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[ROBERTO BOLLE, DANZA E LIBERTA’]

Roberto Bolle è sorprendente: alto, fisico d’atleta, espressività scenica, sorriso. Andrebbero aggiunti i successi, i premi, il fatto di essere contemporaneamente Étoile del Teatro alla Scala di Milano e Principal Dancer dell'American Ballet Theatre di New York, nonché Guest Artist al Royal Ballet. E’ però il suo sorriso a rapirci, quella facilità al sacrificio che lo porta a divulgare la sua danza oltre i teatri, in TV, nelle interviste. Il ballo classico, troppo spesso rinchiuso nella sua tradizione, trova col ballerino piemontese un respiro nuovo, moderno, senza concedersi licenze tecniche. E’ la forza della libertà, quella vera: fatta di diritti e doveri. Va bene tutto, ma ci sarà sempre un pubblico ad aspettarlo, al quale verrà dedicato quel sorriso che chiude un’espressione tecnica irraggiungibile ai più. Danza e libertà, dicevamo: il cerchio si chiude.

Roberto Bolle nasce il 26 marzo 1975 a Casale Monferrato, in provincia di Alessandria, da padre meccanico e mamma casalinga. Roberto manifesta fin da piccolo una forte passione per la danza. La madre lo incoraggia e lo porta all'età di sei anni a frequentare una scuola di danza a Vercelli; a undici, lo porta a Milano per sostenere l'esame d'ingresso alla scuola del Teatro alla Scala. Roberto Bolle viene ammesso.

E’ facile immaginare i sacrifici che deve affrontare il giovane ballerino: la famiglia è lontana e tutto il giorno deve allenarsi. Per lo studio, rimane la sera; ma Roberto raggiungerà la maturità scientifica.

A quindici anni, Rudolf Nureyev si accorge del suo talento, e lo vorrebbe con sé per “Morte a Venezia”. Bolle è troppo giovane ed il Teatro non gli concede l'autorizzazione, ma questa vicenda gli rafforza la motivazione.

All'età di diciannove anni entra a far parte della compagnia di ballo della Scala e due anni dopo viene nominato Primo Ballerino. Da quel momento sarà protagonista di balletti classici e contemporanei. Nel 1996 lascia la compagnia di ballo per diventare ballerino freelance, un passo che gli apre le porte alla carriera internazionale. Da allora ricopre il ruolo principale nei balletti più famosi e balla nei teatri più celebri del mondo: il Covent Garden di Londra, l'Operà di Parigi, il Bolshoi di Mosca e il Tokyo Ballet lo vedono come protagonista.

Nell'ottobre del 2000 dà avvio alla stagione del Covent Garden di Londra con "Il lago dei cigni" e nel novembre è invitato al Bolshoi per celebrare il 75° anniversario di Maija Plisetskaja, alla presenza del presidente Putin. Nel giugno 2002, in occasione del Giubileo, danza a Buckingham Palace al cospetto della Regina Elisabetta II d'Inghilterra: l'evento è ripreso in diretta dalla BBC e trasmesso in tutti i paesi del Commonwealth.

Nell'ottobre del 2002 è protagonista al Teatro Bolshoi di Mosca con Alessandra Ferri del "Romeo e Giulietta". Per la stagione 2003/2004 viene riconosciuto a Roberto Bolle il titolo di Etoile del Teatro alla Scala.

Il giorno 1 aprile 2004 balla al cospetto di papa Giovanni Paolo II sul sagrato di Piazza San Pietro, in occasione della giornata della Gioventù.

Nel febbraio 2006 danza alla cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici Invernali di Torino. Debutta al Metropolitan di New York a giugno del 2007 per l'addio alle scene americane di Alessandra Ferri, portando in scena Manon.

Roberto Bolle è molto impegnato anche nel sociale: dal 1999 è "Ambasciatore di buona volontà" per l'UNICEF. Anche la tv italiana si accorge del suo grande valore, tanto che viene richiesto come ospite in tantissime trasmissioni, tra cui: Superquark, Sanremo, Quelli che il Calcio, Zelig, David di Donatello, Che tempo che fa, Ballando con le Stelle.

Tra le sue ultime iniziative c'è il "Roberto Bolle & Friends", un gala di danza straordinario a favore del FAI, Fondo per l'Ambiente Italiano.

[Le fotografie]

Fulvia Farassino. Roberto Bolle, Venezia settembre 2004.

Giovanni Gastel. Roberto Bolle, una fotografia della mostra “Passo a due Roberto Bolle Giovanni Gastel”, tenutasi dal 3 settembre al 7 novembre a Milano, presso le Gallerie d’Italia in piazza Scala.

[La fotografa, Fulvia Farassino]

Conosciamo personalmente Fulvia Farassino e farle visita è sempre un piacere. Dal primo incontro, ci ha colpito la sua disponibilità, sommata a una gentilezza antica, vicina a quella delicatezza che lei usa in ogni scatto. Fulvia si distingue nel ritratto, particolarmente (crediamo) per la relazione che stabilisce con i soggetti. Fermarsi qui, però, sarebbe poca cosa: non è solo nell’interazione che lei riesce a emergere; di base mette in mostra un inventiva tutta sua, forse femminile, a volte materna. Di fatto, “sbuccia” chi ha di fronte, liberando l’interlocutore dagli orpelli del mestiere. Ne escono personaggi nuovi, riconoscibili e rivisitati nel medesimo tempo, icone di un momento che si prolungherà nel tempo, per quando si vorrà comprendere nuovamente.

Un’ultima cosa: Fulvia gioca spesso con lo strumento, lo usa per sé, quando le fa comodo. Ne escono autentiche poesie già scritte nel suo pensiero fotografico, per via di un’ideazione sempre fervida e accesa.

Fulvia Farassino Pedroni, cremonese di nascita, ha intrapreso la sua carriera professionale nel mondo dei cineclub a Milano e dalla fine degli anni settanta si è dedicata a tempo pieno alla fotografia.

Specializzatasi in fotoreportage d'ambiente cinematografico, ha seguito festival e riprese di film dedicandosi soprattutto a ritratti d'attori e registi; successivamente ha fotografato anche scrittori, artisti, pubblicitari e imprenditori nonché artigiani di manufatti ormai rari, preferibilmente nel loro ambiente di lavoro.

Dal suo studio collabora con regolarità come free-lance agli inserti del Corriere della Sera: Magazine e Vivi Milano. Ha pubblicato su Max, Ciak, L'Espresso, Epoca, L'Europeo, Vanity Fair, La Repubblica, Il Corriere della sera, La Gazzetta dello sport, Insieme, Capital, e altre riviste italiane e straniere. Tra i suoi fotoreportage, inoltre: l'Iraq dopo la prima guerra del Golfo, la Legione straniera, le comunità d'immigrati in Italia.

[“Un passo a due”, fotografia e danza]

Si sono incontrati più volte, Roberto e Giovanni. In quelle occasioni, ne nasceva uno spettacolo unico, quello che in tanti hanno potuto ammirare in mostra presso le Gallerie d’Italia, a Milano. Il ballerino vedeva gli istanti dei suoi movimenti, il fotografo la danza che avrebbe dovuto fermare per un attimo. Mancava la musica o, forse, era muta, intuibile tra le luci e le ombre, nella tensione dei muscoli, nel rigore tecnico dei due artisti.

Recita bene il comunicato stampa della mostra. Da una parte la danza, dall’altro la fotografia. Due universi così vasti che bramano entrambi la perfezione estetica: fatta di forme, armonia ed estensioni al limite del possibile. La volontà di spingersi sempre oltre, al di là della tecnica, che una volta appresa, va dimenticata per lasciare spazio alla propria unicità, come ben testimoniano i due protagonisti di questa mostra: solo così si può fare la differenza e nei propri peculiari ambiti artistici si può cambiare il mondo.

Ecco cosa ci disse Giovanni Gastel durante un’intervista. “La prova di un creativo, di un artista è quella di fornire una visione personale dell’universo, con tolleranza, senza andare oltre”. “Il suo deve essere un punto di vista personale, che cala su tutta la realtà”. Quella prova, durante gli scatti di “Un passo a due”, è stata affrontata in coppia, per una danza che continuerà nel tempo, per esprimersi quando quelle fotografie usciranno dal cassetto, facendoci ridere, piangere, meravigliare.

[Il fotografo, Giovanni Gastel]

(Fonte: sito ufficiale dell’autore)

Giovanni Gastel nasce a Milano il 27 dicembre 1955 da Giuseppe Gastel e Ida Visconti di Modrone, ultimo di sette figli. La sua carriera di fotografo inizia in un seminterrato a Milano verso la fine degli anni ’70, dove Gastel, giovanissimo, trascorre i suoi lunghi anni di apprendistato scattando foto ed imparando le tecniche base di un mestiere che l’avrebbe poi portato al successo. Tra il ’75-‘76 lavora per la prestigiosa casa d’aste londinese Christie’s, mettendo in pratica ciò che aveva appreso.

La svolta della sua carriera arriva nel 1981 quando incontra Carla Ghiglieri, che diventa il suo agente e lo avvicina al mondo della moda: dopo la pubblicazione della sua prima natura morta sulla rivista italiana “Annabella”, nel 1982, inizia a collaborare con Vogue Italia e, poi, grazie all’incontro con Flavio Lucchini -Direttore di Edimoda- e Gisella Borioli, con Mondo Uomo e Donna.

Tra gli anni ’80 e i ’90, la carriera di Gastel nel mondo della moda esplode parallelamente al boom del “Made in Italy”. In quegli anni, Gastel sviluppa campagne pubblicitarie per le più prestigiose case di moda italiane tra cui Versace, Missoni, Tod’s, Trussardi, Krizia, Ferragamo e molte altre. Il successo nel suo paese lo porta anche a Parigi -dove negli anni ’90 lavora per marchi come Dior, Nina Ricci, Guerlain- nonché nel Regno Unito e in Spagna.

Sebbene la sua carriera inizia nel mondo della moda, Gastel (fotografo e, al contempo, anche poeta) capisce rapidamente che il suo impulso d’espressione necessita anche di progetti con fini prettamente artistici. La consacrazione artistica non tarda ad arrivare e, nel 1997, la Triennale di Milano gli dedica una personale curata dal grande critico d’arte, Germano Celant. La mostra lancia Gastel ai vertici dell’élite fotografica mondiale e il suo successo professionale si consolida così tanto che il suo nome che compare su riviste specializzate accanto a quello di mostri sacri della fotografia Italiana come Oliviero Toscani, Giampaolo Barbieri, Ferdinando Scianna e di leggende internazionali come Helmut Newton, Richard Avedon, Annie Leibovitz, Mario Testino e Jürgen Teller.

Il successo professionale apre le porte ad un altro lato del repertorio fotografico di Gastel che fino alla fine degli anni 2000 era rimasto inesplorato: il Ritratto. Negli ultimi anni, Gastel si scopre appassionato di questo ramo della fotografia e, come sempre ha fatto nella sua carriera, vi s’immerge totalmente. Il suo lavoro culmina in una mostra al Museo Maxxi di Roma nell’anno 2020 con una selezione di 200 ritratti che ritraggono volti di persone del mondo della cultura, del design, dell’arte, della moda, della musica, dello spettacolo e della politica che lo stesso Gastel ha incontrato durante i suoi 40 anni di carriera. Alcuni dei ritratti degni di nota includono Barack Obama, Ettore Sottsass, Roberto Bolle e Marco Pannella.

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