OLIVER STONE, CINEMA E POLITICA
Oliver Stone ha impegnato le nostre vite, proponendosi nel tempo come regista, sceneggiatore e produttore cinematografico. Amato e detestato, Oliver Stone rimane il personaggio più discusso di Hollywood. Nazionalista e anti americano, nel corso della sua carriera ha tracciato un ritratto variegato degli USA, mettendo a nudo i buchi del sistema. Ha diretto, "Platoon" (1986), "Talk Radio" (1988), "Nato il 4 luglio" (1989), "JFK - Un caso ancora aperto" (1991, otto candidature all'Oscar), "Assassini nati" (1994), "Nixon" (1995, quattro candidature all'Oscar) e "U-Turn". Ha sceneggiato, fra l'altro, anche "Evita" e "Fuga di mezzanotte". Candidato complessivamente a undici Premi Oscar come sceneggiatore, regista e produttore (tre quelli vinti, per la sceneggiatura di "Fuga di mezzanotte" e per la regia di "Nato il 4 luglio" e "Platoon"), di lui si può dire che abbia contribuito, con il suo lavoro, all’evoluzione della settima arte.
Oliver Stone, nato a New York il 15 settembre 1946, da padre americano e madre francese, si è sempre distinto per la voglia di impegnarsi. Partito per Saigon, in Vietnam, da soldato s’improvvisa anche insegnante d’inglese e matematica. Finisce anche in carcere per il possesso di una piccola quantità di droga. Tornato negli USA, s’iscrive alla New York University Film School.
Influenzato dalla Nouvelle Vague francese, teorizza l'uso politico del cinema. Non a caso ha sempre spaccato, con le sue opere, l'opinione pubblica e la critica. Nel 1977 incontra Alan Parker per il quale scrive la sceneggiatura del film "Fuga di mezzanotte", conquistando l'Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Si ripropone, nello stesso ambito, nel 1983 con “Scarface”, diretto da Brian De Palma.
La sua prima regia importante è del 1986 per "Salvador", una pellicola di denuncia della dittatura sudamericana e della complicità del governo statunitense. Nello stesso anno, dirige "Platoon" (Willem Dafoe nomination all'oscar come miglior attore non protagonista) è un altro atto di accusa nei confronti del governo americano. Alla stessa stregua si pone la storia di "Nato il 4 luglio", con Tom Cruise come protagonista.
Nel 1991 si occupa di un episodio chiave della storia americana. Si tratta dell'omicidio del presidente John Fitzgerald Kennedy, rivisitato con il capolavoro "JFK". Il regista si avvale in questo caso di un altro nome famoso, Kevin Costner, mentre nella pellicola mescola sapientemente le riprese della regia a immagini di repertorio.
Nel 1996 ha prodotto "Larry Flynt, Oltre lo scandalo" di Milos Forman, ritratto di un editore di materiale hard americano, mente nel 1998 torna alla regia con "U-Turn", dove brilla un grande Sean Penn.
Uomo come detto dalla forte personalità , Oliver Stone continua tuttora a lavorare dietro al macchina da presa e, vista l'età anagrafica, tanto ci stiamo aspettando da lui.
Le fotografie, i fotografi
Per Oliver Stone proponiamo due autori di classe, particolarmente nel ritratto. Entrambe le immagini sono riconoscibili circa la firma: a inquadratura stretta e in B/N quella di Avedon, ambientata l’altra della Leibovitz. Il regista appare per come lo conosciamo, comunque volitivo e presente.
Il fotografo, Richard Avedon
Richard Avedon (1923-2004) è nato e ha vissuto a New York City. Il suo interesse per la fotografia è iniziato in tenera età e si è unito al club fotografico della Young Men's Hebrew Association (YMHA) quando aveva dodici anni. Ha frequentato la DeWitt Clinton High School nel Bronx, dove ha co-curato la rivista letteraria della scuola, The Magpie, con James Baldwin. È stato nominato Poeta Laureato delle scuole superiori di New York nel 1941.
Avedon si è unito alle forze armate nel 1942 durante la seconda guerra mondiale, come fotografo nella marina mercantile degli Stati Uniti. Come ha descritto, “Il mio lavoro era scattare fotografie d’identità”. “Credo di aver fotografato centomila volti prima che mi venisse in mente che stavo diventando un fotografo".
Dopo due anni di servizio, ha lasciato la marina mercantile per lavorare come fotografo professionista, inizialmente creando immagini di moda e studiando con l'art director Alexey Brodovitch presso il Design Laboratory della New School for Social Research. All'età di ventidue anni, Avedon ha iniziato a lavorare come fotografo freelance, principalmente per Harper's Bazaar. Ha fotografato modelli e moda per le strade, nei locali notturni, al circo, sulla spiaggia e in altri luoghi non comuni, impiegando intraprendenza e inventiva che sono diventati i caratteri distintivi della sua arte. Sotto la guida di Brodovitch, è diventato rapidamente il fotografo principale di Harper's Bazaar.
Dall'inizio della sua carriera, Avedon ha realizzato ritratti per la pubblicazione sulle riviste Theatre Arts, Life, Look e Harper's Bazaar. Era affascinato dalla capacità della fotografia di suggerire la personalità ed evocare la vita dei suoi soggetti. Ha catturato pose, atteggiamenti, acconciature, vestiti e accessori come elementi vitali e rivelatori di un'immagine. Aveva piena fiducia nella natura bidimensionale della fotografia, le cui regole si piegavano ai suoi scopi stilistici e narrativi. Come ha detto ironicamente, "Le mie fotografie non vanno sotto la superficie”. “Ho grande fiducia nelle superfici, una buona è piena di indizi”.
Dopo aver curato il numero di aprile 1965 di Harper's Bazaar, Avedon lasciò la rivista ed è entrato a far parte di Vogue, dove ha lavorato per più di vent'anni. Nel 1992, Avedon è diventato il primo fotografo dello staff del The New Yorker, dove i suoi ritratti hanno contribuito a ridefinire l'estetica della rivista. Durante questo periodo, le sue fotografie di moda sono apparse quasi esclusivamente sulla rivista francese Égoïste.
In tutto, Avedon ha gestito uno studio commerciale di successo. E’ stato ampiamente accreditato di aver cancellato il confine tra la fotografia "artistica" e "commerciale". Il suo lavoro di definizione del marchio e le lunghe associazioni con Calvin Klein, Revlon, Versace e dozzine di altre aziende hanno portato ad alcune delle campagne pubblicitarie più famose della storia americana. Queste campagne hanno dato ad Avedon la libertà di perseguire grandi progetti in cui ha esplorato le sue passioni culturali, politiche e personali. È noto per la sua estesa ritrattistica del movimento americano per i diritti civili, la guerra del Vietnam e un celebre ciclo di fotografie di suo padre, Jacob Israel Avedon. Nel 1976, per la rivista Rolling Stone, ha prodotto "The Family", un ritratto collettivo dell'élite di potere americana al momento delle elezioni del bicentenario del paese. Dal 1979 al 1985 ha lavorato a lungo su commissione dell'Amon Carter Museum of American Art, producendo il libro In the American West.
Dopo aver subito un'emorragia cerebrale mentre era in missione per The New Yorker, Richard Avedon è morto a San Antonio, in Texas, il 1° ottobre 2004.
(Fonte Avedon Foundation)
La fotografa, Annie Leibovitz
Annie Leibovitz nasce il 2 ottobre 1949 a Waterbury, nel Connecticut. Era uno dei sei figli di Sam, un tenente dell’aviazione, e Marilyn Leibovitz, un’istruttrice di danza moderna. Ha viaggiato gli USA in lungo e in largo e forse, al finestrino della Station Vagon paterna ha sviluppato quella sensibilità fotografica che oggi conosciamo. Grande appassionata di Avedon, nel 1967 si iscrive al San Francisco Art Institute, dove ha sviluppato l’amore per la fotografia .
Nel 1970 si presenta alla rivista rivista Rolling Stone. Impressionato dal suo portfolio, l’editore non esita ad assumerla. Nel giro di due anni, Annie ne ha 23, è capo fotografo. Nel 1975 la rivista le ha offerto l'opportunità di accompagnare la band dei Rolling Stones nel loro tour internazionale. Nel 1983 la Leibovitz lascia Rolling Stone per la rivista Vanity Fair, dove diventerà autrice di molte copertine di personaggi celebri; ricordiamo, tra questi, Demi Moore in dolce attesa e Whoopi Goldberg semisommersa in una vasca da bagno piena di latte.
Durante la fine degli anni 1980, la Leibovitz ha iniziato a lavorare su una serie di campagne pubblicitarie di alto profilo. Tra queste quella per l’American Express "Abbonamento", per la quale ha ritratto celebrità del calibro di Tom Selleck e Luciano Pavarotti.
Annie è considerata una delle migliori fotografe americane, particolarmente per quanto attiene al ritratto. Nel 1999 ha pubblicato il libro Women, che è stata accompagnato da un saggio dell’amica Susan Sontag. Nella pubblicazione Leibovitz ha presentato una serie d’immagini femminili: dai Giudici della Corte Suprema, fino alle showgirl dello spettacolo.
Di Annie ricordiamo la fotografia dove John Lennon (completamente nudo) è avvinghiato a sua moglie Yoko Ono. Si tratta dell'ultimo ritratto dedicato all’ex Beatles. E’ L'8 dicembre 1981. Poche ore dopo la posa per questa fotografia, Lennon fece due passi fuori dalla sua residenza a New York. Lì è stato colpito a morte da Stalker Mark David Chapman. Nel gennaio del 1981 (22 gennaio), l'immagine è apparsa sulla copertina della rivista Rolling Stone. Anni dopo la Leibovitz ha raccontato che quando Lennon ha visto il primo test Polaroid delle riprese, si era espresso così: "Hai catturato esattamente il nostro rapporto".
Anche Lavazza ha affidato un lavoro importante alla fotografa statunitense, la campagna pubblicitaria che il brand italiano del caffè ha lanciato, nel 2009, in 15 paesi. Si trattava di fotografare cinque top model italiane per il calendario The Italian Espresso Experience 2009. Eva Riccobono, Elettra Rossellini Wiedemann, Alessia Piovan, Gilda Sansone e Kate Ballo, sono diventate le protagoniste del viaggio paradossale che la fotografa americana ha intrapreso sfruttando i “luoghi comuni” dell’italianità: quelli che hanno reso famoso il Made in Italy in tutto il mondo. Annie ha mescolato, con ironia e classe, i luoghi famosi, la moda, i set cinematografici, le belle donne, gli spaghetti e le immancabili tazzine di caffè. La Leibovitz ha messo in scena la nostra Italia, ben consapevole che gli stessi italiani amano la teatralità, il divertimento e la bella vita.
Un’altra campagna famosa portata avanti da Annie è quella relativa alle fiabe Disney. La stessa doveva reclamizzare i parchi divertimenti. Lei ha usato la sua capacità di ritrarre le celebrità.
Annie Leibovitz continua a essere richiesta come fotografa ritrattista, per ritrarre le celebrità di oggi.
Le fotografie
Oliver Stone fotografato da Richard Avedon, 20 giugno 1994
Annie Leibovitz per Vanity Fair, sul set del film “Wall Street – il denaro non dorme mai”.