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LUGLIO, COL BENE CHE TI VOGLIO

Siamo a metà luglio e l’estate è in pieno svolgimento, per cui ci sembra giusto divagare: magari cercando argomenti da approfondire e sui quali riflettere. La fotografia ce ne offre il modo, perché vive di “tempo”: nella genesi (1/125, troppo spesso una volta), ma anche nella lettura per il ricordo o il racconto.

Tempo, tempo: da vivere e ricollocare, magari altrove. Click, e una scheggia di eternità si stacca dalle nostre mani: più o meno coscientemente. Forse qui sta il segreto: la raggiunta consapevolezza (oggi) che tra le mani rivivrà la nostra emozione. Non era così, un tempo: perché l'immagine “avrebbe potuto” restituirci il momento, filtrato però dai balzelli artigianali collocati tra sviluppo e stampa. Come dire: non eravamo convinti del tutto. Sicuramente non di tempo si nutrivano le immagini di Lewis Carroll, valente fotografo che il 4 Luglio 1865 pubblicava Alice nel Paese delle Meraviglie. Forse di tempo ha iniziato a occuparsi George Eastman, che inventò il rullino (George nascerà il 4 Luglio 1854). Lui coniò la famosa frase: “Voi premete il bottone e noi pensiamo a resto”, la quale lasciava intendere come tra Click e emozione ci fosse il lasso dell'attesa, del dubbio, della consapevolezza appunto: la dimensione del “resto”.

Campioni del mondo

11 luglio 1982, l’Italia è campione del mondo. Ai mondiali di Spagna gli azzurri partono sfavoriti. Il primo turno è passato a fatica, ma nel secondo tutto cambia, grazie anche ai gol di Paolo Rossi. L’Italia vincerà con le due sudamericane, Argentina e Brasile, e arriva galvanizzata alla semifinale contro la Polonia, che batte grazie a una doppietta di Rossi. La storica finale si disputa al Santiago Bernabeu di Madrid. La squadra di Bearzot sconfigge per 3 a 1 la Germania Ovest (tutti i gol nel secondo tempo). Segnano Rossi, Tardelli, Altobelli e per la terza volta l’Italia è campione del mondo. Il Presidente della Repubblica Pertini è in tribuna e la sua partecipazione la ricordiamo ancora oggi, particolarmente quando Cabrini, nel primo tempo, calciò fuori un calcio di rigore.

Si prova la bomba

Il 16 Luglio nel New Mexico (Deserto di Jornada del Muerto), gli USA misero in atto il primo esperimento nucleare, che avrebbe avuto come epilogo le esplosioni atomiche di Hiroshima e Nagasaki (6 e 9 Agosto 1945, rispettivamente).

Da quel luglio 1945 fino al novembre 1962, gli Stati Uniti hanno effettuato 216 test nucleari atmosferici e subacquei. Dopo la messa al bando dei test atomici (accordo USA - URSS di allora), gli esperimenti nucleari sono stati trasferiti nel sottosuolo, diventando così invisibili. Brutta cosa anche questa.

Luglio e l’atletica

Dal 15 al 24 luglio 2022 si svolgeranno i mondiali di atletica negli Stati Uniti, con l'Italia a caccia di medaglie. Per italianità (e campanilismo) ci preme sottolineare un episodio accaduto a Londra durante i giochi olimpici del 1908.

pDorando Petri, all'anagrafe Pietri (Correggio, 16 ottobre 1885 – Sanremo, 7 febbraio 1942), un panettiere di Carpi, gareggiò nella corsa più importante dei giochi. Era il 24 Luglio. Dorando entrò per primo nello stadio Olimpico, ma iniziò il giro della pista d'atletica nel verso sbagliato. I commissari gli fecero riprendere la giusta direzione, ma Dorando Petri, stanchissimo, iniziò a cadere più volte. I commissari, incitati dal pubblico, aiutarono Petri a rialzarsi, che così tagliò il traguardo con diversi minuti di vantaggio sul secondo.

Hayes, arrivato secondo, presentò ricorso e vinse. Agli occhi di tutti, Regina compresa, parve una ingiustizia immane. Per questo motivo la regina stessa pensò di donare una coppa d'oro all'italiano, e così fu.

Per l'italiano ci furono le occasioni per la rivincita. Il 25 novembre 1908, al Madison Square Garden di New York, Petri riuscì a vincere, distaccando Hayes negli ultimi 500 metri. La sfida fu ripetuta l'anno successivo, con lo stesso esito.

Un cuore grande, quello di Dorando; che lo tradì a 56 anni, con un infarto.

Col bene che ti voglio

Luglio 1968. Riccardo Del Turco vince il Disco per l'Estate con “Luglio”. E' il tormentone delle vacanze (anni dopo si chiamerà così). L'Italia sta uscendo dal boom economico col solito “cuore e amore”. Arriveranno gli anni di piombo, che iniziano con la strage di Piazza Fontana (12 Dicembre 1969); del resto c'era già il Vietnam, documentato da Raymond Depardon (nato il 6 Luglio 1942).

La luna e due fotografi

pNon solo l'Italia, ma tutto il mondo stava cambiando: quello che cercava altri confini per la propria “guerra fredda”. Il 20 Luglio 1969 (22,17, ora italiana) l'uomo sbarca sulla luna. Ci saranno solo televisioni a trasmettere l'accadimento, con Tito Stagno (della RAI) ad emozionare i tanti alla visione. E' l'inizio della “globalizzazione” dell'informazione, dove la “nostra” fotografia cerca una nuova dimensione di se stessa. E saranno capolavori, ancora: forse di più; regalati da Ferdinando Scianna (nato il 4 Luglio 1943) ed Elliot Erwitt (venuto al mondo il 26 Luglio 1928).

Tramite la fotografia saremo in grado si vivere momenti meravigliosi, alle volte solo sfiorati: perché il 6 Luglio 1956 John Lennon e Paul McCartney si incontreranno per la prima volta; e nasceranno i Beatles.

Insomma, a Luglio s’incontrano tante “cose”: alcune strane, altre da ricordare; perché il 4 Luglio 1957 nasceva la FIAT 500 (poi doppiata nel 2007), mentre il 13 Luglio del 1977 New York conosceva il Black Out, con ruberie e incremento delle nascite (9 mesi dopo).

E' il futuro che avanza. Nel 2004, a Luglio, da iTunes verrà scaricato il cento-milionesimo brano; da quando era stato messo on line, erano stati scaricati 200K brani al giorno.

Paolo Di Paolo, il fotografo

Paolo Di Paolo nasce a Larino, in Molise, il 17 maggio 1925. Dal 1939 è a Roma, dove studia filosofia. Nel dopoguerra frequenterà la Capitale “colta”, tra personaggi del calibro di Giovanni Omiccioli e Mimmo Rotella. La fotografia inizia a entrare nei suoi interessi, per diletto (come dice lui). Intanto si avvicina al mondo dell’editoria e approderà, felicemente, al Mondo, un settimanale creato e diretto da Mario Pannunzio, ben abitato da firme quali Moravia, Sciascia, Scalfari. I più giovani penseranno al successivo periodico di economia, che però era un’altra cosa. Il periodico di Pannunzio si distingueva anche per via delle fotografie, stampate in grande formato e disgiunte dai testi; in pratica, non illustravano la notizia, ma vivevano di un loro valore narrativo. Quando il periodico chiuse (siamo nel 1966), per Di Paolo fu un brutto colpo e scrisse queste parole al suo ex direttore: “Per me e per altri amici muore oggi l’ambizione di essere fotografi”. D quel momento si dedicò ad altro.

Il lavoro del fotografo molisano cadde così nel dimenticatoio, riapparendo solo di recente: questo per merito della figlia, che scoprirà in cantina il suo archivio di 250 mila fotografie, molte delle quali sono state esposte in una mostra al MAXXI di Roma, dal titolo “Mondo Perduto”. Per noi che siamo appassionati di fotografia, e di opere editoriali (riviste, libri), le vicende di Paolo Di Paolo hanno il sapore del ritrovamento. Ne abbiamo parlato anche su Image Mag, parlando de “La Lunga Strada di Sabbia”. Sì perché il fotografo molisano, nell’estate 1959, parte con lo scrittore Pier Paolo Pasolini per un lungo viaggio lungo le coste italiane, da Ventimiglia a Trieste. Per il futuro regista, sarà l’occasione per incontrare amici e intellettuali, ma anche per conoscere un’Italia non ancora in pieno boom economico, che quindi non riesce a fare breccia sul suo sogno ricco d’innocenza.

Di Paolo porterà a casa molte fotografie, affascinati perché vicine agli italiani del tempo e al popolo della costa. Le immagini furono pubblicate a puntate sulla rivista “Il Successo”. Il fotografo ebbe modi di dire: “Pasolini cercava un mondo perduto, di fantasmi letterari, un’Italia che non c’era più; io cercavo un’Italia che guardava al futuro”. “Io avevo ideato il titolo del lavoro; la lunga strada di sabbia voleva indicare la strada faticosa percorsa dagli italiani per raggiungere il benessere e le vacanze”.

Massimo Sestini, il fotografo

Massimo Sestini è nato a Prato (Firenze) nel 1963. Le prime fotografie le scatta mentre è al liceo scientifico: concerti rock e le primissime foto rubate al mare, a Forte dei Marmi. Qui è istruttore di windsurf e si fa passare informazioni dai bagnini. Alla fine del liceo comincia a occuparsi di cronaca locale, passando dalla Nazione a una piccola agenzia fiorentina, la Fotocronache di Fulvio Frighi; collabora a un altro quotidiano, La Città. Pubblica i primi servizi. Non compie nessuno studio di fotografia, ma ricorda che qualcosa al liceo gli hanno insegnato. Comincia a occuparsi di grande cronaca e piazza i suoi primi scoop nel 1984. Riesce a fotografare Licio Gelli a Ginevra mentre viene scortato in carcere e il 23 dicembre 1984 è il solo fotografo ad entrare nel vagone del Rapido 904 annientato da una bomba nella Galleria di San Benedetto Val di Sambro. Una sua foto sarà la cover di Stern.

Anche se sempre più attratto da avvenimenti internazionali non perde la passione per la cronaca della sua città: con l’apertura dell’edizione di Firenze de La Repubblica, nel 1988, comincia a presentarsi come il punto di riferimento per la copertura fotografica di città e regione: vince l’appalto fotografico per La Repubblica. Lo terrà per una decina d’anni. Manterrà quindi a lungo una doppia funzione: fotografo e agente, coordinando il lavoro di reporter locali. Comincia a lavorare sempre di più a livello internazionale e nel decennio successivo collabora con le principali agenzie fotografiche italiane (l’agenzia di Giovanni Liverani, l’Olympia di Walfrido Chiarini, Farabola, Contrasto), ottiene un contratto di fotografo staff dalla grande agenzia francese Gamma, che gli permetterà di essere presente ai grandi fatti, cerimonie internazionali, inizia la sua collaborazione con tutte le principali testate italiane.

E’ un decennio di attività formidabile. Da un lato apprende e insegna l’arte del paparazzo, collaborando tra gli altri con Riccardo Germogli, Elio Zammuto. Bossi in canottiera, il funerale di Casiraghi nel 1990, il bikini di Lady D sono alcuni scatti celebri. E’ presente e scatta la foto esclusiva nei tragici avvenimenti italiani: l’incursione sulla Moby Prince in fiamme, le foto aeree degli attentati a Borsellino e Falcone.

La collaborazione con Epoca di Roberto Briglia e Carlo Verdelli lo spinge al reportage, al fotogiornalismo, in cui una tappa importante è “Italia Novanta”. La fotografia sportiva è un’altra sua passione. La “scuola” di Epoca gli insegna a collaborare da giornalista con i settimanali; diventa una presenza indispensabile per tutte le principali redazioni italiane: Panorama, Gente, Oggi, Sette, Il Venerdì, Espresso, Sorrisi e Canzoni.

Lavora per il Corriere della Sera. Sempre più organizza o improvvisa scatti aerei per cogliere la foto che nessun altro collega ha.

A partire dalla seconda metà degli anni Novanta decide di imparare a fare anche i posati, per affrontare i personaggi con un’altra creatività. Luci, preparazione del set, inventiva per accontentare lo stile e le esigenze dei committenti: si trova così a rivedere spesso i personaggi dello spettacolo e della politica che aveva paparazzato, da fotografo “ufficiale” inviato dai giornali. In questo modo aggiunge a quotidiani e settimanali i mensili nella sua esperienza di fotografo “di giornali”; in particolare Style e le testate del gruppo Class.

Per nulla imbarazzato dal drastico ingresso del digitale nel tradizionale campo della fotografia, Massimo Sestini è riuscito immediatamente ad intuirne le infinite opportunità creative e tecnologiche.

Massimo Sestini in oltre trent’anni di carriera (quasi quaranta) ha sempre continuato a raccontare, offrendoci immagini da ricordare. Il 12 febbraio 2015, mentre documentava il Festival di San Remo, veniva a sapere di aver vinto il 2° premio General News del World Press Photo of the Year, il premio fotogiornalistico più importante al mondo.

Le fotografie

Le fotografie da proporre dovevano avere un sapore estivo.

Santa Margherita Ligure, scuola di sci nautico, 1959

Massimo Sestini, Marina di Ragusa, vita da spiaggia.

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