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MARIA GRAZIA CUCINOTTA, CORAGGIO E DELICATEZZA

E’ bella, Maria Grazia Cucinotta; e molti l’hanno definita mediterranea. Non desideriamo criticare i giudizi di nessuno, ma crediamo che gli “spot” abbiano contribuito a connotare l’attrice come “italica”, facendo sì che ereditasse uno spazio occupato prima dalle Loren e Lollobrigida. Il suo impatto s’impone, per carità; ma travolge anche il suo modo di dedicarsi senza sfrontatezza e nemmeno presunzione, col coraggio di chi vuole dire la sua, pacatamente. Nella pellicola “Il postino” emerge tutto questo, con pure una rassegnazione al destino, che è poi una regola di vita. Maria Grazia è una donna del suo tempo, con forse un po’ di Sicilia addosso. Già, quell’aspetto non lo si può cancellare; ma rappresenta un valore aggiunto di verità tra coraggio e delicatezza.

Maria Grazia Cucinotta nasce il 27 luglio 1968 a Messina. Ha iniziato presto la sua carriera come modella. Trasferitasi a Milano, all'età di sedici anni, già conosceva le passerelle e ben presto si afferma come indossatrice, grazie a una presenza evocativa. Diventa anche testimonial di molti spot pubblicitari.

Finiti gli studi però, inizia a dedicarsi del tutto alla recitazione, ma i provini per il cinema hanno quasi sempre un esito negativo. Compare in TV, in brevissime apparizioni, dove però fatica a bucare lo schermo.

La televisione arriverà a lanciarla nel 1987, quando partecipa allo storico varietà di Renzo Arbore "Indietro tutta". Il cinema inizia così ad aprirle le porte. Prima di recitare al fianco di Massimo Troisi, nel film "Il postino", appare in "Vacanze di Natale 90" e poi in "Abbronzatissimi 2 - un anno dopo". E' proprio il ruolo di Beatrice, la fidanzata del portalettere Mario, del film “Il postino” (di Michael Radford) che permette a Maria Grazia di affermarsi come attrice internazionale.

Pieraccioni, la chiama per "I laureati", poi è la volta di "Italiani", in cui la vediamo nei panni di una popolana che partorisce in un treno assistita da un imbarazzato pretino. Ricordiamo anche "A Brooklyn State of Mind" (1997) di F. Rainone e "La seconda moglie", che svela contenuti assai piccanti. In seguito, è apparsa anche in film popolari di grande incasso come "Vacanze di Natale".

Nel 1999 è la volta di una partecipazione alla diciannovesima avventura della serie di James Bond, "007 - Il mondo non basta" diretto da Michael Apted. Poi gira "Just one night" con Timothy Hutton. Il 2000 la vede prendere parte al film di Alfonso Arau "Ho solo fatto a pezzi mia moglie" che vede protagonisti Woody Allen e Sharon Stone. L'ultima sua interpretazione è nel film "Stregati dalla luna" di Pino Ammendola e Nicola Pistoia, in coppia con Megan Gale.

Maria Grazia, nonostante i numerosi impegni, resta una donna semplice, cordiale, amante della buona cucina e della famiglia.

Ferdinando Scianna, un incontro

Incontrare Ferdinando Scianna nel suo studio è un’emozione. Colpisce da subito la sua naturalezza, la lucidità e il non esserci mai, in ciò che dice, un luogo comune, un “già sentito”. La sua logica è cristallina, ma scivolosa per i più. Per nulla scontata, trova l’approdo in una verità consolidata e vissuta suffragata da una dialettica schietta, colta perché ricca di punti di non ritorno.

“Il fotografo non scrive con la luce” - ci dice Scianna - “la legge”. Così iniziamo ad addentrarci in un ambito esistenziale complesso e decisa- mente meraviglioso, dove fortuna e talento vanno di pari passo, senza finte ipocrisie. È lui a dirlo. La nostra attenzione si sposta. Di questo ragazzo di Bagheria ci piacerebbe conoscere di più e non soltanto di fotografia. Avendolo letto con assiduità, vorremmo sapere dei suoi incontri, magari di quelle lunghe passeggiate che deve aver compiuto con i grandi, meritandone (eccome!) la compagnia.

Ferdinando ci spiega come la sua vita rappresenti un piatto ben confezionato. Lui ha utilizzato bene gli ingredienti. ovviamente si riferisce agli incontri che gli si sono parati davanti ma a noi tutto questo appare troppo semplice. Ci deve essere stato dell’altro, almeno un istinto riconoscibile da pochi: una forza interiore chiamata coraggio, desiderio, passione, persino carnalità. Forse la sua terra, la Sicilia, gli è andata incontro, regalandogli il sole, la luce, la cultura e lo sguardo per leggerla; ma anche un sapere antico, che gli sta addosso anche quando la lascia, e vive lontano. Ecco, sì! Ferdinando è partito da giovane. Ce lo racconta, però, senza rimpianto e nemmeno retorica. Lo strappo c’è stato, ricucito ma mai dimenticato dalle cose della vita. La sua fotografia? Ne abbiamo parlato poco: molto meglio guardarla. Si è preferito spiegare la nostra curiosità per un’esistenza che vorremmo farci raccontare più volte.

Ecco dov’è il segreto delle sue immagini, svelato da pochi che ne hanno saputo leggere, prima di altri, lucidità e spirito narrativo.

Ferdinando Scianna, note biografiche.

Ferdinando Scianna è nato a Bagheria, in Sicilia, nel 1943.

Proprio nella sua città inizia a dedicarsi alla fotografia ancora giovanissimo, agli inizi degli anni Sessanta, raccontando per immagini la cultura e le tradizioni della sua terra d’origine. Decide molto presto di diventare fotografo, sconvolgendo i progetti dei propri genitori che lo volevano avvocato o medico. Già i primi ritratti delle persone di Bagheria, che Scianna ritrae con tono curioso e partecipe, risultano carichi d’intensità.

Nel 1961 s’iscrive a Lettere e Filosofia all’Università di Palermo, mentre la sua passione per la fotografia inizia a strutturarsi. Diventa allievo del grande critico Cesare Brandi e mostra le proprie foto a Enzo Sellerio che gli farà scoprire l’universo culturale bressoniano. Sono anche gli anni in cui si forma una coscienza politica determinante per l’evoluzione della sua fotografia, così come il vincolo con la propria terra d’origine e le tradizioni siciliane.

Circa due anni dopo, un incontro fondamentale per la sua vita professionale e personale: entra in contatto con Leonardo Sciascia, lo scrittore con il quale a soli 21 anni pubblica il saggio Feste Religiose in Sicilia, libro che ottiene il prestigioso Premio Nadar. Il volume crea molte polemiche, soprattutto a causa dei testi di Sciascia, che mostra l’essenza materialistica delle feste religiose; ma anche le foto del giovane Scianna hanno il loro impatto. “La fotografia era la possibilità del racconto di una vicenda umana. Questo il mio maestro mi fece capire, e m’introdusse ad una certa maniera di vedere le cose, di leggere, di pensare, di situarsi nei confronti del mondo”

Sull’onda del successo del libro, Scianna si trasferisce a Milano dove lavora per l’Europeo come fotoreporter, poi inviato speciale e corrispondente da Parigi, dove vive per 10 anni. A Parigi inizia anche a dedicarsi con successo alla scrittura. Collabora con varie testate giornalistiche, fra cui Le Monde Diplomatique e la Quinzaine Littéraire. “Mi ritrovavo più a scrivere che a fotografare, ma sapevo di essere un fotografo che scrive”, racconta Scianna. Proprio nella capitale francese, il suo lavoro viene particolarmente apprezzato, da Henri Cartier-Bresson, che nel 1982 lo inviterà a presentare la sua candidatura all’agenzia Magnum Photos, da lui fondata nel 1947. Torna a Milano e lascia l’Europeo per dedicarsi alla fotografia: “L’agenzia è lo strumento di un gruppo di fotografi indipendenti, una struttura in grado di valorizzare il tuo lavoro tanto meglio quanto più sai utilizzare questo strumento”. “Magnum continua a sopravvivere secondo l’utopia egualitaria dei suoi fondatori, in modo misterioso riesce a far convivere le più violente contraddizioni”.

A Milano lavora per vari giornali. Inizia anche a fotografare per due giovani designer emergenti, Dolce e Gabbana. Un incontro casuale, che darà vita a una delle collaborazioni meglio riuscite nella fotografia di moda. A Scianna viene richiesto di realizzare un catalogo inserendo la splendida modella Marpessa nel contesto della sua Sicilia. Scianna riesce a mescolare magistralmente i registri visivi del mondo della moda con l’esperienza del fotoreporter, creando un risultato originale che spezza la monotonia patinata della fotografia di moda. É un successo che lo porterà a collaborare con prestigiose riviste internazionali e a realizzare altri servizi di moda in cui affianca con maestria artificio ed autenticità. Questa improvvisa e inaspettata svolta, apre il mondo fotografico di Scianna a nuove esperienze, parallele a quelle più tradizionali del fotogiornalismo: pubblicità e fotografie commerciali, senza mai abbandonare il reportage sociale, i ritratti e il giornalismo.

(Fonte Comunicato Stampa della mostra ai Tre Oci di Venezia)

Le fotografie

Maria Grazia Cucinotta. Ferdinando Scianna, 1995

Maria Grazia Cucinotta davanti al Caffè Tripoli, a Martina Franca. Ferdinando Scianna, 1996.

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