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[STREGATA DALLA LUNA]

Per ricordare il compleanno di Cher usiamo il titolo di un film che ne ha alimentato la fama: “Stregata dalla luna”, del 1987. Lì l’attrice mette in mostra tutte le sue capacità nell’interpretare una figlia, adulta e vedova, appartenente a una famiglia italo americana. Al suo fianco, nella pellicola, recita Nicolas Cage. Una colonna sonora variegata contribuisce a tenere insieme la trama. Si passa da “La bohème” di Giacomo Puccini a “That's Amore”, il celebre brano cantato anche da Dean Martin. Alla fine vince la famiglia, con un piano sequenza che si chiude su una fotografia di antenati. C’è tanta Italia, in quel film, quella di Little Italy, forse a volte idealizzata. Cher al suo interno si muove con disinvoltura. E’ un merito, grande.

Cher è nata a El Centro, in California, il 20 maggio 1946. Il padre abbandonò la famiglia quando Cher era giovane e sua madre in seguito sposò il banchiere Gilbert LaPiere. La donna, che aspirava a diventare un'attrice e modella, pagava i corsi di recitazione della figlia. Cher soffriva una dislessia non diagnosticata, che influenzò gravemente i suoi studi; frustrata, ha lasciato la Fresno High School a 16 anni per perseguire il suo sogno. A quel tempo, ha avuto una breve relazione con l'attore Warren Beatty.

Nel 1962 la vita di Cher cambiò per sempre quando incontrò Sonny Bono, più adulto di 11 anni. I due si sono sposati il 27 ottobre 1964. Cantarono anche insieme e raggiunsero il successo con il nome Sonny & Cher, raggiungendo le vette delle classifiche di vendita tra il ’65 e il ’72.

La musica stava cambiando e intanto Cher era diventata più sicura di sé. Il matrimonio con Sonny si sciolse nel 1974, ma i due da soli fecero fatica a rinverdire il successo. Il pubblico non li voleva da soli e li rifiutò anche quando, nel ’76, fecero finta di ricominciare. Cher volse le proprie attenzioni alla recitazione ed è arrivata una nomination all’oscar come migliore attrice non protagonista (e una vittoria al Golden Globe) per la sua interpretazione di una lesbica che lavora duramente in una fabbrica di componenti nucleari a Silkwood (1983), con Meryl Streep e Kurt Russell.

Completamente accettata a questo punto come attrice di alto calibro, si è integrata bene nella comunità di Hollywood. Dimostrando che poteva reggere un film a titolo definitivo, le furono consegnate tre pellicole di successo in cui recitare: Le streghe di Eastwick (1987), Suspect - Presunto colpevole (1987) e Stregata dalla luna (1987). A fine anni ’90, ecco ancora la musica nella vita di Cher: l’album “Belive” è stato il più grande successo della sua carriera.

Nel 2008, ha sottoscritto un accordo con il Caesars Palace di Las Vegas per tre anni e da allora è tornata dal vivo in numerosi tour stravaganti di "addio". Nel 2018 Cher è apparsa come cameo in “Mamma Mia! Ci risiamo”.

[Le fotografie]

Cher nel 1969, fotografia di Richard Avedon

Cher nel 1974, per Vogue. Fotografia di Richard Avedon (pubblicata anche nel libro “Performance”)

Incontriamo solo Avedon, questa volta. Forse, non potrebbe essere altrimenti, per una celebrità, Cher, longeva anche esteticamente. Lei, ai vertici nella musica e pure per le qualità recitative, ha sempre avuto un lato intimo molto profondo da esplorare. Non è un caso, quindi, che i due, fotografo e artista, si siano incontrati più volte. Abbiamo colto un’immagine di Cher in un libro che custodiamo gelosamente. Lì esce tutta la forza dell’Avedon ritrattista di razza.

[Il fotografo, Richard Avedon]

Richard Avedon è stato sempre attratto dal mondo dello spettacolo. Un suo aforisma ne è una testimonianza.

"Ci esibiamo tutti, è ciò che facciamo l'uno per l'altro continuamente o deliberatamente o involontariamente; è un modo di raccontare noi stessi nella speranza d’essere riconosciuti come ciò che vorremmo essere".

Richard Avedon, 1974.

[Il fotografo, un suo libro]

“Performance” di Richard Avedon, ne riportiamo la sinossi.

C’è tanta energia, nel libro che vediamo; una scarica elettrica che passa tra un grande fotografo e l’artista che ha di fronte. Si sono incontrati e condividono uno scopo. Del resto come dice John Lahr nel libro: "Avedon è stato rapito dall'articolazione dell'energia dei grandi artisti".

Le stelle e gli artisti preminenti delle arti dello spettacolo della seconda metà del XX secolo hanno offerto i loro più grandi doni - e, a volte, le loro vite interiori - a Richard Avedon. Più di 200 sono i ritratti di Performance, molti dei quali mai visti prima, se non raramente. Naturalmente, spiccano le grandi stelle, tipo: Hepburn e Chaplin, Monroe e Garland, Brando e Sinatra; ma poi troviamo attori e commedianti, pop star e dive, musicisti e ballerini, artisti di tutte le discipline, le cui vite pubbliche risultano essere state essenzialmente delle rappresentazioni.

Avedon esplora tutte le celebrità nella loro intimità, da padrone. Anche qui, in Performance, riconosciamo la forza del fotografo americano, quella del potere: della volontà personale su quell’incontro, in quell’energia. Avedon è il maestro del ritratto.

“Performance” di Richard Avedon. Editore: De Agostini, 2008

[Richard Avedon, note]

Richard Avedon è uno dei fotografi più importanti della seconda metà del Novecento. Durante una carriera durata 60 anni, il suo lavoro nel ritratto e nella moda ha ridefinito la fotografia come strumento. Più di ogni altro fotografo ha lavorato con successo per cancellare la distinzione tra fotografia e belle arti, con le prime mostre personali in musei allo Smithsonian (1962) e al Minneapolis Institute of Fine Art (1970). Nel 1978, è diventato il primo fotografo vivente a ricevere una mostra personale al Metropolitan Museum of Art. Ha avuto una seconda mostra retrospettiva lì nel 2002.

Nato a New York City nel 1923, Richard Avedon lasciò la DeWitt Clinton High School e si unì alla marina mercantile durante la seconda guerra mondiale. Dopo il congedo nel 1944, trovò immediatamente lavoro in diverse riviste, tra cui Harper's Bazaar, che pubblicò i suoi primi lavori di moda e ritratti a partire dal novembre dello stesso anno.

Per tutta la sua vita, Avedon ha mantenuto uno stile di ritrattistica unico che combinava il rigore dello studio con la spontaneità dei progetti sul posto. Lavorando a volte per riviste, e spesso per proprio conto, ha fotografato ritratti di persone di ogni campo e di tutti i ceti sociali.

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