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[FOTOGRAFIA DA LEGGERE…]

“Fotografia da leggere” vuole diventare una rubrica fissa del nostro Caffè Letterario; perché sì, le immagini vanno viste, ma spesso entrano nelle nostre vite a sorreggere un’idea o anche solo un ricordo, senza che siano oggettivamente davanti ai nostri occhi. Del resto, molti romanzi sono costruiti su contenuti fotografici, e tanti ne incontreremo: è una promessa. Non possiamo poi dimenticare la saggistica o i testi “filosofici”, anche perché molti intellettuali si sono occupati della nostra passione nell’arco degli anni.

Oggi inizieremo con un volume piccolo, ma agile, intenso, ricco di elementi in grado di farci riflettere. Ferdinando Scianna rilegge Henri Cartier Bresson attraverso i suoi libri. Ne nasce un racconto intimo, dove gli elementi portanti sono costituiti da un’amicizia profonda e dalla passione del fotografo siciliano per i libri, particolarmente quelli fotografici.

Sfogliare e leggere «Cartier-Bresson. Libro dopo libro» vuol dire sentire le parole di un fotografo che parla di un altro senza l’aiuto delle immagini, perché nel volume non ve ne sono. Emerge, però, tutto l’amore per il senso dei libri, particolarmente in fotografia: un sentimento che può diventare contagioso e che ha trovato in noi dei fervidi sostenitori. Una biblioteca ricca può essere d’aiuto, e non solo come elemento ispiratore. La fotografia d’autore alza lo sguardo, lo allunga verso orizzonti impensabili, il che rappresenta un gran dono.

«Cartier-Bresson. Libro dopo libro» di Ferdinando Scianna (Edizioni Contrasto) nasce dal legame che per anni ha unito Ferdinando Scianna e Henri Cartier-Bresson. Non si tratta di un saggio erudito, né di un trattato di filologia; va invece considerato una conversazione molto personale incentrata su due grandi passioni del fotografo siciliano: «Quella per i libri, soprattutto i libri di fotografia, e quella, nello specifico, per i libri di Henri Cartier-Bresson che io considero il maestro dei miei maestri e certo non solo io, visto che quattro generazioni di fotografi si sono rifatti a lui come al punto di riferimento più importante della fotografia mondiale del XX secolo. Almeno, di un certo tipo di fotografia. M’interessano i suoi libri in modo particolare perché credo esistano alcuni paradossi e molte ragioni d’interesse che riguardano il rapporto di Cartier-Bresson con i libri. E dei suoi libri con la mia vita».

[«Cartier-Bresson. Libro dopo libro», qualche riflessione]

Come si legge nella prefazione, è bello incontrare due fotografi insieme, anche se uno è l’autore e l’altro il soggetto narrato. Henri Cartier Bresson e Scianna fotografano e pubblicano fotografie, vivono la vita e fanno vedere ciò che viviamo. La loro vicinanza è stretta.

C’è dell’altro, però: Ferdinando ha compiuto un percorso. All’inizio, dei libri del francese era solo un destinatario inconscio. Li ha studiati, quei volumi, cercando anche degli spazi di emulazione. Più avanti negli anni, di Bresson è diventato allievo e amico. Oggi emerge l’autorialità di questo libro, imperniata sui lavori del fotografo francese.

Ma cos’è un libro fotografico? Che valore può avere nella vita di un fotografo? Leggiamo ancora nella parte introduttiva: «La fotografia sviluppata “impressiona”. Se non viene scartata diventa un’unità significante. Una volta scelta per un libro, entrerà in relazione con altre unità significanti: con altre fotografie, con altre parole e qui assumerà un senso. Questa è la vita di un’immagine». Del resto, ogni cosa trova il suo senso quando finisce in un libro.

[Ferdinando Scianna, note biografiche]

Ferdinando Scianna nasce a Bagheria in Sicilia, nel 1943. Comincia a fotografare negli anni '60, mentre frequenta la facoltà di Lettere e Filosofia all' Università di Palermo. In questo periodo fotografa, in modo sistematico, la sua terra, la sua gente, le sue feste. Nel 1965 esce il volume Feste Religiose in Sicilia, con un saggio di Leonardo Sciascia: ha così inizio una lunga collaborazione e amicizia tra Scianna e lo scrittore siciliano. Pochi anni più tardi, nel 1967, si trasferisce a Milano, lavora per L'Europeo, e poi come corrispondente da Parigi, citta in cui vivrà per dieci anni. Nel 1977 pubblica in Francia Les Siciliens (Denoel), con testi di Domenique Fernandez e Leonardo Sciascia, e in Italia La villa dei mostri, sempre con un'introduzione di Sciascia. A Parigi scrive per Le Monde Diplomatique e La Quinzaine Litteraire e soprattutto conosce Henri Cartier-Bresson, Ie cui opere lo avevano influenzato fin dalla gioventù. Il grande fotografo lo introdurrà nel 1982, come primo italiano, nella prestigiosa agenzia Magnum. Dal 1987 alterna al reportage la fotografia di moda riscuotendo un successo internazionale. È autore di numerosi libri fotografici e svolge da anni un'attività critica e giornalistica; ha pubblicato moltissimi articoli su temi relativi alla fotografia e alla comunicazione per immagini in generale. Tra i libri pubblicati con Contrasto ricordiamo Ti mangio con gli occhi (2013), Visti&Scritti (2014), Obiettivo ambiguo (2015) e In gioco (2016).

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