THE WAR OF THE APOCALYPSE
Abbiamo preso spunto da un film (Apocalypse now), perché l’11 dicembre 1961 gli USA intervengono nella guerra del Vietnam, affiancando il regime che governa il Sud del paese. Il conflitto sarà per gli americani quello più lungo mai combattuto. I due blocchi ideologici del mondo di allora aprono un fronte anche in Indocina, dopo quello “freddo” già esistente in Europa.
Sul territorio vietnamita si daranno appuntamento tutti i media del mondo. Televisioni e fotografi produrranno di continuo immagini, poi diventate fonte d’ispirazione per numerosi film; tra questi: Full Metal Jacket, Il Cacciatore, Forrest Gump, Platoon, Rambo, Nato il quattro luglio, Rombo di tuono, Vittime di guerra, Berretti verdi. Molte delle pellicole citate nascondono la retorica della guerra, ma il loro numero (che potrebbe allungarsi) dimostra come il conflitto vietnamita abbia permeato, allora, la cultura del tempo.
Tanti fotografi, diventati famosi, hanno sfidato i pericoli per documentare le vicende del conflitto. Come primo, ricordiamo il nostro Romano Cagnoni, operativo nel Vietnam del Nord, quando gli altri raccontavano quanto accadeva a Saigon e nel territorio del sud.
In questa sede vogliamo menzionare anche Horst Faas, operativo nelle aree del conflitto, ma anche capo dell’ Associated Press nel sud est asiatico. Fu lui a prendere la controversa decisione di diffondere le due foto più famose della guerra in Vietnam: quella che mostra il generale della polizia di Saigon, Nguyen Ngoc Loan, mentre spara alla testa di un prigioniero vietcong (di Eddie Adams, altro fotografo importante), e quella della bambina nuda che scappa dopo un bombardamento col napalm (di Nick Ut). Ne parleremo dopo.
Visto che abbiamo iniziato da Apocalypse now, lì vogliamo terminare. Incontreremo pertanto Tim Page e una sua fotografia, visto che lui ha ispirato il fotoreporter di "Apocalypse Now" interpretato da Dennis Hopper.
La bambina di Nick Ut
"Venivamo colpiti ogni giorno". Questo doveva pensare il fotografo Nick Ut mentre percorreva la Highway 1 fino a Trang Bang, il villaggio nel quale aveva catturato l'orrore della guerra del Vietnam in un unico fotogramma. Con quello aveva vinto il premio Pulitzer, ritraendo una giovane ragazza in fuga suo villaggio in fiamme, dopo un bombardamento al napalm.
A 45 anni dalla caduta di Saigon dall'unificazione del paese, Nick viaggiava per la terza volta attraverso il Vietnam, arrivando nella vicina Cambogia. Aveva trascorso dieci giorni navigando le acque (ormai) tranquille del fiume Mekong a bordo di un battello. I ricordi affioravano continuamente.
Nato Huynh Cong Ut a Long An, Vietnam, il 29 marzo 1951, Nick aveva perso il fratello Huynh Thanh My nel mese di ottobre 1965, colpito a morte da un proiettile vietcong. Con l'aiuto della moglie del suo amato fratello (anche lui fotografo), Nick si era assicurato a un posto di lavoro nell’AP; ed è così che è nata la sua carriera.
Il rapporto di Nick con il Vietnam è sempre stato profondamente personale. Ha documentato gli orrori del suo paese natale in guerra, vedendolo poi trasformarsi nella nazione vibrante che è oggi. Ma non dimenticherà mai gli eventi dell’8 Giugno 1972.
Fu una brutta giornata quella trascorsa dagli abitanti di in Trang Bang. La Highway 1, allora, come ora, era un'arteria vitale che collegava Saigon con la Cambogia. Su di essa si era sparso sangue durante tutto il "conflitto", ma l’8 Giugno 1972, fu teatro di uno dei più tragici giorni della guerra. Lì, per registrare gli eventi, vi erano una manciata di giornalisti e cameramen, ma Nick è riuscito a catturare quello che il fotografo francese Henri Cartier-Bresson avrebbe definito "il momento decisivo". In un istante, la vita sarebbe cambiata per molti residenti del piccolo villaggio di Trang Bang. Una bambina di nove anni, di nome Kim Phúc, sarebbe diventata il volto di tutto ciò che vi era di sbagliato nella guerra.
Nick Ut aveva lasciato Saigon in auto intorno 07:00. Era arrivato a Trang Bang intorno 07:30 Durante la guerra aveva viaggiato più volte su e giù per la Highway 1. I Viet Cong erano nascosti dappertutto.
L’8 Giugno 1972 era stato il secondo giorno di pesanti combattimenti attorno a Trang Bang. Migliaia di profughi si allineavano lungo la strada. Nick era un fotografo Associated Press e c'erano molti altri media quel giorno: ABC News, CBS, BBC. Più di dieci operatori erano lì.
Nick aveva con sé quattro fotocamere, con 24 mm, 35 mm, 50 mm, 105 mm, 200 mm e 300 mm. Quarant'anni fa un fotografo aveva sempre molte lenti al collo, non come oggi dove bastano due zoom nitidi e veloci. Il fotografo racconta di aver avuto circa 50 rotoli di Tri-X (B/N) e qualche pellicola negativa a colori, più un paio di rotoli di diapositive.
Quando ha visto l'esplosione del napalm, non pensava che ci fossero dei civili nel villaggio. Erano state sganciate quattro bombe al napalm. Nei due giorni precedenti, migliaia di profughi erano fuggiti dal villaggio. Poi ha iniziato a vedere delle persone che uscivano dalla palla di fuoco e fumo. Ha preso la macchina fotografica con il 300 millimetri, iniziando a scattare. Mentre le persone si avvicinavano, ha iniziato ad accorciare la focale. Prima c'era una nonna con un bambino in braccio, poi ha visto attraverso il mirino la ragazza nuda. Ha pensato: "Oh mio Dio, cos’è successo? La ragazza non ha vestiti”. Ha continuato a scattare.
Ritraendo quella ragazza se ne è andato quasi un rotolo di Tri-X. Dopo aver visto la sua pelle, ha smesso di scattare foto. Non voleva che morisse. Voleva aiutarla. Il suo nome era Kim Phuc. Continuava a gridare "Nong qua" (troppo caldo). Erano tutti in stato di shock.
Sappiamo tutti com’è finita. Oggi Kim è una donna come tante altre, ma per anni quell’immagine dal profondo impatto emotivo è stata usata per scopi propagandistici: prima dai pacifisti, poi dal regime comunista e infine dagli americani. Oggi Kim ha deciso di riappropriarsi di quell’immagine, nella speranza che la fotografia di Ut si trasformi in un messaggio di pace universale. La bimba che scappa terrorizzata dalla pioggia di napalm non è la vittima di un male ideologico, ma di una tragedia universale che si chiama guerra.
Tim Page, note biografiche
Tim Page nasce il 25 maggio 1944, Royal Tunbridge Wells, nel Regno Unito. Ha lasciato l'Inghilterra a 17 anni per viaggiare in Europa, Medio Oriente, India e Nepal. Si è ritrovato in Laos al tempo della guerra civile e finì per lavorare come per la United Press International. Da lì si è trasferito a Saigon, dove ha documentato la guerra del Vietnam per i successivi cinque anni. Ha anche trovato il tempo per raccontare la Guerra dei Sei Giorni in Medio Oriente, nel 1967. Il ruolo del fotografo di guerra si adattava all’indole di Page, attratto com’era dal pericolo e l'eccitazione. È diventato un fotografo iconico della guerra del Vietnam e le sue immagini hanno rappresentato l'ispirazione visiva per molti film del periodo. Il fotoreporter di "Apocalypse Now", interpretato da Dennis Hopper, traeva origine da Page.
Durante la guerra del Vietnam i militari incoraggiavano attivamente il coinvolgimento della stampa e Page è andato ovunque, documentando tutto. È stato ferito quattro volte, in una delle quali dal "fuoco amico"; e l'ultima quando è saltato giù da un elicottero per aiutare a caricare i feriti. La persona davanti a lui ha calpestato una mina. Le ferite ricevute hanno richiesto molti interventi neurochirurgi, così il fotografo ha trascorso la maggior parte degli anni settanta in convalescenza.
Fu mentre si stava riprendendo in ospedale nella primavera del 1970 che apprese che il suo migliore amico, compagno di casa e collega fotografo Sean Flynn, figlio dell'attore di Hollywood Errol, era scomparso in Cambogia. Per tutti gli anni '70 e '80 la missione di Page è stata quella di scoprire il destino e l'ultima dimora del suo amico e di erigere un memoriale a coloro che furono uccisi o risultarono dispersi durante la guerra. Questo lo ha portato a fondare la IndoChina Media Memorial Foundation e ha rappresentato la genesi del libro "Requiem". Con il suo amico Horst Faas, photo editor per Associated Press e vincitore di due premi Pulitzer, ha curato il libro, commemorando il lavoro di tutti i morti e i dispersi, di tutte le nazioni, che si sono persi nella trentennale lotta per la liberazione. “Requiem” la mostra è ora in esposizione permanente al War Remnants Museum di Ho Chi Minh City.
Tim Page è stato protagonista di molti documentari, di due film e autore di dieci libri. Ha trascorso 5 mesi nel 2009 come Photographic Peace Ambassador per le Nazioni Unite in Afghanistan. E’ stato nominato uno dei "100 fotografi più influenti di tutti i tempi". Il suo interesse e la sua passione gli hanno fatto documentare le conseguenze della guerra, portando all'attenzione del mondo la difficile situazione delle vittime innocenti: i sopravvissuti. E’ tornato regolarmente in Viet Nam e in Cambogia per tenere workshop fotografici, fotografare le mine e i mutilati, che sono ancora feriti a distanza di anni. Si è poi trasferito in Australia, a Brisbane; dove ha lavorato come professore a contratto presso la Griffith University.
Tim Page si è spento 24 agosto 2022, all’età di 78 anni, nella sua casa di Fernmount nel Nuovo Galles del Sud, in Australia.
Le fotografie
“Napalm girl”. Nick Ut, 8 giugno 1972
“Madre vietnamita sconvolta”. Tim Page, 1965