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ITALIA-BRASILE 3-2

È il pomeriggio del 5 luglio 1982, sono le 17,15. Qui in Italia c’è un caldo torrido (non come oggi!) e anche in Spagna non si scherza: Italia-Brasile finisce 3 a 2 e diventa leggenda: la partita più bella della storia, quasi un remake di Italia-Germania 4-3 di Mexico ’70.

Colpo di scena al Mundial. Nel suo girone, l’Italia l’aveva sfangata a malapena. Tutti ricorderanno il pareggio con il Camerun (1-1), discusso e discutibile. Le critiche piovono da tutte le parti: la nazionale arranca, Paolo Rossi, reduce dallo scandalo delle scommesse, pare non reggersi in piedi. Ci tocca anche un girone d’inferno, con Argentina e Brasile. Il vento cambia, però; con gli Argentini i nostri eroi vincono, iniziando a convincere (Claudio Gentile cancella Maradona con ogni mezzo); ma occorre battere il Brasile, quello delle stelle (Zico, Falcao, Cereso, Socrates, Eder). L’Italia trionfa 3-2: un risultato che, sommato al titolo mondiale, avrebbe ridefinito l’identità italiana. Le leggende sportive assumono anche un ruolo antropologico. L’allora Presidente del Consiglio Giovanni Spadolini, salutando gli azzurri alla partenza, era stato profetico in tal senso (parafrasiamo): «Le vostre gesta incideranno sulle nostre vite molto più di tutte le altre, più importanti, vicende politiche».

Luglio 1982, chi eravamo

In quel luglio 1982, il ritratto della nostra Italia era contraddittorio, come sempre. Alle spalle vi sono gli anni terribili di violenza e terrorismo (altri ne arriveranno), con un debito pubblico che cresce esageratamente: quello lasciato in eredità alle generazioni future. Viene infatti rotto allora il “patto generazionale”, che avrebbe previsto come ogni generazione sarebbe stata meglio delle precedenti, per via degli investimenti di padri e madri sul futuro dei figli.

Si fa comunque festa, anche per merito degli azzurri di Spagna, perché la voglia di rinascita emerge e diventa tangibile. Milano era già “da bere”. L’anno dopo il Governo Craxi avrebbe elargito ottimismo (vero?) per un triennio.

Il 1982 per i comuni mortali

Il 1982 è stato anno di film importanti, con Momenti di Gloria, Premio Oscar per la miglior regia, e E.T. Sulle spiagge si ascoltava “Der Kommissar” di Falco, artista austriaco; mentre dalle cassette delle autoradio (estraibili allora) usciva “Reality” di Richard Anderson, il brano del tempo delle mele 2. A far ballare erano soprattutto “Il ballo del qua qua” di Romina Power (il tormentone) e “Un’estate al mare”, di Giuni Russo. Per gli innamorati c’era la canzone “Avrai”, dedicata da Claudio Baglioni al figlio appena nato.

Nel giugno 1982 era uscito Titanic di Francesco De Gregori. L’album conteneva “La leva calcistica del ’68”, uno dei suoi singoli di maggior successo.

Tabellino Italia-Brasile 1982

5 luglio 1982, Stadio Sarrià di Barcellona

Italia: Zoff, Gentile, Cabrini, Oriali, Collovati (Bergomi dal 34°), Scirea, Conti, Tardelli (Marini dal 75°), Rossi, Antognoni, Graziani. Commissario tecnico: Bearzot. In panchina: Bordon, Causio, Altobelli.

Brasile: Valdir Peres, Leandro, Junior, Cerezo, Oscar, Luisinho, Socrates, Falcao, Serginho (Paulo Isidoro dal 69°), Zico, Eder. Commissario tecnico: Santana. In panchina: Paulo Sérgio, Edevaldo, Juninho, Renato.

Arbitro: Klein (Israele)

Reti: 5′ Rossi, 12′ Socrates, 25′ Rossi, 68′ Falcao, 74′ Rossi.

Ammoniti: Gentile, Oriali.

Per la cronaca, l’arbitro Klein, sul 3-2 per gli azzurri, ha annullato un gol di Antognoni per fuorigioco, inesistente però. Non c’era il VAR allora.

Salvatore Giglio, il fotografo

Salvatore Giglio è tifoso e fotografo della stessa squadra (la Juventus), ma le sue immagini vanno più in là, saltando a piè pari il conflitto interno tra cuore e ragione. Negli scatti di Salvatore c’è la qualità professionale, quella che, nello sport, permette di rendere visibile a molti ciò che, per natura, è irripetibile. Roland Barthes, nella sua riflessione sulla fotografia (“Camera Chiara”), pone l’accento sul fatto che un’immagine scattata ha il suo referente nel contenuto della stessa, dal quale peraltro non può prescindere. É lì che vive la fotografia di Giglio, sui soggetti che potremo additare nel tempo: per ricordo, partecipazione, ed anche per capirne il valore estetico. La fotografia vive su se stessa, perché replica nel futuro l’irripetibile del passato. Giglio rende tutto questo più facile: e non è cosa da poco.

Salvatore Giglio, note biografiche

Salvatore Giglio nasce a Palermo nel 1947. Residente a Torino dal 1959, dal 1976, e ancora oggi, segue la Juventus come fotografo “free lance”. Ha documentato i più importanti avvenimenti calcistici degli ultimi 40 anni, con sette presenze ai campionati del Mondo e otto campionati Europei. Nel 1998, raggiunge il record di “mille” partite consecutive e ufficiali a seguito della Juventus. Il suo obiettivo è stato quello di testimoniare le vittorie più importanti della “Vecchia Signora”. Ha già pubblicato: “La Signora”, con prefazione di G. Agnelli; “Juventus Regina di Coppe”, con prefazione di G. Boniperti, “Juventus 10 anni in bianconero”, con prefazione di G. Agnelli, “Orgoglio bianconero”, con Prefazione di Giampiero Boniperti.

È “custode” dell’immagine fotografica di tutti i protagonisti che hanno fatto la storia della Juventus. Al Mondiale “Spagna ‘82” una sua fotografia, “La piramide azzurra”, viene scelta come la più bella del torneo e vince il primo premio internazionale. Nel 2009, l’UEFA lo inserisce nella lista dei 14 fotografi (unico italiano) UEFA’s World’s Best Soccer Photographer.

Le fotografie sono state concesse da Salvatore Giglio

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