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FOTOGRAFIA DA LEGGERE …

La rubrica del lunedì questa volta ci offre una grande opportunità: quella di celebrare Henri Cartier Bresson, con due libri che lo riguardano. Ricordiamo che il fotografo francese nasceva a Chanteloup-en-Brie il 22 agosto 1908. Lui è stato uno dei fotografi più importanti del ‘900, avendone intuito lo spirito. Per questo motivo è passato alla storia come “L’Occhio del Secolo”. Con i suoi scatti è riuscito a cogliere la vera essenza della vita, mentre la sua esistenza è stata tutta dedicata a trasformare la fotografia in un mezzo di comunicazione moderno, influenzando intere generazioni di fotografi.

Padre del foto giornalismo, Bresson ha contribuito a portare la fotografia, surrealista nel suo caso, al cospetto di un pubblico più ampio. Non è quindi solo un nome da ricordare, ma pure il capostipite di una generazione di fotografi che, senza di lui, non sarebbero esistiti. Crediamo, forse presuntivamente, che tutti gli debbano essere grati, anche i semplici appassionati, perché è dai suoi scatti che l’immagine prende vigore e fama, diffondendosi.

L’immaginario dal vero, di Henri Cartier Bresson. Edizioni Abscondita (30 agosto 2005)

«Fotografare è trattenere il respiro quando tutte le nostre facoltà di percezione convergono davanti alla realtà che fugge: in quell'istante, la cattura dell'immagine si rivela un grande piacere fisico e intellettuale. Fotografare è mettere sulla stessa linea di mira la testa, l'occhio e il cuore. Per me fotografare è un modo di capire che non differisce dalle altre forme di espressione visuale. È un grido, una liberazione. Non si tratta di affermare la propria originalità; è un modo di vivere».

Queste parole di Henri Cartier Bresson sono ideali per descrivere il suo saggio biografico. Il volume rappresenta uno strumento valido per chi, appassionato, voglia coltivare il proprio pensiero fotografico.

“Henri Cartier-Bresson. Storia di uno sguardo”. Editore Contrasto, 6 maggio 2021.

Sinossi

“Henri Cartier-Bresson, storia di uno sguardo” è la biografia di Henri Cartier-Bresson (1908-2004) firmata da Pierre Assouline. Nell’introduzione al volume, il biografo racconta del suo primo incontro con Cartier-Bresson e di quelli successivi, della ritrosia del fotografo ad accettare che si scrivesse la sua biografia fino alla decisione dell’autore di disobbedirgli, imitando il maestro, il giorno in cui prende “coscienza che la vita di Henri Cartier-Bresson era una scuola disobbedienza”. Questa accurata biografia, è il risultato di una lunga conversazione privata tra Assouline e Cartier-Bresson, durata cinque anni (a casa dell’uno o dell’altro, al telefono, per cartoline o via fax). L’incontro di due menti raccontato con la stessa forza e la stessa verità che caratterizza le immagini del grande fotografo.

Henri Cartier-Bresson, il fotografo

Henri Cartier Bresson nasce a Chanteloup-en-Brie il 22 agosto 1908. E’ uno dei fotografi più importanti del ‘900, avendone intuito lo spirito. Per questo motivo è passato alla storia come “L’Occhio del Secolo”.

Ha documentato la Guerra Civile Spagnola, quella Cinese, l’Occupazione Nazista in Francia, la costruzione del muro di Berlino, i funerali di Gandhi. Fu l’unico fotografo occidentale al quale venne permesso di fotografare in Unione Sovietica ai tempi della Guerra Fredda. Durante la II^ Guerra Mondiale, si arruolò nell’Esercito Francese. Fu fatto prigioniero per trentacinque mesi, riuscendo poi a fuggire al terzo tentativo. Si aggrega poi nelle file della Resistenza francese, documentando la liberazione di Parigi nel 1944.

Le fotografie di Henri Cartier Bresson e la sua vita sono strettamente legate. Non si possono osservare le sue opere, perché di capolavori si tratta, se non si conoscono alcuni eventi fondamentali della sua esistenza.

I due momenti più importanti accadono nel 1946, quando Henri Cartier Bresson viene a sapere che il MoMA di New York, credendolo morto in guerra, intende dedicargli una mostra “postuma” e quando si mette in contatto con i curatori, per chiarire la situazione, nasce una collaborazione che lo impegnerà per oltre un anno alla preparazione dell’esposizione, inaugurata nel 1947. Cartier-Bresson sceglie le fotografie che vorrebbe esporre. Seleziona e stampa circa 300 immagini, molte delle quali mai pubblicate prima e nel 1946 parte per New York con le stampe in una valigia. Al suo arrivo compra un grosso album, uno Scrap Book, appunto, dove incolla tutte le stampe prima di presentarle al MoMA. La mostra viene inaugurata il 4 febbraio 1947. Nello stesso anno, inoltre, nella caffetteria del MoMA, fonda la famosa agenzia Magnum Photos, insieme a Robert Capa, George Rodger, David (Chim) Seymour e William Vandivert.

Bresson incontra la fotografia nel 1931, quando sfogliando una rivista vide una foto di Martin Munkacsi e ne rimase affascinato. L’anno dopo acquista la sua prima macchina fotografica Leica e inizia a viaggiare per l’Europa scattando fotografie.

Le sue immagini iniziano a comparire sulle riviste e vengono anche esposte, ma la sua creatività incontra anche il mondo del cinema e nel 1936 lavora come assistente alla regia di Jean Renoir (assieme a Luchino Visconti) per i film “La scampagnata” e ” La vita è nostra”. Inoltre, diventa lui stesso regista per due documentari sugli ospedali nella Spagna repubblicana e sulla vita dei soldati americani durante la guerra civile spagnola.

Quando inizia a scattare, quindi, Henri Cartier-Bresson ha appena 24 anni ed è ancora alla ricerca del suo futuro professionale. È incerto e tentato da molte strade: dalla pittura, dal cinema. ”Per quanto riguarda la fotografia, non ci capisco nulla” affermava.

Non capire nulla di fotografia significa, tra l’altro, non sviluppare personalmente i propri scatti: è un lavoro che lascia agli specialisti del settore. Non vuole apportare alcun miglioramento al negativo, non vuole rivedere le inquadrature, perché lo scatto deve essere giudicato secondo quanto fatto nel “qui” e “ora”, nella risposta immediata del soggetto.

Cogliere il momento perfetto è tutto nelle foto di Bresson, che ha descritto lo stile dell’immediatezza nel suo libro Images à la Sauvette, pubblicato nel 1952. Henri Cartier Bresson non metteva in posa i protagonisti dei suoi ritratti ma li fotografava nei momenti più inaspettati per cogliere la loro naturalezza. Images à la Sauvette si traduce approssimativamente come "immagini in fuga" o "immagini rubate". Il titolo inglese del libro, The Decisive Moment, fu scelto dall'editore. Nella sua prefazione al libro di 126 fotografie di tutto il mondo, Cartier-Bresson cita il Cardinale de Retz del XVII secolo che disse: - "Non c'è niente in questo mondo che non abbia un momento decisivo”.

Le fotografie

L’immaginario dal vero, di Henri Cartier Bresson. Edizioni Abscondita

“Henri Cartier-Bresson. Storia di uno sguardo”. Editore Contrasto

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