Skip to main content

[IL VECCHIO E IL MARE]

4 maggio 1953: Ernest Hemingway vince il Premio Pulitzer con "Il Vecchio e il mare" considerato uno dei capolavori della letteratura moderna. Dal libro è tratto l'omonimo film, interpretato dal famoso attore Spencer Tracy. Hemingway vinse il premio Nobel per la letteratura nel 1954.

Nelle opere di Hemingway s’intreccia un legame stretto tra la sua vita e la narrazione, che diventa esistenziale. Tra l’altro, lui non era uno scrittore da circolo letterario, per i salotti bene; amava le esperienze forti, quelle che incidono il pensiero dopo una buona dose di catecolamine. Hemingway portava avanti la sua narrativa come una pratica attiva, avulsa dalla ricerca di un’espressione artistica. Il vecchio e il mare, romanzo breve o racconto lungo, rappresenta in tal senso il suo lascito letterario, una sorta di testamento da rileggere più volte.

[Le fotografie]

Ernest Hemingway, 1957. Ph. Yousuf Karsh.

Come dicemmo in un’altra occasione, Ernest, come scrittore, ha occupato con i suoi romanzi la vita d’intere generazioni: anche quella di chi scrive. Francesco Guccini lo cita nella sua canzone “Incontro” (LP Radici): “I nostri miti morti ormai, la scoperta di Hemingway”.

Woody Allen lo riporta in vita nel film “Midnight in Paris” (2011), dove il protagonista impara ad accettare il presente grazie a due figure importanti della letteratura americana del ‘900: E. Hemingway e F.S. Fitzgerald. Del resto, in molti hanno letto: “Addio alle armi” (bella l’edizione Mondadori del 1949, con la traduzione di Fernanda Pivano), “Per chi suona la campana”, “Il vecchio e il mare” (anche qui con la traduzione di Fernanda Pivano, Mondadori 1952; Premio Nobel per la letteratura) e “Fiesta”. Piaceva, forse, il suo appartenere alla Lost Generation o anche la vita turbolenta da lui portata avanti.

[Il libro, la trama]

Il vecchio pescatore cubano Santiago da quasi tre mesi non riesce a prendere alcun pesce, e si è ormai diffusa la voce che la buona sorte l’abbia abbandonato. Un tempo pescava con Manolo, che l’ha accompagnato fin da quando era un bambino; ma adesso, vista la cattiva sorte, dalla famiglia al ragazzo viene imposto di cercare fortuna su altre imbarcazioni. Il vecchio è solo e Manolo lo vede tornare sempre a mani vuote: pensare che Santiago era stato per lui un punto di riferimento.

Un giorno, tutto cambia. Il vecchio si spinge in mare aperto e all’amo abbocca un pesce di dimensioni mai viste. Seguiranno tre giorni e altrettante notti di lotta, vinta dopo un duello senza esclusione di colpi. Santiago, però, dovrà combattere anche contro i pescecani, che iniziano a morsicare la sua preda. Quando rientrerà in porto, del grosso pesce rimarrà solo lo scheletro.

[Il libro, le frasi]

«Il vecchio aveva visto molti pesci grossi. Ne aveva visti molti che pesavano più di quattro quintali e mezzo e ne aveva già presi due di quelle dimensioni in vita sua, ma non era mai stato solo. Ora, da solo e in pieno mare aperto, era legato al pesce più grosso che avesse mai visto e di cui avesse perfino sentito parlare, e aveva la mano sinistra ancora serrata come la morsa degli artigli di un’aquila.»

(Il vecchio e il mare, pp. 51-52).

“L'uomo non è fatto per la sconfitta”. “Un uomo può essere distrutto ma non sconfitto”. (Ernest Hemingway)

[Yousuf Karsh incontra Hemingway]

Cuba, 1957 (fonte, sito ufficiale)

«Mi aspettavo di incontrare nell'autore un composito degli eroi dei suoi romanzi. Invece, nel 1957, nella sua casa Finca Vigía, vicino all'Avana, ho trovato un uomo di particolare gentilezza, l'uomo più timido che abbia mai fotografato: un uomo crudelmente martoriato dalla vita, ma apparentemente invincibile. Stava ancora soffrendo per gli effetti di un incidente aereo avvenuto durante il suo quarto safari in Africa. Ero andato la sera prima a La Floridita, il bar preferito di Hemingway, per fare i miei "compiti" e assaggiare la sua miscela preferita, i daiquiri. Ma si può essere troppo preparati! Quando, alle nove del mattino successivo, Hemingway chiamò dalla cucina "Che cosa berrai?", la mia risposta fu, "Daiquiri, signore". "Buon Dio, Karsh", ribatté Hemingway, “A quest'ora del giorno?"».

[I ritratti di Yousuf Karsh]

Nei suoi ritratti eleganti delle figure di spicco del 20° secolo (Pablo Picasso, Georgia O'Keeffe, Winston Churchill, Audrey Hepburn, Jackie Kennedy, Muhammad Ali e Albert Einstein) il fotografo Yousuf Karsh ha catturato sia la personalità privata che il personaggio pubblico. Posando con cura e illuminando in modo sensibile i suoi soggetti, Karsh si è sforzato di evidenziare i tratti distintivi che trasmettessero un senso della loro individualità. Il momento decisivo per lui, quello nel quale avrebbe rilasciato l'otturatore della fotocamera, è emerso quando la maschera pubblica del suo soggetto si è sollevata, anche se solo per un attimo e di sfuggita. Karsh ha scritto: «Il fascino senza fine di queste persone per me risiede in quello che chiamo il loro potere interiore. Fa parte dell'inafferrabile segreto che si nasconde in tutti, ed è stato il lavoro della mia vita cercare di catturarlo su pellicola».

[La vita di Yousuf Karsh]

Yousuf Karsh, uno dei più importanti fotografi armeno-canadesi, era famoso per i suoi ritratti. Nasce a Mardin, una città nella parte orientale dell'Impero ottomano (Turchia) il 23 dicembre 1908. È cresciuto nell'era del genocidio armeno e, quando aveva 16 anni, i suoi genitori lo spinsero a vivere insieme a suo zio Georg Nakash, anche lui fotografo, a Sherbrooke, nel Quebec, in Canada. Karsh ha frequentato la scuola per un breve periodo, mentre aiutava suo zio con il lavoro in studio. Nakash vide sul campo le capacità di suo nipote e nel 1928 organizzò per lui uno stage sotto un grande ritrattista che viveva a Boston, di nome John Garo.

Nel 1931, per farsi un nome, Yousuf Karsh tornò in Canada e iniziò a lavorare con John Powl, nel suo studio, che poi ha rilevato pochi anni dopo. Nel 1936, ha esposto la sua prima mostra nella Drawing Room dell'hotel Château Laurier. Tempo dopo, trasferì lì il suo studio, dove visse e lavorò fino al 1992.

Karsh è stato scoperto dal primo ministro canadese, Mackenzie King, che ha presentato Karsh ai notabili in visita per le sedute di ritratto. Il suo lavoro iniziò a raccogliere consensi, ma la svolta arrivò quando ritrasse Winston Churchill, nel 1941 mentre Churchill pronunciava un'orazione alla Camera dei Comuni canadese a Ottawa. Questo è rimasto il uno dei ritratti più riprodotti nella storia.

La grande opera di Yousuf Karsh è esposta in numerosi stimati istituti e gallerie come collezione permanente. Pochi esempi sono il Museum of Modern Art di New York, il Metropolitan Museum of Art, la Bibliotheque nationale de France, il George Eastman House International Museum, la National Gallery of Canada e altri. Diverse biblioteche e vari registri in Canada conservano l'intera collezione, insieme ai negativi e ai documenti. Gli strumenti fotografici di Karsh sono stati donati al Canada Technology and Science Museum di Ottawa.

Yousuf Karsh muore il 13 luglio 2002, a Boston.

*

Like what you see?

Hit the buttons below to follow us, you won't regret it...