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NINO ROTA, LA MUSICA MAGICA

Parlare di Nino Rota in questa sede risulta riduttivo, per ciò che ha rappresentato nel panorama musicale. A lui si devono composizioni operistiche e orchestrali, insieme alle famose colonne sonore di film. Leggiamo che, oltre a essere laureato in lettere, nutriva una forte passione per l’esoterismo, accesa da un professore di Conservatorio. Tra l’altro collezionava volumi sulla materia ed è da considerarsi un esperto. Mario Soldati e Federico Fellini dicevano come lui parlasse con l’aldilà. Era una persona magica, quindi; così, un po’ anche per suggestione, possiamo comprendere l’atmosfera creata dalle sue musiche in molti film. Ne è un esempio “Amarcord”, di Federico Fellini; una pellicola che si svolge per impressioni, come in un sogno, e le note di Rota completano questa dimensione.
Non abbiamo una fotografia d’autore che ritragga Nino Rota, così ci siamo appoggiati al cinema e al suo amico Federico Fellini. Del resto è lì che si completa una sinergia tra artisti, nelle fotografie del regista romagnolo, l’attore occulto dei film che dirigeva, soprattutto quando interpretava le scene di fronte ai suoi attori.
Come fotografo, quella di Tazio Secchiaroli è stata una scelta obbligata: anche lui era un amico di Fellini; e qui la magia si completa, anche se poi va anche immaginata, perché non impressiona la pellicola.

Nino Rota, note biografiche

Nino Rota (nome d’arte di Giovanni Rota Rinaldi) nasce a Milano il 1911 da una famiglia di musicisti (Il nonno Giovanni Rinaldi è un eccellente pianista).
Ancora bambino, si trasferisce a Roma dove completa gli studi presso il Conservatorio di Santa Cecilia. Nel frattempo era diventato un “enfant prodige”, famoso sia come compositore che come direttore d'orchestra. Il suo primo oratorio, "L'infanzia di San Giovanni Battista", fu rappresentato a Milano e Parigi già nel 1923 e la sua commedia lirica, "Il Principe Porcaro", fu composta nel 1926.
Dal 1930 al 1932 Nino Rota vive negli Stati Uniti, grazie all’appoggio di Arturo Toscanini. Vince una borsa di studio al Curtis Institute di Philadelphia dove frequenta i corsi di composizione tenuti da Rosario Scalero e quelli di orchestra tenuti da Fritz Reiner. Grazie alla lezione americana si avvicina alla musica popolare e impara ad amare Gershwin, Cole Porter, Copland e Irving Berlin.
Rientrato in Italia, si è laureato in Lettere all'Università degli Studi di Milano, per avere un mestiere di riserva. Nel 1937 iniziò la carriera didattica che lo porterà alla direzione del Conservatorio di Bari, titolo che mantenne dal 1950 fino alla morte, avvenuta nel 1979.
Negli anni '40 inizia il sodalizio con il regista Castellani e raggiunge il primo successo, la colonna sonora di "Zazà". Inizia così la sua lunga carriera come compositore cinematografico, resa fortunata anche dalla sua intuizione di dover comporre delle musiche al servizio delle immagini. A metà anni ’50 inizia l'amicizia, e il sodalizio artistico trentennale, con Federico Fellini, per il quale musica film come: "Lo sceicco bianco", "Otto e mezzo", "La dolce vita", "La strada", "Il bidone", "Fellini Satyricon", "Le notti di Cabiria", "Il Casanova", "I Clowns", "Giulietta degli spiriti", "Amarcord".
Altri registi cinematografici con i quali ha collaborato sono: Luchino Visconti (“il Gattopardo e “Senso”), Franco Zeffirelli (“Romeo e Giulietta”, “La bisbetica domata”), Mario Monicelli, Francis Ford Coppola (Oscar per la migliore colonna sonora originale per “Il padrino - Parte II” -1974), King Vidor (“Guerra e Pace”), René Clément, Edward Dmytryk e 'Eduardo de Filippo'. Per Mario Soldati ha scritto le musiche di "Le miserie di Monsù Travet", "Jolanda la figlia del corsaro nero", "Fuga in Francia". Ha anche composto la musica per molte produzioni teatrali di Visconti, Zeffirelli e De Filippo. Per Lina Wertmuller è stato l’autore delle musiche circa le undici puntate TV de "Il Giornalino di Giamburrasca" tra cui la famosissima "Pappa col pomodoro".
Rota, nella sua carriera, ha alternato la composizione di colonne sonore con quella di musica operistica e la consacrazione in questo campo avviene nel 1955 con l'opera "Il cappello di paglia di Firenze" messo in scena alla Piccola Scala con la regia di Giorgio Strehler.

Nino Rota muore a Roma il 10 aprile 1979, all'età di 67 anni.

Il fotografo, Tazio Secchiaroli

Tazio Secchiaroli (1925 – 1998) è stato una figura importante del reportage di casa nostra, in un’Italia che stava cambiando; identificato con troppa semplicità quale “paparazzo” della Dolce Vita di Fellini (ne ispirò il film, su sceneggiatura di Ennio Flaiano).
Tazio Secchiaroli nasce a Roma nel 1925, e la sua carriera di fotografo inizia quasi per caso, nel 1943, mentre lavora come fattorino a Cinecittà. È qui infatti che da semplice spettatore comincia ad alimentare la sua passione per la fotografia, per quell’arte capace di interrompere il flusso continuo del tempo consegnando alla memoria attimi di una vita qualunque semplice e profonda insieme.
Nel 1944 diventa così fotografo ambulante, "scattino" riprendendo per le strade di Roma i soldati americani ed i turisti, alla ricerca di facce anonime, sorridenti ed incredibilmente affascinanti. Nel 1951 approda all'Agenzia Vedo di Adolfo Porry Pastore, uno dei padri del fotogiornalismo italiano, dal quale apprende "tutti i trucchi del mestiere", acquistando così la sicurezza sufficiente per decidere di dedicarsi completamente alla fotografia.
Nel 1955 fonda insieme a Sergio Spinelli, la "Roma Press Photos". Una scelta coraggiosa che si rivela da subito un ottimo investimento. È la strada giusta per il successo, un successo che consacrerà Secchiaroli tra i nomi più noti della fotografia.
Tazio è stato comunque un personaggio complesso e variegato. Non deve essere confuso col gossip, ma considerato quale interprete di una certa Italia: quella della bella vita, del moralismo, degli scandali.

Le fotografie

Tazio Secchiarlo sul set del film "Otto e mezzo", Roma 1962

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