RICORDANDO GIORGIO DE CHIRICO
Volgere la memoria a De Chirico significa scomodare una personalità celebre in ambito pittorico e non solo. Lui, con Carlo Carrà e Giorgio Morandi, fonderà lo stile della pittura metafisica. E’ bello ricordarne gli spostamenti: Atene, la Germania, Firenze, Parigi, Ferrara, Roma; e poi gli incontri: Guillaume Apollinaire, Brancusi, Soffici, De Pisis. Fotograficamente, amiamo pensare a quando si fece ritrarre da Man Ray e Irvig Penn. Di una fotografia di quest’ultimo parlammo lo scorso anno, riportando le parole del fotografo: «Appena arrivato a Roma, inebriato dall'Italia, vidi una figura scendere in Piazza di Spagna. Era de Chirico che trasportava una borsa di verdure. Lo conobbi all'istante, senza il minimo dubbio. Mi sono precipitato verso di lui e l'ho abbracciato. Deve avermi preso per pazzo. Per me rappresentava il famoso de Chirico, per lui ero un estraneo totale; tuttavia, si è commosso, concedendomi di pranzare con lui. Per due giorni mi ha mostrato la sua Roma, posando per la mia macchina fotografica».
La fotografia di Penn che proponiamo, a parte la corona di alloro in testa (un riferimento giocoso agli autoritratti coronati di De Chirico), rivela già il desiderio di Penn di spogliare i suoi soggetti dai riferimenti dei loro mestieri, per meglio concentrarsi sul personaggio.
Giorgio De Chirico, la vita, gli episodi
Giorgio De Chirico è nato il 10 luglio 1888 a Volos, capitale della Tessaglia (Grecia). Suo padre Evaristo era un ingegnere e sua madre, Gemma Cervetto, una nobildonna di origine genovese. Giorgio, il cui padre ha sempre sostenuto la sua passione per l'arte, prende le prime lezioni di disegno con il pittore greco Mavrudis. E fu ad Atene che De Chirico realizzò il suo primo dipinto, intitolato "Natura morta con limoni”. Nel 1906, in seguito alla morte del padre, la famiglia De Chirico si trasferisce in Germania dove Giorgio frequenta l'Accademia di Belle Arti ed entra in contatto con la cultura artistica, letteraria e filosofica tedesca. Lesse Schopenauer, Nietzsche e Weininger, continuò a studiare gli antichi e l'arte di Arnold Böcklin.
Nel 1908 tornò in Italia e si ricongiunse alla famiglia; nel 1910 si trasferì a Firenze e fu influenzato da Giotto e dalla pittura primitiva toscana, concentrandosi su uno stile ricco di schemi prospettici e costruzioni con archi. Nacque così uno dei suoi primi dipinti metafisici: "Enigma di un pomeriggio d'autunno”.
Nell'estate del 1911, con la madre e il fratello Alberto, si reca a Parigi dove inizia la sua vera carriera artistica, a contatto con le avanguardie artistico-culturali francesi e successivamente con il poeta Guillaume Apollinaire. Nello stesso anno, grazie all'aiuto del fratello, conosce Pierre Laprade, membro della giuria del Salon d'Automne, per il quale espone tre opere: " Enigma dell'Oracolo", "Enigma di un pomeriggio" e "Autoritratto”. Quando altre tre di queste opere furono esposte nel 1913 al Salon des Indépendants di Parigi fu notato da Pablo Picasso e Guillaume Apollinaire, grazie ai quali De Chirico strinse amicizia con Brancusi, Braque, Jacob, Soffici, Léger e Derain. Nell'autunno dello stesso anno Apollinaire organizza nel suo studio una mostra di trenta opere dell'artista e scrive una recensione di De Chirico su "L'intransigeant" usando il termine "metafisica".
Scoppiò la prima guerra mondiale e i due fratelli tornarono in Italia. Giorgio fu ricoverato all'ospedale di Ferrara, dove svolgeva un lavoro sedentario poiché ritenuto inabile al lavoro. Continuò a mantenere stretti legami con l'ambiente parigino ed entrò in contatto con il movimento Dada. Nel 1916 dipinge i suoi famosi "Ettore e Andromaca” e "Le Muse inquietanti”. Frequenta l'ambiente artistico ferrarese: conosce Filippo De Pisis e inizia una corrispondenza con Carrà, che incontrerà durante una degenza in ospedale militare. Carrà rimase affascinato dal mondo poetico e dai temi artistici di De Chirico e dipinse una serie di opere dai chiari fondamenti metafisici. Nasce così la "pittura metafisica".
Nel 1918 De Chirico ottenne il trasferimento a Roma. Lì espone nelle sale del quotidiano "Epoca" insieme a Prampolini, Carrà e Soffici. Nel 1919 presenta la sua prima mostra personale alla Pinacoteca di Anton Giulio Bragaglia e pubblica il testo "Noi metafisici". Quel momento segnò per De Chirico l'inizio di un intenso periodo di mostre in tutta Europa, in particolare in Francia, mentre un notevole interesse per le sue opere emerse anche negli Stati Uniti. La pittura di De Chirico fu apprezzata da tutti i maggiori artisti dadaisti e surrealisti e anche dagli artisti tedeschi del "Realismo magico", quelli del "Bauhaus" e della "Nuova Oggettività". Nel 1925 sposò la ballerina russa Raissa Gurievich Kroll. Nel 1928 tiene la sua prima mostra personale a New York alla Valentine Gallery e poco dopo espone a Londra.
Nel 1929 pubblica il romanzo "Hebdòmeros". In quegli anni infatti, oltre alla pittura, si dedica alla scrittura e anche alla scenografia per spettacoli teatrali e balletti. Continua ad esporre nelle più importanti pinacoteche europee e americane e conosce Isabella Far, che diventerà la sua seconda moglie nel 1952. Pochi mesi dopo il suo novantesimo compleanno, il 20 novembre 1978, Giorgio De Chirico muore a Roma. Le sue spoglie sono conservate nella Chiesa Monumentale di San Francesco a Ripa, in Trastevere, a Roma.
Il fotografo Irving Penn
“Il viso umano è come la facciata di un palazzo: bisogna entrare, scavare, scoprire cosa c'è dietro”. Così diceva Irving Penn riferendosi al suo modo di concepire il ritratto. Il fotografo è nato il 16 Giugno 1917. Lo ricordiamo per la sua attività nella moda, tra le nature morte e appunto nel ritratto: prima come figura intera, poi come volto. Tale e tanto è stato l'impegno di Penn in quest'ultimo genere, che lo consideriamo (è un giudizio personale) uno dei quattro grandi ritrattisti della storia, assieme a Nadar, Sanders e Avedon.
La vita di Irving Penn
Dopo le scuole pubbliche, a diciotto anni, Penn frequentò il corso di disegno pubblicitario tenuto da Alexej Brodovitch, capo redattore di Harper's Bazar. A venticinque anni partì per il Messico, dove iniziò a dipingere. Dopo un anno, si convinse che non sarebbe mai diventato un grande pittore.
Tornato a New York, divenne assistente di Alexander Liberman, art director della rivista Vogue. Nel 1948, per quest'ultima, lavorò in Perù; ma furono le campagne campagne fotografiche legate al mondo della moda, realizzate nel corso degli anni cinquanta, a dargli la prima fama internazionale.
Nel 1967 creò un piccolo studio fotografico da viaggio, con il quale era in grado di fotografare sullo stesso scenario in ogni parte del mondo e in ogni condizione: nacque cosi la famosa serie dei Worlds in a small rooms (mondi in una piccola stanza), nella quale si alternavano ritratti di personaggi celebri e fotografie di gruppo dove l'etnografia si mescolava alla moda.
Mentre proseguiva la sua attività di fotografo di moda, nel 1977 il Metropolitan Museum di New York presentò il ciclo Street Material (materiale di strada), nel quale Penn fotografava i resti abbandonati dell'esistenza quotidiana, conferendo loro un nuovo valore estetico. Divenuto ormai uno dei fotografi più rinomati del mondo, si susseguono le mostre a lui dedicate. In particolare, si ricordano le retrospettive al MOMA di New York nel 1984, quella alla National Portrait Gallery di Washington nel 1990 e quella prodotta dal Moderna Museet di Stoccolma nel 1995, in occasione di una grande donazione del fotografo al museo svedese.
Irving Penn è deceduto nel 2009, a 92 anni, nella sua casa a Manhattan.
Man Ray, artista e fotografo
Man Ray, pseudonimo di Emmanuel Radnitzky, nasce a Philadelphia il 27 agosto del 1890. I suoi genitori sono di origine russa ed emigrano negli Stati Uniti durante gli anni Ottanta. Nel 1897 la famiglia si trasferisce a Brooklyn, New York, dove Emmanuel inizia ad interessarsi di arte e architettura. Finiti gli studi nel 1908, Emmanuel è attratto dalle gallerie e musei di Manhattan e diventa un visitatore regolare della Galleria 291 di Alfred Stieglitz, dove è introdotto al concetto di fotografia come arte.
La poetessa Donna Lecoeur (sua moglie) lo introdurrà nella comunità di artisti francesi, dove incontrerà Marcel Duchamp (1915), che diventerà suo amico e collaboratore. Sarà quest'ultimo a invitarlo a Parigi. La città francese è, a quel tempo, il centro del mondo artistico e Man Ray, insoddisfatto dall'accoglienza riservata alla sua opera a New York, annuncia ben presto la sua intenzione di trasferirsi laggiù.
A Parigi Man Ray è subito adottato dai dadaisti. Inizia a lavorare come fotografo professionista presso "Harper's Bazar", "Vogue", "Vu", "Vanity Fair" e altre riviste famose. Sebbene in quel periodo Man Ray si distingua soprattutto per i ritratti, è allora riconosciuto come artista della fotografia. La solarizzazione è un importante elemento della fotografia di Man Ray e molti dei suoi ritratti combinano questa tecnica con l'uso di retini per diffondere l'immagine stampata. Ormai fotografo affermato, attività alla quale dedica sempre più tempo, l'artista Man Ray vive tuttavia un crescente sentimento di frustrazione. Negli anni Trenta Man Ray diminuisce progressivamente il suo impegno come fotografo per tornare a occuparsi di pittura e a collaborare con altri artisti.
La guerra imminente lo costringe a fuggire dall'Europa. Il 6 agosto si imbarca da Lisbona per gli Stati Uniti e dieci giorni dopo giunge nel New Jersey. Per Man Ray, allora cinquantenne, aver abbandonato la Francia ha significato abbandonare ogni certezza, un'attività di successo, gran parte del lavoro di una vita, amici e affetti. A New York, sentendosi depresso, Man Ray accetta l'offerta di un amico di attraversare con lui in macchina gli Stati Uniti. Il mattino successivo al suo arrivo a Los Angeles, Man Ray telefona a Juliet Browner, una modella del Bronx, New York, che lo raggiunge immediatamente e insieme vanno a vivere in un appartamento al 1245 di Vine Street, trasformato nello "Studio Man Ray". Man Ray e Juliet si sposano nel 1946. In California Man Ray prende le distanze dalla fotografia pubblicitaria, si dedica a ricreare molte delle opere da lui credute perdute durante la guerra e riprende la sua antica passione per gli scacchi, disegnando diverse scacchiere.
Nel 1951 Man Ray torna a Parigi, dove inizia un periodo di rinnovata e intensa attività. Il riconoscimento alla sua opera arriva con l'assegnazione di una medaglia d'oro alla Biennale di Venezia del 1961.
Man Ray lavorerà intensamente fino al 1976, nonostante la salute poco cagionevole. Il 18 novembre, con accanto Juliet, morirà nella sua casa e verrà sepolto nel cimitero di Montparnasse.
Le fotografie
Irving Penn. Giorgio De Chirico, Roma 1944.
Man Ray. Giorgio De Chirico 1930