DUE VOLTE 11 SETTEMBRE
L’11 settembre ricorda due eventi storici altamente drammatici: il golpe di Pinochet in Cile (1973) e l’attacco terroristico alle Torri Gemelle di New York (2001). Il primo è meno documentato, con poche immagini a raccontarlo; il secondo ha rappresentato un momento mediatico tristemente spettacolare, con tutte le TV del mondo collegate in diretta e tanti fotografi in azione. Ricordiamo, tra i professionisti del click, Thomas Hoepker (sua è la famosa fotografia di Manhattan vista da Williamsburg, Brooklyn; con i ragazzi che sembrano indifferenti di fronte a quanto sta accadendo. Ne parlammo nel 2020), Alex Webb (che ritrasse la madre che accudisce al suo neonato mentre le torri bruciano), Bill Biggart (che durante l’attentato ha scattato l’ultima fotografia della sua vita, morendo sotto il crollo della torre nord. Ricordammo il fotografo lo scorso anno) Del resto, non si può dimenticare Steve McCurry, anche lui a New York durante l’attentato delle torri. Quest’ultime costruzioni, comunque, erano già molto famose e le avevamo viste tutti, andando a New York (i più fortunati), sui poster o almeno nei film. Ricordiamo, circa le pellicole: “King Kong”, 1976; “Una poltrona per due”, 1983; Die Hard – Duri a morire, 1995; “Mamma, ho riperso l'aereo: mi sono smarrito a New York”, 1992.
Sempre per celebrare la fama delle torri di New York, ricordiamo come il 7 agosto 1974 il funambolo francese Philippe Petit compisse la sua impresa più famosa: la traversata a più di 400 metri di altezza delle Torri Gemelle al World Trade Center. Impiegò quarantacinque minuti, camminando avanti e indietro su un cavo di acciaio spesso poco meno di 3 centimetri mentre la polizia gli ordinava di fermarsi. Scrisse anche un libro a proposito (“Toccare le nuvole“, edito da Ponte alle Grazie) da quale nel 2008 fu tratto un documentario (“Man on Wire“) che vinse moltissimi premi, tra cui un Oscar.
Al di là di tutto, fama o meno, la fotografia è stata importante in entrambi gli avvenimenti. Il suo potere evocativo ha continuato a trasmettere la drammaticità storica anche dopo anni di distanza.
11 settembre 1973, il golpe di Pinochet
A Santiago del Cile, corpi speciali dell’esercito, agli ordini del generale Augusto Pinochet, abbattono con un ‘golpe’ il governo legittimo di Unidad Popular guidato da Salvador Allende, il quale aveva vinto le elezioni del 5 settembre del 1970. Allende è il primo presidente democraticamente eletto in Sudamerica. Il golpe di Pinochet segna l’inizio di una sanguinosa dittatura militare che durerà 17 anni. Durante il golpe, Allende si rifugia nel palazzo della Moneda dove verrà trovato morto. Ancora oscura rimane la dinamica della sua morte, anche se un testimone oculare sembra confermare la versione del suicidio.
L'11 settembre 1973 probabilmente veniva scattata l'ultima fotografia a Salvator Allende, Presidente cileno caduto per via del colpo di stato condotto dai militari guidati dal generale Augusto Pinochet. S’inaugurava una delle più feroci dittature reazionarie contemporanee. L'immagine, per anni, non ha avuto il nome dell’autore. Era venuta alla ribalta quattro mesi dopo il colpo di stato. Vinse anche il premio World Press Photo nel 1973, quando si sosteneva che era stata scattata in un tentativo di golpe precedente, quello non è riuscito. Nel febbraio 2007, il quotidiano cileno La Nación ha rivelato che il fotografo era Luis Orlando Lagos Vásquez, alias "Chico" Lagos, al tempo fotografo ufficiale de La Moneda (il Palazzo Presidenziale), deceduto il mese precedente, all'età di novantaquattro anni.
Riportiamo, per dovere di cronaca, l’immagine dell’accaduto e un estratto del discorso che Allende ha trasmesso per radio, proprio l’11 settembre: «Pagherò con la vita la difesa dei principi cari a questa mia patria. Cadrà l’ignominia su quelli che hanno violato le promesse, tradito la parola, rotto i principi delle forza armate. Il popolo deve stare all’erta e vigilare. Non deve lasciarsi provocare, ma neppure lasciarsi massacrare; deve difendere le sue conquiste. Deve difendere il diritto di costruirsi con il proprio lavoro una vita degna e migliore. […] Compatrioti è possibile che facciano tacere le radio, e allora vi saluto per sempre, in questo momento passano gli aerei. E’ possibile che ci distruggano. Ma sappiamo che siamo qui almeno come esempio, per mostrare che in questo paese vi sono uomini che tengono fede agli impegni che si sono assunti […]».
11 settembre 2001, attacco alle Torri Gemelle
Alle 8.45 e alle 9.03, ora di New York, due aerei partiti da Boston e diretti a Los Angeles, dirottati da terroristi di Al Qaeda, vengono scagliati, uno dopo l’altro, sulle torri gemelle del World Trade Center di Manhattan. Le Twin Towers, in fiamme, crollano poco dopo. Il sindaco di New York, Giuliani parla di oltre 20.000 vittime. Mentre New York è ancora in preda al terrore, un terzo aereo dirottato viene fatto precipitare sul Pentagono a Washington, mentre un quarto viene abbattuto in Pennsylvania prima di raggiungere il suo obiettivo. E’ una tragedia che colpisce tutto il mondo civile. La popolazione americana è sotto shock. A realizzare il feroce attacco terroristico sul suolo americano è il gruppo islamico di Al Qaeda guidato da Osama Bin Laden.
Dell’attentato abbiamo parlato numerose volte e si sarebbe potuto procedere pubblicando una galleria “collettiva” firmata da tanti autori. Oggi ne pubblichiamo una sola: l’autore è Steve McCurry.
Steve McCurry, note biografiche
Steve McCurry è stato una delle voci più rappresentative della fotografia contemporanea, per più di trenta anni: con decine di copertine, più di una dozzina di libri, e innumerevoli mostre in tutto il mondo. Nato in un sobborgo di Philadelphia, in Pennsylvania, il 23 aprile 1950, McCurry ha studiato cinema alla Pennsylvania State University, prima di andare a lavorare per un giornale locale. Dopo diversi anni di lavoro freelance, McCurry ha intrapreso il suo primo viaggio in India, l’inizio di una lunga serie. Portava con sé una borsa per i vestiti e un altra colma di pellicole; ha così esplorato quel paese con la propria macchina fotografica. Dopo diversi mesi di viaggio, travestito con abiti tradizionali, ha attraversato il confine tra il Pakistan e l’Afghanistan, controllato dai ribelli poco prima dell’invasione russa. Quando tornò indietro, portò con sé le pellicole cucite tra i vestiti. Quelle immagini, pubblicate in tutto il mondo, sono state tra le prime a mostrare il conflitto russo - afgano al mondo intero. Quel servizio ha vinto il Robert Capa Gold Medal for Best Photographic Reporting from Abroad. Da allora, McCurry ha continuato a creare immagini nei sei continenti, spaziando tra conflitti, antiche tradizioni e cultura contemporanea, ponendo al centro l’elemento umano; lo stesso che ha reso così celebre il ritratto della Ragazza Afgana. McCurry è stato riconosciuto con alcuni dei più prestigiosi premi del settore, tra cui la Robert Capa Gold Medal, il National Press Photographers Award, e il World Press Photo, solo per citarne alcuni. Kodak ha concesso a McCurry l’onore di utilizzare l’ultimo rullino prodotto di pellicola Kodachrome, nel luglio 2010.
Le fotografie
L'ultima fotografia scattata a Salvator Allende durante il golpe di Pinochet, 11 settembre 1973. Luis Orlando Lagos Vásquez, alias "Chico" Lagos, al tempo fotografo ufficiale de La Moneda.
Steve McCurry – Le Torri Gemelle, World Trade Center, la mattina dell’11 settembre 2001, New York.