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LO SBARCO DI ANZIO

Il 22 gennaio del 1944 iniziava lo sbarco delle truppe alleate ad Anzio. Sul litorale laziale prendeva il via l'operazione Shingle, che dopo cinque mesi avrebbe portato alla Liberazione di Roma. Il fronte, successivamente, si sarebbe fermato sulla “Linea Gotica”, sugli Appennini. Parlare fotograficamente del secondo conflitto mondiale in Italia significa chiedere aiuto a Robert Capa.
Quando arriva in Italia come corrispondente di guerra, ritrae la vita dei soldati e dei civili, dallo sbarco in Sicilia fino ad Anzio: un viaggio fotografico che va da luglio 1943 a febbraio 1944, in grado di restituirci le tante facce della guerra di casa nostra.
Le immagini tramandate colpiscono ancora oggi per il rilievo che possiedono, un “calco” che genera l’empatia in chi le guarda. Lo spiega il suo amico, lo scrittore John Steinbeck, che, in occasione della pubblicazione commemorativa di alcune foto di Robert Capa, diceva: «Capa sapeva cosa cercare e cosa farne dopo averlo trovato. Sapeva, ad esempio, che non si può ritrarre la guerra, perché è soprattutto un’emozione; ma lui è riuscito a fotografare quell’emozione conoscendola da vicino».

In Italia Capa, oltre allo sbarco di Anzio, ha raccontato la resa di Palermo, la distruzione della posta centrale di Napoli o il funerale delle giovanissime vittime delle Quattro Giornate di Napoli; e ancora, vicino a Montecassino, la gente che fugge dalle montagne dove infuriano i combattimenti; e i soldati alleati, accolti a Monreale dalla gente, o in perlustrazione in campi opachi di fumo.

La guerra di Capa non cede alla retorica, ma emerge per umanità. E’ una guerra subita dalla gente comune, di piccoli paesi uguali in tutto il mondo ridotti in macerie, di soldati e civili vittime della stessa strage.
Ernest Hemingway, nel ricordare la scomparsa, diceva di Capa: «E’ stato un buon amico e un grande e coraggiosissimo fotografo. Era talmente vivo che uno deve mettercela tutta per pensarlo morto». Passionale e sfuggente, insaziabile e forse mai pienamente soddisfatto, Robert giocava d’azzardo, anche nella vita. Forse da questo dipendeva il suo fascino.

“Robert Capa in Italia” è una mostra che ha girato l’Italia tra il 2013 e 1l 2016.

Robert Capa, note biografiche

Robert Capa è stato un fotoreporter di origine ebraica. È ricordato per aver documentato la seconda guerra mondiale in Nord Africa, Inghilterra e Italia. Le sue immagini, come quelle scattate durante la guerra civile spagnola e l'assalto alla Normandia del 1944, ritraggono la violenza del conflitto con un impatto narrativo.

Robert Capa nasce il 22 ottobre 1913 a Budapest da genitori ebrei. Come la maggior parte dei suoi colleghi studenti, venne coinvolto nel tumulto politico dell'epoca. All'età di 18 anni fu arrestato a causa delle sue attività politiche. Una volta rilasciato, grazie all'intervento di suo padre, fu bandito dall'Ungheria. Si trasferì in Germania nel 1931 dove studiò scienze politiche alla Deutsche Hochschule für Politik.
Mentre era a Berlino, Capa ha lavorato come assistente di camera oscura presso Dephot, una delle principali aziende di fotogiornalisti in Germania, famosa per utilizzare fotocamere avanzate e pellicole veloci. Il fotografo poteva così concentrarsi sugli eventi umani, documentandoli. Robert si è dimostrato in grado di padroneggiare con le fotocamere e l'agenzia gli ha assegnato piccoli incarichi, come quello di fotografare Leon Trotsky a Copenaghen.

Con l'ascesa di Hitler nel 1933, Robert si trasferì a Parigi, dove ha incontrato difficoltà nel trovare lavoro come giornalista freelance perché ungherese. Ha così adottato il nome "Robert Capa", che suonava americano, somigliando a quello di Frank Capra, il famoso regista.

Nel 1936, Capa si recò in Spagna con Gerda Taro per fotografare gli orrori della guerra civile. La sua immagine del miliziano ucciso lo rese famoso. Nel 1937, Taro fu uccisa da un carro armato in Spagna. Aveva solo 26 anni.

All'inizio della seconda guerra mondiale, Capa era a New York. Il conflitto l’ha portato al cospetto di diversi scenari europei per incarichi di fotografia. Prima ha lavorato per Collier's Weekly , per poi passare a Life nel 1943.
Il suo lavoro più famoso risale al 1944, quando, in Normandia, sbarcò a Omaha Beach con la prima ondata d’assalto. Ha scattato oltre 100 immagini nelle prime ore sulla spiaggia. Tuttavia, un membro dello staff di Life ha accidentalmente danneggiato l'emulsione nel film. Furono recuperati solo 11 fotogrammi, ma divennero immagini iconiche del D-Day e la serie di fotografie fu intitolata “I magnifici undici”.

Capa ha il fascino dell’attore, ama la bella vita, è simpatico, e trova il modo di frequentare il mondo del cinema. Nel 1945, a giugno, incontra Ingrid Bergman. Basta uno sguardo e tra i due esplode l’amore. Entrambi soggiornano la Ritz di Parigi e sembra che il fotografo abbia invitato l’attrice per un aperitivo con un biglietto fatto scivolare sotto la porta. Ricordiamo che lei era sposata. Tra l’altro aveva una figlia di sei anni.
Nel 1946, quando la Bergman recitava nel film Notorius, Robert si fa accreditare sul set come inviato di Life. Scatterà molte foto di scena. Il tutto si ripete con Arco di Trionfo, un’altra pellicola che vede coinvolta l’attrice svedese.
La storia d’amore però finisce e il fotografo fugge in Turchia per girare un documentario. Nel 1948 Capa, sempre per il cinema, arriverà anche in Italia, come fotografo sul set di “Riso Amaro”. Lì avrà una love story con Doris Dowling, un’attrice che recitava al fianco di Silvana Mangano.

Nel 1947, Robert si recò in Unione Sovietica con lo scrittore John Steinbeck. Ha scattato fotografie a Mosca, Tbilisi, Kiev e Batumi. Nello stesso anno, Robert, insieme a William Vandivert, Henri Cartier-Bresson, David Seymour e George Rodger, ha co-fondato Magnum Photos. Nel 1950, Robert fu richiamato da Life per sostituire un fotografo per un incarico in Indocina. Là muore dopo aver calpestato una mina antiuomo, mentre fotografava per la rivista. Era il 25 maggio 1954, e Capa aveva 40 anni.

Le fotografie

Robert Capa, “Lo sbarco di Anzio”, 1944

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