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[RUPERT EVERETT E L’AMORE PER L’ITALIA]

Rupert Everett è noto in Italia per essere stato la figura ispiratrice di un fumetto importante, Dylan Dog; per le matite di Tiziano Sclavi e Claudio Villa. L’attore anglosassone, colto e raffinato, è stato spesso incontrato a visitare mostre d’arte nel nostro paese. Egli è stato fotografato anche a Milano, presso il Duomo, mentre studiava e ammirava alcuni antichi bassorilievi. Non è raro incrociarlo e osservarlo sfogliare vecchie edizioni di classici latini e greci presso antiquari romani. Rupert Everett parla italiano in modo fluente, conosce i classici e come molti altri intellettuali britannici prima di lui, ama la cultura italiana. La dinastia di Byron, Shelley, ma anche Fox Talbot (per noi fotografi), continua ancora oggi.

[Le fotografie]

Rupert Everett fotografato da David Bailey

Rupert Everett fotografato da Bob Krieger

[Rupert Everett, note biografiche]

Rupert Everett è nato il 29 maggio 1959 a Burnham Deepdale, nel Norfolk. Suo padre era un maggiore dell'esercito britannico, che in seguito ha lavorato nel mondo degli affari. Everett è cresciuto in circostanze privilegiate, rivelandosi ribelle sin dall’infanzia. All'età di sette anni fu affidato alle cure dei monaci benedettini all'Ampleforth College, dove si formò in modo classico al pianoforte. Fu espulso dalla Central School of Speech and Drama di Londra per essersi scontrato con i suoi insegnanti, divenendo l'apprendista all'avanguardia Glasgow Citizen's Theatre in Scozia, passando alla televisione nel 1982.

Nel 1984, Everett ha raggiunto il successo nel ruolo da protagonista gay nell'acclamato film “Another Country - La scelta” (1984). Sono poi arrivati “Ballando con uno sconosciuto” (1985), al fianco di Miranda Richardson, e Duet for One (1986), con Julie Andrews e Alan Bates. Altre pellicole gli hanno aperto la visibilità internazionale: “Specchi del desiderio” (1987), “Cronaca di una morte annunciata” di Francesco Rosi, accanto a Ornella Muti (1987) e “Tolérance” (1989) con Ugo Tognazzi.

Nel 1989, Everett dichiarò apertamente e con orgoglio la sua omosessualità che mise un freno al suo status di protagonista romantico. Apparendo sporadicamente in ruoli importanti come il Principe di Galles nel maestoso dramma “La pazzia di Re Giorgio” (1994) e Lord Rutledge nella commedia “Dunston - Licenza di ridere” (1996), la popolarità di Rupert si è riaccesa dopo aver interpretato il confidente gay di Julia Roberts nella commedia “Il matrimonio del mio migliore amico” (1997), che gli è valsa la nomination ai Golden Globe. Ha continuato a stupire in “Shakespeare in Love” (1998), “Sogno di una notte di mezza estate” (1999), “Un marito ideale” (1999) e “L'importanza di chiamarsi Ernest” (2002), insieme a Colin Firth.

Noto per la sua bellezza distaccata e per i personaggi spesso compiaciuti ed eleganti, ha interpretato in modo accattivante un jet-setter nel film contemporaneo People (2004). E’ poi passato al thriller romantico recitando, al fianco di Sharon Stone, nel film “Codice Homer: A Different Loyalty” (2004). Altri personaggi sono stati: un playboy milionario coinvolto in un mordi e fuggi in “Un giorno per sbaglio” (2005); un eccentrico magnate in Hysteria (2011); Re Giorgio VI (padre della regina Elisabetta) al fianco della regina mamma di Emily Watson nel film drammatico romantico “Una notte con la regina” (2015); un monsignore in “Se avessi un cuore” (2013); e Oscar Wilde durante i suoi ultimi giorni ne “Il principe felice - L'ultimo ritratto di Oscar Wilde” (2018), che ha scritto e diretto.

[Il fotografo, David Bailey]

David Bailey è un fotografo di moda inglese noto soprattutto per le sue immagini di celebrità, e musicisti. Nato il 2 gennaio 1938 a Londra, Regno Unito, Bailey lasciò la scuola superiore per prestare servizio nella Royal Air Force, dove sviluppò un interesse per la fotografia ispirato da Henri Cartier-Bresson. Tornato in Inghilterra, Bailey iniziò a lavorare come assistente del fotografo di moda John French. Nel corso degli anni '60 e '70, l'artista ha attirato l'attenzione della stampa dopo una serie di matrimoni di alto profilo con Jean Shrimpton, Catherine Deneuve e Marie Helvin. Nel 1965 pubblicò il suo primo libro fotografico Box of Pin-Ups, una raccolta d’immagini in bianco e nero che ritraevano Mick Jagger, i Beatles, Twiggy e Andy Warhol, insieme a molte altre celebrità. Bailey ha continuato a ricevere il titolo di Comandante dell'Ordine dell'Impero Britannico dalla Regina Elisabetta II e nel 2016 un premio alla carriera dall'International Center of Photography di New York. Le fotografie dell'artista sono conservate nelle collezioni della National Portrait Gallery e del Victoria and Albert Museum di Londra. Bailey attualmente vive e lavora a Londra, Regno Unito.

[Il fotografo, Bob Krieger]

Bob Krieger, fotografo italiano, nasce ad Alessandria d’Egitto da madre siciliana e padre prussiano. Fin da ragazzo è affascinato dal mondo dell’arte, verso il quale lo avvicina il bisnonno Giuseppe Cammarano, autore dei dipinti neoclassici della Reggia di Caserta. Pur avendo iniziato a fotografare a undici anni (ricorda ancora la prima immagine, un ritratto della madre), solo nel 1962 entra in uno studio come assistente.

Trasferitosi nel 1967 a Milano, dove tuttora vive e lavora, comincia l’attività in proprio pubblicando subito su Harper’s Bazar e Vogue, documentando la nascita del pret-a-porter italiano. Dal ’70 al ’75 è art director di Bazar Italia, poi torna a realizzare fotografie lavorando per i più grandi stilisti (Armani, Krizia, Versace, Valentino, Bulgari), su riviste come N.Y. Times Magazine, Vogue, Esquire, Harper’s Bazar, ma affermandosi anche in campo pubblicitario e firmando ben tre copertine di Time, tra le quali, nel 1982, quella dedicata a Giorgio Armani.

Pur legato alla moda, se ne allontana per realizzare ricerche personali sul nudo, con due libri molto belli: Metamorfosi, in B/N nel ’90; e Anima Nuda, a colori, nel ’98. Anche il ritratto fa parte della sua vena fotografica, con immagini di grande libertà espressiva.

[Bob Krieger, due libri]

“Bob Krieger Imagine, Living through fashion and music. ’60 ’70 ’80 ‘90”. Editore: Imago Art Strategies (2019)

Il volume è il catalogo della mostra omonima, allestita nelle sale di Palazzo Morando, a Milano, nel giugno 2019. Il libro mostra opere selezionate dalla collezione privata di Bob Krieger: fotografie scattate tra gli anni ’60 e gli anni ’90, tra cui le campagne pubblicitarie dei più grandi stilisti italiani, da Armani a Ferrè, da Missoni a Valentino, da Versace a Biagiotti, da Gucci a Fendi e Dolce & Gabbana. Krieger documentò l’affermazione del Made in Italy nel mondo, immortalando i volti, le storie, i colori, lo stile e l’opulenza tutta italiana, quella che avrebbe aperto la strada ad altre eccellenze: nel design, nel cibo e nel life style; elementi che ancora oggi contraddistinguono il nostro Paese.

Tanti volti celebri popolano questo libro, aggregati dallo stile fotografico di Krieger; quello che si è evoluto nel corso degli anni in relazione ai mutamenti della società.

“Una vita curiosa”, di Bob Krieger. Editore: Leonardo International. Anno edizione: 2009

Il libro è spassoso, divertente. Possiede un ritmo narrativo incalzante, che stimola la curiosità: a questo punto, la nostra. “Chi è Bob Krieger?”, si chiede la prefazione, ipotizzando poi un suo talento quale letterato, umorista o addirittura filosofo. Possiamo dire che questo libro chiude un cerchio sulla vita di un fotografo e circa il suo approccio all’immagine e all’esistenza tutta. Fanno da contrappunto gli aneddoti, i tanti episodi, le storie, i fatti, gli accadimenti; che però non fanno che confermare ciò che si sapeva su Bob. Lui è simpatico, gentile, garbato, acuto e lucido nel cogliere le varie situazioni. Tutto è poi legato dalla curiosità, quella spinta che ha sempre rappresentato il motore creativo dell’autore. Il libro non ha obbligatoriamente un inizio e una fine: può essere consultato; sarà il lettore a decidere da dove iniziare, guarda caso in relazione alla propria curiosità.

La prefazione è di Francesco Cossiga.

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