possibilità, anche tecniche. Determinanti, a tale proposito, sono stati i continui passaggi da una medio formato al banco ottico.
Assiduità e dedizione vogliono anche dire consapevolezza, considerazione di sé; e lì forse nasce quel potere forte che gli riconosciamo, esercitato di continuo sui propri soggetti.
Molti sono stati gli elementi ispiratori per Avedon. Tra questi ricordiamo Martin Munkacsi, il pioniere della fotografia di moda in esterni. Il nostro però ha unito sapientemente l'esuberanza della fotografia outdoor con la tradizione statica dello studio, dimostrando così di aver assorbito le lezioni del mitico Edward Steichen.
Richard Avedon può contare una carriera lunga 60 anni, durante i quali ha ottenuto numerosi premi e per i quali è stato indicato da molti come il "re dei fotografi di moda". Avedon l’ha affrontata con uno stile senza precedenti. Per la prima volta l’approccio fotografico in una rivista di moda era fresco, anche divertente. Le immagini vivevano di una strana combinazione: erano costruite, ma allo stesso tempo mostravano un'aria di spontaneità mai vista prima.
I lettori delle riviste rimasero stupiti quando videro un modello sui pattini da Place de la Concorde, ma la rivoluzione totale venne compiuta quando Avedon ritrasse un’elegante Dorothy Horan (Dovima) con un abito Dior, assieme a degli elefanti. La dissonanza tra la pelle ruvida dei pachidermi e la squisita grazia del modello si rivelò una vera bomba. Come dissero in molti: “La fotografia di moda non sarebbe stata mai la stessa”.
Avedon aveva trasformato una disciplina statica e monotona in un genere vivo. Tutte le componenti del set (i capelli, il trucco, i vestiti, il corpo) diventavano uno spettacolo. Questo non deve sorprenderci: Avedon amava il teatro quasi quanto la fotografia (come Josef Koudelka). Tra l’altro Richard aveva prodotto molte delle copertine della rivista Theater Arts: la teatralità veniva trasferita al mondo della moda.
La moda di Avedon influenza anche il cinema. Nel 1957 esce nelle sale Funny Face (Cenerentola a Parigi), diretto da Stanley Donovan per la Paramount Pictures. Il lungometraggio era interpretato da Fred Astaire e Audrey Hepburn. Il personaggio di Astaire era liberamente ispirato alla figura del fotografo Richard Avedon, le cui foto appaiono nel film.
Come dicevamo, Avedon deve essere considerato anche (e soprattutto) come un grande ritrattista, probabilmente uno dei più grandi della storia della fotografia. Di fronte alla sua macchina fotografica di grande formato sono sfilate tutte le personalità famose del suo tempo. Essere fotografati da Avedon rappresentava una sorta di "certificato di celebrità".
I volti famosi rappresentano per il fotografo una lama a doppio taglio nei termini dell’immagine da produrre. Se ci si fida del personaggio preconfezionato, tutto può apparire facile; ma quando si cerca la profondità, probabilmente il soggetto erigerà una barriera. Avedon ha saputo attraversare le false ipocrisie, arrivando al nucleo della personalità.
Ingrid Bergman appare con un volto senza precedenti; ma il caso più evidente è il ritratto del 1957 che vede coinvolta Norma Jean Baker. Anche se il titolo dell’immagine recita "Marilyn Monroe, attrice" la donna che appare è stanca, spogliata dei successi di Hollywood, finalmente bambina.
Avedon era anche un provocatore e usava le sue qualità per ottenere dai soggetti il lato intimo della loro personalità. Un esempio? Il servizio che vide coinvolti i duchi di Windsor. Erano arrivati al Waldorf Astoria accompagnati dalla regalità maestosa della loro immagine. Dopo un'ora di lavoro, Richard non era riuscito a eliminare la loro impassibilità aristocratica. Il fotografo si è messo a recitare, arrivando a persino a mentire. “Il taxi che vi è venuto a prendere”, disse, “ha investito un cane, che è deceduto”. L’artista raggiunse il suo scopo, anche se per una via non ortodossa.
Avedon è ricordato anche per una serie di ritratti scattati a 752 persone tra il 1979 e il 1984. Si tratta della famosa serie del West americano. Richard aveva fotografato modelle, gli artisti più influenti, i politici più potenti; decide così di cambiare i suoi orizzonti, concentrandosi sulla gente comune. Per portare avanti il suo progetto, il nostro visitò diversi stati degli Stati Uniti occidentali, per incontrare i minatori, le persone senza fissa dimora, le casalinghe, i prigionieri, i predicatori itineranti. Avedon rimane fedele al suo stile di lavoro: uno sfondo bianco, la fotocamera di grande formato e la “ferocia” del suo sguardo. Richard non cerca la coerenza con i soggetti, ma li affronta con la stessa furia creativa utilizzata con George Bush Sr. e Henry Kissinger.
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