GERDA, ROBERT, L’AMORE, LA SPAGNA
Il tredici luglio 1936 segna l’inizio della guerra civile spagnola. Lo scorso anno parlammo del “miliziano”, il celebre scatto di Robert Capa. Quest’anno ci piacerebbe far emergere una donna che ha dato molto alla fotografia, a Robert, a quegli anni di Spagna, alla Francia del tempo, agli amici. Stiamo parlando di Gerda Taro: bella, elegante, estroversa, ribelle, coraggiosa, intraprendente. La sua vita, breve purtroppo, quasi dipinge un romanzo da leggere più volte, come quel libro che ne ha celebrato le gesta e i ricordi: “La ragazza con la Laica” di Helena Janeczek (Guanda Editore, 2017).
Naturalmente, Gerda è già famosa, per cui non aggiungeremo nulla a quanto si conosce di lei. E’ bello, però, poterla mettere in primo piano almeno una volta, visto che il suo lavoro è stato spesso oscurato da quello di altri autori. E poi, ci piacerebbe potesse venir fuori la stima che è riuscita a costruirsi e anche l’affetto di molti dal quale è stata circondata.
Gerda Taro, come un romanzo
Parigi, 1 agosto 1937. Al funerale di Gerda Taro partecipano almeno centomila persone. Pablo Neruda legge un elogio funebre in sua memoria. Proprio quel giorno avrebbe compiuto ventisette anni.
La vita dura di Gerda Pohorylle (così si chiamava allora) era iniziata il 19 marzo 1933, quando veniva arrestata perché sospettata di un volantinaggio antinazista. In carcere ebbe modo di farsi apprezzare dalle altre prigioniere. Addirittura chiese scusa per via del proprio abbigliamento, troppo elegante per l’occasione: «Mi hanno arrestato mentre andavo a ballare», aveva detto. Rimase in carcere diciassette giorni, salvata anche dal proprio passaporto polacco; dopo il suo rilascio decise di lasciare la Germania. Alla fine dell’estate del 1933, arrivò a Parigi. I primi tempi nella capitale francese furono difficoltosi e Gerda si adattò a molteplici lavori. La città era frequentata da intellettuali, molti emigrati come lei. Dopo un anno, ecco l’incontro della vita: Gerda conosce un giovane fotografo ungherese, Andrè Friedmann. Nasce un amore. I due sono belli, entusiasti, fatti apposta l’una per l’altro, liberi; e qui la loro storia diventa leggenda. Lei, impiegata nell’agenzia Alliance, ancora Gerda Pohorylle, mentre approfondiva la tecnica della fotografia, s’inventa un personaggio: Robert Capa, un fotografo americano ricco, famoso e richiestissimo; lei ne diventa la manager, Taro appunto.
Nel luglio del 1936 scoppiò la guerra civile in Spagna, Gerda e Bob si recarono là. Avevano una Rolleiflex e una Leica, che si passavano di mano a vicenda. Documentavano tutto: la gente, il fermento, le barricate. Ritornarono a Parigi e poi ancora in Spagna, più volte. Nel Luglio del 1937 i due erano ancora in Spagna, a documentare la guerra. Robert doveva rientrare a Parigi, Gerda rimase a Madrid. Si lasciarono con l’intesa di ritrovarsi a Parigi dopo una decina di giorni. Non si videro più. Finisce così la storia d’amore “fotografica” più famosa, forse l’unica.
Non vogliamo dilungarci sulla morte di Gerda. E’ bello ripensarla per com’era davvero: bella, invidiata, libera, di fianco al suo Robert. Non si sarebbero mai sposati, i due; non lo voleva lei e forse anche lui era della stessa idea: “amanti senza padroni”, potremmo dire; cioè legati dal sentimento e non dal compromesso, sempre col vento tra i capelli.
Robert Capa la piangerà, ricordandola, per tutta la vita. Fonderà la Magnum con Bresson, continuando ad affrontare il rischio, probabilmente inseguendo Gerda. La raggiungerà nel 1954, in Indocina, calpestando una mina.
Gerda Taro, note biografiche
Gerda Taro (Gerda Pohorylle) è nata a Stoccarda, il primo agosto 1910, da una famiglia di ebrei tedeschi. Ha studiato a Lipsia. Lasciò la Germania per Parigi nel 1933 quando Hitler divenne cancelliere e l'anno successivo incontrò Robert Capa. Divennero amanti e mentre promuoveva e sottotitolava le fotografie di Capa, lui le insegnò la tecnica fotografica. Quando scoppiò la guerra civile spagnola nel 1936, la documentarono come una squadra incaricata per la rivista Vu. Schierandosi con il Fronte popolare, si sono concentrati sulle attività delle truppe lealiste che tentavano di sconfiggere l'esercito nazionalista. Nel 1937, Capa era diventato famoso per la sua documentazione sulla guerra e Taro era emersa come fotoreporter indipendente a pieno titolo. Lei e Capa hanno affrontato insieme diversi aspetti della guerra quell'anno, inclusa la difficile situazione dei rifugiati spagnoli ad Almeria e Murcia. Entro l'estate, Taro era abbastanza sicura di sé per fare escursioni fotografiche da solo. Mentre documentava l'offensiva repubblicana a Brunete nel luglio 1937, nella confusione della ritirata, fu schiacciata da un carro armato lealista e morì diversi giorni dopo. Sebbene le fotografie di Taro della guerra civile spagnola siano state oscurate da quelle di Capa e di altri fotografi, le sue immagini sono rappresentazioni efficaci d’individui in guerra. La loro semplicità grafica e il loro potere emotivo rendono il suo piccolo corpus di opere una cronaca memorabile di una guerra complessa.
Un libro, La ragazza con la Leica
Un libro meraviglioso, un romanzo da ricordare e sul quale riflettere. A questo penseremo riconoscendo il volume nella nostra biblioteca. Gerda Taro è al centro della vicenda narrativa, lei che è stata la prima fotografa morta su un campo di battaglia. Il giorno del suo funerale, a Parigi, lungo il corteo sfilano i personaggi che la fotografa aveva frequentato. In prima fila riconosceremo Robert Capa, il suo compagno, colui che le avrebbe insegnato l’utilizzo della fotocamera. L’uomo è distrutto, quasi irriconoscibile; erano partiti insieme per la Guerra di Spagna. Di seguito, incontreremo altri personaggi: l’amica di Lipsia, fuggita con Gerda dalla Germania, poi Willy e Georg. I due si telefoneranno anni dopo e da lì partirà il racconto, dove la “Ragazza con la Leica” assumerà il ruolo di cuore pulsante. Sarà il respiro della sua vita ad accendere ricordi ed emozioni, anche a distanza di tempo. La voglia di vivere e la gioventù producono un eco lontano. Il 1° agosto 1937, giorno del funerale, Gerda Taro avrebbe compiuto ventisette anni.
La ragazza con la Leica. Helena Janeczek - Guanda Editore, 2017
Fred Stein, un fotografo
La vita di Gerda Taro ci permette di incontrare un altro fotografo, Fred Stein. Conosciamolo meglio.
Fred Stein è nato il 3 luglio 1909 a Dresda, in Germania. Da adolescente era profondamente interessato alla politica e divenne uno dei primi attivisti antinazisti. Era uno studente brillante e andò all'Università di Lipsia, pieno diideali umanisti, per studiare legge. Ottenne una laurea in giurisprudenza in un tempo straordinariamente breve, ma il governo nazista gli negò l'ammissione all'albo degli avvocati tedeschi per "motivi razziali e politici". La minaccia del fascismo si fece sempre più pericolosa e dopo che le SS iniziarono a indagare su di lui, Stein fuggì a Parigi nel 1933 con la sua nuova moglie, Liselotte Salzburg, con il pretesto di fare una luna di miele.
A Parigi erano al centro di una cerchia di espatriati, intellettuali e artisti. Nel mezzo di sconvolgimenti, guerre e miseria personale, Stein iniziò a scattare fotografie. Fu un pioniere della piccola fotocamera a mano e con la Leica che lui e sua moglie avevano acquistato come regalo di nozze insieme, andò in strada a fotografare scene di vita a Parigi. Vedeva speranza e bellezza dove la maggior parte delle persone scorgevano solo disperazione. Ha anche conosciuto e fotografato alcune delle personalità di spicco d'Europa.
Quando la Germania dichiarò guerra alla Francia nel 1939, Stein fu rinchiuso in un campo di internamento per alieni nemici vicino a Parigi. Riuscì a fuggire e, dopo un pericoloso viaggio clandestino attraverso le campagne, incontrò la moglie e la bambina a Marsiglia, dove ottennero i visti grazie agli sforzi del Comitato Internazionale di Soccorso. Il 7 maggio 1941 i tre salirono a bordo della SS Winnipeg, una delle ultime barche a lasciare la Francia. Portavano solo la Leica e alcuni negativi.
New York era un vivace centro culturale e Stein colse l'occasione. Ha incontrato e fotografato scrittori, artisti, scienziati, politici e filosofi il cui lavoro ha conosciuto attraverso la sua vasta lettura e studio. Ciò gli ha permesso di coinvolgerli in conversazioni durante le sessioni di ritratti. Ha continuato il suo fascino per l'umanità, camminando per le strade di New York, documentando la vita dalla Fifth Avenue ad Harlem. Ha lavorato in modo discreto e rapido, valutando la libertà di catturare il momento significativo che rivela il soggetto nella sua stessa luce, non come materiale accessorio per l'interpretazione fotografica. Preferiva l'illuminazione naturale o minima ed evitava le configurazioni elaborate nonché gli effetti drammatici. Non ha ritoccato o manipolato il negativo. Avendo un profondo impegno per l'uguaglianza sociale e una preoccupazione per i suoi simili, è diventato un membro della Photo League. Sebbene i ritratti fossero il suo principale lavoro e fotografasse molte persone su commissione, generalmente lavorava senza incarico. Avrebbe quindi offerto il suo lavoro a editori di riviste, giornali e libri.
Stein è deceduto nel 1967 all'età di 58 anni.
(Fonte: www.fredstein.com)
Le fotografie
Gerda Taro fotografata da Fred Stein, 1935
Gerda Taro fotografata da Robert Capa