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PRIMO VIAGGIO DELL’ORIENT EXPRESS

Il 4 ottobre 1883 l’Orient Express viaggiò per la prima volta. Era un treno passeggeri a lunga percorrenza, messo in servizio dalla Compagnie Internationale des Wagons-Lits. Partiva da Parigi Gare de l’Est per arrivare a Istanbul. Il servizio si interruppe per le due guerre mondiali fra il 1914 e il 1921 e fra il 1939 e il 1945, per cessare definitivamente nel 1977 a causa della concorrenza dei trasporti aerei. L’Orient Express rimase un servizio quotidiano Parigi-Vienna fino alla riduzione del tragitto nel 2007 e alla momentanea cancellazione del 14 dicembre 2009.

L’Orient Express era un treno che ha prodotto dei miti, ben utilizzati da scrittori e registi. Non serviva a raggiungere un luogo, ma trasportava il passeggero in un altrove esotico e ambiguo: quell’oriente immaginario e incomprensibile, che viveva oltre l’orizzonte plausibile. La destinazione era importante, ma la prima tappa del viaggio diventava il treno stesso: l'anima dell'avventura, la sua ragione d'essere, il luogo propizio per la seduzione, lo spionaggio e naturalmente all'omicidio.

Assassinio sull'Orient Express è da molti considerato il capolavoro di Agatha Christie, ed è sicuramente uno dei gialli più noti e letti in tutto il mondo. Dal libro sono nati due film, dal cast faraonico. In entrambi, il treno, intrappolato nella neve, diventa ancor di più soggetto e non ambiente, luogo di riflessioni e intime confessioni. I personaggi ne escono rafforzati, compreso Hercule Poirot: impassibile, elegante, curato fino al dettaglio; e intelligente per tutti, anche troppo. Originale è il finale e la morale che ne consegue, immaginabile solo sul quel treno.

Nel decennio del 1860, le linee ferroviarie si facevano largo nel continente e lungo le tratte cominciavano a comparire gli hotel di lusso. Georges Nagelmackers, figlio di una nota famiglia di banchieri belgi, durante una lunga vacanza negli Stati Uniti, venne rapito dal fascino delle famose carrozze letto Pullman (dette anche wagon-lit): pulite, confortevoli, pensate per i lunghi viaggi.

Con la belle époque alle porte, Nagelmackers comprese una domanda ancora latente di un nuovo modo di viaggiare, tra glamour e lusso; e nel 1873 aveva fondato la sua compagnia, inizialmente chiamata Georges Nagelmackers & Company, quindi Compagnie Internationale des Wagons-Lits (CIWL, wagons-lits in francese significa “carrozza letti”). Nella sua visione i passeggeri venivano trasportati da Parigi a Costantinopoli in lussuosi vagoni letto, senza doversi fermare alle frontiere. Dopo il viaggio inaugurale, vi fu una rivoluzione tra i ricchi d’Europa, che si sviluppò negli anni. Nel cuore della belle époque, viaggiare sull’Orient Express divenne presto un imperativo per chiunque volesse contare nell’alta società europea.

Il 1° giugno 1889, quasi sei anni dopo l’inaugurazione, l’Orient Express compì il suo primo viaggio diretto coprendo la distanza tra Parigi e Costantinopoli in 67 ore e 35 minuti. Siamo nell’età d’oro del treno, ma nell’Orient Express vincevano lusso e romanticismo. L’eleganza era all’ordine del giorno, con un rigido protocollo da osservare: l’abito da sera era d’obbligo a cena. Nel corso degli anni monarchi e membri dell’aristocrazia cedettero al fascino dell’Orient Express, ma poi fu la volta di politici, avventurieri (come Lawrence d’Arabia) e figure di spicco del panorama artistico. Mata Hari, la spia, fu ospite dell’Orient Express. Più avanti, nel XX secolo, l’attrice Marlene Dietrich e il soprano Maria Callas si aggiunsero alla lista dei passeggeri.

Il fotografo, Felix Nadar

«La fotografia è alla portata dei più imbecilli, s’impara in un'ora. Quello che non si può imparare è il sentimento della luce […] e ancor meno l'intelligenza morale del tuo soggetto, […] e l'intima somiglianza». (Felix Nadar)

Gaspard Félix Tournachon, detto Nadar, nasce a Parigi il 6 aprile 1820 da una famiglia di tipografi e librai di Lione. Alla morte del padre, abbandonò gli studi di medicina e divenne giornalista, disegnatore e caricaturista. Sogna, tra gli altri progetti, di costituire il “Panthéon Nadar” attraverso una serie di caricature per le quali inizia a usare la fotografia. Il Pantheon riunisce 300 grandi uomini del tempo dei 1.000 previsti. Doveva essere pubblicato su quattro fogli litografici.

Nadar frequenta i "bohémien" parigini del tempo. I suoi amici lo chiamano Tournadar perché aggiungeva la desinenza "dar" alla fine di ogni parola. Da questo soprannome prenderà vita il suo pseudonimo Nadar.

La fotografia esisteva solo da 15 anni, ma Felix si stabilisce nel 1854 al 113 di rue Saint-Lazare a Parigi in uno studio estremamente lussuoso, poi nel 1860 al 35 di boulevard des Capucines. In entrambi ricevette molte personalità di spicco: politici, attori (Sarah Bernhardt), scrittori (Hugo, Baudelaire, Dumas), pittori (Corot, Delacroix, Millet), musicisti (Liszt, Rossini, Offenbach, Berlioz), uomini di scienza e tanti altri.

Felix fotografa in semplicità, senza accessori inutili, alla luce naturale delle alte finestre spesso riflessa su grandi pannelli mobili. Le pose molto classiche valgono soprattutto per la grande qualità nella scelta delle espressioni che rivelano perfettamente la personalità dei suoi soggetti e dimostrano come Nadar fosse un fine conoscitore dei suoi contemporanei, riuscendo a creare con loro ana grande complicità. In questo periodo, nel quale il ritratto viene industrializzato, Nadar elimina gli accessori pittorici, le decorazioni convenzionali e rifiuta il ritocco, a favore della "vera espressione e di quel momento di comprensione che ti mette a contatto con il soggetto, che ti guida alle sue idee e al suo carattere”.

Ma dal 1860, a causa della forte concorrenza, accetta compromessi commerciali, realizza ritratti su “carte de visite” (piccoli formati e molto economici inventati da Disdéri), accontentandosi di dirigere gli scatti e di ricevere il suo mondo. L'estetica e la forza delle sue immagini finirono per dissolversi e nel 1886 vendette la sua attività al figlio Paul (1856-1939), che continuò l'opera del padre senza genialità.

Allo stesso tempo, continua a scrivere, disegnare, inventare. Nadar, appassionato di aerostazione, brevettò la sua idea di fotografare la terra vista dal cielo nel 1858. Utilizzando un pallone legato a ottanta metri da terra, realizzò le sue prime vedute di Petit-Bicêtre vicino a Parigi. Costruì quindi il “Gigante”, che poteva ospitare ottantacinque persone, ma fu un fallimento tecnico e commerciale, col quale Nadar dissipò gran parte della sua fortuna. L'avventura aerea di Nadar ispirerà Jules Verne per il suo romanzo, “Cinque settimane in mongolfiera”, pubblicato nel 1862, e diede il nome di Michel Ardan (anagramma di Nadar) al suo eroe.

Amico di molti artisti del suo tempo, il 15 del 1874 prestò o il suo studio in Boulevard des Capucines per la prima mostra di pittori impressionisti, alcuni dei quali destinati a divenire celeberrimi, come Claude Monet, Edgar Degas, Pierre-Auguste Renoir. Rovinato e malato, nel 1887 si ritirò in campagna con la moglie. Per l'Esposizione Universale del 1900, Paul organizza una retrospettiva dell'opera del padre e sarà un trionfo.

Tornò a Parigi nel 1904 e si dedicò alla scrittura delle sue memorie. La scrittura l’occupò per tutta la vita e pubblicò più di una dozzina di libri: romanzi, ricordi, cronache, il più famoso dei quali è “Quando ero un fotografo” pubblicato nel 1900. Il volume, molto interessante, è acquistabile oggi, pubblicato da Abscondita il 6 luglio 2010.

Felix Nadar morì a Parigi di broncopolmonite il 20 marzo 1910.

La sua fama, il suo successo, il suo posto nel mondo hanno eclissato molti dei suoi contemporanei il cui lavoro è altrettanto importante, ma che non seppero mettersi in mostra come lui. Tra questi, vanno ricordati i nomi di Pierre Petit, Antony Samuel, Meyer e Pierson, Adam Salomon e soprattutto quello di Étienne Carjat, giornalista e caricaturista anche lui, i cui ritratti sono potenti almeno quanto quelli di Nadar. Di lui abbiamo parlato il 20 ottobre 2021, riferendoci tra l’altro al magistrale ritratto di Baudelaire e quello, divenuto un classico, di Gioacchino Rossini.

Il fotografo Jack Birns

Jack Birns (1919–2008), il fotografo americano, era ben conosciuto come corrispondente estero pluripremiato per la rivista LIFE. Nel 1946 Birns si trasferì a Los Angeles, in California, e per un anno fu fotografo freelance di riviste, durante il quale stabilì un record per i liberi professionisti che lavoravano per LIFE: 30 pagine e una copertina in 6 mesi di lavoro. LIFE assunse Birns per documentare la guerra civile in Cina. Durante questo periodo, Birns è stato accoppiato al giornalista Roy Rowan. Documentò gli accadimenti in Cina, Birmania, India, Filippine e Malesia e ottenne un ambito riconoscimento dal prestigioso Overseas Press Club of America.

Nel 1950 Jack Birns viaggiò sul Simplon Orient Express da Londra a Istanbul, incaricato dal settimanale LIFE. Nel numero in edicola l’11 Settembre fu pubblicato il servizio col titolo LIFE viaggia sul Simplon-Orient Express. Il più famoso treno europeo ha perso il suo fasto, ma conserva la sua atmosfera di mistero.

Le fotografie

Il fondatore di CIWL (Compagnie Internationale des Wagons-Lits) Georges Nagelmackers fotografato da Nadar, o Gaspard-Félix Tournachon, nel 1898.

Milano Centrale. I passeggeri salutano dalla carrozza di prima classe delle ferrovie francesi, che arriverà fino a Istanbul insieme al vagone letto. Ph. Jack Birns, 1950.

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