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RICORDANDO GABRIELE BASILICO

Basilico è spesso abbinato alla fotografia d’architettura, anche se deve essere considerato uno dei più famosi fotografi italiani. Ha lavorato molto anche all’estero.Nel 1983, a Les Rencontres d’Arles, venne avvicinato da Bernard Latarjet, dirigente dell’agenzia statale francese DATAR, che si occupava di pianificare, o meglio di progettare, il futuro del paese sul piano dell’economia territoriale, urbana e agricola. Latarjet stava progettando una grande missione fotografica da realizzarsi dal 1984 in poi, per fare una ricognizione del paesaggio francese in un momento di grandi cambiamenti come quello del passaggio all’era post-industriale. La missione assomigliava a quella che era stata condotta negli anni ʼ30 in America, durante la grande crisi, e ancora in Francia agli inizi della fotografia. Basilico è stato il primo e unico italiano a partecipare a quella missione. Concentrandosi sulla costa atlantica della Francia e sui paesaggi balneari, nel 1990 pubblicherà le raccolte "Porti di mare" e "Bord de mer".

Basilico nasce a Milano il 12 agosto 1944. Dopo il Liceo artistico, si laurea in Architettura al Politecnico di Milano. Inizia a fotografare mentre è ancora studente, ed è la fotografia sociale il suo primo interesse: nel momento della contestazione studentesca, delle lotte operaie, delle manifestazioni di piazza, del desiderio di cambiare il mondo. Nonostante la gratitudine sempre dimostrata a Gianni Berengo Gardin, suo maestro, o all’amico Cesare Colombo, nonostante la stima per William Klein, il reportage non è il genere di fotografia che realmente gli appartiene.

La sua indole riflessiva lo porta molto presto alla ricerca della forma e dell’identità della città. Da lì passerà ai mutamenti in corso nel paesaggio contemporaneo, fino alla sua urbanizzazione.

Lui ha sempre avuto un’alta concezione della fotografia. In una delle ultime interviste ha detto: «La fotografia è entrata da parecchio tempo, e a buon diritto, nel mondo dell’arte. Sono convinto però che un’unità della fotografia nel grande bacino della ricerca artistica è un’idea troppo riduttiva: una cosa è usare la fotografia come linguaggio per comunicare un’opera concepita in modo diverso (per esempio un’installazione), un’altra cosa è pensare «fotograficamente», interpretandola, la realtà».

Nel 1982 pubblica "Ritratti di fabbriche", reportage sulle aree industriali di Milano. Si concentrerà inoltre sul panorama industriale all'interno e intorno alle aree tessili di Biella, in Piemonte, su città grandi e piccole, come Parigi, Berlino, Madrid, Valencia, Bergamo, Roma, e, in particolare, sulle devastazioni causate dalle guerra a Beirut, Libano (1992-1994). L'antologia, "L'esperienza dei luoghi", esce nel 1997, e "Città interrotta" risale al 1999. Si concentra anche su progetti architettonici antichi e nuovi, e all'opera di architetti selezionati, come Renzo Piano, Luigi Caccia Dominioni e Munio Weintraub (il padre del regista, Amos Gitai).

L'antologia "Gabriele Basilico: Fotografie 1978-2002" esce nel 2002. Nel 2007 pubblica "Silicon Valley", su commissione del San Francisco Museum of Modern Art (SF MOMA).

La sua ultima opera pubblica è stata presentata nel dicembre 2012, per l'inaugurazione di una nuova piazza a Milano, intitolata all'architetto Gae Aulenti. È stato insignito dell'Osella d'Oro alla Biennale di Venezia del 1996.

Basilico ci ha lasciato il 13 febbraio 2013, generando un vuoto difficilmente colmabile. Le città e i paesaggi non avranno più la loro voce, perché non ci sarà più colui in grado di ascoltarla. E’ una questione di dedizione, cultura, sensibilità, coraggio. Gabriele delle sue città cercava l’anima.

Le fotografie

Gabriele Basilico, Ferrara Ex fabbrica Zabov

Gabriele Basilico, Calais 1985

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