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ALICIA KEYS, ENFANT PRODIGE

L’autostrada è umida, il paesaggio innevato. I kilometri paiono non finire mai e le emittenti radiofoniche faticano a capire chi siamo (Grazie Liga). Ci viene in aiuto la musica “liquida” del telefono, casuale come una radio senza voce, al pari di quelle della notte.

Eccola Alicia Keys, inattesa e sorprendente. Canta “No One”, dall’album “As I am”, cui segue il singolo “Girl on fire”, quasi subito dopo. «Troppo giovane per noi», verrebbe da dire, ma la sua voce non è inappropriata e nemmeno fuori luogo: copre l’asfalto con delicatezza, senza urli, con un incedere tra R&B e soul. Già, il timbro pare trarre origini lontane, anche se lei, la cantante, vive la modernità con la sua proposta musicale. Un’autrice senza tempo? Forse, ma anche una piccola Mozart dei giorni nostri. I suoi studi hanno bruciato le tappe e nessuna via le era preclusa: il jazz, la classica, la concertistica. Una virtuosa? Mozart lo era. No, o almeno non lo sappiamo. Il musicista austriaco in certe occasioni pareva prendersi gioco del prossimo, spinto da un’indole di bambino viziato; perché tale era, nonostante il padre. Alicia è cresciuta con la madre, in un’infanzia difficile, che però non ha influito (pensiamo) sul suo carattere.
Probabilmente le bastava la musica, per completarsi e scegliere. Del resto, non c’è rinuncia nella sua vita e nemmeno rammarico: solo un successo esploso di colpo e ovunque.

Ha fatto anche cinema, Alicia Keys; ma non importa, o almeno ci interessa poco. Resta il valore della sua musica, che stiamo aspettando nuovamente nella playlist “casuale” del telefono; perché lui può capire chi siamo, almeno prima di arrivare.

Alicia Keys, note di vita

Alicia Keys è nata Alicia Augello Cook da Teresa Augello, un assistente legale italo-irlandese, e Craig Cook, un assistente di volo afroamericano, il 25 gennaio 1981. I suoi genitori si sono separati quando lei aveva solo due anni ed è stata cresciuta da sua madre nel duro quartiere Hell's Kitchen di New York. Cantando da quando sapeva parlare, ha iniziato a prendere lezioni di pianoforte all'età di sette anni e nel giro di due era in grado di eseguire le sonate di Chopin. All'età di 12 anni, Alicia è entrata alla Professional Performing Arts School di New York per studiare canto e danza, dopo che il suo insegnante di pianoforte non aveva più niente da insegnarle.

Nel 1996, l'aspirante cantante si diplomò con due anni di anticipo e fu la prima della classe. Nonostante la sua giovinezza, a soli 16 anni conseguì una borsa di studio per la Columbia University, ma, con un contratto discografico già alle spalle, abbandonò la scuola dopo un mese per intraprendere la carriera di cantante con la Columbia Records, anche se poi avrebbe firmato con Arista e successivamente con la J Records.

Alicia è apparsa nelle colonne sonore di Men In Black e del remake di Shaft, ma è stato con Songs In A Minor che ha scalato le classifiche nel 2001. Quando le viene chiesto del significato delle sue composizioni, Alicia risponde evasivamente: «Non ho paura di essere estremamente sincera nelle mie canzoni, ma quando le persone ti chiedono di loro, devi lasciare qualcosa di privato. È come con un uomo. Non puoi dirgli tutto».

Sebbene Alicia abbia la stessa età di Britney Spears, è più spesso paragonata ai classici cantanti R&B. Lei è la preferita di un pubblico femminile, ma afferma di essere tutt'altro che una diva: «Odio la parola», dice. «Tutto a un tratto ogni cantante che ha successo diventa una diva. Sono probabilmente la persona più accomodante di sempre... Mi piace avere una buona energia e chiamare le persone come i miei amici».
Il suo secondo album, The Diary Of Alicia Keys, è stato pubblicato nel dicembre 2003 e ha subito conquistato il primo posto nella classifica di Billboard negli Stati Uniti. Alicia considera questa prima parte della sua carriera un "momento impagabile". «Come il tuo primo bacio, non ritorna mai più». Nel 2005 la sua stella era ancora chiaramente in ascesa mentre vinceva quattro Grammy Awards.

Il suo terzo album As I Am ha debuttato al numero uno negli Stati Uniti nel 2007 e ha venduto sei milioni di copie in tutto il mondo. Due anni dopo ha pubblicato The Element of Freedom, che è arrivato al numero due negli Stati Uniti, ma è diventato il primo dei suoi dischi a raggiungere la vetta della classifica degli album del Regno Unito.

Non più richiesta solo per le colonne sonore dei film, la star mondiale ha fatto il grande salto sul grande schermo. Ha girato i suoi primi ruoli cinematografici importanti nel 2006 insieme a Scarlett Johansson in “Diario di una tata” (The Nanny Diaries) e con Ben Affleck in Smokin' Aces. Successivamente è apparsa in “La vita segreta della api” (The Secret Life of Bees) con Queen Latifah e Jennifer Hudson.

Sebbene di solito sia stata cauta sui dettagli rivelatori della sua vita privata, Alicia ha avuto delle buone notizie da condividere nel 2010. A maggio ha rivelato che stava aspettando un bambino con il suo fidanzato presentatore musicale Swizz Beats. E c'era di più: la coppia, che unita dall'autunno del 2008, ha annunciato le intenzioni di sposarsi nel corso dell'anno. I due si sarebbero sposati in Corsica, dando alla luce un altro figlio quattro anni dopo.

Brigitte Lacombe, note biografiche

La fotografa francese Brigitte Lacombe (nata il 23 dicembre 1950 ad Alès, in Francia) è nota per i suoi ritratti rivelatori. Per quattro decenni ha creato fotografie iconiche e intime di molti degli artisti, attori, politici e intellettuali più famosi al mondo.
Lei ha ricevuto l'Eisenstaedt Award for Travel Photography (2000), il Lifetime Achievement Award for Photography (Art Directors Club Hall of Fame, 2010) e il Lucie Award for Lifetime Achievement in Travel & Portraiture (2012).
Le sue fotografie sono apparse sulle pubblicazioni di tutto il mondo tra cui Vanity Fair, GQ, Harper's Bazaar, German Vogue, British Vogue, L'Uomo Vogue, The New Yorker, New York Magazine, The New York Times, The Financial Times Magazine, “M” Le Monde.
Come fotografa accreditata, Lacombe ha operato su molti set cinematografici, a partire da “Tutti gli uomini del presidente”, per finire a “Incontri ravvicinati del terzo tipo” di Steven Spielberg nel 1976. Ha lavorato ai film di Martin Scorsese, Mike Nichols, Anthony Minghella, Lynne Ramsay, Spike Jonze, Bennett Miller, James Gray, David Mamet, Alejandro González Iñárritu, Sofia Coppola, Wes Anderson, Quentin Tarantino, Bernardo Bertolucci, Steven Spielberg, Sydney Pollack, Sam Mendes, e Michael Haneke, Federico Fellini e molti altri. Le viene spesso chiesto di fotografare importanti produzioni teatrali. Nel 1985, Lacombe è diventata la prima e unica fotografa dello staff del Lincoln Center Theatre di New York, per 7 anni. Lavora poi ogni in ogni stagione teatrale a diversi spettacoli di Broadway.
Lei ha fotografato le campagne pubblicitarie per Dior, Chanel, Prada, Armani, Zegna, Hermes, Lancome e altri.
Vive a New York City.

(Fonte: sito ufficiale della fotografa)

Annie Liebovitz, lezioni di ritratto

«Ben presto ho imparato che un’immagine all’apparenza insignificante può divenire piena di significato, ed è un aspetto della fotografia che ho sempre adorato» (Annie Leibovitz)

Il libro è sul tavolo. Si tratta di “Annie Leibovitz: Portraits 2005–2016”, pubblicato da Phaidon. Lo abbiamo sfogliato più volte, riconoscendolo sontuoso, prestigioso, sensoriale, riflessivo. Tutti i ritratti si sviluppano su una doppia pagina. I colori sono ambiziosi, così come le pose. Ne esce, ma ai nostri occhi, una visione intima e personale delle figure maggiormente influenti del nostro tempo: la regina Elisabetta con i suoi fedeli Corgi, Joan Didion a Central Park, Kim Kardashian e Kanye West a casa, Cindy Sherman nel suo studio, Hillary Clinton al telefono.

Apriamo ancora il volume, questa volta a caso. Ne riconosciamo una lezione di ritratto? Non possiamo, né sappiamo dirlo. Siamo sempre stati convinti che raffigurare una persona in fotografia volesse dire incontrarla su un terreno comune. Allo stesso tempo, nelle immagini cercavamo di continuo l’autore, la sua impronta, ma anche le tracce di quella personalità che ne ha animato i lavori. La Leibovitz sfugge a questi luoghi comuni e pare uscire dalle pagine che ci propone. Per una volta, siamo soli: di fronte ai volti e dentro gli spazi; dove anche il tempo rompe con la linearità, per divenire solido, rigido, ambiente esso stesso.
Lezioni di ritratto? Sarebbe meglio dire: “Lezioni dal ritratto”. Sì, perché noi, mentre riconosciamo i soggetti, da loro subiamo quasi un monito, un avvertimento repentino e potente. Le pose, gli abiti, i vestiti, gli ambienti, i volti, formano una complessità che ci investe, tutta insieme, suggerendoci persino; e dalla quale è difficile venir fuori.

Un altro sguardo vogliamo darlo, una volta di più. Sentiamo di doverlo fare, quasi per un obbligo verso noi stessi. Ci siamo persi? No, certamente. Non siamo riuscito a comprendere? No, perché mai? Forse abbiamo intrapreso un viaggio al quale non eravamo abituati: quello che dal soggetto arriva dentro di noi.
“Lezioni dal ritratto”, dicevamo; e, in effetti, è così. Lady Gaga, Sting, James Lebron, ci guardano, ma in silenzio. In realtà siamo noi guardanti che ci mettiamo a nudo a loro cospetto. Ecco che Annie ci fa capire chi siamo, consapevolmente: oltre quei vestiti che abbiamo fabbricato a fatica prima di indossarli. Qui, di fronte alle immagini del libro, non ci servono più; e nemmeno potremo usare quelli che vediamo.

La frattura è forte: noi e loro. Ci avvicina la coscienza, quella della paura e dei paradossi, dei timori e delle contraddizioni, degli sbagli e delle cose buone. A guardar bene, siamo anche in grado di ricomporci, afferrando un tempo più grande: il nostro, divenuto infinito, pieno, vero perché circostanziato al dove si è.

Lezioni di ritratto? Beh, proviamo a dire qualcosa. C’è una complessità infinita, nelle immagini che vediamo; persino dettagliata. E questo vale anche per i campi stretti, dove emerge il simbolo, l’elemento connotante. Gli ambienti, poi, risultano faraonici, surreali, persino esagerati; ma mai inadeguati. Diciamo che Annie si è assunta dei rischi, anche se forse non poteva fare altrimenti. La fama dei soggetti sarebbe divenuta ridondante; meglio quindi collocarli laddove potessero esprimersi senza invadere, liberi finalmente anche loro di strapparsi le vesti di rito, per farci comprendere: di loro, di noi, della vita.

La fotografa, Annie Leibovitz

Annie Leibovitz nasce il 2 ottobre 1949 a Waterbury, nel Connecticut. Era uno dei sei figli di Sam, un tenente dell’aviazione, e Marilyn Leibovitz, un’istruttrice di danza moderna. Ha viaggiato gli USA in lungo e in largo e forse, al finestrino della Station Vagon paterna ha sviluppato quella sensibilità fotografica che oggi conosciamo. Grande appassionata di Avedon, nel 1967 si iscrive al San Francisco Art Institute, dove ha sviluppato l’amore per la fotografia . Nel 1970 si presenta alla rivista Rolling Stone. Impressionato dal suo portfolio, l’editore non esita ad assumerla. Nel giro di due anni, Annie ne ha 23, è capo fotografo. Nel 1975 la rivista le ha offerto l'opportunità di accompagnare la band dei Rolling Stones nel loro tour internazionale. Nel 1983 la Leibovitz lascia Rolling Stone per la rivista Vanity Fair, dove diventerà autrice di molte copertine di personaggi celebri; ricordiamo, tra questi, Demi Moore in dolce attesa e Whoopi Goldberg semisommersa in una vasca da bagno piena di latte.
Durante la fine degli anni 1980, la Leibovitz ha iniziato a lavorare su una serie di campagne pubblicitarie di alto profilo. Tra queste quella per l’American Express "Abbonamento", per la quale ha ritratto celebrità del calibro di Tom Selleck e Luciano Pavarotti.
Annie è considerata una delle migliori fotografe americane, particolarmente per quanto attiene al ritratto. Nel 1999 ha pubblicato il libro Women, che è stata accompagnato da un saggio dell’amica Susan Sontag. Nella pubblicazione Leibovitz ha presentato una serie d’immagini femminili: dai Giudici della Corte Suprema, fino alle showgirl dello spettacolo.
Di Annie ricordiamo la fotografia dove John Lennon (completamente nudo) è avvinghiato a sua moglie Yoko Ono. Si tratta dell'ultimo ritratto dedicato all’ex Beatles. E’ L'8 dicembre 1981. Poche ore dopo la posa per questa fotografia, Lennon fece due passi fuori dalla sua residenza a New York. Lì è stato colpito a morte da Stalker Mark David Chapman.

Annie Leibovitz continua a essere richiesta come fotografa ritrattista, per immortalare le celebrità di oggi.

Le fotografie

Alicia Keys fotografata da Brigitte Lacombe per Variety
Gwen Stefani, Jennifer Lopez, Sheryl Crow & Alicia Keys. Ph. Annie Leibovitz per Vanity Fair (2002).

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