[IL BACIO DI LEONID BREZNEV]
Il 16 giugno 1977 Breznev diventa presidente dell’Unione Sovietica. Non è una data importante, soprattutto oggi, dopo il riassetto geopolitico della nazione. Teniamo conto che Leonid era ucraino di nascita, il che complica ulteriormente le cose. A leggere la sua biografia, si ricordano nomenclature da Telegiornale in bianco e nero: acqua passata, tempi passati. Anche il fotogiornalismo era diverso: più acuto, attento ai dettagli, sempre pronto potremmo dire. Venivano colti i fatti essenziali della notizia, ma anche gli elementi di contorno, che spesso definivano i tratti caratteriali dei personaggi ritratti. La storia della fotografia è piena di scatti curiosi, che sovente sono sopravvissuti alla memoria della notizia principale. Oggi proponiamo un bacio celebre, dove Breznev è protagonista. Non sarà come quello di Doisneau, ma ha stimolato tanti artisti che poi l’hanno riprodotto. Il Presidente URSS, nell’altro scatto che abbiamo inserito, sta guardando con insistenza un’attrice americana, una bond girl per intenderci: non male, perché anche l’occhio vuole la sua parte.
[Le fotografie]
Leonid Brezhnev, mentre allunga gli occhi sull’attrice Jill St. John durante un evento a Washington DC. Fotografie di Wally McNamee. Jill St. John nel 1971 ha recitato in “Una cascata di diamanti” accanto a Sean Connery, diventando quindi una bond girl.
Il “bacio” tra Brezhnev e Honecker fotografato da Régis Bossu in occasione del trentennale della DDR il 5 ottobre 1979. Una delle immagini più note del Novecento. Lo scatto è diventato anche un murales, realizzato dall’artista russo Dimitri Vrubel sulla East Side Gallery, la più lunga porzione del Muro di Berlino ancora in piedi, oggi trasformata in una galleria a cielo aperto.
[Leonid Ilich Breznev, la vita]
Leonid Ilich Breznev nasce il 19 dicembre 1906 in Ucraina, 1906. Dopo gli studi in agronomia e ingegneria industriale, aderì al Partito Comunista dell'Unione Sovietica nel 1931, momento in cui le epurazioni di Stalin eliminarono la "vecchia guardia" della rivoluzione bolscevica e aprirono le porte del partito alle nuove generazioni. Combatté contro i tedeschi nella seconda guerra mondiale (1939-45), raggiungendo il grado di generale.
Nel 1952 aderì al Comitato Centrale del Partito. Dopo la morte di Stalin nel 1953, fu un deciso sostenitore e collaboratore della linea di apertura di Krusciov, sotto la cui protezione divenne presidente dell'URSS (1960-64). Da quella posizione guidò la lotta dei giovani tecnocrati contro i vecchi comunisti ortodossi. Tuttavia, ha collaborato al colpo di stato che ha rovesciato Krusciov nel 1963. Nel 1964 è stato nominato segretario generale del PCUS, una posizione che gli ha dato il massimo potere nel regime sovietico per 22 anni.
Il 16 giugno 1977 Breznev diventa presidente dell’Unione Sovietica. Senza nuove idee per rinvigorire il regime comunista, il paese è tornato al centralismo dell'era stalinista e gradualmente è sprofondato nella burocratizzazione e nella stagnazione.
In politica estera, Breznev ha difeso la dottrina della "coesistenza pacifica" con il blocco capitalista, tanto più giustificata in quanto la stagnazione economica ha lasciato indietro l'URSS nella sua capacità di competere con gli Stati Uniti. Ma pur promuovendo i negoziati per il disarmo con gli Stati Uniti (accordi SALT, del 1972 e del 1979), l'aggressività militare sovietica non cessò, soprattutto nei confronti dei paesi nella sua area di influenza: nel 1968 ordinò che la "Primavera di Praga" fosse schiacciata con la forza. In occasione di quell'invasione formulò la dottrina della "sovranità limitata", che convertì i paesi socialisti dell'Europa orientale, integrati nel Patto di Varsavia, in satelliti semicoloniali dell'URSS; Ha anche appoggiato l'invasione militare dell'Afghanistan nel 1979 - di cui, a quanto pare, non era favorevole - sostenendo l'esistenza di minacce contro il regime filo-sovietico in quel paese. Da allora, già vecchio e malato, la sua influenza nel Politburo declinò fino alla sua morte, che giunge il 10 novembre 1982, a Mosca.
[Il fotografo Wally McNamee]
La carriera di Wally McNamee come fotoreporter per Newsweek lo ha portato in giro per il mondo - dalle Olimpiadi alla Casa Bianca - documentando gli agitatori del 20° secolo.
Suo padre era un giornalista sportivo part-time in Virginia, dove Wally è nato nel 1932. "Pensavo di voler diventare un giornalista sportivo", ha detto McNamee, ma al Washington Post ha avuto la possibilità di occuparsi di sport come fotografo e si è appassionato. “Mi sono sempre considerato un fotoreporter, un fotografo di notizie, da quando ho lavorato al Washington Post”, ha detto. "Essere un buon fotografo sportivo richiede di essere al top, perché devi essere pronto".
"Penso che sia orribile, non posso credere che stia succedendo", ha detto McNamee del declino dell'industria dei giornali. McNamee è ancora in contatto con molti dei giornalisti con cui ha lavorato a Newsweek. "Nel 1998 avevamo quattro o cinque fotografi e una mezza dozzina di giornalisti che seguivano le Olimpiadi", ha detto, “Ma Newsweek ha inviato un solo giornalista dagli Stati Uniti per documentare le Olimpiadi di Pechino e ha pubblicato unicamente una fotografia sulla rivista dalla cerimonia di apertura”.
A McNamee è stata diagnosticata una degenerazione maculare nel 2000 e la disabilità visiva lo ha lasciato legalmente cieco e incapace di guidare un'auto.
McNamee ha donato il suo lavoro, centinaia di migliaia di immagini, al Center for American History dell'Università del Texas ad Austin.
[Il fotografo Régis Bossu]
Di lui non abbiamo trovato nulla di significativo, anche “navigando” in rete. Conoscevamo il suo scatto, ma è un po’ poco. Ci dispiace.
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