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RICORDANDO ORESTE PIPOLO

Lo abbiamo celebrato anche lo scorso anno, nel giorno del suo compleanno. Oreste Pipolo era un fotografo di Matrimoni, e questo già merita un plauso per il ruolo sociale che quel genere ha avuto in Italia da sempre. Lui poi era un personaggio, conosciuto nella sua città e anche altrove. Molte volte le TV del palinsesto Mediaset l’hanno chiamato quale testimonial del giorno nel quale si pronuncia il fatidico “sì” di coppia; e Oreste si muoveva con disinvoltura anche di fronte alle telecamere accese, con il pubblico in sala completamente dalla sua. Era la sua vivacità a vincere, ma anche il mestiere: quello che l’ha sempre portato a condurre la parte laica del Matrimonio, come un regista in scena prima del ciack.

Oreste Pipolo, scomparso nel 2015, avrebbe compiuto 73 anni proprio oggi, il 30 giugno; e sarà ricordato al Festival internazionale di fotografia “Cortona on the Move” con una mostra dal titolo “Yes, I do (Si, lo voglio)” sulla fotografia di matrimonio, che si terrà dal 15 luglio al 2 ottobre. Nella mostra saranno esposte per la prima volta anche le foto di cerimonia scattate dalla figlia Ivana Pipolo anche lei fotografa di matrimoni che insieme alla sorella Miriam porta avanti lo studio fotografico che era del padre. Questo evento dedicato ad Oreste Pipolo vuole sottolineare come il fotografo di matrimonio è il creatore di una memoria personale e collettiva che rispecchia la società in cui opera.

Le immagini esposte durante questo festival fanno parte di un patrimonio sia fotografico che umano della città di Napoli, soprattutto evidenziano la capacità di cogliere le relazioni più intime e soprattutto il profondo e disinteressato legame con la stessa città.

Per apprezzare Oreste a fondo occorreva conoscerlo nella sua Napoli, com’è capitato a noi. Lui in città era una celebrità: al suo passaggio, magari in motoretta, lo salutavano tutti, col caffè di rito a sugellare un incontro. Durante la cerimonia, al lavoro quindi, diventava un regista, un po’ come Fellini sul set: suggeriva, pretendeva, ordinava; si faceva come lui diceva.

Un giorno gli abbiamo chiesto cosa fosse per lui la fotografia di Matrimonio. Ecco cosa ci ha risposto: «Per prima cosa, non vuol dire reportage. Il lavoro deve restituire, ai committenti, il bello. Le persone che ritrai vogliono dimenticare loro stessi, per trasformarsi in principesse e regnanti. Per questo mi sono inventato i costumi del ‘700. Il matrimonio (ecco: sì) è Teatro, con anche la sua componente di finzione. Può darsi che i soggetti siano pieni di debiti, ma nelle immagini non deve apparire. Ovviamente incontri anche le follie, dove spose non certo benestanti indossano veli lunghi otto metri. Noi, a Napoli, siamo stati educati dalla monarchia: l’abbiamo conosciuta. Diciamo che nel matrimonio la prendiamo ad esempio. Tutte le spose, ad esempio, vogliono lo scatto a Palazzo Reale. La gente di qui è comunque fantastica e certi modi di fare risiedono dentro, nell’anima. Io non avrei potuto scattare certe fotografie senza le persone di questi luoghi».

Gli abbiamo chiesto anche se gli sposi fossero comparse o modelli. «Né l’uno, né l’altro: sono personaggi che io utilizzo», ci ha detto. «Molto spesso li colloco a complemento di un’immagine. Le pose scelte dipendono dal mio stato d’animo, dall’entusiasmo che mi nasce dentro: nel cuore. Non mi preoccupo neanche se la foto piacerà o meno a chi mi è di fronte: il presente è mio, solo “il dopo” sarà loro. Non accetto neanche consigli. Se ad esempio mi dicono che quell’inquadratura non piace, viene meno la mia motivazione. Vedi, non m’interessa cosa gli sposi sceglieranno: è una questione loro, del “dopo” appunto».

Oreste Pipolo, note biografiche

Oreste Pipolo nasce a Napoli nel 1949. Negli anni Settanta svolge il mestiere di fotografo autonomamente; le esperienze acquisite sul campo, fin dall’età di undici anni, lavorando in particolar modo in camera oscura, segnano la sua formazione.

Nel 1976 apre il primo studio fotografico in via Carbonara, nel cuore della città. In breve tempo riesce ad affermarsi soprattutto in un campo, da sempre radicato nella tradizione e nella realtà napoletana, la fotografia di cerimonia.

Dopo aver abbandonato lo studio di via Carbonara, in quello di via Duomo riesce a dare maggior credito alla propria figura professionale.

Da professionista maturo si impegna anche nell’insegnamento, curando seminari per fotografi del settore che desiderano arricchire la propria esperienza professionale; nel 2009 diventa docente per il biennio specialistico di fotografia presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Molti i premi alla carriera, tra cui si ricordano: l’Oscar d’argento nel 1986, l’Oscar d’oro nel 1988; la Coppa Kodak come migliore fotografo nel 1993 e il premio Le stagioni del ritratto nel 1994. Nel 2015 muore a Napoli, all’età di 66 anni; lasciando alla città un immenso patrimonio fotografico che umano.

Le fotografie sono di Oreste Pipolo.

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