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UMBERTO ECO, BOLOGNESE D’ADOZIONE

Umberto Eco è stato Scrittore, Semiologo, Critico letterario, Medievista, Traduttore, Professore di Semiotica presso l’Alma Mater Studiorum, fondatore di Scienze della Comunicazione e della Scuola Superiore di Studi Umanistici. L’Università di Bologna ha conferito a Umberto Eco tutti i titoli e i riconoscimenti possibili, grata al famoso semiologo per esser stata arricchita dal suo insegnamento e dai corsi da lui creati e resi celebri.
Dopo essersi trasferito a Milano, negli ultimi anni di vita, Eco ha sempre trovato il pretesto per tornare a Bologna, per qualche conferenza o qualche ricerca, accolto sempre con ammirazione dai suoi studenti e non solo. La conformazione stessa della città emiliana era diventata a lui familiare, quasi una propagazione delle sue speculazioni, un fitto tessuto sinaptico, un labirinto fluido di portici, dove ci s’incontra e si scambiano informazioni.

«Una biblioteca non si limita a raccogliere i tuoi libri, li legge anche per conto tuo», così si esprimeva Umberto Eco; e la frase un po’ ci consola, visto che quando lo leggiamo ci sentiamo tremendamente piccoli. Lo abbiamo definito “bolognese d’adozione” per più motivi. In prima istanza, siamo affezionati a quella città; secondo poi, proprio là l’autore piemontese ha gettato un ponte tra vecchio e nuovo in ambito accademico. A lui si deve la fama che il DAMS di Bologna conquistò dalla metà degli anni settanta in poi. Se ne parlava spesso, ai tempi, tra i misteri dei portici: lo scenario ideale per qualsiasi racconto, vero o inventato che sia. E la scia della sua presenza passata si respirerà a lungo, evangelizzata da quei giovani, oggi attempati, che ne divulgheranno la parola.
Siamo però piccoli, dicevamo, ma di tempo ne abbiamo. Quello che lui ha letto e studiato lo ritroveremo quando occorre: forse in quella biblioteca che adesso sta leggendo per noi.

Umberto Eco, note biografiche (fonte: unibo.it)

Umberto Eco è nato ad Alessandria il 5 gennaio 1932. Nipote di un tipografo e figlio di un impiegato delle Ferrovie, venne fin da subito avvicinato al mondo della lettura e al culto del libro. Dopo gli studi classici al liceo della sua città natale si iscrisse alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino, dove si laureò nel 1954 con una tesi sull’estetica di Tommaso d’Aquino.
Nello stesso anno di laurea entrò a lavorare in Rai assieme ad altri brillanti giovani intellettuali, il cui gruppo eterogeneo e rivoluzionario venne chiamato dei ‘corsari’, grazie al quale il palinsesto televisivo riuscì a svecchiarsi e a nobilitarsi come vero servizio pubblico.

L’anno seguente iniziò un’altra proficua e importante collaborazione, quella con la neonata rivista “L’Espresso”, nella quale, dal 1985 al 2016, si sarebbe ritagliato la popolare rubrica culturale e ironica “La bustina di Minerva”. Del suo contributo potettero avvalersi anche numerosi quotidiani come “Il Giorno”, “La Stampa”, “Il Corriere della Sera”, “La Repubblica”, e “Il Manifesto”, oltre numerose riviste specialistiche internazionali.

Si facevano nel frattempo sempre più approfonditi i suoi interessi nel campo della semiotica e della linguistica, in parte verificati nel laboratorio comunicativo della televisione (è del 1961 il celebre articolo Fenomenologia di Mike Buongiorno).
Nel 1959 arrivò il prestigioso incarico della direzione della casa editrice Bompiani, che Eco avrebbe mantenuto fino al 1975. Le scelte editoriali furono fortemente influenzate dal movimento d’avanguardia Gruppo 63, movimento sostenuto a sua volta del pensiero del giovane intellettuale, critico nei confronti di scrittori legati ancora ai superati criteri letterari degli anni ’50.

Nel 1961 Eco iniziò la sua lunga carriera universitaria, prima a Torino, poi a Milano e Firenze. Proseguirono ravvicinate le pubblicazioni sulla semiotica e sulla critica letteraria che presto portarono Eco alla ribalta internazionale come uno dei maggiori esperti del settore.
Quando a Bologna, nel 1971, venne fondato il DAMS (Discipline delle Arti della Musica e dello Spettacolo) Eco fu tra i primi ad accorrere al rivoluzionario corso di laurea, creato su iniziativa del professore Benedetto Marzullo per affrontare le varie forme artistiche nella loro nuova realtà sociale, attraverso l’innovativa combinazione della didattica tradizionale con attività di natura seminariale e laboratoriale. Sempre presso l’Alma Mater Studiorum Eco vinse nel 1975 la cattedra di Semiotica, per poi dirigere negli anni 1976-’77 e 1980-’83 l’Istituto di Discipline della Comunicazione e dello Spettacolo.

Erano iniziati gli anni della notorietà mondiale, grazie alla pubblicazione e al successo de Il nome della rosa, vincitore nel 1980 del Premio Strega e subito divenuto best seller tradotto in oltre 45 lingue, , reso ancor più celebre dall’adattamento cinematografico del 1986.
Nel 1988 uscì il secondo atteso romanzo, Il pendolo di Foucault che, pur avendo venduto un numero ancora maggiore di copie, non riuscì a eguagliare la fortuna del primo. Degli anni ’90 -del 1994-, è il terzo romanzo: L’isola del giorno prima.

Nel frattempo, a Bologna, si era predisposta la creazione di un nuovo corso di laurea, emancipato e distinto da quello del DAMS. Nasceva così, nel 1993, con una cerimonia inaugurale nella nuova Aula Magna di Santa Lucia, Scienze della Comunicazione, che trovava in Eco il suo direttore. Sotto le due torri accorrevano da tutta Italia centinaia di ragazzi pronti per affrontare il test d’ammissione per poter frequentare il nuovo indirizzo di studi.
La progettazione di nuovi itinerari didattici condusse poi il famoso semiologo a fondare e presiedere nel 2000 la Scuola Superiore di Studi Umanistici e, l’anno seguente, il Master in Editoria cartacea e Digitale, entrambi allocati in Palazzo Marchesini in via Marsala 26.
Non solo carta stampata, articoli di giornale, saggi e romanzi, ma anche un grande contributo al nascente mondo tecnologico, che Umberto Eco seppe anticipare, prevedendo le future necessità e direzioni della società moderna.
Un uomo globale, dunque, interessato ad ogni forma di scibile, dalla riflessività di San Tommaso all’”Allegria!” di Mike Buongiorno; un uomo che ha conquistato la stima del mondo, ottenendo ben 40 lauree honoris causa, dalla Brown University alla Sorbona, dall’Università di Mosca a quella di Gerusalemme.

Ritiratosi dall’insegnamento solo nel 2007, l’Alma Mater volle conferirgli l’anno seguente il titolo di professore emerito e nel 2015 il Sigillum Magnum, a lui grata per le sue lezioni e i suoi innovativi metodi di ricerca e insegnamento.
Quando Umberto Eco morì, il 19 febbraio 2016, l’intera città di Bologna con la sua Università lo celebrò come un suo cittadino, dedicandogli la piazza coperta della Sala Borsa, cuore sociale e culturale del centro storico.

(Fonte: Università degli Studi di Bologna – unibo.it)

Maria Mulas in mostra a Milano

Maria Mulas è tornata a Palazzo Reale di Milano per la terza volta con la mostra: “Maria Mulas, Milano, ritratti di fine '900”, aperta fino all'8 gennaio 2023 nelle sale dell'Appartamento dei Principi. Da lì provengono le immagini che vediamo.
Tutto era iniziato nel 1980, quando le fotografie di Maria Mulas furono esposte nella cornice della mostra L'altra metà dell'avanguardia. La fotografa poi fu nuovamente esposta nella stessa sede anche nel 1998, quando venne consacrata come “l'Occhio di Milano”. Nata nel 1935 a Manerba del Garda, in provincia di Brescia, Maria Mulas si forma come pittrice. Dopo la scomparsa prematura del fratello Ugo, nel 1973, Maria trova il suo stile nella realizzazione di ritratti, immortalando artisti e intellettuali dell'ambiente milanese. Gli artisti per la Mulas sono persone comuni, rese più vicine dalla sua interpretazione, filtrata da uno spirito meneghino.

Maria Mulas, note biografiche, di Antonella Scaramuzzino

Il percorso creativo di Maria Mulas prende avvio a Milano negli anni Sessanta, con la realizzazione di fotografie ispirate al mondo del teatro e al tema del ritratto, soggetto che sarà ripreso costantemente nell’itinerario espressivo dell'artista e che costituirà uno degli elementi poetici sostanziali del suo lavoro. La Mulas restituisce una dimensione reale, credibile e tangibile, generata fotograficamente dalla vita in “presa diretta”: come in una sorta di studio antropologico, traccia una mappa fisiognomica dei volti e delle personalità incontrati durante il suo “pellegrinaggio” di artista (Beuys, Warhol, Richter, Pane, Bourgeois, Colombo, Castellani, Dorfles, Baselitz, Kapoor, Tilson, Johns, Rauschenberg, Koons, Streheler, Grass, Pivano, Moravia, De Chirico, Fo, ecc...), mostrando uomini e donne della cultura letteraria e artistica tra i più importanti del Novecento.
La prima mostra personale della Mulas, dedicata ad una selezione di ritratti che rivelano uno sguardo attento alla critica sociale, viene ospitata alla Galleria Diaframma di Milano nel 1976; a questa occasione espositiva segue nel 1979 la rassegna alla Galleria Il Milione di Milano, dove sono presentati al pubblico ritratti di intellettuali e artisti (Biennale '78 – P.A.C. '79), in cui l'esperimento tecnico sull'obiettivo grandangolare 20 mm, diviene tutt'uno con la scelta del personaggio, con le sue valenze simboliche; nello stesso anno, con Lea Vergine, in alcune città europee, esegue un lavoro sulle artiste attive nelle avanguardie storiche, realizzando ritratti che verranno esposti nella mostra L’altra metà dell’avanguardia, tenuta al Palazzo Reale di Milano e al Palazzo delle Esposizioni di Roma, nel 1980.
Nel 1984, alla scuola di San Giovanni Evangelista a Venezia, con la mostra Il Quartetto, curata da Achille Bonito Oliva, espone i ritratti degli artisti Beuys, Cucchi, Fabro e Nauman. Nel 1998 la sua città, Milano, le dedica una grande retrospettiva monografica a Palazzo Reale dal titolo Miraggi, con più di trecento opere, tra ritratti e lavori di ricerca sullo studio della luce e delle forme architettoniche che si distacca dalla superficialità e dal parziale per entrare nelle sfere del complesso. È presente in collezioni private e pubbliche, in Italia e all'estero. I suoi lavori sono esposti stabilmente in vari musei.

Le fotografie

Maria Mulas, Umberto Eco Milano 1980
Maria Mulas, Umberto Eco 1978

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