[UN INTRECCIO DI STORIE]
Il 6 aprile 1820 nasce Gaspard Félix Tournachon, in arte Felix Nadar (alcune fonti riportano il 5 aprile). Abbiamo parlato spesso di lui, soprattutto in relazione alle celebrità che ha fotografato (Victor Hugo, Jules Verne, Charles Baudelaire, Gioacchino Rossini). Felix Nadar è stato un grande ritrattista, forse il migliore; ma lo ricordiamo anche come un visionario, una personalità cioè capace di guardare oltre, persino a livello imprenditoriale, se pure con degli esiti discutibili. Cercheremo di mettere insieme delle storie che lo riguardino, anche indirettamente; tentando di costruire uno sguardo allargato su un’era ormai distante da noi, ma dagli stimoli significativi.
[Le fotografie]
Sarah Bernhardt (1844-1923) nel ruolo di Junie ne ''Il Britannico'' di Jean Racine, una tragedia ispirata agli Annali di Tacito (1860 circa).
Ritratto di Felix Nadar (1820-1910), fotografo e scienziato aeronautico.
[Felix Nadar e la mongolfiera]
Joseph Michel e suo fratello Jacques Etienne Montgolfier sono considerati gli inventori della “mongolfiera”. Nati ad Annonay, nei pressi di Lione (Francia) i due fratelli Montgolfier appartengono a una ricca famiglia che possiede una fabbrica per la lavorazione della carta. Tra i due Joseph è da considerarsi la “mente”. Mentre osserva un falò, Joseph si rende conto che alcune parti del fuoco si sollevano verso l’alto, giungendo alla conclusione che il fuoco contiene un gas dotato di una caratteristica peculiare, la “levità”. I suoi esperimenti cominciano nel 1782, mentre si trova ad Avignone. Sulla base di questi, Joseph costruisce un contenitore in legno ricoperto di un leggero tessuto di taffettà. Accendendo un falò di carta nella parte inferiore del contenitore, Joseph vede che questo si solleva in aria, urtando infine contro il soffitto. Nasce così il primo aerostato ad aria calda.
Il primo volo in pubblico del nuovo apparecchio avviene il 4 giugno 1783, ad Annonay.
L’invenzione dei fratelli Montgolfier ci riporta alla mente Felix Nadar. Nel 1860 la sua fama è all’apice, anche per le tante iniziative di cui si è reso protagonista, come la ripresa delle prime foto aeree della storia, eseguite sui cieli di Parigi da un pallone aerostatico (1858). Quella del volo è un’altra delle sue passioni, convinto com’è (e la storia gli darà ragione) che il futuro della navigazione aerea sia affidato ad aeromobili più pesanti dell’aria. Nel 1863 assieme ad altri (fra cui Jules Verne) fonda una società d’incoraggiamento per la navigazione aerea a mezzo di apparecchi più pesanti dell’aria e per finanziarsi fa costruire uno dei palloni più grandi del mondo, Le Géant, col quale, durante il secondo volo, precipita in Germania rischiando la vita. Durante l’assedio di Parigi nel 1870 suggerirà inoltre di innalzare un pallone aerostatico per controllare le posizioni prussiane e garantire le comunicazioni della città con il mondo.
Il suo amico Jules Verne si ispirerà a lui sia per il romanzo Cinque settimane in pallone, sia per creare il personaggio di Michel Ardan (anagramma di Nadar) nel romanzo fantascientifico Dalla Terra alla Luna pubblicato nel 1865.
[Felix Nadar, conosciamolo meglio]
Come giustamente scrive Ferdinando Scianna nel suo “Il viaggio con Veronica” (edizioni UTET), le classifiche non fanno parte della fotografia. Eppure, possiamo affermare senza tema di smentite come Felix Nadar sia stato il più grande ritrattista nella storia della fotografia. Pochi altri sono riusciti ad andare così a fondo nel linguaggio fotografico per quanto attiene all’approccio con il soggetto. Il fotografo parigino cercava la “somiglianza interiore”, fotografando in semplicità, senza alchimie scenografiche. Il ritratto di Sarah Bernard, famosissimo, lo si guarda ancora con interesse per l’istante sospeso dell’espressione, colta in uno scatto unico visti i mezzi a disposizione del tempo.
Felix Nadar, come dicevamo, era molto altro; un visionario, un amico di tutti, un interlocutore “contaminato” col quale si poteva parlare in ogni ambito: politica, scienza, arte, aereonautica, letteratura. Il tutto avveniva in una Parigi fantastica, colta, vivace. Lo studio di Nadar (al 35 di boulevard des Capucines), ricco di vetrate, metteva in mostra una grande insegna, costruita dal padre dei fratelli Lumière. Già perché nello stesso viale, poco più in giù, il 28 dicembre 1895, al Salon indien du Grand Café veniva presentato il primo spettacolo cinematografico a pagamento. Coincidenze? Forse, ma di certo non è un caso che nello studio di Nadar si sia tenuta la prima mostra dei pittori impressionisti: guardava avanti, il nostro; e per questo era un autore.
Speriamo che Avedon, Penn e Sander possano perdonarci per il primato attribuito al fotografo francese, ma va considerato anche il periodo storico, il fermento politico e intellettuale, la fotografia appena nata e anche qualche contestazione. Baudelaire vedeva nella fotografia la “peste estetica della modernità”, salvo poi farsi ritrarre anche lui da Nadar in immagini indimenticabili.
[Il fotografo, Felix Nadar]
“La fotografia è alla portata dei più imbecilli, s’impara in un'ora. Quello che non si può imparare è il sentimento della luce […] e ancor meno l'intelligenza morale del tuo soggetto, […] e l'intima somiglianza” (Felix Nadar).
Gaspard Félix Tournachon, detto Nadar, nasce da una famiglia di tipografi e librai di Lione. Alla morte del padre, abbandonò gli studi di medicina e divenne giornalista, disegnatore e caricaturista. Sogna, tra gli altri progetti, di costituire il “Panthéon Nadar” attraverso una serie di caricature per le quali inizia a usare la fotografia. Il Pantheon riunisce 300 grandi uomini del tempo dei 1.000 previsti. Doveva essere pubblicato su quattro fogli litografici.
Nadar frequenta i "bohémien" parigini del tempo. I suoi amici lo chiamano Tournadar perché aggiungeva la desinenza "dar" alla fine di ogni parola. Da questo soprannome prenderà vita il suo pseudonimo Nadar.
La fotografia esisteva solo da 15 anni, ma Felix si stabilisce nel 1854 al 113 di rue Saint-Lazare a Parigi in uno studio estremamente lussuoso, poi nel 1860 al 35 di boulevard des Capucines. In entrambi ricevette molte personalità di spicco: politici, attori (Sarah Bernhardt), scrittori (Hugo, Baudelaire, Dumas), pittori (Corot, Delacroix, Millet), musicisti (Liszt, Rossini, Offenbach, Berlioz), uomini di scienza e tanti altri.
Felix fotografa in semplicità, senza accessori inutili, alla luce naturale delle alte finestre spesso riflessa su grandi pannelli mobili. Le pose molto classiche valgono soprattutto per la grande qualità nella scelta delle espressioni che rivelano perfettamente la personalità dei suoi soggetti e dimostrano come Nadar fosse un fine conoscitore dei suoi contemporanei, riuscendo a creare con loro ana grande complicità. In questo periodo, nel quale il ritratto viene industrializzato, Nadar elimina gli accessori pittorici, le decorazioni convenzionali e rifiuta il ritocco, a favore della "vera espressione e di quel momento di comprensione che ti mette a contatto con il soggetto, che ti guida alle sue idee e al suo carattere”.
Ma dal 1860, a causa della forte concorrenza, accetta compromessi commerciali, realizza ritratti su “carte de visite” (piccoli formati e molto economici inventati da Disdéri), accontentandosi di dirigere gli scatti e di ricevere il suo mondo. L'estetica e la forza delle sue immagini finirono per dissolversi e nel 1886 vendette la sua attività al figlio Paul (1856-1939), che continuò l'opera del padre senza genialità.
Allo stesso tempo, continua a scrivere, disegnare, inventare. Nadar, appassionato di aerostazione, brevettò la sua idea di fotografare la terra vista dal cielo nel 1858. Utilizzando un pallone legato a ottanta metri da terra, realizzò le sue prime vedute di Petit-Bicêtre vicino a Parigi. Costruì quindi il “Gigante”, che poteva ospitare ottantacinque persone, ma fu un fallimento tecnico e commerciale, col quale Nadar dissipò gran parte della sua fortuna.
Amico di molti artisti del suo tempo, il 15 del 1874 prestò o il suo studio in Boulevard des Capucines per la prima mostra di pittori impressionisti, alcuni dei quali destinati a divenire celeberrimi, come Claude Monet, Edgar Degas, Pierre-Auguste Renoir.
Rovinato e malato, nel 1887 si ritirò in campagna con la moglie. Per l'Esposizione Universale del 1900, Paul organizza una retrospettiva dell'opera del padre e sarà un trionfo.
Tornò a Parigi nel 1904 e si dedicò alla scrittura delle sue memorie. La scrittura l’occupò per tutta la vita e pubblicò più di una dozzina di libri: romanzi, ricordi, cronache, il più famoso dei quali è “Quando ero un fotografo” pubblicato nel 1900. Il volume, molto interessante, è acquistabile oggi, pubblicato da Abscondita il 6 luglio 2010.
Felix Nadar morì a Parigi di broncopolmonite il 20 marzo 1910.
La sua fama, il suo successo, il suo posto nel mondo hanno eclissato molti dei suoi contemporanei il cui lavoro è altrettanto importante, ma che non seppero mettersi in mostra come lui. Tra questi, vanno ricordati i nomi di Pierre Petit, Antony Samuel, Meyer e Pierson, Adam Salomon e soprattutto quello di Étienne Carjat, giornalista e caricaturista anche lui, i cui ritratti sono potenti almeno quanto quelli di Nadar. Di lui abbiamo parlato il 20 ottobre 2021, riferendoci tra l’altro al magistrale ritratto di Baudelaire e quello, divenuto un classico, di Gioacchino Rossini.
[Boulevard des Capucines, la via del cinema]
Sabato 28 Dicembre 1895 nasce il cinema con i fratelli Auguste e Louis Lumière. Un gruppo di operai, per lo più donne, con indosso abiti tipici della Belle Époque, esce dalla fabbrica al termine della giornata di lavoro. È l’episodio iniziale del cortometraggio proiettato davanti a una sparuta platea che, alla modica cifra di un franco, assistette a quello che oggi è considerato il primo film della storia del cinema. Nonostante la pubblicità data all’evento nei giorni precedenti, si presentarono soltanto trentatré persone, mentre la stampa snobbò completamente l’invito. Gli spettatori ne rimasero strabiliati e in pochi minuti all’ingresso del locale si formò una calca di 2mila persone, desiderose di scoprire la «meraviglia del secolo».
La proiezione avvenne nel Salone Indiano del seminterrato del Grand Café, in Boulevard des Capucines. Nella stessa strada era ubicato lo studio di Felix Nadar.
I fratelli Lumière si occuparono anche di fotografia, a colori però. Nel 1903, brevettarono il processo “Autochrome Lumière”, lanciato sul mercato nel 1907.
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