[LA BELLA AUSTRALIANA]
Tutto facile, per Elle Macpherson, almeno così sembra. Veniva chiamata "The body" dagli addetti ai lavori, per via delle sue forme. Per anni stilisti e fotografi si sono contesi le sue grazie, per una favola durata una vita. Troppo facile? Non sappiamo, ma è meglio convincere le tante aspiranti che la fortuna di Elle non capita spesso, soprattutto a causa di un incontro casuale. Meglio studiare legge, come avrebbe voluto fare la bella australiana in giovane età.
Elle Macpherson nasce il 29 marzo 1964, a Sidney. Il suo desiderio giovanile era diventare avvocato, non modella. S’iscrive così a Legge, presso l'Università di Sidney; ma il classico addetto ai lavori la porta alla ribalta, mentre lei era ad Aspen, in Colorado. E’ bastato un giro presso le agenzie per farla diventare famosa.
Elle Macpherson, neanche a farlo apposta, diventa una colonna portante per la rivista che "Elle" (il gioco dei nomi è casuale), che la vuole sulle proprie pagine per ben sei anni. Il legame col magazine diventa più stretto quando la “bella d’Australia” sposa il direttore creativo della rivista, Gilles Bensimon. Il matrimonio è durato tre anni. Poi Elle ha differenziato la propria proposta spostandosi nel mondo dei video-fitness, tentando si spiegare alla gente comune le metodiche per stare bene con se stessi e il proprio corpo. Come esempio non era male!
Tuttavia, la moda è di moda, anche per i belli. Se in un certo periodo fa breccia la donna efebica, subito dopo può venire soppiantata da un modello femminile dalle forme più generose. C’è poi da considerare l’età, che nel fashion passa in fretta. Elle è quindi costretta a diversificare i propri interessi professionali, un po’ come hanno fatto le top model sue colleghe. Riesce così a ottenere dei ruoli in qualche film. Nel 1990, ad esempio, partecipa ad "Alice" di Woody Allen, anche se in una parte secondaria; ma nel 1994 ottiene un ruolo nel film "Sirens", con Hugh Grant, e nel 1996 recita in "Jane Eyre", al fianco di Ben Stiller. Quell'anno appare anche nel film di Barbra Streisand, con Jeff Bridges, "L'amore ha due facce". In seguito ha usato il suo nome per firmare una linea di lingerie, dall'evocativo nome di "Elle Macpherson Intimates". Lanciata in Australia, la linea ha preso piede in tutto il mondo.
Infine, Elle, ha pensato bene di sfruttare il suo nome per aprire i celebri "Fashion Cafè", una catena di locali che hanno attecchito un po' in tutto il mondo.
La bella Elle, però, non ha mai abbandonato il cinema. Nel 1997 ha recitato come moglie di Arnold Schwarzenegger in "Batman e Robin", per poi apparire anche nel film "The Edge" al fianco di Anthony Hopkins.
Circa la vita privata e sentimentale, Elle ha inanellato flirt, matrimoni e divorzi. Citiamo solo la relazione amorosa con Seal Penn.
[Le fotografie]
Elle Macpherson, 2007. Ph. Bryan Adams
Elle Macpherson, 1994. Ph. Herb Ritts
[Il fotografo, Bryan Adams]
Anche questa volta ci troviamo di fronte a un musicista fotografo, come già è stato per Lou Reed e Patti Smith. Bryan Adams, però, ha cavalcato l’immagine da vero professionista, quasi cambiando mestiere. Alla fine degli anni novanta si è dedicato a degli autoritratti fotografici per le sue copertine degli album. Quei momenti hanno rappresentato l'inizio di una carriera fotografica di successo. A lui si devono i ritratti di personaggi famosi, musicisti e non; tra questi: Morrissey, Ben Kingsley, Amy Winehouse, Michael Jackson, Louise Bourgeois, Lindsay Lohan e Judi Dench. Tra l’altro, un suo scatto rivolto alla regina Elisabetta II è diventato un francobollo delle poste inglesi.
Parlare di Bryan Adams, quindi, ci impone un occhio di riguardo nei confronti della “sua” fotografia, così ci accorgiamo che si è specializzato in ritratti e moda, riuscendo a catturare la personalità e la sensibilità dei suoi soggetti: soprattutto attori, modelle e personaggi del mondo della musica e delle arti visive. Oggi è un collaboratore di riviste come Vogue, Harper Bazaar e Elle.
Bryan, però, è un valente musicista e questo ci suggerisce qualche riflessione tra il mondo delle note e l’immagine. “La fotografia è muta, la musica è cieca”, ci dice Michele Smargiassi; ma qualche rapporto, tra le due, dobbiamo trovarlo, anche perché tanti sono i fotografi che si sono avvicinati, con perizia, all’uso di uno strumento musicale. Ansel Adams fino a vent’anni era un pianista promettente; Weegee, come secondo lavoro, accompagnava col violino i film muti; Eugene Smith, William Eggleston, “Chim” Seymour, tutti suonavano benino qualcosa. Esiste anche un viceversa: Graham Nash è stato un pioniere della stampa digitale, mentre Madonna è una collezionista, nonché un’eccellente conoscitrice di foto. E ci sarà qualche ragione se Paul McCartney sposò una fotografa. Già Linda McCartney era una fotografa, dedita al rock ma non solo. Come dimenticare poi Fabrizio Ferri? Lui addirittura è un compositore sinfonico e ha diretto una propria opera per la riapertura del San Carlo di Napoli. Tra gli orchestrali c’era Sting, un suo amico.
C’è comunque dell’altro: chi ha visitato uno studio fotografico trovandolo privo di musica? E poi, quanti poster sono stati dedicati ai “divi” musicali? Quelli che le ragazzine affiggevano nella loro stanza? Possiamo immaginarci l’ascolto senza personaggio? Una canzone senza l’espressione di chi la canta? Se non altro l’immagine ha costretto la musica a mostrarsi, a rendersi maggiormente palese, quasi a spettacolizzarsi. E’ un po’ quello che sta accadendo alla radio, dove dal “Lupo Solitario” si è passati ai divismi della Web Radio o dei Canali TV. La fotografia ha senz’altro avuto influssi importanti sulla musica, sul modo di viverla, sui comportamenti degli addetti ai lavori: non c’è rock’n’roll senza la sfrontatezza del corpo esibito, non c’è pop senza il look delle star; morale, per farsi sentire, bisogna prima farsi vedere. La fotografia ha convinto la musica a farsi spettacolo; ma la musica ha cambiato la fotografia? Oggi convivono fianco a fianco, liquide e indicizzate; spesso nel medesimo contenitore. Entrambe si accarezzano, completandosi: quasi a toccarsi. E’ il bello dell’arte e del pensiero, che alle volte vive per immagini.
Tornando al nostro, si potrebbe dire: “Adams la spintina l’ha avuta; facile diventare famoso quando lo si è già”. Crediamo si tratti comunque anche di vicinanza culturale, con gli addetti ai lavori quindi, con l’ambiente, con la musica. Sta di fatto che Bryan ha ritratto anche personalità differenti, ma pure gente comune. Insomma, fotografi d’autore non lo si diventa per raccomandazione e nemmeno unicamente per assonanze di soggetto. La dote bisogna coltivarla prima, senza inventarsi nulla. Non a caso, sempre Adams ha pubblicato su molte riviste famose, fondando addirittura un giornale di fotografia. A Vienna, lo scorso anno, ha esposto una sua retrospettiva: il cerchio si chiude.
Per completezza, ricordiamo come la discografia di Bryan Adams sia particolarmente fitta: dieci Album (più due dal vivo) e sessanta singoli. Il brano (Everything I Do) I Do It for You è stato inserito nella colonna sonora del film Robin Hood, Principe dei ladri (1991); il film interpretato da Kevin Costner. La canzone, che ha vinto anche un Grammy Award, è stata venduta in dieci milioni di copie.
[Il fotografo, Herbert Ritts]
Herbert Ritts Jr. nasce il 13 agosto 1952 a Los Angeles, in California. La sua famiglia è agiata e possono permettersi una villa vicino a quella di Steve McQueen. Ha iniziato la sua carriera fotografica alla fine degli anni '70 e si è guadagnato la reputazione di maestro dell'arte e della fotografia commerciale. Oltre a produrre ritratti e moda editoriale per Vogue, Vanity Fair, Interview e Rolling Stone, Ritts ha anche creato campagne pubblicitarie di successo per Calvin Klein, Chanel, Donna Karan, Gap, Gianfranco Ferré, Gianni Versace, Giorgio Armani, Levi's, Pirelli, Polo Ralph Lauren e Valentino, tra gli altri. A partire dal 1988 ha diretto numerosi video musicali e spot pubblicitari pluripremiati. La sua fotografia d'arte è stata oggetto di mostre in tutto il mondo, con opere che risiedono in molte importanti collezioni pubbliche e private.
Nella sua vita e nel suo lavoro, Herb Ritts è stato attratto da linee pulite e forme forti. Questa semplicità grafica ha permesso alle sue immagini di essere lette e sentite istantaneamente. Con i suoi lavori è riuscito nel tempo a cogliere e a rendere delle vere icone per i fan diverse star. Ritts prediligeva il B&W e la luce naturale, con la quale esaltava le curve del corpo. Il suo stile s’ispirava soprattutto alla bellezza classica, tinta però di glamour. Grazie a lui l'estetica maschile perde i canoni virili degli anni precedenti, assumendo toni erotici e ambigui.
Gli scatti celebri
Della fotografia che ritrae Richard Gere abbiamo già parlato. Per Madonna firma la copertina del suo disco "True Blue" (1986); e proprio in quell’immagine mette in mostra il suo stile sempre alla ricerca di una naturalezza che vive tra equilibrio ed eleganza. Ritts è stato fotografo di scena in due film di successo degli anni Ottanta: "Flashdance" (1983) e "Cercasi Susan disperatamente" (1985). Per due volte la Pirelli gli commissiona il suo prestigiosissimo calendario: nel 1993 e nel 1998.
Un decesso prematuro
Herb Ritts si spegne nella sua Los Angeles quando è al culmine della carriera, a soli 50 anni, il 26 dicembre 2012. Le cause della morte sono legate a complicazioni derivate da una polmonite, conseguenza dell'AIDS all'inizio del 1989. Si spegne così uno dei grandi fotografi del ‘900: una leggenda nella fotografia come lo sono quelle star che lui ha contribuito a creare, con equilibrio ed eleganza.
[Un libro per la propria biblioteca]
Herb Ritts: L.A. Style
Di Paul Martineau e James Crump - Ed. Getty Publications
Il volume ci propone una splendida collezione di fotografie - molte mai pubblicate prima – che celebrano il notevole talento di Herb Ritts. L’opera traccia la vita e la carriera dell'iconico fotografo attraverso una selezione convincente d’immagini note e inedite. Herb Ritts (1952-2002) è un fotografo di Los Angeles che ha conquistato una reputazione internazionale per le sue immagini di moda, nudo e per i ritratti che vedono coinvolte numerose celebrità. Durante gli anni '80 e '90, Ritts era richiesto dai principali stilisti di moda, come Armani, Gianfranco Ferre, Donna Karan, Calvin Klein, Valentino e Versace, oltre che dai redattori di "GQ", "Rolling Stone" e "Vanity Fair ". Per lo più autodidatta, Ritts ha creato un proprio stile, spesso facendo uso della luce e del paesaggio della California; riuscendo così a differenziarsi dai suoi colleghi di New York. Dalla fine degli anni Settanta fino alla sua morte prematura per via dell'AIDS, nel 2002, la capacità di Ritts di creare fotografie ha colmato con successo il divario tra arte e mercato. Ciò ha rappresentato non solo il testamento del potere della sua immaginazione e della sua abilità tecnica, ma anche l'unione sinergica tra Arte, cultura popolare e attività commerciale, perseguendo così la sfida propria del movimento Pop Art degli anni ‘60 e ‘70.
*