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FOTOGRAFIA DA LEGGERE …

Domenica d’autunno, ideale per la lettura. Un libro diventa un amico, soprattutto se dedicato alla nostra passione e firmato da un autore fotografo e scrittore, Ferdinando Scianna. Il volume è “Lo specchio vuoto”, fotografia, identità e memoria (Editori Laterza). Scorrendo le righe, diventa piacevole riconoscersi, tra elementi storici, sociali e di costume; ma soprattutto risulta splendido comprendere una volta di più come la fotografia abbia influito sull’uomo e sulla sua coscienza di sé. Si parte da Narciso, colui che si specchia nell’acqua cadendovi dentro: non per vanità, ma per il fatto di vedere un altro ragazzotto di bell’aspetto: un altro di sé. Il “narcisismo” che gli abbiamo sempre attribuito è diventato una definizione di comodo, forse non meritata. Per lui, finirà male; ma un fiore ne sorreggerà il ricordo.

Con la fotografia tutto cambierà, ma tante cose si erano modificate prima, con la Rivoluzione Francese e il “positivismo”, corrente filosofica, quest’ultima, fatta di scienze e misurazioni, di vero e reale. Come dire: la fotografia è arrivata al momento giusto; serviva in quel momento storico e gli uomini la inventarono (Alberto Savinio)

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Quasi a conclusione di questa introduzione, ma all’inizio del libro, leggiamo: «[…] i processi cerebrali che hanno a che fare con le immagini sono determinanti per lo sviluppo della coscienza e dell’identità stessa. Insomma, siamo uomini anche perché produciamo immagini, e produciamo e consumiamo immagini perché siamo uomini, per costruirci come individui dotati di coscienza».

“Lo specchio vuoto”, sinossi

Se almeno una volta nella vita non vi siete riconosciuti in una fotografia, se vi siete commossi o irritati davanti alla polaroid di una vecchia fidanzata, se non resistete al desiderio di postare un selfie, questo libro fa per voi. In dieci capitoli Ferdinando Scianna s’interroga sulla natura e sull’ambiguità del rapporto degli uomini con se stessi e con la realtà che è stata l’invenzione della fotografia. E se oggi con il digitale e i social network grazie a un post tutti abbiamo diritto al nostro quarto d’ora di celebrità, il paradosso, secondo Scianna, è che non ci sono quarti d’ora per tutti. Rocco Moliterni, “Tuttolibri”.

Niente è più astratto e sfuggente della nostra identità e nello stesso tempo niente è più esposto al giudizio altrui, è più concreto e visibile: a cominciare dal volto, la prima immagine di noi stessi. Da quasi due secoli la fotografia è legata alla nostra stessa idea d’identità. Tutti portiamo con noi un documento con il nostro volto e abbiamo fotografie delle persone che più amiamo. Il rapporto emozionale che stringiamo con queste immagini è talmente complesso da farci rifiutare, qualche volta, i nostri stessi ritratti. Non ci riconosciamo, anche se bastano pochi anni per trovare sorprendentemente migliorate fotografie che prima detestavamo. Perché la fotografia è come la memoria: cambia. Non resta immobile, ma si trasforma sulla base della storia di ciascuno e dell'idea che si ha di se stessi.

Il fotografo (e scrittore) Ferdinando Scianna

Ferdinando Scianna nasce il 4 luglio 1943. Parlare di lui significa esplorare uno dei fotografi italiani più significativi, ma anche un’esistenza stupenda: per divenire ed incontri. Colto, profondo, attento, Scianna debutta giovane nella fotografia che conta: complice una mostra a Bagheria dove capita, per caso, Leonardo Sciascia. Tra i due nascerà una collaborazione vivace, che culminerà con Feste Religiose in Sicilia, un libro dove lo scrittore siciliano contribuirà con prefazione e testi. La pubblicazione varrà al fotografo il premio Nadar (1966).

Nel 1967 Scianna è a Milano con l’Europeo. Sarà poi inviato a Parigi in qualità di giornalista e là conoscerà Henry Cartier Bresson. Famose sono le collaborazioni di Scianna nella moda (Dolce e Gabbana), con lavori presi nella sua Sicilia.

Fervido narratore, il nostro lo ritroviamo in “Quelli di Bagheria” (2006), “Ti Mangio con gli Occhi”, “Visti e scritti” e in tanti altri libri; interessante anche la collaborazione con Tornatore (suo concittadino), in occasione del film Baaria.

La fotografia

Copertina del libro “Lo specchio vuoto”, fotografia, identità e memoria. Di Ferdinando Scianna, Editori Laterza,

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